Pesaro

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Pesaro Comune delle Marche (126,77 km2 con 96.786 ab. nel 2020), capoluogo, insieme a Urbino, della prov. di P. e Urbino. Il nucleo urbano, che è posto sul litorale adriatico, è compreso in una vasta piana di alluvioni, di deltazione e di arenili quaternari, protesa a cuneo verso l’Adriatico e limitata a SE dal rilievo pliocenico del Monte Ardizio e a NO dal Monte di S. Bartolo. Lo sviluppo perimetrale murato della città romana, sorta alla destra del fiume Foglia, era quadrato, e a esso si adattarono le mura medievali; nel 16° sec. F.M. Della Rovere fece erigere la caratteristica ‘cinta pentagonale’, che incorporò sul mare la Rocca Costanza. Nel 1857 fu deviato l’ultimo tratto del Foglia e trasformato in un porto-canale, sede tuttora di intensi traffici commerciali. Agli inizi del 20° sec. furono abbattute in gran parte le antiche mura e prese impulso l’espansione della città nuova verso l’arenile marino, ai lati del fiume, con l’aspetto di una ‘città giardino’ e con un reticolato stradale regolare.

Le vicende demografiche della città sono state caratterizzate da un notevole incremento fra gli anni 1960 e 1970, contemporaneamente alla diffusione dello sviluppo produttivo e, in seguito, da una condizione di stasi. A partire dalla metà degli anni 1990, la popolazione ha ripreso a registrare un incremento, sia pure modesto. Oltre che centro amministrativo, P. è città notevole per le numerose attività del terziario commerciale e dell’industria. Nel comparto secondario emergono soprattutto i settori della lavorazione del legno (mobilifici), quello metalmeccanico (macchine utensili) e quello alimentare. Di antica tradizione è l’industria delle maioliche. Intenso il movimento commerciale, che riguarda i principali prodotti dell’entroterra, agricoli (cereali, ortaggi, barbabietole, foraggi, olive, uva) e dell’allevamento (carni, latte). Notevole importanza economica ha assunto il turismo, sia di carattere balneare sia legato alle tradizioni culturali, in particolare musicali (Rossini Opera Festival), della città.

Storia

Colonia romana nel 184 a.C., Pisaurum nei secoli dell’Impero fu città fortezza e centro industriale e commerciale di qualche rinomanza per la produzione delle ceramiche. Distrutta da Vitige (539) e ricostruita da Belisario (544), la città fu ancora possesso dei Goti (545-553). La dominazione bizantina che seguì fu interrotta dalla conquista longobarda (752); con la donazione di Pipino (756) P. entrò a far parte dei domini della Chiesa (774), anche se di fatto fin dall’età carolingia fu governata da rappresentanti dell’Impero. Fiorente comune nel 12° sec., P. seguì le parti imperiali nelle imprese italiane di Federico Barbarossa. Nel 1182 fu introdotto il governo podestarile, ma alla fine del secolo la città era soggetta con la marca anconitana al potere feudale di Marquardo, vicario imperiale; questi, sconfitto dall’esercito papale e da quello ravennate, la abbandonò ai legati del papa. Ristabilitosi il comune nel 13° sec., per volontà di Innocenzo III P. passò poi agli Estensi (1210-16). A lungo ghibellina durante il regno di Federico II, si ribellò all’Impero e aderì alla lega delle città guelfe della Marca; costretta all’obbedienza da Manfredi (1259), alla morte di questo tornò alla Chiesa (1266). Fino al 1445, quando fu acquistata da Alessandro Sforza, P. fu sottoposta alla tirannide dei Malatesta. Alla dominazione sforzesca, interrotta dall’impresa di Cesare Borgia (1500-03), pose fine papa Giulio II, che unì P. ai domini del nipote Francesco Maria Della Rovere. Sotto la dinastia roveresca, iniziata nel 1521 (negli anni 1516-19 la città fu invece feudo di Lorenzo de’ Medici), P. fu prescelta dai duchi a loro residenza e ne trasse grande impulso. Alla morte del principe Francesco Maria II (1631), il ducato tornò alla Chiesa, che ne fece una legazione cardinalizia. Da allora la storia politica della città si confonde con quella dello Stato papale. Nel 1796, dopo l’invasione francese delle Marche, P. ebbe un governo provvisorio; appartenne poi alla Repubblica romana, alla Cisalpina, di nuovo allo Stato papale (1799-1801), al primo Regno d’Italia e a Gioacchino Murat (1815). Tornata allo Stato della Chiesa, P. fu conquistata alle truppe pontificie dai Piemontesi di E. Cialdini (1860).

Architettura e arte

I principali monumenti sono: il Palazzo Ducale, fatto erigere da Alessandro Sforza, restaurato nel 16° sec. da G. e B. Genga; la Rocca Costanza (iniziata da L. Laurana nel 1474); la grandiosa Villa Imperiale, iniziata da Alessandro Sforza e compiuta da Eleonora Gonzaga, decorata da affreschi dei Genga, di Perin del Vaga, di A. Bronzino ecc.; la villa Miralfiore (F. Terzi e B. Genga; affreschi nella maniera degli Zuccari). Tra le chiese, notevoli il duomo, con facciata romanica; S. Agostino, con portale gotico del 1413; S. Francesco, con parti romaniche e gotiche; S. Giovanni Battista (G. e B. Genga); alcuni palazzi dei sec. 16°-18° e varie chiese barocche. Il Palazzo Toschi-Mosca è sede dei Musei Civici, comprendenti la Pinacoteca e una rara collezione di maioliche, specialmente pesaresi e urbinati. Nel palazzo Almerici (17° sec.) hanno sede il Museo Oliveriano e la Biblioteca, entrambi fondati da Annibale Olivieri degli Abbati-Giordani.

A P. fiorì nel Rinascimento una celebre industria della maiolica. Dei pezzi più antichi nessuno è firmato; la produzione figurata è legata alla bottega di maestro Girolamo e di suo figlio Giacomo Lanfranco. Maestri pesaresi lavorarono anche in Liguria e a Venezia. L’attività dei maiolicari di P. diminuì nei sec. 17° e 18°, pur protraendosi fino ai giorni nostri.

Provincia di P. e Urbino (2568 km2, con 356.497 ab. nel 2020). Comprende 53 Comuni. Il territorio si estende dalla Romagna e San Marino (a N) alla sponda sinistra del Cesano (a SE), comprendendo i bacini della Marecchia, del Conca, del Foglia e del Metauro.

La provincia ha registrato una crescita demografica consistente negli anni 1970, in ragione dello sviluppo della piccola e media industria, quando il territorio si è andato organizzando nella forma del tipico ‘distretto industriale’. Nei decenni successivi la popolazione ha continuato a crescere, sia pure più lentamente, principalmente per effetto del saldo positivo naturale. La specializzazione dell’industria locale riguarda in particolare il comparto mobiliero, caratterizzato dalla costituzione di un’articolata trama di imprese diffuse fra il capoluogo provinciale e i comuni dell’immediato entroterra. Le produzioni dell’industria interessano tuttavia anche i settori della meccanica e metalmeccanica, della chimica e dell’abbigliamento. L’agricoltura costituisce un settore importante dell’economia provinciale: tra le principali colture, piante ortofrutticole, barbabietola da zucchero e vite. Intenso il movimento turistico, grazie alle stazioni balneari di Gabicce Mare, P. e Fano. Nell’interno, la città di Urbino, dotata di un rilevante patrimonio artistico e frequentata meta turistica, è prestigioso centro culturale e di formazione universitaria.

Nel 2022 la città è stata designata capitale italiana della cultura per il 2024.

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