CONTARINI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)

CONTARINI, Pietro

Giuseppe Gullino

Nacque a Venezia nel 1491 uItimo dei numerosi figli di Zaccaria di Francesco e di Alba di Antonio Donà "dalle Rose".

Il padre apparteneva al ricco ed influente ramo detto "dalli Scrigni" di S. Trovaso, titolare della vasta proprietà di Piazzola, nel Padovano, che era stata ottenuta dai Carraresi; podestà di Cremona nel 1509, aveva presso di sé il figlio quando si verificò la rotta di Agnadello; furono entrambi fatti prigionieri e condotti in Francia: in una lettera ai familiari scritta l'8 agosto da Marquis, presso Parigi, dove morirà quattro anni più tardi, Zaccaria narrava il loro arrivo a Lione e la separazione: "Piero è andato a Lixignan de Lion, in uno castello sopra la strada de andar da Bles a Perpignan, cercha 60 miglia lontan da Bles, et credo che el stagi ben". Il C. fu liberato assieme ad Andrea Gritti, il futuro doge, nell'aprile del 1513, allorché un provvido ribaltamento delle alleanze portò la Repubblica a schierarsi accanto alla Francia contro gli Spagnoli.

L'amicizia tra i due, sorta nel corso della prigionia, si rafforzò durante il lungo viaggio di ritorno a Venezia: si spiega in tal modo la presenza del C. accanto al Gritti, nominato provveditore in campo, nel corso delle operazioni militari che si svolsero in Lombardia, tra l'ottobre del '15 ed il marzo del '16. Pur non rivestendo alcun incarico ufficiale, il C. poté seguire da vicino le vicende del conflitto contro gli Imperiali, ed il Sanuto riporta con vivo interesse le lettere chegli inviava ai fratelli, non di rado ricche di dure annotazioni sull'operato delle truppe veneziane o di spregiudicati commenti sulla condotta privata dei principi: così, il 7 genn. 1516 scriveva da Milano "di la vergogna dil nostro campo levato assieme con li francesi di la impresa di Brexa", e qualche giorno più tardi che il re d'Inghilterra Enrico VIII aveva fatto sapere a Francesco I di Francia "come sua moglie era gravida, et che anche Soa Maestà si sforzasse a fare il simile".

Sin qui, siamo di fronte all'immagine di un uomo che subisce gli avvenimenti o che li osserva senza influirvi in alcun modo: la qual cosa può certamente essere ritenuta ovvia per un giovane inesperto e rimasto anzitempo privo di una guida politica; senonché, anche quando egli raggiunse l'età legale per accedere al Maggior Consiglio, il segretario alle Voci tace ostinatamente il suo nome: non risulta, insomma, che il C. abbia mai ricoperto cariche politiche. Della sua giovinezza possediamo soltanto una testimonianza indiretta: il Cappellari Vivaro lo dice "peritissimo nelle lingue greca et latina", e questo rende verosimile che gli studi abbiano assorbito buona parte dei suoi interessi. Le notizie sul suo operato riprendono con una certa regolarità a partire dal '24, ma stavolta per offrirci l'immagine di una persona dedita quasi esclusivamente ad opere di carità, in particolare verso i poveri e gli infermi. Nel marzo, egli è con Agostino da Mula tra i procuratori dell'ospedale degli Incurabili a Venezia.

DelPistituto il C. fu autorevole ed infaticabile protettore, e tutta la sua vita fu da allora segnata dallo zelo religioso, in sintonia con la vigorosa esigenza di rinnovamento ìnteriore indicata dall'illuminata pietà erasmiana non meno che dal radicale mutamento di indirizzo politico rappresentato dal pontificato di Adriano VI. Ottenuta da Clemente VII nel '25 l'approvazione del regolamento dell'ospedale degli Incurabili, che poi farà riedificare in pietra, nello stesso anno fece costruire nell'isoletta di San Cipriano, presso Murano, una chiesa per alcuni eremiti camaldolesi seguaci di Paolo Giustinian, che colà avrebbero potuto condurre "gran abstinentie et vita molto solitaria"; nel '26, compì un pellegrinaggio a Gerusalemme; nel '28 Gasparo Contarini (nessuna parentela immediata tra i due, poiché il futuro cardinale era del ramo alla Madonna dell'Orto) gli annunciava da Viterbo la morte del Giustinian, "homo docto, religioso et excellentissimo, di vita exemplare".

