Parma

Dizionario di Storia (2011)

Parma


Città dell’Emilia-Romagna, capoluogo di provincia. Colonia romana fondata nel 183 a.C. nell’agro dei boi, fin da allora, per la sua posizione geografica, P. divenne un florido centro commerciale; per la lex Rubria (forse nel 49 a.C.) ottenne la cittadinanza romana. Sede vescovile fin dal 4° sec., nel secolo successivo fu ridotta in rovina dalle incursioni barbariche. Restaurata da Teodorico, sotto la dominazione bizantina (dal 553) fu prescelta come sede del tesoro dell’erario. Sotto i longobardi P. fu sede di ducato, e di contea dopo la conquista franca (774), ma in età carolingia emerse il potere vescovile, la cui importanza politica è dimostrata dal frequente succedersi (9°-11° sec.), fra i titolari della sede vescovile, di cancellieri imperiali. Scoppiato il conflitto fra papato e impero per le investiture, la chiesa di P. sostenne la parte imperiale. Nel 1104 P. fu conquistata dalla contessa Matilde di Canossa; nel 1106 l’elezione a vescovo di Bernardo degli Uberti sanzionò il passaggio della diocesi e della città a fianco della Chiesa. La fisionomia politica del comune, costituitosi alla fine dell’11° sec., si definì chiaramente quando, sconfitti i piacentini nella contesa per i feudi dei Pelavicino, la pace fu stipulata (1149) non dal vescovo ma dai consoli di Parma. Prima fedele al Barbarossa, P. gli si rivoltò contro dopo la lega di Pontida (1167) e affiancò i comuni lombardi nella giornata di Legnano (1176). In cambio del sostegno inizialmente dato a Federico II, il comune di P. ottenne le regalie di spettanza vescovile. Con il rafforzamento degli istituti comunali e dei ceti mercantili, organizzati nelle associazioni di mestiere, si accentuò anche la lotta tra opposte fazioni. Tra il 1254 e il 1259 P. fu sotto la signoria di Ghiberto da Gente, che si assicurò il controllo delle magistrature cittadine e del consiglio generale. La resistenza del ceto nobiliare, protetto dal vescovo, fu stroncata nel 1298 dai popolari, guidati dai da Correggio e dai Rossi; con Giberto da Correggio si affermò il potere signorile (1303), sancito dall’acclamazione popolare e poi dalla concessione del vicariato imperiale (1310). Morto l’imperatore Enrico VII, il tentativo di Giberto di fondare uno Stato regionale parmense fallì a opera dei Visconti (1316). Seguì un breve intermezzo di libertà comunale, di cui la magistratura degli Otto stabilì il carattere democratico, ma nel 1322 i Rossi si impadronirono della città e la consegnarono alla Chiesa. P. fu da allora dominio di diverse signorie esterne, fino all’inserimento della città nel dominio visconteo con Luchino (1346). Sotto i Visconti P. progredì economicamente, fu abbellita di monumenti e rafforzata nelle strutture difensive. Dopo l’ultima parentesi di governo comunale, fu sotto gli Sforza (1449-1500), quindi appartenne ai francesi che nel 1512 la cedettero alla Chiesa. Nuovamente alla Francia per l’Accordo di Viterbo (1515), P. tornò nel 1521 alla Santa Sede. Con la creazione del ducato (1545) P. perse ogni funzione politica essendo Piacenza la capitale (➔ Parma e Piacenza, ducato di), ma, grazie ai Farnese, divenne splendida città residenziale e tra i maggiori centri di cultura in Europa. Nella guerra di Successione polacca, sotto le mura di P. i franco-piemontesi del generale F. de Coigny vinsero l’esercito imperiale (1734). Nel 1814 le truppe napoleoniche tolsero la città agli austriaci del generale L. Nugent. Sotto il governo di Maria Luisa d’Asburgo (1815-47) P. prosperò economicamente, ma risentì le conseguenze della reazione poliziesca ai moti carbonari del 1831. Nel 1859 il municipio di P. elesse dittatore L.C. Farini; il plebiscito del 1860 incorporò la città all’Italia. Nel 1875 la diocesi, che dal 1583 era sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Bologna, fu dichiarata soggetta direttamente alla Santa Sede.

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