PATRASSO

Enciclopedia Italiana (1935)

PATRASSO (Pátrai; A. T., 82-83)

Claudia MERLO
Doro LEVI
Nicola TURCHI

Città della Grecia, nel Peloponneso, capoluogo del nomós di Acaia, la terza per popolazione (64.636 ab. nel 1932) dopo Atene e Salonicco. È situata sulla sponda sud-orientale del golfo omonimo che si apre fra il Peloponneso a S. e l'Etolia a N. e comunica a O. con il Mar Ionio, mentre a E. uno stretto braccio di mare lo mette in comunicazione con il Golfo di Corinto, di cui costituisce - si può dire - il vestibolo. La città attuale, che occupa il posto dell'antica Patre, fu ricostruita nel sec. XIX al tempo del dittatore Capodistria e ha pianta regolare, con vie diritte; si distende in una ferace pianura costiera alluvionale chiusa da una cerchia di montagne culminanti nel M. Boidiás (1927 m.). Un contrafforte di queste si spinge fino presso il mare formando un'altura sulla quale è costruito il castello di Patrasso - nel luogo dell'antica acropoli -: esso domina da un centinaio di metri la sottostante città. L'importanza attuale di Patrasso è dovuta soprattutto al suo porto, che è il terzo della Grecia dopo il Pireo e Salonicco per il movimento delle merci, il secondo dopo il Pireo per quello dei passeggeri. Il purto artificiale costruito dopo il 1880 non è più adeguato alle esigenze del traffico odierno, offre tuttavia un buon riparo anche a navi abbastanza grosse; serve soprattutto all'esportazione dell'uva passa, detta di Corinto, oltre a quella del vino (nei dintorni è fiorente l'industria enologica), e di altri generi. Assai forte è il movimento dei viaggiatori: Patrasso è termine della navigazione con l'Occidente per Corfù e l'Adriatico, e nel movimento generale figurano in prima linea le navi italiane. Una linea ferroviaria la congiunge, attraverso Corinto, con Atene, mentre un'altra la mette in comunicazione con Pirgo e la costa occidentale del Peloponneso. La città è anche sede di alcune industrie.

Storia. - La città si chiamò anticamente Patre (Πάτραι, anche col demotico Πατρεῖς, Patrae) e fu una delle 12 città dell'antica Lega achea. La sua acropoli occupava la località della vetusta Aroe ('Αρόη), fondata secondo la leggenda dal re Eumelo, e che avrebbe cambiato il nome dopo la cacciata degli Ioni e la conquista e l'ampliamento della città da parte di Patreo. Ma ancora la città non arrivava al mare, fino al momento in cui Alcibiade, approfittando della sua gelosia verso Corinto, riuscì ad attirarla nell'alleanza di Atene e di Argo, e a fare costruire due lunghe mura che ne congiungevano l'acropoli al porto: divenne questo da allora assai importante, come base per le spedizioni dal Peloponneso all'opposta sponda etolica. Nel 314 a. C. Patrasso, occupata da Poliperconte, fu liberata da Aristodemo generale di Antigono; nel 281 a. C., alla spedizione di Pirro in Italia, Patrasso, unendosi in alleanza contro la potenza macedonica con tre città achee vicine, Cime, Tritea e Fare, gettava le basi della nuova Lega achea. All'invasione gallica del 279 a. C., furono i suoi abitanti gli unici Peloponnesiaci ad accorrere in aiuto degli Etoli: indebolita e impoverita da questo grande sforzo, la maggior parte dei suoi abitanti l'abbandonò, ritornando ad abitare i sobborghi dalla cui unione essa era stata ariticamente costituita; tuttavia il suo porto fu largamente usato, specialmente da Filippo, per l'imbarco e lo sbarco di spedizioni dalla Grecia centrale al Peloponneso, e più tardi, in epoca romana, per l'approdo delle flotte dell'Italia. Dopo la battaglia di Farsalo (48 a. C.), presa da Catone, si arrese subito però al generale di Cesare, Caleno; vi svernò Antonio nel 32-31 preparando la guerra contro Augusto; e fu presa da Agrippa poco prima della battaglia di Azio. Dopo questa Augusto riconcentrò gli abitanti nella città, cui ridiede grande floridezza e predominio sulle città vicine, e fino nella Locride, concedendo ad essa, unica fra le città dell'Acaia diritti di colonia romana; perciò sulle monete da Augusto a Domiziano essa si chiama Colonia Augusta Aroe Patrensis; insieme con la guarnigione vi abitavano molti cittadini romani, ed essa si estese largamente ai piedi dell'antica acropoli verso il mare; le donne, adibite alla filatura del cotone e del bisso, di cui si faceva un'attiva industria di vestiti e di sciarpe da testa, erano quasi in numero doppio degli uomini, donde avrebbe avuto origine una grande immoralità di costumi. Il periegeta Pausania descrive in essa una serie d'importanti monumenti pubblici e privati, e soprattutto numerosi e fiorenti santuarî e templi. Sotto la città moderna si conservano solamente scarsi ruderi dell'antichità, soprattutto dell'antica acropoli, nella località della primitiva Aroe, tra le mura delle fortificazioni veneziane. Come Corinto, Patrasso fu uno dei primi centri del cristianesimo, e secondo una leggenda vi sarebbe stato crocifisso l'apostolo Andrea, che divenne patrono della città.

Nei secoli VIII-X Patrasso si accrebbe molto a causa dei rifugiati greci che fuggivano l'invasione slava dei Balcani ed ebbe un commercio assai prospero. Dopo la quarta crociata (1204) divenne una baronia franca ed ebbe un arcivescovo latino. Fu incendiata nel 1440 da Murād II; fu contesa tra Veneziani e Turchi i quali, nonostante la . vittoria del luogotenente di Morosini il 27 luglio 1681, ne rimasero in possesso. Scoppiato il moto d'indipendenza (1821) Patrasso fu la prima città a sollevarsi. Assediata e incendiata dai Turchi (1821), fu ripresa dal generale Maison nel 1821 e consegnata al Capodistria.

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