Repubblicani, partiti

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Denominazione di formazioni politiche che si sono costituite o si costituiscono per instaurare la repubblica in un determinato paese, e che in genere mantengono tale nome anche quando il fine è stato raggiunto.

Il movimento r. in Francia

L’ideale r. sorse per la prima volta in Europa durante la Rivoluzione francese, di fronte all’incapacità dell’istituzione monarchica di gestire la crisi politica e sociale e di accogliere le nuove istanze di partecipazione democratica provenienti dalla società. Oppostisi, sotto Napoleone, alla trasformazione del regime in impero dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, i repubblicani appoggiarono però lo stesso Napoleone durante i cento giorni, finendo per essere vittime della repressione seguita al ritorno di Luigi XVIII.

La stretta autoritaria imposta al regno da Carlo X dette comunque nuovo impulso all’idea repubblicana. I repubblicani ebbero parte decisiva nella rivoluzione del luglio 1830 e nella caduta del sovrano. Prendendo presto le distanze dalla soluzione orleanista, assunsero posizioni vicine ai democratici. I tentativi d’insurrezione armata contro la monarchia di luglio, promossi ripetutamente nella prima metà degli anni 1830, non conseguirono altro risultato che l’inasprimento della repressione governativa. Numericamente deboli, ma organizzati in partito, divennero insieme ai bonapartisti la principale forza di opposizione al regime orleanista. Preponderanti nel governo provvisorio nato dalla rivoluzione del febbraio 1848, ma divisi al loro interno fra moderati, radicali e socialisti, persero lentamente d’influenza.

Oppostisi fermamente al colpo di Stato del dicembre 1851, i repubblicani subirono una sistematica persecuzione da parte del nuovo regime bonapartista. Sotto il secondo Impero iniziò una lenta rinascita del partito r.; affermatosi nuovamente come grande forza politica sotto la leadership di L. Gambetta, fu definitivamente consacrato alla guida del paese dopo la sconfitta di Sedan e la proclamazione della Terza repubblica nel 1870.

Partito r. italiano (PRI)

Formazione politica costituitasi ufficialmente nel 1895 dall’incontro della tradizione associazionistica e unitaria di G. Mazzini con quella federalista di C. Cattaneo. Espressione dei ceti medi e artigiani, propugnava il suffragio universale, l’istruzione obbligatoria, il decentramento amministrativo e l’imposta progressiva. Presentatosi per la prima volta alle elezioni politiche del 1897, stringendo accordi locali con i socialisti, il PRI conseguì 22 deputati, che divennero 29 nelle successive elezioni del 1900. Di tradizione irredentista, sostenne l’intervento dell’Italia nella Prima guerra mondiale.

Sciolto durante il fascismo, il PRI fu ricostituito nel 1943 e prese parte alla Resistenza. Nel 1947 assorbì il gruppo di U. La Malfa, F. Parri e L. Salvatorelli (usciti l’anno precedente dal Partito d’Azione). Dopo aver partecipato al secondo governo De Gasperi (luglio 1946-febbraio 1947), nel maggio 1947 il PRI entrò a far parte della nuova coalizione centrista. Da allora fino al 1991 fu quasi costantemente al governo, guidandolo con G. Spadolini fra il 1981 e il 1982. Si caratterizzò sempre per l’attenzione rivolta ai problemi economici del paese, sostenendo la necessità di contenere la spesa pubblica, attuare una rigorosa programmazione economica e applicare una severa politica dei redditi. Negli anni 1990, investito dalla crisi dei partiti connessa a tangentopoli (➔) il PRI subì un rapido declino. Nel 2001, la decisione della maggioranza del partito di aderire allo schieramento di centro-destra in vista delle elezioni politiche provocò l’uscita della minoranza di sinistra.

Il Partito r. negli USA

Fu fondato nel 1854 con deciso orientamento antischiavista; la nuova formazione invocava un rafforzamento dei poteri federali e la supremazia degli interessi dell’Unione su quelli dei singoli Stati. Guadagnato l’appoggio di industriali e finanzieri del Nord per essersi pronunciati a favore del protezionismo economico, i repubblicani riuscirono a far eleggere alla presidenza A. Lincoln nel 1860 e rimasero al potere sino al 1932, con le sole parentesi di G. Cleveland (1855-59 e 1893-97) e W. Wilson (1913-21). Il Partito r. tornò alla presidenza solo con D.D. Eisenhower (1953-61), che dopo il 1956 dovette affrontare le conseguenze della recessione economica, nonché il moltiplicarsi di violenti scontri razziali nel Sud. Negli affari esteri, il Partito r. sostenne il passaggio dalla politica di «contenimento» a quella di «coesistenza» con l’URSS e appoggiò l’estensione dell’influenza mondiale statunitense. Privo di avversari dopo l’assassinio del candidato democratico R.F. Kennedy, R. Nixon si impose nel 1968 e fu rieletto nel 1972 ma, travolto dallo scandalo Watergate, fu sostituito da G. Ford, sconfitto dal democratico J. Carter nel 1976. Il Partito r. riottenne la presidenza con R. Reagan (1980, rieletto nel 1984), che lanciò una politica di liberismo economico e varò un imponente programma di riarmo. Lungo le stesse direttrici si mosse il partito sotto l’amministrazione di G. Bush, vincitore nel 1988, e di G.W. Bush, eletto presidente nel 2000 e nel 2004.

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