pedagogia Disciplina che studia i processi dell’educazione e della formazione umana.
Con il termine pedagogo si intende il precettore, l’istitutore, la persona a cui è affidata l’educazione di un fanciullo. In origine il pedagogo era semplicemente il servo a cui si affidavano (soprattutto in
La p., come riflessione scientifica sul problema dell’educazione o della formazione dell’uomo, si afferma in
Roma non conta nessun pensatore che abbia fatto oggetto di indagine la sua intuizione educativa. Quando con Cicerone, e poi sotto l’Impero con Seneca e Quintiliano, si prendono a dibattere i problemi dell’educazione, lo si fa alla luce di un pensiero che non affonda le sue radici nella tradizione indigena. L’unica opera organica sui problemi tecnici dell’educazione e dell’istruzione della letteratura romana sono le Institutiones oratoriae di Quintiliano, che si propone di tracciare le linee di una sistematica educazione del futuro oratore, vir dicendi peritus, che incarna l’ideale civico-retorico dell’età imperiale.
Con il cristianesimo il problema dell’educazione veniva posto su basi nuove. L’amore e la dedizione diventano le virtù capitali della nuova comunità e l’imitazione del Cristo, che per amore ha affrontato il supremo sacrificio, diventa il caposaldo di ogni educazione cristiana. L’ideale dell’educazione cessa di essere la contemplazione teoretica o, comunque, l’inerte autosufficienza di chi ha conquistato la saggezza. L’uomo ha il dovere di impegnarsi a fondo nel dramma dell’esistenza. Ma accanto all’imperativo di collaborare infaticabilmente all’instaurazione del regno di Dio nelle coscienze, attraverso l’amore e la dedizione, sopravvivono nei Vangeli altre intuizioni: quella, per es., che tende a identificare la bontà con l’innocenza, o quella, che preannuncia già l’indirizzo ascetico-monastico dei secoli seguenti, che all’ideale di vita intesa come milizia attiva tende a sostituire quello della rinuncia all’azione, della contemplazione e della preghiera, nell’attesa fiduciosa che si compia la volontà del Padre. Questo intrinseco dualismo attraversa tutta la storia dell’etica e della p. dei popoli cristiani fino alle soglie del mondo contemporaneo.
Deciso distacco dalla tradizione classica si nota nelle istituzioni scolastiche sorte da esigenze religiose, nelle quali si vennero rapidamente determinando i nuovi principi fondamentali dell’educazione. E le fonti della più schietta p. cristiana si trovano oltre che nel De officiis ministrorum di
Con l’inizio dell’Umanesimo e del Rinascimento, anche il problema dell’educazione assume un nuovo aspetto. All’Umanesimo risale infatti la creazione della scuola di cultura disinteressata e liberale, formatrice di ‘umanità’. Nella molteplicità degli indirizzi, un motivo profondo accomuna tutti gli innovatori, il concetto cioè che l’istruzione e
Creazione tipicamente espressiva della p. umanistica è la Casa giocosa di
Parallela al Rinascimento e variamente intrecciandosi con esso procede in talune nazioni europee la Riforma, che presenta peraltro un duplice orientamento. Da un lato essa promuove, nell’ambito della fede, la libertà dello spirito, nella vita morale fa leva sulla buona volontà e sull’intimità della coscienza, si appella al criterio individuale nell’interpretazione dei testi sacri (suscitando un vasto moto di educazione popolare, che è stato il frutto immediato più notevole del protestantesimo nella scuola), respinge l’autorità e la mediazione del sacerdozio, i sacramenti come forze liberatrici e salvatrici dall’esterno. Dall’altro però reagisce ai principi più profondi e originali dell’Umanesimo; accentua ed esaspera la funzione della grazia nel processo di salvazione, nega all’individuo il libero arbitrio e ogni autonomia allo Stato e alla scuola. Un’interessante sintesi di motivi naturalistici rinascimentali e mistici di ispirazione riformata presenta l’opera pedagogica di Comenio. La sua Didactica magna (1657) costituisce l’esito più organico di una lunga riflessione sul tema della riforma della scuola e del metodo didattico.
