Pavia

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Comune della Lombardia (63,24 km2 con 71.882 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. È situata a 77 m s.l.m. sulla sinistra del fiume Ticino, a 6 km dalla sua confluenza nel Po.

La pianta della città, di forma trapezoidale, rivela nel nucleo più centrale il caratteristico schema dell’oppidum romano. Nel volgere dei secoli lo sviluppo della città fu contenuto entro tre successivi ordini di cinte murarie: la prima, che circoscriveva l’insediamento romano, del 3° sec., la seconda del 9°, la terza d’età comunale. Nella seconda metà del 12° sec., spostatosi il centro dal Palazzo Regio al Broletto, P. assunse il suo aspetto caratteristico di città turrita. Munita nel Cinquecento di nuovi bastioni, solo nel 20° sec., in seguito allo sviluppo dell’attività industriale, la città si è spinta oltre questi, verso la ferrovia. Nel secondo dopoguerra ha iniziato a espandersi con continuità, e con ordine: le principali direttrici dello sviluppo urbano si sono rivolte verso N (Città Giardino e quartiere Bordoncina), verso E e verso O (quartiere residenziale di viale della Libertà).

La popolazione, il cui incremento demografico ebbe inizio dalla metà del 19° sec., nel 1936 contava 40.208 ab., divenuti oltre 57.000 nel 1951 e 86.839 al censimento del 1971. Rimasta stabile durante gli anni 1970, a partire dagli anni 1980 è andata invece registrando un sensibile decremento.

Tradizionale mercato agricolo, P. ha sviluppato notevolmente anche le attività commerciali e industriali: il capoluogo esercita una forte attrazione (per motivi di lavoro, di studio, di svago) non solo sui comuni dell’area immediatamente circostante, ma anche su quelli della Lomellina e dell’Oltrepò Pavese. L’industria è particolarmente attiva nei rami metalmeccanico, elettronico, chimico, dell’abbigliamento (pellicce) ed editoriale.

Storia

Sorta forse già all’epoca del predominio ligure, la città crebbe poi a opera dei Galli, prendendo il nome di Ticinum. Nel 2° sec. a.C. fu sottomessa dai Romani e, grazie alla sua felice posizione sull’asse delle comunicazioni fra Gallia Transpadana e i paesi d’oltralpe, dopo che Cesare ebbe conferito la cittadinanza romana alle regioni padane, divenne municipio importante. Piazzaforte tra le maggiori dell’Italia settentrionale, costituì l’ultimo punto d’appoggio di Oreste contro Odoacre (476); nel corso della guerra greco-gotica (535-553) resistette vittoriosamente con Vitige all’assedio postole dai Bizantini (538); caduta Ravenna (540), fu scelta dai Goti a sede del comando supremo delle milizie e del governo. I Bizantini conservarono alla città (che in quel periodo cominciò a chiamarsi Papia) l’acquisita importanza, accresciutasi con la fondazione (4° sec.) della diocesi. Nell’Italia longobarda P. acquistò preminente importanza politica, culturale e religiosa, quest’ultima accentuatasi dopo la conversione al cattolicesimo della corte longobarda (598).

Conquistata da Carlomagno (774), nel periodo franco-carolingio e sotto gli imperatori di Sassonia fu tra i pochi mercati di scambio fiorenti in Valle Padana, e il centro amministrativo di un Regno italico istituzionalmente autonomo nel Sacro Romano Impero d’Occidente. Ma nell’11° sec. P. si ribellò alla dominazione imperiale: Enrico II, incoronato re d’Italia, dovette abbandonare P. dopo l’insurrezione della popolazione (1004; 1024). A Corrado II, sceso in Italia per cingere la corona imperiale (1026), furono chiuse le porte cittadine; P. tornò all’obbedienza dell’Impero solo dopo due anni. Si svilupparono allora le libere istituzioni cittadine e nel 12° sec. si ebbero i primi consoli. Intanto, dopo la formazione del Comune di Milano iniziò una plurisecolare lotta tra i due centri lombardi, con l’obiettivo da parte delle ricche borghesie cittadine della conquista dei mercati padani e delle arterie commerciali transalpine. Sempre contro Milano, all’epoca di Federico Barbarossa P. seguì le parti dell’Impero, ottenendo ampie libertà comunali (1164). Nel 13° sec., con lo sviluppo economico e demografico, aumentarono le lotte interne fra i nobili e il popolo. Prevalsero a lungo i nobili, che trasformarono P. nel fulcro della potenza ghibellina in Lombardia (in lotta contro le città guelfe capeggiate da Milano); il crollo ghibellino avviò la decadenza politica della città, costretta a sottomettersi allo Stato visconteo milanese nel 1359.

