PAROTITE EPIDEMICA

Enciclopedia Italiana (1935)

PAROTITE EPIDEMICA (sin. orecchioni, gattoni, gotoni, gottazzi; lat. parotitis epidemica; fr. oreillons, fièvre ourlienne; sp. paperas; ted. Mumps, Ziegenpeter; ingl. mumps)

Mario Faberi

È una delle malattie infettive più comuni, a carattere contagioso e andamento epidemico, che si osserva in ogni stagione, ma di preferenza in inverno e primavera, colpendo prevalentemente il sesso maschile. L'età più pericolosa per contrarla è quella tra i 5 e 15 anni, ma non sono risparmiati gli adulti, mentre è rara nel lattante. Poiché il contagio è diretto, da malato a sano, frequenti sono le epidemie che insorgono in comunità, quali, per esempio, le scuole e le caserme. L'agente causale non è ancora conosciuto, per quanto la letteratura medica abbondi di lavori tendenti a dimostrare la specificità di taluni germi, la maggior parte dei quali risulta ospite abituale della bocca dell'uomo. Si parla quindi piuttosto di un virus invisibile e filtrabile che, penetrato nell'organismo attraverso alla bocca o alle vie aeree, si localizza poi, per il tramite delle vie sanguigne, nelle ghiandole salivari, nei testicoli, nelle meningi, nelle ghiandole lacrimali. Tale virus, al di fuori dell'organismo, ha una resistenza scarsissima, e la sua cultura non è per ora possibile, mentre sembra che il cane e il gatto si prestino bene per una riproduzione sperimentale della forma morbosa. Il pericolo di contagio si estende per tutta la durata della malattia, ma è massimo durante il periodo d'invasione, e si esaurisce per lo più nella 3ª settimana. L'incubazione è lunga, e dura in media 3 settimane, di guisa che i primi sintomi si manifestano intorno al 18°-22° giorno dal contagio.

Tali sintomi possono essere assai scarsi e limitarsi a un modico dolore che insorge in pari tempo alla tumefazione parotidea. Altre volte, invece, il malato accusa malessere generale, con vomito, brividi, cefalea, artralgie e febbre a 38°-40°, eventualmente accompagnata da convulsioni. La flogosi ghiandolare è, all'inizio, per lo più unilaterale, ed è più spesso colpita la parotide sinistra. La tumefazione si limita dapprima al solco retromascellare, ma si estende rapidamente in alto lungo la regione masseterina e mascellare, fino alla zona al davanti del lobulo delle orecchie. Ne risulta alla fine uno spostamento di tutto il padiglione auricolare, che appare più grande dell'ordinario, sì da giustificare il nome dato alla malattia. La tumefazione è poi ricoperta da cute liscia, tesa, lucente, e offre una consistenza molle-pastosa-elastica. In pari tempo insorge il dolore, che può essere d'intensità varia, andando da una semplice sensazione di fastidio, a una dolorabilità fortissima, spontanea e provocata, la quale può addirittura impedire l'apertura della bocca (trisma). La flogosi resta talora unilaterale, oppure, dopo 12-48 ore, insorge analoga tumefazione del lobo opposto. Più raro è l'inizio bilaterale simultaneo, e non infrequente la compartecipazione delle ghiandole sottomascellari e sottolinguali. La febbre, durante questo periodo, varia in limiti compresi tra 38°-39°,5 ed è accompagnata da malessere, agitazione, insonnia, e talora delirio e vomito. Esaminando la faccia interna delle guance, si osserva lo sbocco del dotto di Stenone arrossato e turgido. In 2-6 giorni la tumefazione raggiunge il suo massimo, cominciando poi a regredire, finché, in una settimana in media, tutto scompare e lo stato generale torna anch'esso alla norma. Non rarissime sono le ricadute, che si presentano 2-3 settimane dopo l'avvenuta guarigione; eccezionali invece le recidive, per cui si deve ritenere che l'immunità acquisita per la malattia sia di carattere stabile.

Accanto alla forma classica, qui sopra descritta, esistono forme abortive e forme gravi, con sintomatologia tifosa o nervosa, e forme atipiche, nelle quali la tumefazione colpisce esclusivamente le ghiandole sottolinguali. Una delle complicazioni più note è rappresentata dall'orchite, la quale però colpisce unicamente i soggetti già puberi. Per eccezione precede la parotite, ma in genere appare verso il 60-80 giorno, con riesacerbazione febbrile, e dolore a uno o ad ambedue i testicoli, i quali si tumefanno. Dopo 8-10 giorni avviene la regressione dei fatti infiammatorî, ma in qualche caso si può assistere a un'atrofia progressiva dell'organo colpito, che induce all'azoospermia e all'impotenza se l'orchite fu bilaterale. Rare le complicazioni a carico del pancreas e, nella donna, dell'ovaio, e della ghiandola mammaria. In qualche caso è invece coinvolto il sistema nervoso, il quale reagisce con una sindrome meningitica o meningo-encefalitica caratteristica, che però guarisce quasi costantemente in 5-10 giorni. La sindrome meningea può, talora, precedere la tumefazione o addirittura rappresentare l'unica manifestazione clinica della malattia. Un'altra complicazione molto grave è costituita dalla sordità improvvisa, che appare nei primi giorni della malattia, e talora non si modifica più.

La cura, nelle forme lievi, consisterà unicamente nell'osservanza delle comuni regole igieniche, prescrivendo il riposo in letto e la dieta leggera, fino a scomparsa della febbre e delle tumefazioni ghiandolari, praticando in pari tempo lavaggi antisettici della bocca.

In caso di tumefazione intensa e molto dolorosa potranno giovare le applicazioni calde locali e gli unguenti al guaiacolo o ittiolo, combattendo la febbre alta con qualche antipiretico (aspirina, chinino, salicilato di sodio, antipirina, ecc.), o con la balneoterapia.

Per l'orchite si terrà il sospensorio a permanenza, e si faranno egualmente applicazioni calde o unzioni con unguenti alla belladonna o guaiacolo. Le manifestazioni meningee, finalmente, saranno trattate con le punture lombari evacuatrici, i bagni caldi generali, il ghiaccio sul capo. La disinfezione degli ambienti è superflua, ma l'infermo dovrà essere denunziato all'autorità sanitaria, e isolato per almeno 3 settimane. Qualora si volesse tentare una profilassi preventiva nei sani, si potrà ricorrere alle iniezioni di almeno 20 cmc. di siero di convalescente, prelevato dalla 15ª alla 21ª giornata di malattia.

Bibl.: M. Pfaundler e A. Schlossmann, Handb. d. Kinderheilkunde, Lipsia 1931; T. Pontano, Le malattie da infez., Napoli 1932; F. Rocchi, La parotite epidemica, Roma 1933; C. Comba e R. Jemma, Tratt. di pediatria, Milano 1934; P. Nobécourt e L. Babonneix, Traité de méd. des enfants, Parigi 1934.

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