MICHELOTTI, Pietro Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MICHELOTTI, Pietro Antonio

Giuseppe Ongaro

– Nacque a Dro, nel Trentino, intorno al 1680, quintogenito di Gianfrancesco, discendente da una antica famiglia di Arco, e di Domenica.

Dopo aver compiuto i primi studi ad Arco, si dedicò per proprio conto allo studio della filosofia, della fisica e delle matematiche. Allievo nello Studio di Padova di B. Ramazzini, del cartesiano M. Fardella, di D. Guglielmini e di A. Vallisneri, il 23 dic. 1700 vi conseguì il dottorato in filosofia e medicina. Avvertendo però l’esigenza di colmare le lacune della sua preparazione, il 29 nov. 1701 e il 30 nov. 1702 si iscrisse nuovamente all’Università artista allo scopo di frequentare liberamente le lezioni. Costretto a ritornare in patria nel 1703 in seguito all’invasione del Trentino da parte delle truppe francesi durante la guerra di successione spagnola, nel 1706 il M. era a Venezia, dove fu aggregato al Collegio dei medici fisici e dove si dedicò all’esercizio professionale. Fu, questo, un periodo di intensa e feconda attività che lo portò a maturare la sua scelta iatromatematica. Risale a quest’epoca il suo sodalizio con A. Conti, insieme con il quale frequentò un’accademia privata dedicata alla matematica e alla fisica, dove seguì le lezioni di T.P. Maffei.

Ma sulla sua preparazione influì soprattutto il matematico svizzero Jakob Hermann, già allievo di Jakob Bernoulli, chiamato nel 1707 su segnalazione di Gottfried Wilhelm Leibniz alla cattedra di matematica dello Studio di Padova. Il 29 nov. 1707 e il 26 nov. 1708 il M. si iscrisse all’Università artista per frequentare le lezioni pubbliche di Hermann; in seguito, stabiliti con lui amichevoli rapporti, ne seguì l’insegnamento privato. Hermann avviò il M. al calcolo differenziale e integrale e gli fece conoscere due testi fondamentali della nuova iatromatematica, le dissertazioni De motu musculorum (1694) e De effervescentia et fermentatione (1690) di Johann Bernoulli; inoltre, Hermann – che attendeva alla preparazione della Phoronomia – gli anticipò alcune dimostrazioni di cui il M. in seguito si avvalse nel De separatione fluidorum. Il M. rimase in corrispondenza con Hermann dopo che questi lasciò Padova (1713); per suo mezzo nel 1714 entrò in rapporti epistolari con Johann Bernoulli e, l’anno successivo, con Leibniz. Con Bernoulli il M. ebbe una fittissima corrispondenza, che si prolungò fino al 1725 e che gli fu preziosa non soltanto nell’elaborazione del De separatione fluidorum, ma anche in quella delle dieci Animadversiones con cui accompagnò la sua nuova edizione (Venezia 1721) delle due dissertazioni di Bernoulli.

Le Animadversiones erano dirette contro le obiezioni avanzate da James Keill alla dottrina bernoulliana del moto muscolare; qualche anno più tardi il M. indirizzò a Hermann, allora a Pietroburgo, una Apologia (ibid. 1727) in cui replicava anche ad altre critiche mosse da Richard Mead.

Con la sua prima opera, intitolata Conghietture … sopra la natura, cagione, e rimedj dell’infermità regnanti ne’ animali bovini (ibid. 1712), il M. si era inserito nel vivace dibattito suscitato da una famosa, gravissima epidemia di afta epizootica che infierì dal 1711 al 1714.

Fortemente influenzato dalle dottrine di Guglielmini, egli riteneva che la causa occasionale dell’epizoozia fosse la stagione fredda e piovosa che l’aveva preceduta e che la causa immediata consistesse nella coagulazione e nella fermentazione del sangue; dal coagulo egli riferisce di aver ottenuto «sali di varie figure romboidali, cubiche, tetraedriche ecc.» (p. 19) responsabili delle alterazioni del sangue.

