Anticomintern, Patto

Dizionario di Storia (2010)

anticomintern, Patto


Patto politico firmato a Berlino dalla Germania e dal Giappone, il 25 nov. 1936, in base al quale i due Stati (art. 1) si impegnavano «a informarsi reciprocamente sulla attività dell’Internazionale comunista, a consigliarsi sulle misure difensive necessarie e a porre in atto tali misure in stretta collaborazione». Dopo l’avvento di Hitler, J. von Ribbentrop assunse (1934) il titolo generico di plenipotenziario personale del Führer. Tutti gli appartenenti all’ufficio di Ribbentrop avevano avuto esperienze personali in Estremo Oriente e intendevano tenerne conto per i loro progetti; nacque così l’idea di una più stretta collaborazione con il Giappone, incoraggiata anche dal progressivo raffreddamento dei rapporti con la Russia. È incerto se l’idea di un trattato sia partita da Ribbentrop oppure dall’addetto militare giapponese a Berlino, Oshima, esponente di quelle correnti dello stato maggiore fautrici di una politica antirussa. Nel 1935, una missione militare segreta tedesca si recò in Giappone e diede inizio alle trattative, che furono condotte al di fuori dei normali canali diplomatici e all’insaputa del ministro degli Esteri K. von Neurath. Il testo della convenzione, sottoscritto dall’ambasciatore Mushakoji Kintomo e da Ribbentrop, constava di un preambolo in 3 articoli e di un protocollo aggiuntivo. Il preambolo, avendo riconosciuto come scopo del Comintern lo «scompaginare e opprimere gli Stati esistenti con tutti i mezzi possibili», affermava la volontà dei due governi «di cooperare nella difesa comune contro l’opera disgregatrice comunista»; l’art. 2 prevedeva l’adesione di terzi Stati alla convenzione o alle misure difensive; l’art. 3 fissava in cinque anni la durata dell’accordo, di cui entrambi i testi dovevano avere valore originario. Il protocollo aggiuntivo prevedeva una stretta collaborazione nello scambio di informazioni, in altre forme di cooperazione contro la penetrazione del comunismo e nella creazione di una commissione permanente. Contemporaneamente Ribbentrop e Mushakoji sottoscrissero un protocollo segreto di due articoli. Il primo stabiliva che, in caso di attacco non provocato o di minaccia di attacco da parte dell’URSS, i contraenti si impegnavano a non prendere misure che avrebbero potuto alleggerire la posizione dell’URSS. Il secondo impegnava i due governi a non concludere senza intesa preliminare alcun accordo politico con l’urss che fosse contrario allo spirito del patto e per tutta la sua durata. Di un’estensione del patto all’Italia si parlò gradualmente; nel 1937, Tokyo intavolò trattative con Roma per un patto di neutralità e consultazione, oltre che per un’intesa contro il comunismo. In seguito alle pressioni di Berlino, Roma aderì come contraente originario il 6 nov. 1937, ma non vennero aggiunte clausole politiche segrete per le esitazioni del ministero degli Esteri giapponese. Vi aderirono anche il Manciukuo, l’Ungheria e la Spagna (1939); nel 1941 il patto fu sottoscritto anche da Bulgaria, Romania, Slovacchia, Danimarca, Croazia, Finlandia e Cina (governo di Nanchino). Il patto a. restò in vigore fino al crollo delle potenze del Tripartito.

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