PERONI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PERONI

Daniela Brignone

– Famiglia di imprenditori originari del Novarese, ebbe come capostipite Francesco, nato a Galliate, presso Novara, nel 1818, da Giovanni Battista e da Giuseppa Bignoli.

A Galliate, Giovanni Battista svolgeva l’attività di pastaio nella quale era coinvolta l’intera famiglia, il cui status sociale ed economico di borghesia cittadina trasse indubbio beneficio dalle riforme albertine degli anni Trenta dell’Ottocento.

Dalle ristrettezze del contesto galliatese il giovane Francesco volle presto liberarsi, trasferendosi sul finire del 1845 – era già sposato con Matilde Merzagora (1827-1891), originaria di Angera (Varese) – nella più vivace Vigevano, in provincia di Pavia, per impiantarvi uno stabilimento per la produzione della birra.

Si trattava di un’attività discretamente diffusa negli Stati Sardi dove, attorno alla metà degli anni Cinquanta, si contavano ben 57 fabbriche di birra, con una produzione annua totale di circa 50.000 ettolitri. Il primo documento che attesta la presenza di Peroni a Vigevano è una Tabella Generale degli Abitanti del Comune di Vigevano soggetti alla tassa Personale e Mobiliare del 1846, in cui compare Francesco Peroni «fabbricante di birra» in contrada Rocca Nuova, dove si trovavano l’abitazione privata, la fabbrica e una locale birreria (Archivio storico del Comune di Vigevano, Transizione, reg. 136).

Francesco e Matilde ebbero sette figli. Al primogenito Giovanni, nato a Vigevano il 2 dicembre 1848 – seguito da Luigi (9 agosto 1861), Gemma (19 novembre 1862), Ercole (26 ottobre 1863), Cesare (22 agosto 1869), Carolina e Giuseppina – fu affidato, giovanissimo, il compito di recarsi a Roma per seguire l’avviamento di una seconda fabbrica di birra, destinata a soppiantare la prima. Mentre la sede vigevanese, gestita da Francesco e poi dal figlio Ercole (morto a Vigevano nel 1951), concluse la propria attività nel 1896, la fabbrica romana fu data in gestione ad alcuni soci di Francesco Peroni nel 1864, per essere poi presa in carico da Giovanni nel 1867 e sviluppata nei decenni a seguire.

Dal primo sito produttivo romano in via Due Macelli 74, corrispondente all’attuale civico del teatro Salone Margherita, nel 1871 Giovanni trasferì l’attività in borgo S. Michele, oggi borgo Santo Spirito, prendendo in affitto dall’amministrazione del manicomio del Santa Maria della Pietà un nuovo e più spazioso immobile.

Negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, le Fabbriche di birra ed acque gazzose Francesco Peroni radicarono la propria posizione a Roma, grazie alla rete di relazioni commerciali e alle capacità imprenditoriali e finanziarie di Giovanni Peroni, coadiuvato dal fratello Cesare (morto a Roma il 9 novembre 1948) che, nel 1887, lasciò anch’egli Vigevano alla volta di Roma, per entrare operativamente in azienda un paio di anni dopo.

Consigliere della Camera di commercio di Roma nel 1893, Giovanni fu membro o presidente di istituzioni benefiche e associazioni di interessi negli anni successivi. Il matrimonio con Giulia Aragno, figlia di Giacomo – dal quale nacquero cinque figli: Emma, Elisa, Francesco, Giacomo e Mario –, sigillò il legame commerciale tra le due famiglie, portando alla costituzione di una ditta familiare di grande successo – il Caffè Peroni - Aragno di via del Corso – nella quale Giovanni assunse un peso finanziario crescente.

Nel 1896 i tempi furono ritenuti maturi per il trasloco in una nuova fabbrica, situata in via del Cardello, presso il Colosseo. Durante gli anni 1896-1901, nei quali rimase in quella sede, la Ditta Francesco Peroni intensificò i rapporti industriali e commerciali con una delle maggiori società italiane attive nel settore frigorifero, la Società romana per la fabbricazione del ghiaccio e della neve artificiale, appartenente a un gruppo di industriali di varia provenienza, tra i quali spiccavano i nomi di Giuseppe Merli, Luigi Mazzanti, Emilio Ferro, Ugo Natali, Gaetano e il figlio Giuseppe Latmiral, Angelo Ugo e Alessandro Beretta.

