Partito liberale

Dizionario di Storia (2011)

Partito liberale (Liberal party)


Partito liberale

(Liberal party) Partito politico del Regno Unito. Erede del partito whig, che dopo la riforma elettorale del 1832 vide affluire al suo interno elementi della borghesia in ascesa, fu l’antagonista dei tories durante tutto il 19° secolo. La dizione «partito liberale» fu usata per la prima volta nel 1839 da John Russell, alla guida del governo dal 1846 al 1852. Nel 1865 leader del partito divenne W.E. Gladstone, già importante dirigente del Partito conservatore, il quale da primo ministro (1868-74) si batté per l’allargamento del suffragio e l’autonomia dell’Irlanda, realizzò importanti riforme nel campo dell’istruzione e in quello amministrativo, e poi (1880-85) legalizzò le organizzazioni sindacali. Proprio sulla questione irlandese, però, il partito si divise, portando alla caduta di Gladstone (1886). I liberali tornarono al potere solo nel 1905, prima con Campbell-Bannerman e poi con Asquith. Lo scoppio della Prima guerra mondiale portò invece alla formazione di un governo di unità nazionale assieme a conservatori e laburisti (1915). L’anno seguente divenne premier l’autorevole esponente liberale Lloyd George, che guidò il governo durante la guerra e nel 1921 concesse l’indipendenza all’Irlanda. Tuttavia il suo fu l’ultimo governo del Regno Unito diretto da un liberale. Il partito, infatti, indebolito dalle divisioni interne ma soprattutto sopravanzato dal Partito laburista in ascesa nell’occupare l’ala sinistra della scena politica, vide iniziare una fase di declino, limitandosi a partecipare a governi di coalizione nel 1931-32 e durante la Seconda guerra mondiale. Nei decenni del dopoguerra, schiacciati tra conservatori e laburisti nell’ambito di un sistema maggioritario e tendenzialmente bipartitico come quello britannico, i liberali furono ridotti a un ruolo poco più che testimoniale, impegnandosi perlopiù sul terreno dei diritti civili. Solo nel 1979 il partito cominciò a riguadagnare consensi, giungendo al 13% dei voti, e alle elezioni del 1981, allorché esso si alleò col piccolo Partito socialdemocratico, addirittura al 25% (conquistando però pochi seggi per via del sistema elettorale). Nel 1988 l’alleanza coi socialdemocratici divenne organica e il partito assunse il nome di Partito liberaldemocratico. A partire dal 1999 i Lib-dem entrarono in vari governi locali, di solito in alleanza coi laburisti, e sotto la guida di C. Kennedy finirono per ritrovarsi a sinistra del New labour di T. Blair. Emblematiche a tale proposito l’opposizione alla guerra in Iraq o la battaglia per tassare i redditi più alti fino al 50%. Alle elezioni del 2005 tale linea politica fu premiata dall’elettorato, che diede al partito il 25% dei consensi. Dimessosi Kennedy, la leadership fu assunta da M. Campbell (2006-07) e poi da N. Clegg. Alle elezioni del 2010 i Lib-dem hanno conquistato il 23% dei voti ma appena l’8% circa dei seggi. Tuttavia, poiché i conservatori non hanno una maggioranza autosufficiente, i Lib-dem si sono rivelati determinanti e pertanto si è costituito un governo di coalizione, guidato dai conservatori, con Clegg vice primo ministro.

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