Commynes, Philippe de

Enciclopedia machiavelliana (2014)

Commynes, Philippe de

Andrea Matucci

Nato a Hazebrouck nel 1447 da una famiglia della piccola nobiltà fiamminga, dal 1464 al 1472 fu ciambellano di Carlo il Temerario; in seguito passò alle dipendenze del re Luigi XI, che fino alla morte, avvenuta nel 1483, gli affidò numerosi incarichi diplomatici, fra cui una missione a Firenze nel 1478, e lo considerò uno dei suoi consiglieri più affidabili. Nel 1473 C. ottenne il castello di Argenton, nell’ovest della Francia, ed è con il nome di monsignore d’Argenton che viene indicato in documenti e cronache dell’epoca. Dopo la morte di Luigi XI fu fra i sostenitori della casa di Orléans, subendo per questo un arresto nel 1487 e due anni dopo una condanna a dieci anni di confino. In seguito, la riconciliazione fra la casa di Orléans e Carlo VIII permise a C. di rientrare a corte: nella sua abituale veste di consigliere accompagnò il re in Italia, nel 1494, e lo aiutò nei rapporti con Venezia. Ma l’antica fiducia non si rinnovò mai del tutto, anche per la posizione di C. contraria alla campagna d’Italia, e negli ultimi anni i suoi incarichi si diradarono perdendo di importanza. Morì ad Argenton nel 1511.

Nei primi anni della sua disgrazia politica, fra il 1489 e il 1491, C. compose sei libri di una narrazione storica che comprende gli eventi cui partecipò, o di cui fu a conoscenza, dal 1464 al 1483; in seguito, fra il 1495 e il 1498, redasse altri due libri che giungono fino agli eventi del 1498. Mémoires è il termine con cui C. indica il suo lavoro, e questo titolo, attribuito per la prima volta nell’edizione del 1552, è rimasto nell’uso. La prima edizione (1524-1528) portava il titolo assai meno pregnante di Chronique et hystoire: l’altro è più indicato per l’opera di uno scrittore che si definiva «non lettré» e che dedicò la sua fatica all’arcivescovo di Vienne, Angelo Cato, affinché in seguito adoprasse il materiale fornitogli per comporre «en langue latine»una storia di più alto impegno. È evidente in questo atteggiamento il modello dei Commentarii di Cesare (tradotti in Francia nel 1485), considerati dal pensiero umanistico una tipologia di resoconto dettagliato ma privo dell’ordinamento progettuale e modellizzante di una vera historia. Più forte che nel possibile modello è comunque in C. l’insistenza sull’attenersi esclusivamente a ciò che ha visto e sentito e sulla rinuncia al valore esemplare della storia (Mémoires III 4), per cui l’attenzione alle motivazioni reali e occasionali dell’agire umano, e lo studio delle più minute contingenze storiche, fanno di quest’opera, iniziata a scrivere in prigione forse più per autoconsolazione che per tornare nelle grazie della corte, non solo una delle fonti più precise sugli eventi francesi ed europei di quegli anni, ma anche uno dei primi esempi di rottura dei modelli umanistici della storiografia: sicuramente il primo caso moderno di esplicita unione fra il concetto di storia politica e quello di memoria personale.

Nelle opere di M. si trovano molti luoghi che sembrano mostrare vicinanza con il testo dei Mémoires: per es., giudizi su Carlo il Temerario, su Savonarola, su Venezia, su Napoli, fino alla frase di Principe xii 9, «A Carlo re di Francia fu licito pigliare la Italia col gesso», che C. in Mémoires VII 14 attribuisce negli stessi termini ad Alessandro VI. Queste vicinanze specifiche non devono comunque far pensare tanto a una conoscenza diretta del testo francese da parte di M., non dimostrabile e ritenuta unanimemente assai improbabile, quanto confermare un ideale di parallelismo fra i due autori, parallelismo che dal Cinquecento in poi tutti i lettori delle loro opere hanno istituito. La somiglianza fra i due sta infatti, più che in singoli giudizi e annotazioni, in un metodo di analisi della realtà storica che privilegia l’esperienza e la ‘realtà effettuale’, antepone l’intelligenza e il pragmatismo a una astratta morale, indica l’importanza delle strategie militari; sta, infine, in uno stile narrativo in cui la linea cronologica è continuamente interrotta da commenti, aforismi, associazioni di idee.

Bibliografia: Les Mémoires de messire Philippe de Commines [...] sur les principaux faicts, et gestes de Louis onziéme et de Charles huictiéme, son fils, roys de France, par Denis Sauvage, Paris 1552 (trad. it. Memorie, a cura di M.C. Daviso, Torino 1960); Lettres, éd. critique par J. Blanchard, Genève 2001; Mémoires, éd. critique par J. Blanchard, Genève 2007.

Per gli studi critici si vedano: K. Dreyer, Commynes and Machiavelli: a study in parallelism, «Symposium», 1951, 6, pp. 38-61; A. Prucher, I Mémoires di Philippe de Commynes e l’Italia del Quattrocento, Firenze 1957; A. Stegmann, Commynes et Machiavel, in Studies on Machiavelli, ed. M.P. Gilmore, Firenze 1972, pp. 265-84; J. Blanchard, Commynes et les italiens. Lettres inédites du mémorialiste, Paris 1993; J. Blanchard, Philippe de Commynes, Paris 2006.

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