SERASSI, Pierantonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SERASSI, Pierantonio (Pier Antonio)

Cristina Cappelletti

– Nacque il 17 febbraio 1721 a Bergamo, da Giuseppe, appartenente alla nota famiglia di organari, e da Angela Andreotti.

Nell’ottobre del 1737 entrò nel seminario di Bergamo; dal 1740 proseguì gli studi a Milano, al collegio di Brera, venendo in contatto con gli ambienti culturali dei Trasformati, cui venne aggregato nel 1748; fu in contatto con Pietro e Alessandro Verri, Giuseppe Parini, Gian Carlo Passeroni, Carl’Antonio Tanzi e Domenico Balestrieri. Nel 1741 vestì l’abito clericale e ottenne a Bergamo un beneficio residenziale presso il duomo. Nello stesso anno il suo maestro, Jacopo Calisto, aprì una stamperia con lo pseudonimo di Pietro Lancellotti; Serassi venne coinvolto nell’impresa in veste di consulente editoriale.

Nel 1733 Anton Federigo Seghezzi pubblicò due volumi di Lettere di m. Bernardo Tasso (Padova), corredati da una Vita di B. Tasso, dove si indicava Venezia quale suo luogo di nascita; Serassi pubblicò un Parere intorno alla patria di Bernardo Tasso, e Torquato suo figliuolo (Bergamo 1742), con l’intento di dimostrare la nascita bergamasca di Bernardo, identificandone la madre in una nobildonna della famiglia dei Cornaro.

Rientrato a Bergamo, venne nominato insegnante di retorica all’Accademia Sagrada (1743), ove rimase per tre anni. Nel 1744 pubblicò la Vita di Pietro Spino gentiluomo bergamasco, cui aggiunse 16 lettere inedite (in Raccolta di Opuscoli scientifici e filologici, XXXI, pp. 201-252); opera che dimostra già l’indirizzo di ricerca che Serassi seguì per tutta la vita: lo studio biografico condotto attraverso l’indagine delle fonti e dei documenti, in particolare quelli epistolari. Tra le prime edizioni allestite da Serassi per Lancellotti figurano le Rime di Pietro Bembo (1745) che, pur ottenendo numerosi consensi, non convinsero appieno il curatore il quale, nel 1753, ripubblicò il volume corredato da una ben documentata vita dell’autore. La collaborazione con Calisto/Lancellotti vide il coinvolgimento di Serassi in almeno una o due edizioni l’anno; oltre agli interessi per la letteratura cinquecentesca, tale collaborazione testimonia anche l’attenzione di Serassi per gli autori bergamaschi, come il gesuita Gian Pietro Maffei (1536-1603), di cui curò le opere latine e una biografia, pure in latino (1746). Serassi pensò anche di scrivere una Storia degli scrittori bergamaschi, per la quale andava raccogliendo materiali, che mise a disposizione di Giammaria Mazzuchelli, per i suoi Scrittori d’Italia (Cappelletti, 2011, p. 125; anche da Roma, in realtà, fu sempre solerte nell’inviare all’erudito bresciano notizie letterarie). L’opera non vide mai la luce, tutti gli appunti raccolti sugli scrittori bergamaschi vennero infine consegnati a Barnaba Vaerini, come si legge nella sua Prefazione a Gli scrittori di Bergamo... (Bergamo 1788, p. IV).

Nel 1747 il Collegio Mariano di Bergamo venne riformato e a Serassi fu affidata la cattedra di retorica minore e l’incarico di prefetto della Biblioteca, ma anche questa esperienza fu breve; per contrasti interni non meglio definiti, lasciò il collegio e l’insegnamento per dedicarsi alla ricerca erudita.

Nel 1747, per i tipi di Lancellotti, videro la luce, in un medesimo volume, Le stanze di Poliziano e la Ninfa tiberina di Francesco Maria Molza; nel medesimo anno Serassi attese all’edizione dei poemi latini del canonico bergamasco Basilio Zanchi (1501-1558); in questo caso specifico ebbe modo di avvalersi degli studi preparatori fatti da monsignor Alessandro Furietti e da Pietro Calepio tra il 1727 e il 1732 per una analoga edizione, mai approdata alle stampe.

Nel 1749 il doge di Venezia Pietro Grimani, per mezzo del vicepodestà di Bergamo, Alvise Contarini, decretò la ripresa delle attività dell’antica Accademia degli Eccitati di Bergamo, per la quale Serassi stese un nuovo regolamento e venne eletto segretario perpetuo. Molte le dissertazioni che recitò in Accademia (tra cui, Malattia, morte e funerali di Torquato Tasso, 1750; Confronto dell’«Orlando furioso» dell’Ariosto con la «Gerusalemme» del Tasso, 1751).

