BEAUMARCHAIS, Pierre-Augustin Caron de

Enciclopedia Italiana (1930)

BEAUMARCHAIS, Pierre-Augustin Caron de

Carlo Pellegrini

Nacque a Parigi il 24 gennaio 1732. Figlio d'un orologiaio, studiò un po' di latino in una scuola di mestieri, e la musica, ed ebbe un'adolescenza scapigliata: divenne però abile nell'arte dell'orologiaio, tanto che a vent'anni inventò un nuovo sistema di scappamento per orologi. Questo fatto cominciò a richiamar su di lui l'attenzione del pubblico e della corte. Divenne orologiaio del re, e riuscì in breve tempo ad ascendere, sposando (1755) la vedova del suo predecessore e cominciando a chiamarsi Beaumarchais dal titolo di un piccolo feudo della moglie. Come abile sonatore d'arpa, diede lezioni di musica alle figlie di Luigi XV, e valendosi di questa protezione entrò nelle grazie del finanziere Paris-Duverney, che fece la sua fortuna. Per vendicare la sorella Maria, abbandonata dallo scrittore Clavijo y Fajardo che aveva promesso di sposarla, partì nel 1764 per Madrid; e la narrazione dell'avventura terminata con l'umiliazione e la sconfitta dell'avversario (Mémoires, IV, Fragment de mon voyage en Espagne) offerse più tardi la materia a Goethe per la sua tragedia Clavigo. Ma già il B. stesso, dopo il suo ritorno a Parigi, nel 1767 ne aveva tratto numerosi spunti per il suo primo tentativo drammatico Eugénie, al quale a breve distanza seguirono Les Deux Amis: ambedue accolti non troppo favorevolmente. Caduto in disgrazia del re, morto nel 1770 Paris-Duverney, ebbe con gli eredi di questo una lunga causa, che condusse a una querela del giudice Goëzmann, accusato dal B. d'aver accettato danaro; ma con quattro Mémoires (1774), veri ed autentici capolavori di abilità dialettica e di umorismo, il B. seppe così bene trascinare dalla sua parte l'opinione pubblica, che il suo nome divenne in breve popolarissimo. Lo troviamo successivamente inviato a Londra da Luigi XV a trattare la distruzione di un libello preparato contro la Du Barry; poi, dopo un certo intervallo, vi ritorna a intrigare ancora, per salvare da un attacco analogo Maria Antonietta; dall'Inghilterra passa in Austria, è sospettato e arrestato, interviene il Governo francese, è rilasciato e torna in Francia. Nel 1775 è rappresentato a Parigi Le Barbier de Séville e appare per la prima volta sulla scena la figura di Figaro; la commedia, caduta una prima volta e poi rifatta, ebbe subito successo grandissimo. Dopo, ecco di nuovo B. a Londra a intrigare durante la lotta fra l'Inghilterra e le sue colonie d'America: fonda una compagnia per fornir armi e munizioni agli Americani, riesce a caricare tre navi, che sbarcano munizioni in America, arma anche direttamente una grossa nave. Intanto faceva altri affari e, tornato a Parigi, iniziava una lunga lotta in difesa dei diritti d'autore non ancora riconosciuti: il decreto della Costituente del 1792, primo riconoscimento di questo diritto, è dovuto in gran parte alla sua campagna.

Editore di tutte le opere di Voltaire a Kehl (1784-90), con una speculazione sbagliata rende un servizio agli studî; ma trova anche il tempo di scrivere Le Mariage de Figaro, e dopo lunghi contrasti (e dopo essere stato anche mandato in prigione da Luigi XVI) riesce a farlo rappresentare con successo trionfale nel 1784. Ma non venne ancora per lui la tranquillità. Nonostante avesse visto di buon occhio la convocazione degli Stati generali, fu ben presto preso di mira dai rivoluzionari: viaggiò quindi in Inghilterra e in Olanda tentando nuovi affari, visse un'esistenza assai triste per tre anni ad Amburgo, e fino al 1795 il suo nome non fu cancellato dalla lista degli emigrati. Tornato finalmente a Parigi, ebbe qualche periodo di serenità, vedendo rifiorire un certo interesse per il suo teatro, mentre in politica assisteva ammirato al sorgere della gloria di Bonaparte. E a Parigi morì, il 18 maggio 1799. Vissuto in una società di grande rilassatezza morale, in mezzo agli intrighi e alla diffamazione, il B. ebbe le virtù e i difetti del suo tempo.