Nel 1901, dalla fusione delle due società, sorsero le Società riunite fabbrica di ghiaccio e ditta Francesco Peroni, la cui sede presso Porta Pia venne costruita ex novo su progetto dell’ingegnere Gustavo Giovannoni. Pochi anni dopo la fusione, il 28 febbraio 1907, fu creata a Roma la Società anonima Birra Peroni, ghiaccio e magazzini frigoriferi.

Nell’ultimo decennio del secolo il raddoppio della tassa di fabbricazione sulla birra, introdotto nel 1891, colpì duramente le aziende più deboli: le fabbriche di birra attive passarono da 140, nel 1889-90 con una produzione di 157.629 ettolitri, a meno di 90, con un prodotto totale lontano dai 100.000 ettolitri. La prima guerra mondiale avrebbe messo a ulteriore e dura prova la già debole industria birraria nazionale, che dalle 82 fabbriche attive nell’esercizio 1913-14 passò a 46 nell’esercizio 1918-19.

Sul fronte tecnologico i tipi di birra allora prodotti in Italia erano quella ‘uso Vienna’, giallognola e poco amara, e la birra ‘uso Monaco’ o ‘uso Baviera’, contraddistinta dal colore bruno e dal sapore dolciastro, entrambe prodotte con il metodo a bassa fermentazione, più vicine al gusto dei consumatori italiani e adatte al clima mediterraneo. Tale metodo, che si distingueva da quello ad alta fermentazione per l’uso di basse temperature, era stato introdotto in Baviera nel secondo decennio dell’Ottocento ed ebbe rapida diffusione in Europa dopo essere stato presentato ufficialmente all’Esposizione universale di Parigi del 1867.

Cesare Peroni si recò presso istituti tedeschi di formazione birraria per apprendere il metodo di fabbricazione della birra a bassa fermentazione. Sposato con Lucilla Mazzanti, da cui ebbe Franco (Roma, 1905-1963) e Carlo (Roma, 1911-1987), Cesare fu espressione della componente familiare più legata al prodotto, l’anima tecnica e tecnologica dell’azienda.

Nel 1908 Giovanni Peroni ricevette l’onorificenza di cavaliere del lavoro, e nel marzo 1913 divenne presidente della Società Birra Peroni, nella quale già dal 1911 ricopriva la carica di vicepresidente. Ebbe poi un ruolo fondamentale nell’operazione che condusse all’ingresso, nel 1913, nel capitale azionario della Società anonima ghiacciaia romana, con sede in via Flaminia, assorbita nel 1942.

Giovanni morì il 2 gennaio 1922, pochi giorni dopo aver rassegnato le dimissioni da presidente della società e alcuni anni prima dell’estensione dell’azienda di famiglia con nuove fabbriche – Bari nel 1924, Napoli nel 1929, Livorno nel 1939 – su tutto il territorio nazionale. Dei suoi cinque figli, solo Francesco (Roma, 1881-1967), detto sor Checchino, e Giacomo (Roma, 1884-1977) ebbero un ruolo attivo in azienda. La figlia Elisa (Roma 1878-1963) sposò Tito Natali.

Nel corso della storia aziendale la scomparsa di membri della famiglia con ruoli dirigenziali coincise sempre con l’entrata in scena di nuove leve: Cesare Peroni fu amministratore delegato dal 1921 fino alla morte e, come già il fratello, fu insignito dell’onorificenza di cavaliere del lavoro nell’ottobre 1935.

Nel corso degli anni Trenta venne emergendo la figura di Giacomo che, entrato nel Consiglio di amministrazione nel 1921 in sostituzione del padre Giovanni, andò a ricoprire in azienda un ruolo chiave nei rapporti istituzionali con il mondo associativo imprenditoriale nelle sue declinazioni locali, nazionali e nella rappresentanza degli interessi degli industriali birrari.

