PIRELLI, Piero

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PIRELLI, Piero

Chiara Guizzi

PIRELLI, Piero. – Nacque a Milano il 27 gennaio 1881 da Giovan Battista e Maria Sormani, primo di otto figli.

Crebbe, insieme al fratello Alberto, di un anno più giovane, tra le mura dello stabilimento per la lavorazione della gomma fondato dal padre a Milano in via Ponte Seveso nel 1872.

La società in accomandita semplice Pirelli & C., con capitale di 215.000 lire, fu la prima ditta in Italia a realizzare oggetti in gomma elastica, materiale del quale il giovane ingegnere Giovan Battista aveva colto le straordinarie potenzialità di applicazione. Dai primi articoli tecnici (tubi, cinghie, valvole) e per il consumo (mercerie e tessuti impermeabili) si passò nel 1879 alla produzione di conduttori elettrici, seguiti nel 1899 dai pneumatici per bicicletta e, nel 1901, per automobile.

Piero e Alberto furono introdotti sin da ragazzi al mondo della produzione industriale accompagnando il padre in frequenti visite alle officine; tra i quindici e i sedici anni parteciparono ad alcune campagne della nave Città di Milano per la riparazione e posa dei cavi telegrafici sottomarini e, tra i diciassette e i diciotto, seguirono il padre in alcuni viaggi di affari all’estero.

La casa paterna, frequentata dai maggiori esponenti della nascente industria e della finanza nonché della cultura e della politica, era di per sé un ambiente favorevole alla formazione dei due fratelli. Lo speciale piano di studi superiori che venne fatto loro seguire, dopo il liceo classico, mirava a prepararli ad affrontare i ruoli cui erano destinati nell’azienda della quale il padre era ancora gerente unico: i due fratelli frequentarono contemporaneamente corsi all’Istituto tecnico superiore di Milano (il futuro Politecnico), all’Università commerciale Luigi Bocconi e all’Università di Genova, dove conseguirono la laurea in scienze giuridiche, Piero nel 1903 e Alberto nel 1904.

L’ingresso formale nell’azienda paterna avvenne nel 1904, quando entrambi furono associati al padre nella gerenza della Pirelli & C. – dal 1883 società in accomandita per azioni – che, al tempo, deteneva un capitale di 7 milioni di lire, due stabilimenti in Italia (a Milano e a La Spezia, quest’ultimo per la produzione di cavi telegrafici sottomarini) e un terzo in Spagna, con una forza lavoro di circa 3000 operai e 250 impiegati.

Si apriva così per la Pirelli un periodo di forte espansione: nel settore dei cavi, grazie all’intensa domanda creata dal crescente consumo di energia elettrica e dalla tecnologia d’avanguardia dei suoi prodotti, il gruppo si aggiudicò importanti commesse per la posa di reti telegrafiche ed elettriche in Italia e all’estero, mentre il settore dei pneumatici uscì dalla fase sperimentale per avviare la produzione in serie. Allo stabilimento in Spagna per la produzione di cavi, seguirono quelli in Inghilterra e Argentina.

La dimensione sempre più multinazionale dell’azienda portò Piero e Alberto a compiere frequenti viaggi all’estero, alternandosi in modo da non essere mai assenti entrambi da Milano. Già nel 1904 Piero si recò per la prima volta negli Stati Uniti. L’occasione fu un incarico extra aziendale: gli fu infatti affidata la regia della partecipazione industriale italiana all’Esposizione universale di St. Louis, dove la Pirelli era presente con interessanti novità nel campo dei cavi elettrici per tensioni elevate. Nello stesso tempo, Piero avviò trattative con la Ontario Power Corporation, poi concluse da Alberto, aventi a oggetto la fornitura di cavi sotterranei per il trasporto di energia elettrica dalla centrale installata presso le cascate del Niagara.

Nel 1905 Piero compì un lungo viaggio in un altro spicchio del mercato mondiale – Vienna, Bucarest, Costantinopoli, Atene, Egitto – per visitare clienti e stabilire agenzie di vendita.

