MATTEUCCI, Petronio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MATTEUCCI, Petronio

Fabrizio Bonoli

– Ultimo di tre figli, nacque a Bologna, nella parrocchia di S. Tommaso del Mercato, il 4 ott. 1717 da Domenico Maria e Francesca Orsoni.

Studiò le discipline matematiche, astronomiche e idrauliche con G. Rondelli e con Gabriele ed Eraclito Manfredi, per poi iniziare la pratica di astronomo con Eustachio, fratello maggiore di questi e fondatore della specola dell’Istituto delle scienze di Bologna. Il 7 maggio 1740 venne nominato professore coadiutore di astronomia dell’Istituto, pur senza aver ancora ricevuto la laurea che ottenne, in filosofia, il 13 giugno 1766. Nello stesso 1766, la cattedra di astronomia dell’Università venne sdoppiata in astronomia e fisica; il precedente titolare, S. Canterzani, optò per quella di fisica e il M. ottenne quella di astronomia che ricoprì fino al 1797, quando divenne lettore emerito.

Il 29 nov. 1739 il M. divenne socio dell’Accademia delle scienze di Bologna e il 22 giugno 1745 vi venne iscritto tra i «Benedettini pensionati», così detti in quanto ricevevano un vitalizio da un’istituzione creata da Benedetto XIV. Dell’Accademia bolognese il M. fu, a più riprese, presidente (1753, 1766 e 1784) e vicepresidente (1753, 1762, 1772, 1774, 1777 e 1789). Il 23 dic. 1741 venne ordinato sacerdote ed ebbe poi l’officiatura nell’oratorio dell’Istituto delle scienze.

Il M. iniziò a collaborare alle osservazioni astronomiche nella specola bolognese sin da studente. In questa veste partecipò alle osservazioni dell’eclisse di luna dell’8 sett. 1737 e della cometa transitata nello stesso anno.

Eustachio Manfredi, nel presentare all’Istituto delle scienze i risultati dei suoi lavori su questa cometa (cfr. De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia Commentarii. Opuscula, 1747, vol. 2, pt. 3ª, p. 62), ricordava come il M. fosse stato il primo a osservarla a Bologna.

Due anni più tardi il M. era già assiduo collaboratore alle osservazioni di E. Zanotti che era succeduto a Manfredi sia sulla cattedra di astronomia sia alla direzione della specola. Oltre a ricordare il M. come uno fra i giovani che avevano partecipato all’osservazione delle eclissi di sole del 1739 – anulare del 4 agosto e parziale del 30 dicembre – e di una aurora boreale dello stesso anno, Zanotti attribuì a G. Roversi e allo stesso M. la scoperta della cometa del 27-28 maggio 1739 (La cometa dell’anno MDCCXXXIX osservata… da E. Zanotti e compagni, Bologna 1739, p. 9).

Più correttamente la cometa, nota come cometa Zanotti e per la quale il M., allora ventiduenne, eseguì ex theoria Newtoniana anche i laboriosi calcoli orbitali riconosciuti tra i migliori a livello europeo, avrebbe quindi dovuto prendere il nome di cometa Matteucci-Roversi.

Da questa data il M. iniziò a comparire come coautore di gran parte dei lavori astronomici di Zanotti, con il quale nel 1748-49 collaborò attivamente a osservazioni del Sole, della Luna e dei pianeti e di 447 stelle, la maggior parte delle quali comprese nella fascia dello Zodiaco, sia ai fini di migliorare la conoscenza dei moti celesti, sia per ricavare, dalle occultazioni lunari, più accurate determinazioni delle coordinate terrestri. Queste osservazioni stellari contribuirono alla stesura di un catalogo che venne pubblicato, a cura di Zanotti, come appendice alla seconda edizione, postuma, dell’opera di E. Manfredi Introductio in Ephemerides… Editio altera (Bononiae 1750). Esso può essere considerato uno dei primi cataloghi stellari improntati a criteri moderni poiché tiene conto, per il calcolo delle posizioni stellari, anche degli effetti di aberrazione annua, da poco scoperti da J. Bradley e confermati da E. Manfredi. Il M. contribuì anche alle osservazioni e ai calcoli per gli importanti cataloghi di Zanotti pubblicati nei tre volumi di Ephemerides motuum coelestium per gli anni dal 1751 al 1786 (Bononiae 1750, 1772, 1774). Due ulteriori volumi delle effemeridi bolognesi per gli anni dal 1787 al 1810 vennero poi pubblicati a cura del solo M. nel 1786 e nel 1798.

Il 5 giugno 1761 il M. partecipò alle osservazioni, dalla specola, del passaggio di Venere sul disco solare, contribuendo alla rete internazionale di misure degli istanti di transito, necessarie alla determinazione della distanza Terra-Sole; analoghe osservazioni eseguì per il transito di Mercurio sul Sole del 3 maggio 1786. Nel 1776, sempre con Zanotti, si occupò della completa ristrutturazione della grande meridiana realizzata, nel 1655, da G.D. Cassini nella basilica di S. Petronio, i cui risultati confluirono nell’opera di Zanotti, La meridiana del tempio di S. Petronio rinnovata l’anno MDCCLXXVI (Bologna 1779).

