PESCARA

Enciclopedia Italiana (1935)

PESCARA (A. T., 24-25-26 bis)

Claudia MERLO
Salvatore AURIGEMMA
Cesare RIVERA

Città dell'Abruzzo, sull'Adriatico, situata sul piano alluvionale alla foce del fiume omonimo. È formata dall'unione di due centri, già capoluoghi di comune autonomo, Castellammare Adriatico e Pescara. Castellammare è un'elegante cittadina di sviluppo e di aspetto moderno che sorge a sinistra della foce del Pescara, presso la spiaggia dell'Adriatico: lungo questo corre per oltre 2 km. il Viale della Riviera, fiancheggiato da una serie di ville e palazzine; fra il Viale della Riviera e il mare si stende una spiaggia sabbiosa, provvista di numerosi stabilimenti balneari, animatissima nell'estate; il centro della cittadina, detta anche la "Marina", è presso il Pescara, fra il viale della Riviera e la stazione ferroviaria e ne è l'arteria più animata il Corso Umberto I; dal centro dell'abitato si dirama poi una lunga appendice verso NO. lungo la strada nazionale litoranea.

Il centro di Pescara è posto sulla riva destra del fiume, a circa 2 km. dall'Adriatico. È l'antichissima Aternum o Ostia Aterni, nell'evo classico, centro stradale e porto importante per le comunicazioni con l'Oriente. Nell'età moderna fu trasformata in piazza forte e conserva avanzi del castello, smantellato nel 1867. L'arteria che unisce i due nuclei di Pescara e Castellammare è il Corso Vittorio Emanuele II, che attraversa ambedue gli abitati, valicando il Pescara con un bel ponte. A 3 km. a SO. dell'abitato di Pescara fra il mare e la bellissima Pineta D'Annunzio si va rapidamente sviluppando un elegante centro balneare, la "Pineta", con ville e villini, unito alla città da un ampio e comodo stradale. Ma anche più a E. verso il Pescara, tra il centro cittadino e la spiaggia sono sorte case e villini.

Nell'insieme, i due nuclei di Castellammare e Pescara costituiscono una bella e animata città. La creazione della nuova provincia di Pescara (v. sotto) ha dato un grande impulso allo sviluppo di questo centro, che gode d'una privilegiata posizione, nella parte centrale dell'Adriatico, in facili comunicazioni con Roma: qui si innestano infatti sulla strada litoranea adriatica quelle provenienti da Avezzano-Roma, dall'Aquila, da Teramo, e analogamente si innesta sulla linea ferroviaria Bologna-Ancona-Foggia, la Roma-Avezzano-Sulmona-Pescara. Il porto canale del Pescara potrà, migliorato dai grandi lavori in corso, avere un sempre maggiore sviluppo. Linee automobilistiche uniscono Pescara a Chieti, Ascoli, Francavilla, Città S. Angelo, ecc., mentre una ferrovia elettrica sale a Penne. All'attività commerciale si accompagna quella industriale oltre al traffico turistico e a quello peschereccio.

L'industria siderurgica e metallurgica conta due importanti stabilimenti, che lavorano anche per l'estero, specializzati l'uno nella fonderia del ferro e nella fabbricazione di svariati macchinarî, tra cui macine, impastatrici, torchi, frantoi di varia specie, motori a scoppio, pompe, l'altro nella lavorazione del ferro (cancellate, porte, saracinesche e oggetti artistici e d'uso comune; l'industria chimica vanta un importante siabilimento che produce blu d'oltremare, un oleificio che produce olio alla trialina, oltre a minori stabilimenti; l'industria alimentare è rappresentata da quella molitoria, dalla fabbricazione della pasta, da quella della distilleria; vi è una grande fabbrica di cementi; sono infine rappresentate l'industria tessile (filatura della lana), quella tipografica, quella del legno (mobili artistici e comuni, segherie elettriche), ecc. A Pescara si trova la centrale che sfrutta l'impianto idroelettrico del 3° salto del Pescara. Il pesce catturato nell'Adriatico dalla flottiglia di Pescara, composta ancora in gran parte dalle caratteristiche paranze con le vele multicolori, è consumato sul posto, e in parte anche inviato a Roma e nell'Abruzzo interno.