Della sua opera rimangono oggi, e rimarranno, Le Barbier de Séville e Le Mariage de Figaro, i quali trovarono traduttori e imitatori anche fra noi, ed ebbero un'importanza storica che trascende il semplice interesse letterario. Il B. vi è il creatore di un tipo: Figaro. La figura del servo astuto ma anche bonario, pieno di spirito, abile sfruttatore di buone occasioni, ha una lunga tradizione nella commedia francese: ma il Figaro, che domina nella commedia del B., è figura ben più complessa e significativa, frutto vivo di tutta la larga esperienza umana del suo autore.

Nel Barbier de Séville - delle due commedie quella in cui c'è più finezza d'arte, mentre Le Mariage è più originale e di più potente effetto - ci si presenta una situazione già cara all'antica commedia italiana, ma con un nuovo senso di realtà e con un'arte esperta, cosciente dei suoi mezzi; e la figura di Figaro ne balza con una originalità ed evidenza, che non si può dimenticare. Impulsività e calcolo, egoismo e generosità si fondono insieme nel suo spirito aggressivo che non risparmia nulla e nessuno, e, più ancora, in quell'"aria d'artista", che è l'ultimo e più geniale tocco con cui il B. ha dato fisionomia e vita alla sua creazione.

Le Mariage de Figaro, nella sua più potente originalità, esprime invece un atteggiamento diverso: rivela che già ci avviciniamo rapidamente alla Rivoluzione. Meno pacato del Barbier, ha anche un aspetto più complesso: talvolta sembra precipitare nella farsa, talaltra assurge a momenti di vero e proprio dramma. Ritroviamo ancora gli stessi personaggi. Ma il tono è cambiato: i personaggi sono posti su piani diversi da prima: non più il distacco, un po' spagnolesco, del Barbier, fra le varie categorie sociali, ma persone che trattano quasi da pari a pari, che lottano e minacciano. Da un lato c'è una gioventù che lotta per il proprio riconoscimento alla vita, all'amore, alla famiglia; dall'altro una decrepita nobiltà che dà ogni giorno più il senso dell'inevitabile disfacimento. E Figaro non è più il servo, è un uomo nuovo, che ha un suo contenuto di rivolta il quale, per essere ravvolto in un manto di festevolezza, non è meno profondamente reale. Tutti sentirono nel tipo di Figaro l'annunciatore dei tempi nuovi verso i quali ci si avviava. Forse lo stesso scrittore non aspirava a tanto; ma l'impressione che l'opera produsse è bene indicata dal celebre motto attribuito a Napoleone: "è la rivoluzione in marcia". Ciò spiega perfettamente il successo senza precedenti del Mariage de Figaro, al quale avevano del resto giovato, di fronte alla pubblica opinione, anche le lunghe difficoltà frapposte alla sua rappresentazione.

Ma, anche a prescindere da queste considerazioni, il valore dell'opera del B. resta: per l'importanza che essa ha nel processo di formazione del teatro borghese moderno; per la verità umana che essa contiene. Il personaggio di Figaro, ripreso in seguito anche da Mozart, da Rossini, è divenuto ormai proverbiale: incarnazione vivente d'un aspetto della nostra così varia umanità.

Edizione del Théâtre complet di B., a cura di G. D'Heilli e F. de Marescot, Parigi 1869-71.

Bibl.: H. Cordier, Bibliographie des oeuvers de B., Parigi 1883. Per la vita e l'opera di B., v. E. Lintilhac, B. et ses oeuvres, d'après des documents inédits, Parigi 1887; P. Bonnefon, Étude sur B., Parigi 1887; P. Toldo, FIgaro et ses origines, Milano 1893; A. Hallays, B., Parigi 1897; A. Bettelheim, B., 2ª ed., Lipsia 1911. Per la sua fortuna in Italia: C. Chiostri, Les traductions et imitations italiennes des oeuvres de P. A. Caron de B., Montevarchi 1911.

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