Presidente dell’Unione italiana fabbricanti birra negli anni Venti e poi presidente della sezione Birra e Freddo in seno all’Unione industriali del Lazio, Giacomo era solito raccogliere la documentazione relativa alle pratiche da lui seguite e di commentarle per iscritto. Una sua ricostruzione delle vicende societarie, su cui si è basata tutta l’autorappresentazione aziendale nei decenni successivi, fu data alle stampe nel 1976. Non altrettanto si può dire di Cesare, infaticabile uomo d’azione che poco tempo dedicò, evidentemente, alla stesura per iscritto delle sue impressioni e opinioni.

Una più netta assunzione di responsabilità da parte di Giacomo e del fratello Francesco contribuì – dalla metà degli anni Venti – ad alleviare il peso gravante sulle spalle dello zio Cesare; mentre Francesco esercitava la carica di vicedirettore dello stabilimento di Roma, grazie alle sue competenze di braumeister, Giacomo si vide assegnare dallo zio parte delle responsabilità in materia amministrativa e commerciale, con la cura dei rapporti con la clientela e delle vendite.

Accanto all’espansione industriale, i vertici dell’azienda intrapresero strategie di espansione extraregionale che portarono Birra Peroni nelle Marche, in Campania, in Abruzzo e in Toscana. Contratti di concessione di vendita esclusiva furono siglati con commercianti locali, nell’obiettivo di sviluppare il mercato verso le regioni meridionali.

Il nuovo stabilimento Birra Peroni di Bari, avviato nel 1924, si attestò a regime su una produzione di circa 25.000 ettolitri, su un totale complessivo di circa 150.000. Nel 1926 fu assorbito il Birrificio Dell’Orso e Sanvico di Perugia, trasformato successivamente in centro d’imbottigliamento e deposito concessionario. Tra il 1929 e il 1930 fu la volta delle Birrerie Meridionali di Napoli e della Birra d’Abruzzo di Scontrone d’Abruzzo, seguite nella metà degli anni Trenta dalla Birra Partenope di Napoli e dalla Birra Cioci di Macerata. Nel 1939 anche la fabbrica De Giacomi di Livorno venne assorbita, ultimo tassello – per quanto concerne la prima metà del XX secolo – di un disegno di espansione industriale e commerciale nell’Italia centromeridionale.

Lo scoppio del secondo conflitto mondiale e l’entrata in guerra dell’Italia non ebbero effetti immediati sull’attività della Società Birra Peroni, che continuò a lavorare a pieno ritmo fino al 1942. Dopo la firma dell’armistizio con le forze alleate, l’8 settembre 1943, l’Italia, come noto, fu spezzata in due parti, che seguirono diversi destini. Le fabbriche Peroni, disseminate lungo la penisola, furono separate l’una dall’altra e subirono, eccetto lo stabilimento di Bari, l’occupazione tedesca e poi quella alleata in tempi diversi.

Il ritorno alla normalità, dopo l’emergenza bellica, fu lento e differenziato da stabilimento a stabilimento. Nel dopoguerra furono definiti i nuovi assi strategici di sviluppo della società, che designò come prioritario l’obiettivo del rinnovamento dell’intero apparato produttivo. In tale ambito emerse tutta la competenza di Franco (Roma, 1905-1963), figlio di Cesare, formatosi presso l’Università birraria di Weihenstephan, in Germania, la cui statura imprenditoriale era affiorata già negli anni di guerra, durante i quali aveva dato prova di grande capacità relazionale e organizzativa, fungendo da fulcro decisionale e carismatico per l’intera società.

Fu lui a cogliere l’occasione dell’allontanamento dei tecnici tedeschi per favorire la formazione di una nuova generazione di tecnici birrai italiani e, ancora lui, a guidare una delegazione di tecnici aziendali in visita ai principali birrifici statunitensi, tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, per apprendere le novità del modello organizzativo americano, imperniato su efficienza e razionalità organizzativa, standardizzazione qualitativa, innovazione del packaging e dell’immagine complessiva del prodotto.

