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Lessico del XXI Secolo (2013)

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– Sigla di Portable document format, formato di file per la gestione, l’archiviazione e la distribuzione elettronica dei dati, inizialmente sviluppato da Adobe nel 1993 e diventato uno standard descritto prima dalla norma ISO 19005-1:2005 e successivamente dalla ISO 32000-1:2008. Il formato PDF è particolarmente efficace poiché, oltre a presentare caratteristiche di notevole trasportabilità informatica, è in grado di conservare integre le caratteristiche del documento originale. Può essere considerato a tutti gli effetti un formato di registrazione, con estensione .pdf, idoneo a memorizzare sia dati vettoriali sia elementi di immagini raster. È estremamente duttile per l’impaginazione e implementa, oltre alle funzioni gestionali tipiche della prestampa, tecnologie di compressione dei dati che consentono di occupare una minore quantità di memoria e di conseguire una maggiore velocità di lavoro. Tutto ciò che viene creato, acquisito ed elaborato in sede di desktop publishing dai molti formati specifici per testi, disegni e fotografie, e successivamente avviato alla lettura del RIP (Raster image processor, il processore che elabora i dati nella fase conclusiva del flusso di prestampa), confluendo nel formato PDF, trova una soluzione diretta per l’interpretazione dei propri diversi codici. Il PDF, infatti, tramite il Distiller (altro modulo del pacchetto Acrobat) o altri programmi equivalenti sviluppati da terzi, ordina questi codici in sequenza logica, superando l’intervento del display list, ossia il passaggio necessario a normalizzare un documento in formato PostScript per il trasferimento ai compiti di rasterizzazione (conversione in un'immagine costituita da pixel) e retinatura del RIP. Questo file, essendo già normalizzato, cioè interpretato, deve essere soltanto rasterizzato e retinato, consentendo di conseguenza trasferimenti a RIP più veloci. Inoltre, a differenza della codifica PostScript, nel PDF ogni componente del documento è codificata in modalità indipendente dalle altre, con notevoli vantaggi per la semplificazione di eventuali interventi. Il PDF può pertanto interfacciare il RIP sia convertendo il linguaggio PostScript tramite Distiller, sia direttamente come formato nativo prodotto per esportazione da altri formati (senza che nulla venga perduto dei loro contenuti), evitando di passare da PostScript e da Distiller. La fattibilità che quanto contenuto nel PDF – separazioni RGB (Red, green, blue) e CMYK (Cyan, magenta, yellow, key black), font, profili colore ICC (International color consortium), ecc. – possa essere processato dal PDF senza intermediari e che, per altri versi, lo stesso sia possibile per le immagini già rasterizzate di uno standard Tiff (Tagged image file format), apre in ambiente di prestampa un diverso impatto sulla funzionalità del RIP rispetto a prospettive di scorrevolezza e ottimizzazione del flusso di lavoro. L’opportunità di evitare a un PDF di essere reinterpretato e a un Tiff di essere nuovamente rasterizzato, comporta in sostanza di evitare anticipate conversioni che dovrebbero avvenire alla conclusione del processo, vale a dire al momento dell’output.

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