Negli anni che seguirono il C. appare essere spesso presente alle principali cerimonie della Repubblica ed in contatto con personaggi influenti, pur senza far parte di alcun Ordine religioso e continuando a tenersi lontano dall'esercizio dell'attività politica: nel settembre 1541 il nunzio Andreassi scriveva di lui ad Alessandro Farnese come del "magnifico messer Pietro Contareno". Ci è comunque rimasta la sua corrispondenza con Gian Matteo Giberti (che nel '43 lo designò - peraltro senza esito - quale suo successore nel vescovato di Verona), col Sadoleto, col Pole, con Ignazio di Loyola, di cui il C. fu uno dei primi seguaci in occasione della sua permanenza a Venezia nel '36-'37. Da Ignazio il C. ricevette gli esercizi spirituali, e molto si adoperò per procurargli quell'imbarco per la Terrasanta che lo spagnolo desiderava e che era impedito dallo stato di guerra allora esistente tra la Repubblica e la Porta; m cambio ne ebbe amicizia e stima, non disgiunte tuttavia da talune riserve, che l'intransigente misticismo dei Loyola non mancò di sollevare sulle eccessive ricchezze da cui il C. non sapeva staccarsi: nell'agosto del '37 così gli scriveva da Vicenza: "a lei spetta soprattutto considerare che, se possiede beni temporali, da nessuno di essi deve essere posseduto e che tutto deve riportare a colui dal quale tutto ha ricevuto".

Furono proprio questi rapporti con i gesuiti a procurare al C. inimicizie e diffidenze, per cui, nonostante da più parti lo si accusasse di aspirare al cardinalato, soltanto nel 1557 Paolo IV gli conferì la nomina vescovile, dopo che egli era entrato a far parte del clero veneziano. L'8 agosto divenne dunque titolare della diocesi cipriota di Pafò, ed in tale veste partecipò alla fase conclusiva del concilio tridentino.

Qui, il 16 dicembre 1562, il C. rinunciò alla sede a beneficio dei ventisettenne nipote Francesco; ormai provato da "molte indispositioni et contrarietà", a Trerito testò a favore dei gemello Paolo, e di lì a qualche mese, il 21 maggio 1563, si spense a Padova. È sepolto a Venezia, nella chiesa di S. Trovaso.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii..., II, p. 454; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, c. 291r; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Protiosi frutti..., I, c. 177r; sulla sua morte, Ibid., Cod. Cicogna 3238/111, p. 38; il testamento in Arch. di Stato di Venezia, Sez. notarile. Testamenti, b. 1213/931; Bibl. naz. Marc., Mss. It., cl. VII, 1933 (= 9059): Docum. e lettere della famiglia Contarini, fasc. III; Ibid., Mss. it., cl. VII, 1268 (= 7511): Ricordi di casa Contarini, II, cc. 19-21; Calendar of State Papers.. existing in the archives... of Venice..., VI, a cura di R. Brown, London 1877-1884, pp. 12, 1280, 1648; M. Sanuto, Diarii, Wnezia 1882-1902, VIII, XVI, XXI-XXII, XXXIII-XXXIX, XLI, XLIII, XLV, XLVIII, LV, LVII, ad Indices; Nunziature di Vmezia, II, a cura di F. Gaeta, Roma 1960, pp. 261, 303, 351; F. Comer, Ecclesiae Venetae..., V, Venetiis 1749, p. 150; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, pp. 249, 301, 306 ss., 310, 314, 370, 404; VI, ibid. 1853, p. 933; P. Tacchi Venturi, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, I, Roma-Milano 1910, pp. 175, 257, 409, 444-453; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1914, pp. 368, 372, 376; Gliscritti di Ignazio di Loyola, a cura di M. Gioia, Torino 1977, pp. 708, 710, 1019, 1025; C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 287.

CATEGORIE