Jouve, Pierre-Jean

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Poeta e narratore francese (Arras 1887 - Parigi 1976). Iniziatosi giovanissimo alla musica e alla poesia, fondò nel 1906 la rivista Bandeaux d'or. Rinnegata la sua produzione ispirata al simbolismo e all'unanimismo, si avvicinò alla psicanalisi e al cristianesimo, approdando a una nuova poetica, che, annunciata dai versi riuniti in Les noces (1928), si precisa nel saggio Incoscient, spiritualité et catastrophe (premesso alla raccolta Sueur de sang, 1933) e, in un alternarsi di slanci mistici ed erotici, sfocia nella visione apocalittica di Kyrie (1938). La tensione tra caduta e redenzione è anche al centro della sua produzione narrativa (Paulina 1880, 1925; Le monde désert, 1927; i due racconti Hécate, 1928, e Vagadu, 1931; Histoires sanglantes, 1932; La scène capitale, 1935), mentre un linguaggio apparentemente più pacificato permea le raccolte poetiche che fanno seguito, nel secondo dopoguerra, alle liriche di La vierge de Paris (1949), ispirate alla Resistenza. Traduttore e saggista (musica, arte, critica letteraria), J. ha tracciato la sua autobiografia spirituale in En miroir (1954).

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