Particolare interesse per la vasta influenza nell’ambito dell’organizzazione tecnica della
Notevole efficacia hanno anche esercitato sulla p. successiva i giansenisti. Le loro ‘Piccole scuole’di Port-Royal sono rimaste in fama di modelli di un altissimo spirito educativo, severo e talvolta forse un po’ duro, ma a un tempo rispettosissimo della personalità dei discenti. I loro testi scolastici, in lingua francese, accurati, chiari, sobri hanno giovato a liberare definitivamente
Un’impostazione profondamente originale del problema pedagogico è avviata dal cartesianismo e dall’empirismo baconiano-lockiano, due indirizzi che, pur divergendo nel metodo, finiranno con il fondersi in una sola corrente speculativa. «Cogito ergo sum», afferma Cartesio: il pensiero che dubita non può non esistere. Ecco la prima certezza che ridà al pensiero una solidità, che nessuno scetticismo sarà in grado di scuotere. La p. dell’empirismo è rappresentata specialmente da
Dopo Locke e prima di Rousseau, notevole significato riveste nella storia del pensiero pedagogico
Nell’Émile di J.-J. Rousseau il problema è ormai quello d’intendere l’educazione come processo di autosvolgimento della personalità. Due soli maestri gli possono dare questo dominio di sé: «l’expérience et le sentiment» (cioè l’immediatezza del sentimento morale). Gli altri insegnanti debbono collaborare con essi, non sostituirsi a essi. L’educazione non deve essere ‘attiva’, ossia non deve intervenire a sproposito, violando il normale e spontaneo svolgimento del processo naturale, ma deve essere ‘negativa’, vale a dire tempestiva. Ormai l’educazione naturale non è già quella che tende a conservare l’integrità di un’ipotetica purezza originaria contrapposta alla mala influenza della vita sociale, come è stato troppo spesso affermato considerando la posizione dei Discours, ma quella che tende a salvaguardare e a promuovere la spontaneità, l’autonomia dell’educando nella vita sociale. Nonostante alcune contraddizioni del suo pensiero, Rousseau rimane il primo filosofo moderno della personalità prima di
Con il concetto di sintesi a priori e in particolar modo con quello di autonomia della volontà, Kant poneva implicitamente le fondamenta di una p. come scienza della personalità autonoma e appagava l’esigenza più profonda dell’autore dell’Émile.
Tuttavia il pensatore che ha per primo conquistato un concetto veramente adeguato dello spirito come autonomia, inverando le esperienze filosofiche e il più profondo motivo speculativo di J.G. Fichte e F.W.J. Schelling, è stato G.W.F. Hegel. Il suo concetto del divenire e dello spirito come autocoscienza sono a fondamento della dottrina dell’autoeducazione, per quanto Hegel non ci abbia dato una trattazione sistematica del problema pedagogico. A questo stesso concetto s’ispirano anche, nella loro azione di maestri e nella loro opera letteraria, due grandi apostoli dell’educazione infantile, J.H. Pestalozzi e F. Fröbel.
La p. di Pestalozzi ha superato quasi ogni traccia di dogmatismo e di oggettivismo: non c’è sapere né moralità che non provenga dall’esperienza personale. Processo naturale per lui è quello che rispetta non già «l’homme abstrait», ma la personalità storicamente determinata del discente. Alla formazione armonica delle varie attività dell’uomo, fine immanente di ogni educazione spontanea, si perviene unicamente con l’esercizio normale di esse, con la libera attività.
L’unico discepolo veramente geniale di Pestalozzi è stato Fröbel, il creatore dei giardini d’infanzia. La sua originalità consiste nella scoperta del mondo dell’infanzia nella pienezza dei suoi interessi. Egli ha rivelato, più a fondo di Pestalozzi, l’umanità del fanciullo, come libera attività creatrice, avente in sé il proprio fine. Questa materna penetrazione degli interessi della prima infanzia gli ha rivelato il significato e il valore del gioco, cioè la profonda serietà dell’attività creatrice del bimbo. Egli, accanto a J.P. Richter e a F. Schleiermacher, si può considerare uno dei più originali interpreti dell’anima del Romanticismo.
