Pensiero

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Attività psichica mediante la quale l’uomo acquista coscienza di sé e della realtà che egli considera come esterna a sé.

Orientamenti e sviluppi teorici

Il termine p. abbraccia tutta una serie di processi cognitivi e di attività psichiche superiori: p. razionale, caratterizzato dall’impiego di procedimenti di tipo deduttivo-induttivo; p. intuitivo, che procede in maniera non sequenziale, afferrando la situazione senza essere in grado di descrivere i passaggi compiuti; p. creativo o anche produttivo, scarsamente vincolato dall’esterno e fortemente dipendente, invece, dal mondo interiore; p. rigido o anche meccanico, che procede applicando regole in vista dell’elaborazione delle informazioni; p. realistico, teso a soddisfare le domande della realtà; p. magico, che vive gli oggetti e le cose come animate e fornite di volontà; p. autistico, che si organizza un mondo immaginario, dominato dai bisogni e dalle aspirazioni del soggetto; p. catatimico, caratterizzato dalla prevalenza, nella mente, di un complesso ideativo orientato nel senso di un determinato contenuto emozionale.

Le diverse scuole psicologiche hanno dato origine nel tempo a numerose concezioni sulla natura del pensiero. Tra le più importanti: quella associazionista, che prende in considerazione i processi d’associazione e il momento dell’attenzione su ciò che transita per la mente; quella psicanalitica, che distingue tra processi primari (sogni, fantasticherie) e processi secondari, regolati i primi dal principio del piacere, i secondi dal principio di realtà; quella strutturalista, secondo cui la coscienza e i processi di p. sono riducibili, senza residui, a sensazioni, immagini e affetti (p. per immagini); quella funzionalista, che vede le idee come sostituti di stimoli percettivi, conformemente a una linea di ricerca che sottolinea costantemente l’importanza determinante del p. nel permettere all’organismo di adattarsi all’ambiente circostante; la concezione della scuola della Gestalt (o della psicologia della forma), che considera il p. soprattutto dal punto di vista di una attività volta alla soluzione dei problemi e ne schematizza le fasi principali (riorganizzazione percettiva, gerarchicamente ordinata, del campo in esame, ricerca di rappresentazioni migliori, e, infine, trasformazione del campo percettivo stesso).

Gli orientamenti moderni.- Le tendenze moderne nello studio del p. sono ancora lontane dall’avere operato una convergenza definitiva, per cui la locuzione psicologia del p. designa piuttosto un campo di problemi, indagato da punti di vista e con metodi diversi, che non un indirizzo unitario. Notevole attenzione è stata dedicata al problema della formazione dei concetti, soprattutto per quanto riguarda la distinzione astratto-concreto. Particolarmente importanti a questo riguardo gli studi sui fattori astrattivi e rappresentativi nel p. di K. Goldstein, che indagò in modo specifico la correlazione tra verbalizzazione, capacità di attenzione, attività di pianificazione, manipolazione e controllo in soggetti che presentavano una lesione dei lobi prefrontali, mettendo in rilievo l’impossibilità da parte dei soggetti stessi di servirsi di processi astratti di pensiero.

Nell’ambito della corrente comportamentista, si riduce il p. a una risposta allo stimolo ambientale (modello stimolo-risposta); successivamente si è cercato di elaborare una più complessa teoria, interpolando nel modello S-R risposte verbali, come fattori di mediazione (lo schema diverrebbe quindi il seguente: S - r - s - R, dove r andrebbe intesa come risposta anticipatoria frazionata a uno stimolo verbale in grado di fungere a sua volta da stimolo, s, per la risposta R).

Una nuova impostazione degli studi sul p. si è avuta con indirizzi di ricerca orientati nel senso della teoria dell’informazione (A. Newell e H. A. Simon). Il p. è visto, per es., come ‘trattamento di informazioni’ facendo ricorso alla simulazione su calcolatori e alla elaborazione di appositi modelli. Si considera il comportamento come diretto da un programma che si organizza a partire da un insieme di processi di informazione elementare: sono quindi organizzati adatti sottoprogrammi in modo da rendere il comportamento quanto più possibile simile a quello ottimo rispetto a un compito specifico (per es., soluzione di un problema).

Dal punto di vista di una convergenza con le ricerche di tipo neurofisiologico, sono importanti gli studi di G.A. Miller, E. Galanter, K.H. Pribram, basati sul concetto generalissimo di ‘piano’, definito come «qualunque tipo di processo gerarchico nell’ambito dell’organismo in grado di controllare l’ordine in cui va eseguita una sequenza di operazioni».

