Patto di stabilità interno

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

patto di stabilita interno

Alberto Nucciarelli

patto di stabilità interno  Sistema di regole che identifica i vincoli alla finanza delle Regioni e degli enti locali, determinandone singolarmente gli obiettivi programmatici. Esprime i risultati di bilancio degli enti territoriali e consente il controllo annuale dell’indebitamento netto delle Regioni e degli enti locali. Le regole del p. di s. i. sono stabilite con la predisposizione e l’approvazione della manovra di finanza pubblica (➔), così da definire e promuovere le necessarie azioni correttive e permettere il rispetto delle condizioni di risanamento della finanza pubblica stabilite dal Patto di Stabilità e Crescita (➔). Il p. di s. i. dell’Italia per gli anni 2011-13 è disciplinato dalla l. 220/2010 (➔ legge di stabilità), art. 1, 87°-124° co., dove sono enunciati i criteri per il calcolo (e i valori massimi) dell’indebitamento di Province e Comuni con popolazione superiore ai 5000 abitanti e delle Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano.

Premesse storiche del patto di stabilità interno

Il processo per il raggiungimento dell’Unione Economico e Monetaria (➔ UEM) all’interno della UE si è articolato secondo 3 fasi distinte, in accordo con quanto previsto dal piano Delors del 1989 (➔ Delors, piano). Nella prima fase (luglio 1990-dicembre 1993) è stato sancito il completamento del mercato interno, anche in virtù della libera circolazione dei capitali all’interno della UE ed è stato sospeso il finanziamento monetario del disavanzo pubblico negli Stati membri (➔ Trattato di Maastricht). Durante la seconda fase è stato avviato il coordinamento delle politiche monetarie dei Paesi membri, anche mediante il rafforzamento del coordinamento tra le banche centrali e sono stati definiti i parametri macroeconomici necessari per l’introduzione della moneta unica (rapporto debito/PIL non superiore al 60% o convergente verso tale valore e deficit pubblico non superiore al 3% del PIL). La definizione di tali condizioni ha reso possibile l’inizio della terza fase, incentrata sull’effettiva entrata in circolazione dell’euro dal 1° gennaio 2002 (in realtà l’euro era già stato introtto dal 1° gennaio 1999 come valuta di riferimento per le transazioni finanziarie e commerciali) e sulla definizione di una politica monetaria unica di competenza della Banca Centrale Europea (BCE). ● In preparazione all’introduzione dell’euro, la risoluzione del Consiglio europeo di Amsterdam nel 1997 aveva fornito agli Stati membri e alle istituzioni europee gli orientamenti politici per l’attuazione del Patto di Stabilità e Crescita in modo da promuovere l’adozione di politiche di bilancio virtuose (saldo di bilancio vicino al pareggio o attivo) e il rispetto dei requisiti di adesione all’Unione economica e monetaria. L’osservanza dei vincoli di bilancio deve essere periodicamente certificata dai singoli Paesi anche attraverso una programmazione concertata con i loro enti territoriali. In Italia, in particolare, si è proceduto a una responsabilizzazione di questi ultimi, che annualmente devono presentare al governo centrale un piano di programmazione che abbia come scopo principale la riduzione della spesa pubblica.