Il comune di Pescara è formato dalla riunione degli ex-comuni di Pescara, Castellammare e Spoltore, di cui il primo apparteneva alla provincia di Chieti, gli altri due a quella di Teramo; il nuovo comune aveva 30.805 ab. nel 1921, 43.952 nel 1931, di cui circa 35.000 nel centro urbano (compresa la Marina di Castellammare). La popolazione dell'ex-comune di Pescara da 4557 ab. nel 1861 salì a 6113 nel 1881, a 7043 nel 1901, a 9630 nel 1921; quella dell'ex-comune di Castellammare da 4541 ab. nel 1861, a 6130 nel 1881, a 8846 nel 1901, a 15.648 nel 1921. Il territorio del comune di Pescara entro gli attuali limiti amministrativi abbraccia un'area di 72,82 kmq. e si estende, oltre che lungo il corso inferiore del Pescara, in piccola parte sul litorale e sulle prime ondulazioni collinose a S. di questo, più ampiamente a N. sul litorale e nella zona collinosa che scende al mare. Questa è ricca di abitati, sparsi o riuniti in piccoli nuclei, nella parte che prospetta la marina di Castellammare e l'ultimo tratto del Pescara, mentre più nell'interno sorgono il paese di Spoltore (165 m. s. m.) e i minori agglomerati di Villa S. Maria e Caprara; a S. del Pescara, sui colli, sono i piccoli agglomerati di Fontanelle, Villa S. Silvestro, Valle di Rocco. Il territorio è coltivato prevalentemente a ortaggi intorno alla città, nel rimanente a viti, ulivi, cereali.

Storia. - L'antica Aterno (Vicus Aternum, Ostia Aterni) era, sul mare Adriatico, il porto dei Vestini, dei Peligni e dei Marrucini. La città antica che sorse alle foci del fiume Aterno (donde il nome Ostia Aterni) apparteneva certo ai Vestini, sebbene sia incerto se sorgesse sulla riva sinistra (territorio dei Vestini), o sulla riva destra (territorio dei Marrucini), o su un'isoletta creata dal fiume alla sua foce; e non ebbe nella migliore età vita a sé come organismo municipale (da ciò il nome di vicus nell'Itinerario di Antonino), ad onta della sua notevole importanza come porto anche per le comunicazioni con Salona in Dalmazia. Non è esatto che Augusto vi deducesse una colonia. Il Vicus Aternum, o meglio gli Ostia Aterni costituirono, dall'anno 48-49 d. C., il capo della via Claudia Valeria, che l'imperatore Claudio condusse da Cerfennia al mare lungo tutta la bassa valle dell'Aterno, in prosecuzione della Tiburtina e della Valeria che già mettevano in comunicazione Roma con la valle del Fucino. Da Aterno prendeva inizio anche una via litoranea che conduceva ad Ancona. Avendo il fiume Aterno, nell'alto Medioevo, ricevuto il nome di Piscarius, anche la città fu detta Piscaria, come appare per la prima volta in Paolo Diacono.

Nel 1423 fu assediata e presa dal Caldora. Poi fu infeudata ai D'Avalos, che tennero Pescara fino all'estinzione della feudalità, e fu il loro il primo marchesato del regno. Carlo V vi costruì una fortezza, compiuta poi dal duca d'Alba. Nel 1566, presidiata da Giovan-Girolamo Acquaviva, duca d'Atri, resistette agli assalti di 105 galee agli ordini di Pialy pascià. Alla morte di FilippoV un esercito austriaco l'assediò e la prese. Carlo III nel 1734 inviò con un esercito il duca di Castropignano a riscattarla dalla dominazione straniera. Nuovi assedî subì nel 1798-99, quando il possesso di Pescara fu conteso tra le masse fedeli al re, assedianti, e il conte di Ruvo Ettore Carafa d'Andria, che dovette capitolare quasi alla vigilia della caduta della repubblica partenopea. La fortezza servì dopo il 1848 come carcere politico.

Bibl.: Ch. Hülsen, Aternum, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl.; R. Ludovici, Gli Abruzzi al principio del sec. XVIII, in Anton Ludovico Antinori e il II centenario della sua nascita, Aquila 1904; L. Rivera, Le condizioni politiche in Italia dal 1700 al 1709, in Bollettino della Società di st. pat. "A.L. Antinori" negli Abruzzi, 1909; F. Farina, Memorie storiche di Pescara, 1910; A. L. Antinori, Corografia: Aterno città, Aterno fiume, in Bullettino della R. Deputazione abruzz. di st. pat., 1931-32; L. Rivera, L'Abruzzo nel Risorgimento italiano, in Atti del Congresso della Società nazionale del Risorgimento italiano, Roma 1933.