Il progetto dello Studio Harley-Ellington & Day di Detroit per la nuova fabbrica di Napoli, inaugurata nel 1953, funse da modello per le nuove fabbriche di Bari, Padova e Roma, costruite ex novo tra gli anni Cinquanta e i primi anni Settanta e attive ancora oggi.

Nel giugno 1952 Franco fu nominato vicepresidente della Società Birra Peroni. All’irruenza e all’entusiasmo trascinante di Franco, interrotte nel 1963 dalla sua prematura scomparsa, fecero da contraltare la ponderatezza e la misura del cugino Giacomo che, nel 1954, aggiunse la carica di presidente, mantenuta fino al 1979, a quella di amministratore delegato già ricoperta dal 1949. Cresceva nel frattempo il ruolo di un altro membro della famiglia operativo in azienda dal 1940, il secondo figlio di Cesare, Carlo, entrato nel Consiglio di amministrazione nel 1948 e destinato a sostituire il fratello Franco nel ruolo di vicepresidente, mantenuto fino al 1988.

Sostenuta dal primo boom dei consumi birrari, la Società Birra Peroni iniziò negli anni Cinquanta un periodo di rapida e intensa trasformazione in moderna industria birraria. La sua rete distributiva contava oltre 400 ditte concessionarie, 14 delle quali dotate di impianti di imbottigliamento. Le tappe principali della crescita della società, nei decenni successivi, furono la costruzione dei nuovi stabilimenti di Bari (1965) e di Roma (1971), l’acquisizione della Società Itala Pilsen di Padova, tra il 1960 e il 1970, l’assorbimento della Società Faramia di Savigliano e della Birra Raffo di Taranto.

Nuove energie entrarono nel Consiglio di amministrazione con l’ingresso, nel 1959, di Rodolfo, detto Rudi (Roma, 1938) figlio di Franco e, nel 1963, con il ritorno di Giorgio Natali (Roma, 1918-2005), figlio di Tito ed Elisa Peroni. Nel 1962, inoltre, a Francesco Peroni, sor Checchino, che lasciava l’attività dopo cinquantasette anni, subentrò nel Consiglio di amministrazione suo figlio Giovanni (Roma, 1915-1976).

Gli anni Settanta coincisero con l’inizio di una fase di crescita più misurata del Paese e della società Birra Peroni, che tra i suoi otto stabilimenti produttivi ancora operativi alla fine del decennio dovette operare scelte selettive, al fine di una razionalizzazione industriale. Dopo quello di Livorno, chiuso nel 1979, toccò agli altri stabilimenti minori del Gruppo: Savigliano (Cuneo), Taranto, Udine e poi ancora Brescia e Battipaglia (Salerno).

Ritiratosi Giacomo Peroni dalle cariche di presidente e di amministratore delegato della società nell’aprile 1976, all’età di 92 anni, a ricoprire la carica di presidente fu chiamato Giorgio Natali, già azionista e consigliere dal 1953. Natali, proveniente da una famiglia di banchieri, aveva intrapreso la carriera di agente di cambio, dando poi vita al relativo ordine professionale, di cui fu nominato presidente nel 1968. In Birra Peroni portò la sua competenza in materia finanziaria.

Carlo Peroni conservò la carica di vicepresidente, mentre sul finire dello stesso anno Rudi Peroni e Mario Beretta, azionista esterno alla famiglia, furono nominati entrambi amministratori delegati, carica precedentemente ricoperta da un’unica persona.

L’ingresso di Marco Martinelli – erede della famiglia Ferro – e di Andrea Mondello (Roma, 1949) – figlio di Amarilli Peroni, una delle figlie di Giacomo, e di Mario Mondello – nel Consiglio di amministrazione, tra il 1976 e il 1977, ne mutò radicalmente la composizione. Coetaneo di Mondello, il figlio di Silvia − altra figlia di Giacomo − Manno Manni (Roma, 1949) ricoprì la carica di direttore export e poi relazioni esterne.