A Vienna si occupò inoltre della gara indetta dall’amministrazione austriaca per la fornitura dei cavi subacquei e sotterranei necessari per trasportare a valle, verso Rovereto, l’energia generata dalla centrale elettrica del Ponale; alla gara concorsero le maggiori fabbriche di cavi austriache e tedesche (Siemens, Felten & Guilleaume, Kabelfabrik) e la fornitura, aggiudicata all’azienda milanese, rappresentò una delle sue maggiori affermazioni industriali in quegli anni.

Piero tornò negli Stati Uniti, come gerente, più volte (nel 1921, per es., dopo un lungo soggiorno di studio dettò un’ampia relazione sull’industria della gomma nell’avanzatissimo mercato d’oltreoceano); altra meta frequente fu la Spagna, dove seguì direttamente gli stabilimenti e le società del gruppo, assumendo nel 1920 la presidenza della consociata Comercial Pirelli.

All’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale si arruolò come ufficiale di cavalleria; assegnato al Comando supremo, restò lontano dall’azienda dal 1915 al 1918.

Durante il conflitto la Pirelli rifornì di filo telegrafico e gomme piene per autocarri le forze armate italiane e una parte delle alleate; l’accresciuta produzione portò a un notevole incremento del numero degli addetti e, in particolare, della quota femminile della manodopera.

Nel clima turbolento e incerto del dopoguerra, sul finire del 1920, il gruppo multinazionale fu ristrutturato: lo scopo sociale della Pirelli & C. venne limitato a quello di una mera società finanziaria, di cui Piero e Alberto restarono gerenti insieme al padre, mentre per le attività industriali fu costituita a Milano la SIP (Società Italiana Pirelli, dal 1940 Pirelli spa) e a Bruxelles la CIP (Compagnie Internationale Pirelli), holding che deteneva il controllo delle otto società estere del gruppo. Di entrambe le neocostituite, furono amministratori delegati Piero e Alberto.

Mentre Alberto trascorse molto tempo all’estero – impegnato anche in funzioni di interesse pubblico, come rappresentante dell’Italia nelle lunghe controversie internazionali, specie economiche, lasciate in eredità dalla pace di Versailles – Piero si occupò più direttamente delle questioni ‘domestiche’, in particolare degli aspetti tecnico-organizzativi e sindacali. Negli anni Venti fu protagonista dello sviluppo della telefonia in Italia, facendosi promotore, nel 1919, del sindacato di studi che due anni dopo diede vita alla SIRTI (Società Italiana Reti Telefoniche Interurbane), incaricata di progettare e realizzare nel territorio nazionale una rete telefonica interurbana, a partire dal primo collegamento tra Torino, Genova e Milano, attuato nel 1921.

Oltre che nel campo industriale Piero portò anche nel settore agricolo le sue doti di organizzatore e di promotore di opere di progresso. Interessatosi alle condizioni dei territori della Maremma e dell’Agro romano fu l’animatore del gruppo di proprietari terrieri e industriali lombardi che nel 1923 acquistò la tenuta di Capalbio, nel Comune di Orbetello, e costituì la SACRA (Società per Azioni Capalbio Redenta Agricola), per la bonifica del territorio e il potenziamento delle forme di allevamento tipiche della zona. La società trasformò la palude del lago di Burano e la zona a pascolo sulla via Prenestina in aziende irrigue a coltura intensiva e altamente meccanizzate.

Nel 1926, allorché Ettore Conti fu incaricato dal governo di promuovere un ente per lo studio di una politica nazionale del petrolio (l’Agip), egli chiamò al suo fianco, come vicepresidenti, Gelasio Gaetani, per la parte tecnica, e Piero Pirelli per la parte amministrativa.

Nel 1932, alla scomparsa del padre, Piero ne prese il posto come presidente del gruppo, mantenendo tale carica fino alla morte.

