GIANNELLI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)

GIANNELLI, Pietro

Carlo M. Fiorentino

Nacque a Terni l'11 ag. 1807 da Pietro, di famiglia patrizia originaria di Nepi, e da Olimpia Petroni. Compiuti gli studi liceali al collegio dei gesuiti di Terni, si trasferì a Roma dove si laureò alla Sapienza in teologia e diritto civile e canonico. Nel 1831 fu ordinato sacerdote e, alcuni mesi dopo, auditore della Camera apostolica sotto la presidenza di mons. S. Spada Medici, carica che mantenne per diversi anni.

Spogliatosi degli abiti della Compagnia di Gesù, alla quale aveva appartenuto agli inizi della sua carriera ecclesiastica, il G. intraprese nel 1851 l'attività diplomatica in qualità di uditore di mons. A. Garibaldi, nunzio a Napoli, che seguì l'anno successivo alla nunziatura di Parigi. Tornato a Roma alla fine del 1852, fu nominato da Pio IX uditore di Rota. Nell'aprile 1858 fu promosso nunzio a Napoli e il 6 giugno dello stesso anno consacrato arcivescovo di Sardi in partibus infidelium dal card. C. Patrizi. Il 25 dello stesso mese fu nominato assistente al soglio pontificio.

La nunziatura a Napoli, che costituisce uno dei periodi più interessanti della sua carriera ecclesiastica, durò due anni e mezzo e, a parte l'ultima fase del regno di Ferdinando II, coincise praticamente con il breve regno di Francesco II, a cui il G. mostrò sin dall'inizio stima e solidarietà: il giovane re di Napoli "è pieno di religione e di devozione verso la Santa Sede e la Chiesa", scriveva di lui al segretario di Stato card. G. Antonelli il 4 giugno 1859, alcuni giorni dopo l'ascesa al trono, "ed almeno finora non sembra predominato da que' miseri pregiudizi, che con sommo danno delle cose religiose si osservano spesso negli uomini di governo per quanto d'altronde pii […] Non deve però dissimularsi, che attesa la sua giovanissima età non può avere molta esperienza nella difficilissima arte di governare e che perciò non manca di essere esposto a' pericoli specialmente ne' tempi che corrono; ma confido, che la Divina Provvidenza sarà per liberarlo". Tali pericoli, che misero in luce la fragilità politica del giovane sovrano di Napoli, si materializzarono nei mesi successivi con lo scoppio della seconda guerra d'indipendenza e, nel 1860, con la spedizione dei Mille e la campagna meridionale dell'esercito piemontese. Questi avvenimenti furono seguiti con attenzione dal G., i cui dispacci al card. Antonelli offrono un quadro per molti versi originale della situazione politica e diplomatica napoletana, nonché dello stesso ruolo da lui avuto presso Francesco II, di cui si era intanto guadagnato la fiducia, divenendone una sorta di padre spirituale. Il G. seguì Francesco II a Gaeta, dove si recò nel settembre 1860, rimanendovi fino alla caduta della cittadella nel febbraio 1861 e motivò con ragioni di solidarietà umana questa sua presenza accanto al re di Napoli nei momenti tragici dell'assedio e dell'epidemia di tifo che fece vittime anche tra il seguito reale.

La confidenza tra il G. e Francesco II si mantenne anche quando questi si recò in esilio a Roma. Negli anni successivi il prelato si confermò uno dei più ascoltati consiglieri del deposto re borbonico: ciò non gli impedì, tuttavia, di allacciare e mantenere saldi legami di amicizia con alcuni ecclesiastici decisamente orientati in senso liberale, come il benedettino C. De Vera, abate del monastero di Montecassino.

Il 1° ott. 1861 il G. fu nominato prosegretario della congregazione del S. Concilio, divenendo segretario titolare il 14 marzo 1868. In questa veste collaborò fino al 1875 con il prefetto card. P. Caterini con il quale condivideva le posizioni "intransigenti". Dal 1865 al 1869 ricoprì anche la carica di segretario della congregazione direttrice incaricata di preparare il concilio Vaticano I, la quale, riunitasi una prima volta nel marzo 1865 e una seconda nel maggio 1866, dal 28 luglio 1867 al 28 nov. 1869 tenne 55 sedute, i cui processi verbali furono redatti dallo stesso prelato. Nella prima seduta questi aveva presentato un rapporto dettagliato che riguardava diversi temi: l'utilità per la Chiesa di promuovere un concilio; gli ostacoli che vi si potevano opporre; le disposizioni da prendere nell'eventualità di una convocazione, in particolare quelle relative ai rapporti con i principi cattolici. Quale segretario della congregazione il G. inviò regolarmente dei rapporti a Pio IX sulle decisioni della stessa, che difese in più occasioni contro le obiezioni sul suo operato mosse dallo stesso pontefice. Durante questi anni egli fu anche membro di diritto della commissione preparatoria per la disciplina ecclesiastica.