Sempre nel 1749 curò un’edizione delle Rime di Bernardo Tasso, mutando l’ordine cinquecentesco e dando una suddivisione in base alle forme metriche.

Come numerosi eruditi del XVIII secolo, Serassi ebbe interessi di studio ampi, e fu coinvolto anche nel progetto di allestire a Bergamo un museo lapidario; di tale progetto rimane solo la Dissertazione sopra l’epitaffio di Pudente Grammatico (in Opuscoli scientifici e filologici, XLI (1749), pp. 367-437; poi Parma 1787). Dopo aver riunito numerosi testi epistolari di Bernardo Tasso, pubblicò il terzo volume delle Lettere (Padova 1751), comprendente 51 missive, 29 delle quali inedite, spesso riprese dagli autografi conservati fra le carte di Ercole de’ Tassi; a esse aggiunse alcune lettere inedite di Torquato.

Il desiderio di trovare un impiego che gli permettesse di proseguire i propri studi spinse Serassi a domandare ad Alessandro Furietti di intercedere in suo favore per benefici ecclesiastici a Bergamo, e anche a proporsi, in qualità di bibliotecario, al cardinal Querini a Brescia, in sostituzione di Giuseppe Luigi Avogadro, che invece rimase tre anni oltre il previsto e venne infine sostituito da Carlo Doneda (Cappelletti, 2011, pp. 127 s.).

Nel 1752 Lancellotti pubblicò il testo della Commedia dantesca, con una scelta di commenti antichi e moderni (da Giovanni Boccaccio a Gian Vincenzo Gravina), cui Serassi premise una vita di Dante.

La sua fama come studioso ed editore di testi letterari era comunque evidente già dal 1753 quando Ludovico Flangini – informato da Angelo Calogerà che Serassi stava preparando l’edizione delle Rime di Marco Cappello, cui stava lavorando lui stesso – inviò tutti i materiali raccolti a Bergamo, affinché l’abate potesse avvalersene per la sua edizione e per stendere una biografia di Cappello. Forse proprio a causa dei molti riconoscimenti tributatigli da più parti, l’ambiente culturale bergamasco dovette sembrare a Serassi un po’ angusto, come si desume da una lettera al cardinal Querini di Brescia (v. Rota, 1996, p. 147).

Grazie all’interessamento di monsignor Furietti, e del cardinale bergamasco Francesco Carrara, nell’aprile del 1754 Serassi fu chiamato a ricoprire il ruolo di rettore del Collegio della Nobile Nazione bergamasca, detto Ceresoli dal nome del suo fondatore, a Roma, dove arrivò il primo novembre. I familiari cercarono in ogni modo di convincerlo a lasciare Roma e accettare un canonicato a Bergamo, ma Serassi dichiarò in più occasioni, come testimonia il ricco epistolario, di stare benissimo a Roma, città vivace e dov’era possibile progredire negli studi.

Il 17 settembre 1754 fu accolto nell’Accademia degli Agiati di Rovereto, con il nome di Otibasio. Nel 1755 venne accolto in Arcadia, con il nome di Desippo Focense; lo stesso anno fu aggregato all’Accademia degli Erranti di Brescia.

Nel 1759 Furietti venne nominato cardinale e designò come segretario Serassi, che si vide costretto a lasciare l’insegnamento continuando però i suoi studi sulla vita e le opere di Tasso e, approfittando delle aderenze fornitegli dal cardinale per avere accesso alle biblioteche pubbliche e private di Roma, ebbe modo di trovare documenti e manoscritti inediti. Serassi rinunziò ai ruoli prestigiosi di segretario di monsignor Pietro Colonna Pamphili, nominato nunzio in Francia, e di monsignor Cesare Alberico Lucini, nunzio in Germania, pur di non dover abbandonare Roma, luogo ideale per condurre i propri studi.

Nel gennaio del 1763, pur restando al servizio di Furietti, accettò la nomina di minutante presso la segreteria della Sacra congregazione de Propaganda Fide, ricoprendo anche le mansioni di segretario, come in occasione del cardinalato di monsignor Stefano Borgia, che lo investì pro tempore di tale ruolo (Foresti, 1902, p. 29). L’anno successivo morì il cardinal Furietti, ma Serassi non fece ritorno a Bergamo, nonostante le insistenze di amici e parenti, per portare a termine le proprie ricerche erudite.

