PAUTALIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

Vedi PAUTALIA dell'anno: 1963 - 1996

PAUTALIA (v. vol. V, p. 999)

L. Ruseva-Slokoska

Antica città della Tracia (fino al 270 d.C.), poi della Dacia Ripense, corrispondente all'attuale Kjustendil, in Bulgaria, situata nella fertile vallata della Struma, tra il suo affluente, il fiume Banštica, e la collina di Hisarlăka, nei pressi di fonti termali, su una deviazione di un'importante arteria stradale, la Via Egnatia, tra Serdica e Stobi. Caratterizzata da notevole fioritura economica e culturale a partire dagli anni di regno di Traiano, quando venne chiamata Ulpia P., la città si era sviluppata nell'area di un villaggio tracio (tribù dei Denteleti), la cui origine si fa risalire agli inizi dell'Età del Ferro.

Del più antico villaggio tracio P. conserva il nome, il quale vuol dire «fonti zampillanti» oppure «città delle fonti». Trasmesso in diverse varianti (Παυταλία, Παυτά, Πανταλεία, Pautalia, Peutalia, Pautaliensem), esso si incontra su monumenti epigrafici e numismatici databili dal II alla metà del V secolo. In un'iscrizione d'epoca adrianea (135) si allude a una nuova basilica di P.; sulle monete coniate da Antonino Pio (138-161) a Caracalla (211-217) la città è ricordata come ουλπιας παυταλιας, mentre più rara è la leggenda παυταλιωτων («moneta degli abitanti di Pautalia»). È menzionata dal geografo Claudio Tolemeo e, più tardi, nella Tabula Peutingeriana e nelle opere di scrittori del V-VI sec. (Ptol, Geog.,III, 2, 7; Tab. Peut., 19; Malchus, Byzantiaka; Hierok., Synek., 654, 4; Procop., Aed., IV, 1, 4; Marcellinus Comes, Chronikà, 516, 3).

Tra II e IV sec. P. si sviluppa in un'area pianeggiante ed è impiantata secondo uno schema urbanistico ad assi ortogonali. Il piano regolatore risale al periodo anteriore all'edificazione delle mura di cinta e, dovendo tenere conto di fattori già esistenti, è diviso in due parti disuguali. L'asse longitudinale si sviluppa in senso E-O, il decumano massimo risulta essere il prolungamento della via Serdica-Stobi. I tratti delle strade riportati alla luce presentano elementi costanti. Il fondo stradale è pavimentato da lastre di pietra di forma irregolare sotto cui si snodano canali di scarico in muratura; sui lati si distinguono bordure e marciapiedi, per la maggior parte con portici colonnati. Alcune bordure presentano scalini, con cui si risolve il problema dei dislivelli. La larghezza del piano stradale è compresa tra 3,80 e 12-13 m; il marciapiede nel decumano I raggiunge 17,30 m, un elemento che fa di questa strada una delle più larghe tra quelle note finora nella Mesia Inferiore e nella Tracia. Le dimensioni ipotetiche delle insulae sono all'incirca di 75 x 55 m con asse longitudinale N-S. Nella tarda antichità si registra un ampliamento della città in direzione S sulla collina di Hisarlăka.

La città era munita di una cinta muraria. La prima, costruita in pietra in pianura, si data agli anni di regno di Marco Aurelio e di Commodo e fu innalzata per far fronte agli attacchi dei Costobochi (170), come a Serdica, a Filippopoli, ad Augusta Traiana e a Marcianopoli, città in cui la stessa datazione delle mura è confermata dalla presenza di iscrizioni edilizie. La superficie difesa (29,30 ha) ha la forma di un poligono allungato, quasi un rettangolo. Le mura sono realizzate in opus quadratura, opus vittatum mixtum, opus vittatum, opus caementicium·, hanno torri circolari e semisporgenti alle porte, circolari angolari e rettangolari mediane, in parte sporgenti dalla cortina. La porta orientale riportata alla luce è del tipo a trìpylon, con grande ingresso centrale per il passaggio dei carri, fiancheggiato su ciascun lato da uno per i pedoni. I quattro periodi costruttivi (III e VI sec.) testimoniano le situazioni tumultuose in cui vennero a trovarsi le terre tracie; le mura costruite nella tarda antichità sulla collina di Hisarlăka si mettono in relazione con le iniziative dell'imperatore Giuliano nell'Illiria. Di forma irregolare, si adattano alla configurazione del terreno e racchiudono una superficie di 2,17 ha. Sono costruite in muratura mista, con fascia di quattro e cinque mattoni, con torri rettangolari, triangolari e circolari sporgenti al di fuori della cortina, con due porte principali e alcune postierle. Si datano al IV sec., con restauri nel V e VI; furono utilizzate durante il Medio Evo, all'epoca del secondo stato bulgaro e nel periodo della dominazione ottomana.

Nell'area della città antica sono stati riportati alla luce numerosi complessi architettonici pubblici e privati: terme, botteghe, una chiesa paleocristiana. Monumenti epigrafici ricordano che a P. furono attivi architetti di origine greca, i fratelli Laomedonte e Glaukias; e che esisteva qui uno speciale collegium, quello degli «epimeleti», al cui controllo era sottoposta l'edilizia. Nell'agorà si trovava una basilica civile dell'epoca di Adriano e nelle sue immediate vicinanze era un orologio solare, testimoniato da fonti epigrafiche. Ai piedi della collina boscosa, come suggeriscono le raffigurazioni su monete coniate nella stessa P., si innalzavano i templi di Asclepio, Igea e Telesforo, di Zeus e di Hera, di Apollo e di altre divinità, della cui ricca ornamentazione restano numerosi frammenti architettonici e mosaici pavimentali policromi. Placchette votive in terracotta e marmo e statuette in bronzo fanno luce sulle singole aree di culto e sull'esistenza di abili botteghe locali, che produssero anche raffinati balsaman, statuette e applicazioni di carri. La città possedeva preziose opere d'arte, tra cui repliche di statue di Prassitele (v.) (Hermes con Dioniso bambino e Satiro) e di Lisippo (v.) (Eracle che strozza un leone, Eracle tipo Farnese ed Eracle con clava sulla spalla) e repliche di opere d'epoca ellenistica (il famoso Gruppo delle tre Ninfe, la statua di Asclepio). Nella città-venne eretta anche una statua equestre di Lucio Vero. Iscrizioni attestano la presenza a P. di scultori, giuristi, retori, sofisti e di un ginnasiarca.

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