Nella gestione dei rapporti con la forza lavoro, a lui demandata, Piero diede prova di una particolare sensibilità per i problemi sociali. Al rientro dal fronte si adoperò per realizzare iniziative assistenziali e opere sociali in favore dei dipendenti, tra cui l’istituzione, nel 1919, del Gruppo sportivo Pirelli e di una speciale indennità per i reduci di guerra tornati al lavoro. Nello stesso anno portò a conclusione una lunga e difficile trattativa con le maestranze per la riduzione dell’orario di lavoro, da 60 a 48 ore. Nel 1946 creò la Fondazione Piero e Alberto Pirelli per l’assistenza ai dipendenti anziani dell’azienda. Sportivo appassionato, nel 1899 fu tra i fondatori del Milan Football Club, di cui assunse la presidenza tra il 1909 e il 1929, e nel 1926 promosse la costruzione dello stadio di San Siro. La sua passione maggiore fu l’equitazione, che praticò fino a quando l’età glielo consentì.

Fu tra i fondatori e poi presidente della Società per la caccia a cavallo, presidente della SIRE (Società Incoraggiamento Razze Equine), e consigliere della società Trenno. Sedette nel Cda di importanti società industriali e finanziarie (tra cui Edison, Società italiana strade ferrate del Mediterraneo, Setemer, Sirti, Società elettrica Selt-Valdarno, Teti), fu consigliere dal 1912 al 1923 della Camera di commercio di Milano, presidente della Federazione nazionale fascista degli esercenti imprese di comunicazioni elettriche dal 1932, vicepresidente della Confederazione dell’industria dal 1934. Nel 1935 fu nominato cavaliere del lavoro. Tra i soci fondatori del Rotary Club italiano nel 1923, fu presidente del Rotary milanese nel 1925-26 e governatore del Rotary italiano nel 1926-27.

Dopo la Liberazione, al termine del periodo di commissariamento della Pirelli S.p.A., superò indenne il giudizio preliminare di epurazione e l’assemblea degli azionisti lo reinsediò alla presidenza della società. Poiché le forze non erano più quelle di una volta, preferì rinunciare alla carica di amministratore delegato. Ebbe così modo di dedicarsi più da vicino all’attività assistenziale, e in particolare alla Fondazione Piero e Alberto Pirelli in favore dei lavoratori anziani, e di riprendere il suo interesse per il settore agricolo, dando impulso nei dintorni di Roma a una trasformazione del territorio analoga a quella operata a Capalbio. Non si sposò mai.

Morì a Milano il 7 agosto 1956.

Al momento della sua scomparsa il gruppo Pirelli contava oltre 30.000 dipendenti in Italia e altri 20.000 dislocati in otto Paesi, operanti in 28 unità produttive, tutte – salvo una transitoria eccezione dell’Inghilterra – a direzione italiana. La presidenza dell’azienda passò a suo fratello Alberto che la tenne fino al 1959 quando si dimise per motivi di salute.

Fonti e Bibl.: Nell’Archivio storico Pirelli, depositato a Milano presso la Fondazione Pirelli e consultabile all’indirizzo www.fondazione pirelli.org/IT_archivio, è conservata la raccolta dei Documenti per la storia delle industrie Pirelli (specialmente le relazioni di viaggio di Piero e il voluminoso fascicolo del 1956 contenente necrologi e ricordi), e l’archivio di P. P., serie corrispondenza, 1945-1950.

Sulla figura di Piero si veda, in particolare, P. P., in Pirelli. Rivista di informazione e di tecnica, settembre-ottobre 1956, n. 5, pp. 5-35; sull’azienda: Pirelli & C. nel suo cinquantenario, 1872-1922, Milano 1922; A. Pirelli, La Pirelli. Vita di un’azienda industriale, Milano 1946; P. Anelli - G. Bonvini - A. Montenegro, Pirelli 1914-1980. Strategia aziendale e relazioni industriali nella storia di una multinazionale, Milano 1985.

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