Nel 1766 ottenne un beneficio annesso alla chiesa di S. Pietro a Trescore (Bergamo). Durante l’estate del 1768 fece un breve viaggio a Bergamo, dove venne accolto con grande onore dal vescovo e dal podestà. Nel novembre dello stesso anno, rientrato a Roma, divenne segretario del cardinale bresciano Lodovico Calini, presso il quale si trasferì; rifiutò invece l’incarico di bibliotecario della Sapienza, a lui ben nota per motivi di studio, perché lo ritenne eccessivamente oneroso. A Bergamo, dove evidentemente si cercava di farlo tornare, Serassi ottenne anche un beneficio annesso alla chiesa di Clusone. Nell’estate del 1773 fece nuovamente ritorno a Bergamo; anche in questa occasione, però, ritornò a Roma per assolvere ai molti impegni e ultimare le ricerche tassiane. Nel 1780, dopo la morte di Filippo Buonamici, sperò di succedergli come segretario delle lettere latine di Sua Santità, ma il prescelto fu Domenico Nardini.

Nel 1785 portò a termine il lavoro forse più noto e impegnativo della sua carriera: la Vita di Torquato Tasso (I-II, Roma 1785; poi Bergamo 1790).

La biografia, che doveva sostituire quella romanzata di Giovan Battista Manso, ricevette molti consensi: anche Goethe la lesse durante il soggiorno a Roma (1788), essendone a tal punto colpito da riscrivere gran parte della sua omonima tragedia. Inviando al governo di Bergamo un esemplare della Vita di Torquato Tasso, Serassi manifestò l’intenzione di donare alla città la propria raccolta libraria, in particolare la collezione di opere rare e pregiate tassiane. Il Consiglio maggiore di Bergamo gli offrì, oltre a una medaglia d’oro, 25 fiorini in segno di ringraziamento.

Terminate le ricerche tassiane, Serassi espresse l’intenzione di fare definitivamente ritorno a Bergamo. Il 2 marzo 1786 venne aggregato all’Accademia Fiorentina.

Per tramite di Ireneo Affò entrò in contatto con lo stampatore Giambattista Bodoni, che gli propose un’edizione dell’Aminta tassiana, riportata alla sua originaria lezione attraverso lo spoglio di manoscritti ed edizioni antiche; l’iniziativa si concluse nel 1789, con un’edizione di pregio, ma con scelte filologiche non sempre ineccepibili. La collaborazione ‘tassiana’ con Bodoni prevedeva anche la stampa di una nuova edizione ‘critica’ della Liberata, cui Serassi attese sino alla morte. Nel medesimo anno ricevette l’incarico di allestire la vita dell’umanista cesenatese Jacopo Mazzoni direttamente da papa Pio VI; la Vita di Jacopo Mazzoni venne ultimata nel 1790 e presentata, in un esemplare di pregio, al pontefice, che si dimostrò particolarmente soddisfatto, anche se non concesse mai quel riconoscimento che Serassi attendeva prima di fare ritorno a Bergamo.

Dopo la morte di Gioacchino Pizzi gli venne proposto il Custodiato generale dell’Arcadia, ma Serassi rifiutò il prestigioso incarico, perché in procinto di ripartire per Bergamo; venne allora nominato procustode (Rota, 1996, parla del 5 febbraio 1791, ma l’elezione di Luigi Godard, successore di Pizzi, risale al 25 novembre 1790).

Morì improvvisamente, in Roma, il 19 febbraio 1791, forse a causa di una breve e banale malattia non adeguatamente curata e venne sepolto nella chiesa di S. Maria in Via.

La notizia del decesso venne tenuta nascosta per diverse ore, a quanto risulta per saccheggiare la sua casa e la sua libreria. Nel 1794, postume, uscirono, presso Bodoni, l’edizione della Liberata (in tre volumi) e il Ragionamento sopra la controversia del Tasso, e dell’Ariosto, ripresa della dissertazione del 1751.

Nel 1869 gli eredi vendettero alla biblioteca di Bergamo parte del carteggio e della preziosa Raccolta tassiana, il materiale venne poi implementato da Giuseppe Ravelli, vicebibliotecario dal 1893 al 1897.