Galeazzo II Visconti fece di P. il massimo centro di cultura nel principato. Quando, nelle guerre di predominio fra gli Asburgo e la Francia di Francesco I, la città contrastò le aspirazioni francesi a impadronirsi del ducato milanese, ebbe a soffrire per diverse prove; così pure quando fu saccheggiata (1515), allorché il presidio spagnolo vi resistette agli assalti francesi (1522; 1525) e per l’espugnazione compiuta dal maresciallo Lautrec (1527). Il dominio spagnolo, affermatosi con la Pace di Cateau-Cambrésis (1559), rafforzò il carattere militare di P., ridotta a uno fra i tanti centri del ducato milanese; gravi danni soffrì sotto la dominazione austriaca per l’assegnazione (1743) dell’Oltrepò Pavese e della Lomellina al ducato di Savoia. L’occupazione francese fu contrassegnata dall’insurrezione contro le milizie di Bonaparte e dalla conseguente repressione (1796). Nel 1859 la città fu annessa al Regno di Sardegna.

Archeologia

Scarse sono le testimonianze archeologiche relative alla P. romana. Nota, perché ricalcata in buona parte dal tracciato medievale e da quello attuale, la rete viaria con annessa rete di fognature. L’impianto, realizzato in un’area in precedenza non occupata stabilmente, rispettava la realtà to;pografica del sito (un piano terrazzato digradante verso il fiume Ticino) ed era caratterizzato da due assi ortogonali, il cardo maximus, corrispondente all’attuale Strada Nuova (la principale via cittadina) e il decumanus, odierni corsi Cavour e Mazzini. Un ampliamento dell’impianto verso S deve essere collegato con lo sviluppo del porto fluviale. Probabile l’esistenza di una cinta muraria. Se non è garantita l’ubicazione del foro sul sito della piazza pubblica medievale, sono forse da riferirsi al teatro i resti rinvenuti nel settore nord-orientale della città, mentre l’anfiteatro è da ubicarsi al di fuori della cinta muraria. Presso la chiesa di S. Giovanni Domnarum era forse un impianto termale. Sono state localizzate alcune necropoli, fra cui una nella zona di S. Giovanni in Borgo.

Arte

Importante centro longobardo, P. ebbe chiese celebri per l’architettura e i mosaici (S. Pietro in Ciel d’oro; S. Eusebio; S. Giovanni Battista; S. Maria delle Pertiche ecc.), in parte trasformate in età romanica o demolite. La struttura della basilica palatina romanica di S. Michele (riedificata dopo il 1117 con notevolissimi rilievi, pilastri a fascio e ricchi capitelli, matronei e presbiterio sopraelevato con cripta; importante mosaico pavimentale) è sviluppata in S. Pietro in Ciel d’oro (1132), S. Teodoro e S. Maria di Betlemme (13° sec.). Queste costruzioni in arenaria e laterizio, con il Broletto (12° sec., aggiunte del 13°, loggiato del 16°) e S. Francesco (13° sec.), caratterizzano la città, che è connotata ancora da torri e da case e portici trecenteschi (Piazza Grande o della Vittoria) e dall’importante Castello Visconteo (1360-65), sede dei Musei Civici. Altri monumenti: duomo, iniziato nel 1488 (C. Rocchi, G.G. Dolcebuono e G.A. Amadeo, con la collaborazione di Bramante); S. Maria del Carmine (1373-1461, attribuita a Bernardo da Venezia); S. Maria di Canepanova (G.A. Amadeo, con Bramante, 1492-1597), i Palazzi Bottigella, Cavagna, e il bramantesco Palazzo Langosco-Orlandi; il collegio Borromeo (P. Tibaldi, 1564-68); S. Maria delle Grazie (1609, G.B. Tassinari) e Palazzo Mezzabarba, poi Municipale (1730), di G.A. Veneroni, che costruì anche l’oratorio dei SS. Quirico e Giulitta, S. Francesco di Paola e il cortile del collegio Ghislieri. Neoclassici sono l’università (G. Piermarini e L. Pollak) e il teatro dei Quattro Cavalieri, poi Fraschini (di A. Galli Bibbiena, 1773).

La Certosa fu iniziata da G.G. Visconti nel 1396; i progetti di Bernardo da Venezia, Giacomo da Campione, furono rielaborati dai Solari, cui seguirono G.A. Amadeo e A. e C. Mantegazza, autori della facciata, capolavoro della scultura lombarda del Rinascimento.