Senza riferimento a correlati neurofisiologici, i processi cognitivi implicati nell’attività di soluzione di problemi sono stati oggetto d’indagine da parte di J.S. Bruner, J.L. Goodnow e G.A. Austin.

Importanti anche gli studi, che si sono serviti sia della sperimentazione sia della simulazione con calcolatore, sui processi di p. impliciti nel ragionamento deduttivo e induttivo e sui procedimenti euristici in generale.

Gli studi di J. Piaget sull’evoluzione intellettiva, infine, hanno aperto un importante campo di ricerca e permesso d’individuare, a livello dei vari stadi evolutivi, forme di p. tipiche (p. preconcettuale, p. intuitivo, p. caratterizzato dall’impiego di concetti operazionali, p. logico).

Disturbi psicopatologici del pensiero

I disturbi del p. possono interessare sia la strutturazione formale del p. sia il suo contenuto.

I disturbi formali del pensiero. - Sono la fuga delle idee, l’idea prevalente, l’idea coatta, la dissociazione, l’inibizione, il particolarismo, la perseverazione. La fuga delle idee è una condizione nella quale i contenuti affluiscono da tutti i lati alla coscienza in un susseguirsi caotico di associazioni, non fondate su di un legame logico fra l’uno e l’altro elemento ideativo, ma su nessi occasionali, sotto l’influenza di stimoli esterni, senza che il soggetto sia in grado di ‘scegliere’ e di coordinare il corso del proprio pensiero. L’idea prevalente è un p. o un gruppo di p., caratterizzati da un particolare tono sentimentale o carica affettiva, che si presentano con insistenza alla mente del soggetto. Non assume carattere di fissità abnorme. L’idea coatta è la persistenza e ripetizione di contenuti ideativi indipendentemente dalla volontà del soggetto che la critica, riconoscendone la morbosità, pur non essendo capace di liberarsene. La dissociazione è caratterizzata da un’ideazione frammentaria, incomprensibile alla psicologia normale come se «i concetti di una data categoria fossero stati gettati in un vaso e rimescolati insieme ed estratti poi uno per volta, a caso» (E. Bleuler). L’inibizione è un rallentamento del corso del p. cui si abbina una povertà di temi, circoscritti, in genere, a contenuti prevalenti di rovina e di colpevolezza; scarsa appare l’influenzabilità del p. da parte degli stimoli esterni. Il particolarismo è l’esagerato sviluppo dato a particolari di secondaria importanza nel discorso. La perseverazione è la continua ripetizione di singoli temi.

I disturbi del contenuto. - Sono i deliri, le idee dominanti e le ossessioni. Il delirio rappresenta un giudizio falso caratterizzato da convinzione assoluta, da certezza soggettiva, da incorreggibilità e da assurdità del contenuto. Nel suo ambito si distinguono: a) idee deliroidi, che nascono, in modo comprensibile a una psicologia normale, da emozioni o avvenimenti affettivi morbosi (per es., nella malinconia), da illusioni o da senso di estraneità del mondo percettivo per alterata coscienza; b) idee deliranti vere, incomprensibili nella loro genesi, che emergono da una particolare alterazione delle funzioni psichiche, lo ‘stato d’animo delirante’ il quale, senza intaccare i caratteri formali del p., rende il malato ‘consapevole’ di nuovi e reconditi significati, per noi incomprensibili, nel mondo che lo circonda e nelle sensazioni che provengono dal suo corpo; detto stato d’animo è dovuto a un processo psichico morboso che altera la personalità del soggetto (schizofrenia). L’idea dominante è una convinzione profonda, colorita da una forte partecipazione affettiva; la componente affettiva mantiene e fissa l’idea fino a che essa non si identifica con la personalità stessa del soggetto, che ne fa lo scopo di tutti i suoi pensieri. Dal punto di vista psicologico è proprio il carattere di falsità che distingue le idee dominanti dalle convinzioni che si perseguono tenacemente, per es., in un campo di studi o nel comportamento etico. Tali idee si osservano, oltre che negli psicopatici, anche in individui altrimenti sani, per es. nel caso della querulomania che può nascere da un errore giudiziario. Le ossessioni sono idee che si presentano insistentemente alla mente benché il soggetto ne riconosca l’assurdità e faccia ogni tentativo per liberarsene.

pensile, letto In geografia fisica, tipo particolare di letto fluviale che si determina quando i detriti trasportati dalle acque, accumulandosi lentamente lungo il corso, provocano un innalzamento del letto a un livello superiore rispetto a quello del terreno circostante.

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