Negli anni immediatamente successivi il M. aspirò a una cattedra nello Studio di Padova, che non ottenne. La fama raggiunta e l’attaccamento dimostrato alla Repubblica di Venezia, sua seconda patria, nel 1720 gli valsero però il titolo di pubblico protomedico e il riconoscimento di nobiltà. Dopo la partenza di Hermann, il M. ebbe una parte decisiva nelle trattative che portarono nel 1716 alla nomina di Nikolaus (I) Bernoulli, nipote di Johann, sulla cattedra padovana di matematica. Il soggiorno a Padova di Nikolaus fu di soli tre anni, ma anche di esso il M. si avvantaggiò nei propri studi matematici.

Nel 1721 pubblicò a Venezia la sua opera più importante, De separatione fluidorum in corpore animali dissertatio physico-mechanico-medica, in cui è affrontato il problema della funzione degli organi ghiandolari.

Per gli iatromatematici la secrezione era un fenomeno essenzialmente meccanico, consistente nella separazione selettiva di particelle specifiche dal liquido circolante nei vasi: si riteneva che il sangue contenesse già costituiti tutti i componenti dei diversi secreti, i quali perciò avrebbero rappresentato differenti filtrati del plasma sanguigno, dovuti alle speciali condizioni meccaniche per cui avviene la filtrazione. Sulla costituzione elementare delle ghiandole egli inserì il parere di G.B. Morgagni, che gli dimostrò sempre la più alta considerazione.

Nel giugno del 1722 il M. si recò a Parigi al seguito degli ambasciatori straordinari di Venezia e conobbe personalmente, fra gli altri, l’anatomista J.-B. Winslow e B. Le Bovier de Fontenelle. A Fontenelle indirizzò un’Epistola (Parigi 1724), che diede origine a una controversia con J.-C.-A. Helvétius (1728), a proposito degli effetti dell’aria nei polmoni. Durante il viaggio di ritorno fece la conoscenza di Daniel Bernoulli, secondogenito di Johann. Nel 1723 Daniel si recò a Venezia per approfondire gli studi di medicina con il M., di cui divenne molto amico. A Venezia nel 1724 Daniel pubblicò le Exercitationes quaedam mathematicae, in cui affrontava anche lo studio dell’uscita dell’acqua da un recipiente, sostenendo l’opinione del M. contro quella di I.F. Riccati. Nello stesso anno, utilizzando alcune dimostrazioni di Daniel, in una Epistola diretta a Conti (Venezia 1724) il M. replicò alla Defensio con cui James Jurin aveva risposto alle obiezioni mossegli nel De separatione fluidorum.

Gli stretti legami stabiliti con alcuni scienziati europei rappresentano una peculiare caratteristica della biografia intellettuale del Michelotti. Fu socio delle più importanti società scientifiche europee, dalla Royal Society (1718) all’Academia Caesareo-Leopoldina naturae curiosorum, dall’Académie royale des sciences di Parigi alla Societas regia scientiarum di Berlino e alle Accademie delle scienze di Pietroburgo e di Bologna, negli atti di alcune delle quali pubblicò interessanti contributi a carattere clinico.

Nel 1724 la morte di una sua paziente dopo pochi giorni di malattia lo espose a violente critiche, dalle quali fu costretto a difendersi pubblicando a Venezia un particolareggiato Ragguaglio sul caso.

Secondo i suoi detrattori, la iatromeccanica era priva di qualsiasi utilità in medicina. In realtà, nella pratica medica il M. si dimostra molto cauto, preferendo attenersi alle norme della medicina empirica piuttosto che a quelle della medicina «razionale», come risulta dai contributi casistici da lui pubblicati.

Nel 1728 sposò a Venezia Giovanna Domenica Cavestri; dall’unione nacque Gian Francesco Angelo (1730).

Il M. morì a Venezia il 21 genn. 1740.

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G. Ongaro