PAULUCCI di CALBOLI

Enciclopedia Italiana (1935)

PAULUCCI di CALBOLI

Angiolo Gambaro

. Antica famiglia di Forlì, nota fino al cadere del sec. XIV con il solo cognome "de Calboli" per la lunga signoria che ebbe del castello di Calboli, posto ai confini tra la Romagna e la Toscana; poi qualificata anche con il patronimico "Paulucci" (prevalso sulla forma, pure usata nel sec. XV, "de Paulutiis" o "de Pauluciis"), derivato da un Pauluccio da Calboli, guerriero della metà del sec. XIV.

Le sue vicende nel basso Medioevo s'intrecciano alla storia dei signori e dei comuni di Romagna, nelle Cronache e negli Annali di Forlì. Ma il primo documento sicuro sulla famiglia è la bolla del 28 gennaio 1244, con la quale il papa Innocenzo IV conferma ai fratelli Nicola, Raniero, Giovanni e Guido i beni che possedevano prima delle sentenze e confische decretate a loro danno da Federico II di Svevia. Il più famoso di essi, e il più illustre personaggio antico del casato, è Raniero o Rinieri, celebrato da Dante nel Purgatorio (XIV, 88-89), il quale dopo avere esercitato la podesteria in varie città della Romagna e dell'Emilia morì il 1° luglio 1296 combattendo contro gli Ordelaffi per la riconquista di Forlì. La sua discendenza finì nel 1382 con Francesco, che donò tutti i suoi beni alla repubblica di Firenze.

Di Guido, fratello di Raniero, è figlio Fulcieri o Folcherio, pure nominato da Dante nel Purgatorio (XIV, 58-66), nonché da Dino Compagni e Giovanni Villani, per avere infierito durante la sua podesteria di Firenze del 1303 contro i Bianchi fuorusciti. Egli fu podestà anche altrove, combatté nella Marca come capitano generale della Chiesa e morì nel castello di Calboli nel 1340. La sua discendenza, impegnata, come già lui stesso, in lunga guerra con gli Ordelaffi, nella seconda metà del sec. XV si divide con Antonio, Francesco, Lodovico e Pauluccio, figli di un Girolamo di Pauluccio, rispettivamente in quattro rami: di Venezia, di Ravenna, di Ferrara e di Forlì. Il ramo di Forlì, che si biforca per mezzo dei due figli di Pauluccio, Pier Antonio e Girolamo, è quello che manda le sue propaggini fino al sec. XX. Il ramo di Pier Antonio, estintosi nel sec. XVIII, diede alla Chiesa il venerabile fra Girolamo (1552-1625), il cardinale Francesco (1581-1661) e il cardinale Fabrizio (1651-1726), nunzio in Germania e in Polonia e segretario di stato di Clemente XI e di Benedetto XIII.

Il ramo di Girolamo, che fiorisce tuttora, vanta tra gli altri: un Pauluccio, cavaliere di S. Stefano, creato nel 1595 da Clemente VIII condottiero delle milizie pontificie contro i Turchi; Giacomo, fatto conte palatino e cavaliere aurato da Clemente VIII nel 1599; Giacomo, che per avere sposato Giulia del marchese Pietro Piazza ereditò da questo tutti i titoli (1831); Raniero (15 marzo 1861-12 febbraio 1931), senatore del regno (16 ottobre 1922), regio ambasciatore a Tōkyō (1919-1921) e a Madrid (1922-1926), direttore della rivista Echi e commenti dal 1928 fino alla morte, autore di numerosi scritti sociologici; Fulcieri (1893-1919; v.), figlio del precedente e della contessa Virginia Lazari di Gifflenga. Estintasi la famiglia nella linea maschile con Fulcieri, il diplomatico Giacomo Barone-Russo che aveva sposato nel 1920 la sorella di Fulcieri, Camilla, fu autorizzato ad assumerne il nome, premettendolo al proprio: e al casato, così costituito, dei Paulucci di Calboli Barone sono stati trasmessi con le regie patenti del 7 febbraio e 6 luglio 1924 i titoli dell'antica casa.

Bibl.: Per la storia della famiglia, v. G. Pecci, La casa de Calboli, Roma 1934 (con amplissima bibliografia). Per l'ambasciatore Raniero, cfr. Raniero P. d. C. nella vita e nelle opere, Forlì 1932.