Opere. Un catalogo abbastanza completo delle opere di Serassi si legge in D. Rota, L’erudito Pier Antonio Serassi biografo di Torquato Tasso. Ricerca sulla vita e sulle opere attraverso il carteggio inedito, Viareggio 1996, pp. 21-24. Fra le opere non menzionate nel testo: Rimario dei tre poeti, Petrarca, Bembo, e Molza..., Bergamo 1746; sonetti dell’abate Serassi compaiono nella raccolta di Poesie degli Accademici Occulti pubblicate in occasione delle nozze delle loro eccellenze il signor don Baldassare Odescalchi duca di Ceri e la signora donna Caterina Giustiniani..., Roma 1777, pp. 49-53; Ragionamento dell’abate Pier Antonio Serassi recitato in Roma nel giardino di s. Onofrio nell’adunanza de’ confratelli dell’oratorio di s. Filippo Neri l’anno 1756, Bergamo 1815.

Fra le opere curate da Serassi: Le rime di m. Francesco Petrarca coi migliori esemplari diligentemente riscontrate e corrette, Bergamo 1746; Delle poesie volgari e latine di Francesco Maria Molza corrette, illustrate ed accresciute colla vita dell’autore scritta da P. S., I-III, Bergamo 1747-1754; Rime di Domenico Veniero [...] raccolte ora la prima volta ed illustrate dall’ab. P. S., Bergamo 1750; M. Publii Fontanae Bergomatis Poemata omnia Latine scripta..., Bergamo 1752; L’Amadigi di m. Bernardo Tasso colla vita dell’autore..., I-IV, Bergamo 1755; Il libro del Cortegiano del conte Baldessar Castiglione colla vita di lui scritta dal sig. abate P. S., Padova 1766; Opere di messer Agnolo Firenzuola fiorentino, I-IV, Firenze 1763-1766; Lettere del conte Baldessar Castiglione [...] con annotazioni storiche illustrate dall’abate P. S., I-II, Padova 1769-1771; Poesie d’alcuni antichi rimatori toscani [...] tratte da un manoscritto dell’abate P. S., Roma 1774.

Fonti e Bibl.: Bergamo, Biblioteca A. Mai, Mss., 66.R (1): informazioni biobibliografiche e documenti; 66.R (2) - 67.R (3): carteggio; 67.R (4) - 68.R (2): appunti letterari. A. Tiraboschi, Dell’abate P.A. S. e della sua raccolta tassiana, in Archivio storico lombardo, IX (1882), pp. 49-68; G. Locatelli, Le pubblicazioni, i manoscritti inediti e la raccolta dell’abate P.A. S. (1721-1791), in Bergomum, III (1909), pp. 1-23; D. Rota, Vita e opere di P.A. S. attraverso il suo carteggio inedito presso la Civica Biblioteca di Bergamo, in La cultura fra Sei e Settecento: primi risultati di una indagine, a cura di E. Sala di Felice - L. Sannia Nowé, Modena 1994, pp. 253-271.

Principali studi: per un’ampia bibliografia su Serassi e sul contesto storico-culturale, cfr. Rota, 1996, cit., pp. 25-28. Oltre a Rota, per la biografia cfr. I. Costa, Notizie della vita e delle opere dell’abate P.A. S., in Bergomum, XVI (1922), pp. 65-144. Per l’epistolario, oltre a Rota, 1994, cfr. A. Foresti, Lettere dell’abate P.A. S. a Giuseppe Beltramelli, Bergamo 1902; R. Martinoni, Erudizione lombardo-veneta: il carteggio Serassi - Tanzi (1746-1748), in Archivio storico bergamasco, X (1990), pp. 119-165; V. Guercio, Per il carteggio Quarenghi - Serassi, Bergamo 1994; E. Gennaro, La fortuna di Torquato Tasso a Bergamo nel Settecento, in Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo, LVIII (1995-1996), pp. 11-62; I. Sonzogni, Il carteggio Alessandro Furietti - P.A. S.: momenti dell’erudizione bergamasca a metà Settecento, in Bergomum, XCI (1996), 2, pp. 91-188. Inoltre: A. Coppo, All’ombra di Malinconia. Il Tasso lungo la sua fama, Firenze 1997, pp. 203-208; C. Animosi, L’“Aminta” bodoniana e un giudizio del Serassi ‘conteso’ dal Parini, in Sul Tasso. Studi di filologia e letteratura italiana offerti a Luigi Poma, a cura di F. Gavazzeni, Roma-Padova 2003, pp. 57-84; C. Cappelletti, P.A. S. e Giammaria Mazzuchelli: tra storiografia letteraria ed erudizione antiquaria, in Un erudito bresciano del Settecento: Giammaria Mazzuchelli, a cura di F. Danelon, Brescia 2011, pp. 123-147.

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