Il 16 dic. 1869, una settimana dopo l'apertura del concilio, il papa lo nominò tra i 26 membri della commissione Pro recipiendis et expendendis PP. propositionibus, incaricata dell'esame dei postulata dei vescovi da sottoporre alla discussione. A questo titolo, il 5 febbr. 1870, il G. si pronunciò sull'opportunità di mettere all'ordine del giorno del concilio la questione dell'infallibilità pontificia conformemente alla petizione della maggioranza, ritenendo che la definizione fosse necessaria ma che la pubblicazione di un decreto speciale sulla questione non fosse conveniente vista la contropetizione firmata da 140 vescovi. A suo parere, infatti, sarebbe stato opportuno limitarsi a rendere più esplicita la definizione del concilio di Firenze (1431-43), in modo da indurre molti vescovi dell'opposizione a rientrare nei ranghi della maggioranza. Tale posizione era condivisa anche dal cardinale G. Antonelli.

Il 15 marzo 1875 il G. fu creato cardinale con il titolo presbiterale di S. Agnese extra Urbem, concessogli da Pio IX il 31 dello stesso mese. Il 2 luglio 1877 fu nominato presidente del Consilium supremum publicae rei moderandae e il 29 giugno 1879 da Leone XIII segretario dei Memoriali.

Nonostante la fama di legittimista e di intransigente che si era creato durante la nunziatura a Napoli nel 1858-60, egli fu in realtà, secondo un giudizio di mons. V. Tizzani, severo censore degli ambienti vaticani di quegli anni, "bastantemente scaltro per istare bene con tutti" (Pásztor, II, p. 575 n.). Ciò era confermato da mons. T. Bellà, prelato di Curia al servizio di diversi paesi cattolici, il quale in un'informativa al governo francese scritta dopo la morte di Pio IX confidava che il G. "ha capito il suo tempo, e comprende che le esagerazioni sono frutti fuori stagione. Egli in conclave voterà coi moderati" (Weber, 1978, II, p. 736). Il G. ebbe infatti un atteggiamento temperato, e se l'8 febbr. 1878, il giorno successivo alla morte di Pio IX, nella prima riunione dei cardinali che doveva stabilire il luogo in cui si doveva tenere il conclave, egli si era astenuto, in quella decisiva del giorno dopo si espresse in favore dello svolgimento del conclave a Roma. Tuttavia non è certo che egli votasse in favore del card. G. Pecci, candidato del partito moderato, anche se farebbe propendere per questa ipotesi il fatto che egli apparteneva alla cerchia dei porporati intimi del filippino G. Calenzio, conclavista del card. L. Bartolini, grande elettore di Leone XIII.

Il G. morì a Roma il 5 maggio 1881.

Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Segr. di Stato, a. 1859, rubr. 165, f. 9; rubr. 252, f. 3; rubr. 256, f. 3; a. 1860, rubr. 165, ff. 34-35; rubr. 252, fascicolo unico; Spoglio del card. P. G., bb. 1a-2b; Concilio VaticanoI, bb. 8, 15, 16, 22, 24, 25, 113, 115, 117, 190; G.G. Franco, Appunti stor. sopra il concilio Vaticano, a cura di G. Martina, Roma 1972, p. 103; T. Granderath, Histoire du concile du Vatican, I, Bruxelles 1907, ad indicem; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, I, Il conclave e l'opera di ricostruzione sociale, Milano 1932, pp. 24, 33, 72, 199, 230; P. Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato, II, La questione romana. 1856-1864, Roma 1951, pt. 1, p. 119; J.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, Graz 1961, XLIX, coll. 97-99; LI, col. 689; M. Maccarrone, Il concilio Vaticano I e il "Giornale" di mons. Arrigoni, Padova 1966, I, pp. 165, 220, 234 s., 335; P. Pecorari, Libertà di coscienza e moderatismo politico. Il "Diario" inedito di mons. Jacopo Bernardi sul concilio Vaticano I, Roma 1976, p. 57; M.L. Trebiliani, La Sacra Congregazione del Concilio intorno agli anni '70, in Roma tra Ottocento e Novecento. Studi e ricerche, Roma 1981, pp. 31-36; G. Martina, Pio IX (1867-1878), Roma 1990, pp. 268, 300, 350; C.M. Fiorentino, P. Generoso Calenzio e il "Diario del Conclave di Leone XIII", in Arch. della Società romana di storia patria, CXVIII (1995), pp. 241, 272 s.; C. Weber, Quellen und Studien zur Kurie und zur Vatikanischen Politikunter Leo XIII, Tübingen 1973, pp. 198, 294, 344; Id., Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, Stuttgart 1978, pp. 349, 470, 732, 743, 748; Il concilio Vaticano I: Diario di Vincenzo Tizzani, a cura di L. Pásztor, I-II, Stuttgart 1992, pp. 24, 572 n., 594, 596; F. Curato, Il Regno delle Due Sicilie nella politica estera europea (1830-1858), a cura di S. Candido, Palermo 1995, ad indicem; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica. Indici, III, s.v.; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica…, VII, 1846-1903, Patavii 1979, pp. 20, 501; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XX, coll. 1206-1208.

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