Alla migliore tradizione pestalozziana si ricollegano anche taluni dei più acuti educatori e scrittori italiani di problemi educativi del cattolicismo liberale, nel Risorgimento italiano, e in particolar modo
Con il positivismo della seconda metà del 19° sec. (
Il senso dell’inadeguatezza di molte soluzioni positivistiche ha dato luogo a un moto di pensiero pedagogico, organico e originale, promosso dall’idealismo assoluto italiano (
8.1 La p. sperimentale. - Nel periodo successivo alla
8.2 P. e ricerca scientifica. - Lo scambio tra p. e ricerca scientifica ha in particolare interessato la psicologia e la sociologia. A un lungo periodo di ricerche psicologiche nel campo dell’apprendimento e dello sviluppo cognitivo fa seguito anche la ‘rivoluzione pedagogica’ che J.S. Bruner si è proposto di realizzare negli Stati Uniti a partire dalla conferenza di Woods Hole nel 1959. Bruner ha elaborato una concezione pedagogica proposta in alternativa a quella di J. Dewey: insiste sulla centralità dell’educazione intellettuale e ritiene che l’insegnamento e l’apprendimento debbano essere concentrati, più che sulle singole nozioni in gioco nelle varie discipline, sulle loro strutture tipiche, e che tra le varie materie siano da privilegiare quelle che, come la matematica e la logica, forniscono conoscenza astratta. Lo scambio tra p. e sociologia ha avuto come risultato un gran numero di studi sull’incidenza dei condizionamenti ambientali nel favorire o ostacolare i processi di apprendimento. I pedagogisti hanno tenuto a sottolineare con particolare insistenza che la realizzazione di mete educative ottimali non può prescindere da una programmazione che non perda di vista il momento politico e che sappia incidere sulle strutture socioeconomiche. Queste ricerche, che prendono il via dalle opere del sociologo É. Durkheim hanno avuto esiti particolarmente fruttuosi nello studio dell’influsso del condizionamento ambientale sullo sviluppo delle capacità linguistiche (B. Bernstein).
8.3 La p. cibernetica - Un considerevole contributo alla riflessione pedagogica è venuto anche da diversi settori della tecnologia e della ricerca applicata, che hanno permesso il rapido fiorire dell’istruzione programmata e della p. cibernetica. Alla base di questo settore della p. vi è la concezione dell’educazione avanzata da I.P. Pavlov, ripresa dalla psicologia comportamentistica ed esposta con chiarezza da B.F. Skinner. L’apprendimento è visto come una modificazione del patrimonio di conoscenze di un organismo, modificazione che si realizza attraverso un’esperienza di carattere attivo ed esplorativo, dipendente in larga misura/">misura dal sistema di rinforzi e di stimoli previsto e programmato dall’educatore al fine di formare il discente. La ricerca, conseguente a un’accettazione di questi presupposti, di un processo ottimale di apprendimento ha portato a un rapido sviluppo delle tecnologie educative, che vanno dall’uso sistematico di test di vario genere, all’istruzione programmata, all’utilizzazione di strumenti cibernetici e di vere e proprie macchine per insegnare. Lo scambio tra riflessione pedagogica e ricerca applicata ha portato, inoltre, a concepire l’educazione in termini cibernetici come un processo che si propone di fare acquisire al discente una capacità di adattarsi e di rispondere, mediante un processo di riassestamento analogo al feedback delle macchine cibernetiche, ai fattori di novità presenti nella situazione.
Interessanti sviluppi ha avuto anche la p. sperimentale, che, come hanno illustrato E. Bechi e M. Laeng, ha avuto impulso soprattutto negli USA con E.F. Lindquist, L.J. Cronbach, N.I. Gage, R.M.W. Travers, B.S. Bloom, G.B. Carroll, F. Kerlinger, e in
Gli sviluppi in p. teorica hanno cercato di calibrare il linguaggio pedagogico alla luce della
Più recenti sviluppi sono venuti dall’ermeneutica, come teoria generale dell’interpretazione: i fatti educativi non sono suscettibili di spiegazione causale deterministica, ma esigono piuttosto una comprensione globale di significato; a questo indirizzo, utilizzando indicazioni di Schleiermacher e di
Disciplina che si occupa in sede teorica dei problemi dell’educazione musicale. Il passaggio dalle teorie alla realizzazione di modelli di insegnamento definisce invece l’ambito della didattica musicale. Pur avendo acquisito uno statuto autonomo solo nel Novecento, la p. musicale ha origini antiche: le prime riflessioni pedagogico-musicali risalgono al greco Damone di Oa, dal quale Platone apprese la dottrina degli ethoi, per cui ogni modo aveva un suo ethos specifico, che poteva incidere positivamente o negativamente sull’animo umano. Queste teorie hanno attraversato la storia dell’educazione fino ai giorni nostri. I presupposti della p. musicale moderna risalgono a teorici come Pestalozzi, J.F. Herbart, Fröbel e si possono sintetizzare nell’importanza data all’esperienza del gioco con i suoni che consente di valorizzare le nozioni di spontaneità e di operatività. Agli inizi del 20° sec. É. Jaques-Dalcroze individuò l’importanza dell’educazione dell’orecchio, in primo luogo attraverso il potenziamento dell’esperienza del ritmo, che deve essere partecipato con tutto il corpo. Anche per E. Willems l’educazione dell’orecchio deve precedere qualsiasi altro approccio alla musica. In seguito le ricerche di