Il 21 giugno 1782, un mese dopo la morte di Zanotti, il M. gli succedette sia sulla cattedra di astronomia sia nella direzione della specola astronomica dell’Istituto delle scienze, incarichi che ricoprì sino alla morte. Come direttore della specola si impegnò nell’ammodernamento della strumentazione, acquistando, nel 1787, alcuni telescopi a lente e a specchio, con adeguati accessori, della rinomata ditta inglese Dollond, e un sofisticato orologio a pendolo compensato di Ellicott (strumenti ora esposti nel Museo della Specola dell’Università di Bologna).

Tra i lavori di meccanica del M., riveste un ruolo rilevante la dissertazione Animadversiones quaedam pro minimo, quod in aequilibrio virium invenitur juxta distantiarum functionem quamlibet attrahentium, letta all’Accademia delle scienze il 18 nov. 1751 (poi in De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia Commentarii. Opuscula, 1757, vol. 4, p. 90). Si tratterebbe della prima determinazione dei minimi della somma dei quadrati delle distanze del centro di gravità da tutti i punti di un sistema, sviluppo del principio di minima azione formulato da P.-L. Moreau de Maupertuis e da L. Euler pochi anni prima.

Tra le numerose osservazioni eseguite dal M. per la compilazione delle Ephemerides Bononienses sono da segnalare quelle, quasi ininterrotte dal 1791 al 1800, del «nuovo Pianeta Herschel» in opposizione al Sole – si tratta di Urano, scoperto da W. Herschel pochi anni prima – e dell’anello di Saturno tra aprile e agosto del 1789. Osservazioni, queste ultime, mirate alla determinazione dell’istante della prevista scomparsa dell’anello – che avviene allorché, ogni quindici anni, si presenta di taglio rispetto alla Terra – e volte al tentativo di conferma del modello matematico di J.C. Maxwell, che descriveva l’anello come costituito da piccoli corpi in orbita intorno al pianeta.

Il M. si occupò in modo particolare di meteorologia, aderendo, nel 1781, alla rete europea di osservazioni meteorologiche organizzata dalla Societas meteorologica palatina dell’Accademia di Mannheim e curando la registrazione quotidiana, fino al 1792, dei vari eventi atmosferici. Il suo interesse per i nascenti studi dell’elettricità atmosferica lo aveva portato, il 27 giugno 1752, a partecipare a uno dei primi esperimenti europei sulla natura elettrica dei fulmini, effettuato da G. Veratti nella torre della specola bolognese.

Ebbe un’ampia corrispondenza con G.B. Guglielmini, già suo allievo insieme con G. Casali, F. Sacchetti e G.B. Canterzani, relativamente alla preparazione degli esperimenti che Guglielmini eseguì tra il 1790 e il 1792 nella torre degli Asinelli e in quella della specola per dimostrare la rotazione terrestre mediante la deviazione verso Est dalla verticale dei gravi in caduta. Malgrado le critiche del M. non fossero del tutto corrette, le sue obiezioni spinsero Gugliemini ad analizzare anche la componente verso Sud della deviazione, che verrà successivamente attribuita alla «forza di Coriolis». Nonostante questa familiarità, nel 1798 il M. non volle ratificare, probabilmente per motivi politici, la nomina di Guglielmini ad astronomo aggiunto presso la specola decisa dal governo della Repubblica Cisalpina.

Il M. morì a Bologna l’8 dic. 1800, ma già da due anni una malattia lo aveva tenuto lontano dall’osservatorio.

Nel 1862 venne ricordato con una lapide posta nei locali dell’Accademia delle scienze. Il Museo della Specola conserva un busto policromo del M. derivato probabilmente da un calco funerario.

Fonti e Bibl.: Manoscritti con osservazioni, studi e calcoli del M. sono conservati presso l’Archivio del Dipartimento di astronomia dell’Università di Bologna (b. 15: cfr. www.bo. astro.it/~biblio/Archives/copertina.html), insieme con i registri delle osservazioni astronomiche e meteorologiche del M. (serie Osservazioni astronomiche e Osservazioni meteorologiche); le dissertazioni presentate dal M. all’Accademia bolognese delle scienze tra il 1755 e il 1799 e un suo manoscritto matematico sono conservati, invece, presso la Biblioteca Universitaria di Bologna (Mss. di S. Canterzani, caps. LVII, 4182, 5-16). Presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna (Mss., serie B, 750, 2730, 3353; fondo speciale Casini T., XX.73; fondo speciale Casali Bentivoglio Paleotti G., cart. XIII, 15; Collez. Autogr., XLIV, 11898-11904, CX, 24415) si trovano lettere del e al M. e un manoscritto delle osservazioni del transito di Mercurio sul Sole, oltre al carteggio Matteucci - Guglielmini (Mss., serie B, 4022), trascritto in Giambattista Guglielmini. Carteggio. De diurno Terrae motu, a cura di M.T. Borgato - A. Fiocca, Firenze 1994, pp. 139-156; i De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque Academia Commentarii, II-VII, Bononiae 1745-91, raccolgono tutte le pubblicazioni scientifiche del M. e le ricerche alle quali ha collaborato; F. Bonoli - D. Piliarvu, I lettori di astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX sec., Bologna 2001, sub voce.