BERNABEI, Pier Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERNABEI, Pier Antonio

Teresa Ferratini

Figlio di Giacomo Antonio e di Antonia Ambanelli, nacque a Parma il 13 maggio 1567; nelle citazioni più antiche è detto "Della Casa" o "Maccabeo ". Fu negli anni giovanili a Bologna, da dove rimpatriò definitivamente solo nel 1595, alla morte del padre, e a Parma è possibile seguirlo quasi ad annum nei vari trasferimenti da una "vicinia" all'altra fino alla morte (cfr. Masnovo).

Il B. godette in vita di una larga fama, ma ben presto di lui si perdette ogni memoria, e solo il Lanzi, dopo aver lamentato che l'Orlandi si fosse accontentato di citarlo come "pittor non ignobile ", lo celebrò come "uno dei migliori frescanti che allora vivessero in Lombardia e in Italia ". Questa lode fu il fondamento del rinnovato interesse per l'opera del B., di cui sono molteplici riflessi nella letteratura locale ottocentesca fino alla rivalutazione tentata dal Masnovo, che, sebbene scarsamente critico, fornisce una buona ricostruzione della vita e dell'opera dell'artista sulla base dei documenti e dei manoscritti citati da E. Scarabelli Zuriti.

Dobbiamo credere che il B. si sia formato in ambiente bolognese nell'ultimo decennio del secolo assimilando gli insegnamenti dell'Accademia carraccesca, che gli consentirono, grazie soprattutto ai suggerimenti di Annibale, di riassumere i prediletti modelli correggeschi in termini di classicismo riformato. Morì, probabilmente di peste, nel 1630.

Suo seguace e collaboratore fu il fratello Alessandro (Parma, novembre 1580-ivi 1630) al quale la tradizione e le antiche guide attribuiscono vari dipinti; ma non è stato sufficientemente studiato perché se ne possa ricostruire la personalità, differenziandolo dal fratello.

Il primo riferimento cronologico al B. è del 1602, anno in cui è datato il contratto per l'esecuzione, in collaborazione con G. M. Conti, degli affreschi nella cupola (Trinità ed Evangelisti) e nella navata (Scene della vita di s. Martino) della parrocchiale di S. Martino ad Arola, presso Parma, che vennero distrutti dal terremoto nel 1818: dell'impresa non resta, nella chiesa ricostruita, che la pala dell'altare maggiore con S. Martino e S. Bernardo in un paesaggio e la Madonna in gloria. Ma la sua attività di frescante continuò in numerose altre imprese: nella ex chiesa dei Servi, ora sede di un Istituto di rieducazione per minorati, eseguì in collaborazione col fratello Alessandro gli affreschi della cupola (Ascensione)e del catino absidale (Storie di Cristo) nel 1612-13; nel 1618 partecipò alla perduta decorazione del soffitto (l'Olimpo) e delle logge del Teatro Farnese sotto la direzione di Lionello Spada e del Dentone. Nel 1620 firmò e datò nella chiesa delle cappuccine nuove, detta in antico Madonna degli Angeli, gli affreschi con Profeti e sibille sulle colonne e i Putti con medaglioni sotto l'innesto della cupola, la decorazione della quale spetta invece a G. M. Conti. Si giunge così, negli anni 1626-29, alla sua impresa più famosa: gli affreschi della chiesa di S. Maria dei Quartiere, col Paradiso nella grandiosa cupola poligonale e figure di Santi e angeli coi simboli della passione nei sottarchi delle due cappelle attigue all'altare maggiore. Sempre ad affresco, opera meno grandiosa ma fra le più significative, fu eseguita la lunetta già sopra la porta esterna dell'orfanotrofio femminile, con La Madonna della misericordia (Parma, Pinacoteca). Attendibile inoltre è il riferimento al B. del disegno dei British Museum con la Natività cui si è fedelmente ispirato G. M. Conti, allievo del B., per la decorazione ad affresco della cappella di S. Giuseppe nella chiesa di S. Croce (cfr. Popham, 1955).

Tra le numerose pale d'altare si possono ricordare tuttora esistenti nelle chiese di Parma: in S. Sepolcro, la Madonna e santi e S. Agostino e s. Monica (cappella degli Oddi; quest'ultima, del 1621, talora erroneamente riferita al fratello Alessandro); nel convento della SS. Annunziata e già nella chiesa omonima, la Madonna e santi;nell'oratorio della SS. Trinità dei Rossi, la Pentecoste; in S. Giovanni Evangelista, i SS. Bernardo vescovo di Parma e Bernardo vescovo di Chiaravalle; in S. Pietro, il Transito di s. Giuseppe. In provincia di Parma, a Cogozzo, nella chiesa parrocchiale, la Madonna del rosario con s. Domenico e s. Girolamo (firmata). Opere disperse, citate dalle fonti a Parma, sono: I martiri del Giappone già in S. Rocco, e il gonfalone con i SS. Benedetto e Girolamo e l'Adorazione del Santissimo, del 1610, già nell'Oratorio della Madonna della Pace.

Bibl.: G. Braglia, Il parmigiano istruito…, Casalmaggiore 1778, I, p. 18; II, p. 64; I. Affò, Il Parmigiano servitor di piazza, Parma 1796, pp. 107, 127, 131; Parma, Museo di Antichità: A. Scarabelli-Zunti, Doc. e mem. di belle arti parmigiane, V, ms. 104, ad voces (anche per Alessandro; è ampiamente citato in Masnovo, 1909); P. Zani, Encicl. metodica… delle belle arti, I, 3, Parma 1820, p. 235; P. Donati, Nuova descriz. della città di Parma, Parma 1824, pp. 42, 65, 66, 75; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Firenze 1834, IV, pp. 89 s.; M. Gualandi, Mem. originali ital., VI, Bologna 1845, pp. 98-101; A. Parazzi, Appendici alle origini e vicende di Viadana, Viadana 1895, pp. 209-218; N. Pelicelli, Parma monumentale, Parma 1906, pp. 101 s., 123, 130; L. Testi. Nuovi quadri nella R. Galleria di Parma, in Boll. d'arte, II(1908), p. 19; G. Lombardi, Il Teatro Farnese di Parma, Parma 1909, pp. 9 s., 35; O. Masnovo, La vita e le opere di P. A. Bernabei…, Parma 1909; A. Sorrentino, Parma: restauro di affreschi e di quadri, in Boll. d'arte, XXV(1931-32). pp. 183, 186; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia. IV, Provincia di Parma, Roma 1934. pp. 6, 13, 84, 97, 104 (anche per Alessandro); A. O. Quintavalle, La R. Galleria di Parma, Roma 1939, p. 12; A. E. Popham, Di un disegno ascrivibile a P. A. B., in Aurea Parma, XXXIX(1955), pp. 71-75; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 425 (per Alessandro), 426; Enciclopedia Italiana VI, p. 745.

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