La scomparsa del vicepresidente Carlo Peroni, alla fine del 1987, portò alla nomina di Martinelli a vicepresidente e di Mondello ad amministratore delegato nel febbraio 1988.

Con tale configurazione del top management, la S.p.A. Birra Peroni affrontò gli anni Ottanta, segnati dalla ripresa e dalla diversificazione e culminati nell’acquisizione, nel 1988, della Birra Wührer di Brescia, la più antica fabbrica di birra italiana, già di proprietà BSN Danone, che entrò così con una quota minoritaria nella proprietà Birra Peroni. Fu, quello, lo sforzo maggiore per internazionalizzare l’azienda e dotarsi così di strumenti atti a competere con le grandi multinazionali della birra operanti in Italia.

Nella divisione dei ruoli tra i membri del management, Rudi incarnò in modo innovativo la vocazione industriale trasmessagli dal padre e dal nonno, fungendo allo stesso tempo da raccordo umano e professionale nei confronti dei concessionari Birra Peroni, che rappresentavano capillarmente l’azienda nel territorio. Mondello interpretò invece l’anima istituzionale tipica del suo ramo familiare, svolgendo un ruolo chiave nei rapporti con gli stakeholders nazionali e internazionali, anche al di fuori dell’azienda, dove presiedette la Camera di commercio di Roma per un quindicennio.

Negli anni Novanta il settore birrario in Italia fu terreno di conquista di società multinazionali, che resero la difesa della proprietà familiare, nonché dei livelli di occupazione e di sviluppo raggiunti dall’azienda, sempre più impervia. Ciononostante, furono compiuti importanti investimenti industriali con l’avvio, nello stabilimento romano, degli impianti di cottura più grandi d’Europa. Tra il 2003 e il 2005 la proprietà di S.p.A. Birra Peroni passò a SABMiller plc, secondo produttore mondiale di birra.

La quinta generazione della famiglia Peroni è rappresentata operativamente da Franco (Roma, 1966), figlio di Rudi e di Letizia Palermo, subentrato al padre in consiglio dal 2001 e nel ruolo di amministratore delegato nel 2002, e da Paolo Fini (Roma, 1967), nipote di Carlo, anch’egli membro del Consiglio di amministrazione dal 2001. Alberto (Padova, 1971) e Giulio (Roma, 1967), eredi del ramo di Ercole, figlio del fondatore rimasto a Vigevano, sono tuttora operativi nella forza di vendita dell’attuale Birra Peroni S.r.l., società di SABMiller plc.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico Birra Peroni, Scritture sociali, 1898-1997; Società Birra Peroni, 1872-1998. Strumento prezioso per la conoscenza e la consultazione dell’archivio è il volume Archivio della Società Birra Peroni. Inventario, a cura di D. Brignone, Roma 2001. Le informazioni su Cesare Peroni, provengono dall’Archivio della Federazione nazionale Cavalieri del lavoro.

1889-1939. Cinquant’anni di Vita industriale di Cesare Peroni Cavaliere del lavoro, Roma 1939; In memoria di Cesare Peroni, Roma 9 dicembre 1948, Roma 1949; G. Peroni, I Peroni. Cenni biografici di una famiglia di industriali. 1846-1962, Roma 1976; A.M. Racheli, Recupero edilizio ed archeologia industriale. La fabbrica della Birra Peroni a Roma (1901-1992), Venezia 1993; Progresso tecnologico ed industria in Italia. Cinque realtà emblematiche (1860-1940), a cura di D. Brignone, Roma 1993 (in partic. il saggio Le Società riunite Fabbrica di ghiaccio e Ditta Francesco Peroni. Nascita e sviluppo dell’industria del freddo a Roma a cavallo del secolo, pp. 88-104); D. Brignone, Birra Peroni 1846-1996. 150 anni di birra nella vita italiana, Milano 1995; A. Colli, Per una storia del settore birrario italiano. Dalle origini alla seconda guerra mondiale, Milano 1995.

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