Accordo di P. Fu stipulato (1329) per dividere i possessi dei Wittelsbach, duchi di Baviera: Ludovico IV, allora imperatore, mantenne i possessi bavaresi, mentre i figli di suo fratello Rodolfo ottennero il Palatinato Renano e gran parte dell’Alto Palatinato.

Battaglia di P. Durante la terza fase della guerra di predominio europeo tra Francesco I re di Francia e l’imperatore Carlo V, l’esercito francese assediò P. (1524), difesa dagli Spagnoli: i lanzichenecchi del connestabile di Borbone rafforzarono gli imperiali, ma l’intervento degli archibugieri spagnoli mise in rotta la cavalleria pesante di Francia. L’importanza politica della battaglia di P. fu enorme, poiché pose (sia pure brevemente) la Francia e l’Europa alla mercé di Carlo V.

Concili di P. Il Concilio del 997, convocato da papa Gregorio V, scomunicò i Crescenzi.

Nel Concilio del 1018, convocato da papa Benedetto VIII, fu rinnovata la condanna contro concubinato ecclesiastico e simonia.

Il Concilio del 1022, convocato da papa Benedetto VIII e dall’imperatore Enrico II, prese provvedimenti per la repressione della simonia e del nicolaismo.

Il Concilio del 1076, convocato da Guiberto di Parma, arcivescovo di Ravenna (poi antipapa Clemente III), lanciò la scomunica contro Gregorio VII.

Il Concilio del 1160 fu promosso da Federico Barbarossa per la questione dello scisma tra Alessandro III e Vittore IV: Alessandro III si rifiutò di comparire e il concilio riconobbe Vittore IV.

Il Concilio del 1423, convocato da papa Martino V, a causa della peste scoppiata a P. fu trasferito a Siena e poi a Basilea (1431).

Pace di P. Fu stipulata (1617) nella guerra per la successione del Monferrato: a Ferdinando Gonzaga di Mantova, appoggiato dalla Spagna, fu assegnato il Monferrato e a Carlo Emanuele di Savoia, sostenuto dalla Francia, furono restituiti i territori persi in guerra.

Provincia di P. (2969 km2 con 540.376 ab. nel 2020). Estesa nel settore sud-occidentale della Lombardia, è suddivisa in 188 comuni. Il suo territorio è attraversato dal Po, che la divide in due sezioni distinte: sulla sinistra del fiume sono il Pavese e la Lomellina, separati dal corso del Ticino; sulla destra padana è l’Oltrepò Pavese, che giunge a coprire le pendici settentrionali dell’Appennino Ligure (altezza massima 1724 m nel Monte Lesima).

La popolazione, che nel corso degli anni 1960-70 aveva fatto registrare modeste variazioni, ha poi subito a partire dagli anni 1980 un sensibile calo. Diversamente da quanto accaduto nel capoluogo, dalla fine degli anni 1990 si è osservato un incremento demografico, in particolare a carico dei Comuni a N di P. (Certosa di Pavia, San Genesio ed Uniti, Landriano), con il conseguente spopolamento di vaste aree collinari e montane e delle aree rurali di pianura.

La pianura, che occupa più dei 3/4 del territorio provinciale, è fertile e ben coltivata: si producono cereali, frutta e barbabietole, mentre, soprattutto nell’Oltrepò, sono diffusi i vigneti che danno vini pregiati. Nel settore industriale prevalgono le piccole e medie aziende, attive nei rami meccanico, elettrico ed elettronico, chimico, poligrafico, alimentare, delle pelli e delle calzature. Vigevano è uno dei centri mondiali dell’industria calzaturiera e di quella per la produzione di macchine per calzaturifici. Altri vivaci centri industriali sono Mortara e Voghera. Le attività terziarie registrano un costante sviluppo, soprattutto nel capoluogo e nei centri maggiori.

La provincia è attraversata da importanti linee ferroviarie e dall’autostrada Torino-Alessandria-Piacenza.

Scuola di P. Scuola giuridica che, pur in mancanza di prove dirette, si suppone fiorita verso il 10° e 11° sec., e a cui sono attribuite le principali opere di sistemazione e di elaborazione del diritto longobardo-franco: il Liber papiensis, la Lombarda, l’Expositio ad Librum papiensem, opere che, per la loro stessa fattura e destinazione, si rivelano chiaramente come produzione di scuola.

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