Claudel, Paul

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Poeta (Villeneuve-sur-Fère-en-Tardenois, Aisne, 1868 - Parigi 1955). Raggiunse i più alti gradi nella carriera diplomatica; divenne accademico di Francia nel 1946. È stato uno degli esponenti maggiori del rinnovamento cattolico verificatosi nella letteratura francese del sec. 20º. Dalla sua posizione religiosa derivò una poetica (esposta nel discusso Art poétique, 1907) che è in fondo un appello all'ordine classico. Ma fin dalle prime opere poetiche in forma drammatica, aveva adottato una specie di versetti alla maniera biblica scanditi sulla respirazione del dicitore, soggetta a variare col grado di commozione. Così nelle prime opere: Tête d'or (1890, 2a redaz., 1895), La ville (1892; 2a redaz., 1897), L'échange (1894), Le repos du septième jour (1896), Partage de midi (1906). In queste opere la situazione centrale è di nudità ed elementarità massime e i conflitti drammatici si risolvono in vaste effusioni che hanno pregio poetico in sé stesse per vigore, colorito e immagini. In seguito ha sorvegliato di più l'economia drammatica. Questo secondo periodo ebbe inizio con L'Otage (1911) e con la trasformazione del poema drammatico La jeune fille Violaine (1900) in una specie di "mistero", L'annonce faite à Marie (1912), considerato il suo capolavoro. Andamento quasi prosastico hanno Le pain dur (1914) e Le père humilié (1920), ma con Le soulier de satin (1929) tornò a un poema dialogato di tipo rinascimentale. Delle opere drammatiche successive si citano: Jeanne au bûcher (1939, per la musica di A. Honegger), L'histoire de Tobie et de Sara (1942). Di minore importanza che le teatrali sono le opere poetiche (Connaissance de l'Est, 1900; Cinq grandes odes, 1910; Cantate à trois voix, 1913; Corona benignitatis anni Dei, 1915; Ode jubilaire pour le six-centième anniversaire de la mort de Dante, 1921, ecc.) e le numerose raccolte di scritti in prosa, in massima parte meditazioni spirituali e religiose. Di grande interesse la Correspondance avec André Gide (1949).

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