TOLA, Pasquale

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

TOLA, Pasquale

Fortunato Pintor

Storico, nato a Sassari, da famiglia nobile, il 30 novembre 1800, si laureò in quella università in teologia e diritto; vi conseguì la collegiatura di belle arti e vi impartì per incarico insegnamenti filosofici. Partecipò alla vita pubblica, con sentimento più vigilato del fratello Efisio (XXXIII, p. 972) intrepido martire della repressione del 1833: contrastò agli abusi feudali; accompagnò il re Carlo Alberto nella sua seconda visita in Sardegna, scrivendo una relazione del viaggio (Cagliari 1843); redasse l'istanza del comune di Sassari perché fosse concesso alla Sardegna lo statuto largito agli stati di terraferma; e nel 1848 partecipò, in Torino, ai lavori ministeriali per l'estensione dei codici all'isola. In quello stesso anno fu nominato consigliere d'appello e presidente dell'università patria. Dopo una breve sospensione determinata da contrasti politici, riebbe l'ufficio e il grado nella magistratura presso le corti di Nizza e poi di Genova: dove si svolse il resto della sua onorata carriera. Designato in tutte le prime quattro legislature a rappresentare la sua città nel Parlamento subalpino, ma dichiarato ineleggibile come magistrato, poté esercitare il mandato nella V legislatura; e parlò a proposito del pubblico insegnamento, contro l'indifferentismo dello stato in materia di religione. Morì in Genova il 25 agosto 1874.

La sua prima opera, il Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna (Torino 1837-38, voll. 3) appartiene al periodo del risveglio della cultura nell'isola; e compilata con ricerche originali e con scrupolo di equità, resta buono strumento d'informazione. Dal lavoro erudito passava ai problemi di filosofia della storia con un Discorso tenuto all'Accademia filosofica di Sassari contro la "scienza dell'umanità" cioè contro quella filosofia che "presumeva scrutare con la sola ragione la misteriosa legge che governa i fatti umani": echi forse troppo fedeli, anche nei fraintendimenti, della polemica contro il Vico, del quale per altro esaltava il "terribile ingegno".

Ma le stesse sue attitudini e le condizioni disgraziate della storiografia sarda gli indicavano decisamente la via della ricerca e della raccolta dei documenti. Di qui il proposito, attuato con mirabile perseveranza e dottrina, del Codice diplomatico di Sardegna, del quale cinque fascicoli erano usciti a Torino, negli anni 1845-47; ma che poté esser ripreso e compiuto solo quando si assunse il carico della pubblicazione la R. Deputazione di storia patria (nei suoi Monumenta, X e XII, 1861-68). La grande raccolta che va dal sec. XI al XViI - un terzo volume è rimasto inedito - è per numero e importanza di documenti e per avvedutezza di critica diplomatica (il T. non accolse nessuna delle cosiddette carte d'Arborea), la fonte più ricca per la storia della Sardegna medievale.

Bibl.: L'opera cinquantenaria della R. Deputazione di storia patria, Torino 1884, p. 412 (con l'elenco degli scritti); E. Pais, Commemorazione di P. T. in Archivio storico sardo, X (1914), pp. 390-408; A. Levi, Sardi del Risorgimento, ibid., XIV (1922), pp. 189, 196 seg.; B. Donati, Nuovi studi sulla filosofia civile di G. B. Vico, in Studi filosofici, Firenze 1936, pp. 439-68.

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