La provincia di Pescara. - Creata per r. decr. 2 gennaio 1927 con territorî tolti nella maggior parte alla provincia di Teramo, per il resto a quelle di Chieti e dell'Aquila, è la più piccola delle quattro in cui è diviso amministrativamente l'Abruzzo: abbraccia un'area di 1223,9 kmq., su cui vivevano, al 21 aprile 1931, 193.051 abitanti (157,7 per kmq.; 1921:163.685 abitanti). Il suo territorio comprende quasi tutto il bacino del Pescara, dalle gole di Popoli al mare, e il bacino del Tavo-Saline, con gran parte dell'affluente Fino; quindi dalle montagne calcaree del Morrone-Maiella (i monti Morrone, 2060 m., e Amaro, 2795 m., sono toccati dal confine della provincia) e del Gran Sasso d'Italia scende fino al mare, attraverso la zona collinosa di marne e argille, offrendo grande varietà di paesaggi, di colture, di clima.

La superficie agraria copre l'88,1% della territoriale; le zone in cui l'agricoltura è più progredita sono quelle di pianura e di collina. Si coltivano fin oltre i 600 m. i cereali (frumento 319.630 q. nel 1931-33, mais 84.890 q. nello stesso periodo), le patate (134.186 q. nel 1931-33), le fave, i legumi, ecc., maggiore importanza hanno la coltura degli ortaggi, specialmente dei pomodori, praticata nella zona litoranea, nella vallata del Pescara e in quelle minori, e le colture legnose dell'olivo e della vite: l'olivo per gran parte in coltura promiscua, su una zona molto vasta, che dal piano e dai colli si spinge talora fino oltre i 600 m., la vite quasi sempre in coltura specializzata nelle vallate e sul litorale, ma anche in collina fin presso i 600 m. Olio (nel 1931-33 se ne produssero 29.176 hl.) e vino (227.886 hl. nello stesso periodo) sono oggetto d'esportazione, mentre la coltura del pomodoro alimenta una fiorente industria della conserva (Moscufo, Montesilvano). In qualche zona (Città S. Angelo, ecc.) si coltiva anche il tabacco. Dai 600 m. fino a oltre 900 m. si estende la zona del bosco, con predominanza del faggio; è generalmente però in cattivo stato, come pure i pascoli che succedono verso l'alto: l'economia della zona montana attende d'essere restaurata con opere di bonifica. L'allevamento del bestiame potrà avere un molto maggiore incremento: nel 1930 si contavano 74.580 pecore e 8790 capre; 20.637 bovini, 10.800 suini, poi asini, cavalli, ecc. Notevole l'apicoltura; si pratica anche l'allevamento del baco da seta per la produzione del seme. L'industria peschereccia è esercitata dalla flottiglia di Pescara.

L'attività industriale è molto progredita e conta parecchi stabilimenti, che si trovano tutti nel bacino del Pescara. L'industria mineraria comprende: lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di asfalto e bitume di S. Valentino, Manopello e regione vicina: a S. Valentino due grandi stabilimenti lavorano il minerale, mentre le società che li gestiscono eseguiscono lavori di pavimentazione stradale in Italia e all'estero; si è accertata anche la presenza del petrolio e vi sono cave di pietra da costruzione, gesso, ghiaia. L'industria dei laterizî conta varie fornaci e a Pescara una grande fabbrica di cementi. L'industria siderurgica e metallurgica si concentra nel capoluogo, mentre a Bussi si esercita l'importante industria dell'estrazione dell'alluminio dalla bauxite. La lavorazione del legno è esercitata nel capoluogo, ma anche - generalmente con carattere domestico - in provincia. L'industria chimica è concentrata soprattutto a Bussi, dove in due grandi stabilimenti si fabbricano soda caustica, idrogeno, derivati del cloro, solfuro di carbonio, cellulosa, ammoniaca, nitrato di ammonio, acido nitrico, ecc., e a Bolognano (acido solforico, solfato di rame, perfosfato minerale), inoltre nel capoluogo. Importante è anche l'industria alimentare, che comprende quella molitoria, il pastificio - nel capoluogo e anche in provincia - la distilleria, la fabbricazione di conserve e dolciumi, l'oleificio (Loreto Aprutino e Moscufo), mentre l'industria tessile è pochissimo sviluppata e ha carattere casalingo. Un numero relativamente grande di addetti contano l'industria delle costruzioni e quella dei trasporti e comunicazioni.

Oltre il vecchio impianto che sfrutta le acque del Tirino con centrale a Bussi, quattro grandi impianti idroelettrici, di cui tre già in esercizio, sfruttano integralmente l'energia delle acque del Pescara; le centrali dei primi tre salti sono rispettivamente a Tremonti, Piano d'Orte e Pescara; l'energia prodotta viene in parte trasmessa alle regioni vicine.

Per le vie di comunicazione v. sopra.