Lacava, Pietro

L'Unificazione (2011)

Lacava, Pietro


Uomo politico (Corleto Perticara, Potenza, 1835 - Roma 1912). Laureatosi in giurisprudenza a Napoli, entrò presto in contatto con gli ambienti patriottici e nel 1860, dopo l’avvio della spedizione dei Mille, fu tra gli artefici dell’insurrezione della Basilicata. Assunse poi la carica di segretario del governo prodittatoriale di Potenza e a settembre entrò a Napoli al fianco di Garibaldi. Dopo la costituzione del Regno d’Italia iniziò la carriera nei ranghi dell’amministrazione pubblica: sottogovernatore di Melfi, successivamente consigliere di prefettura a Pavia, fu poi sottoprefetto a Palmi e Rossano. Nel 1867, quando era questore di Napoli, arruolò segretamente volontari per l’impresa di Mentana, fornendo loro armi della pubblica sicurezza. Costretto alle dimissioni, decise di dedicarsi alla vita politica e già nelle elezioni suppletive del 1868 fu eletto deputato tra le file della Sinistra. Nel 1876, con l’avvento al potere di Depretis, fu nominato segretario generale del ministero dell’Interno poi, nel 1878, segretario generale del ministero dei Lavori pubblici. Nel marzo 1889 Crispi, cui lo legava anche la comune adesione al Grande oriente d’Italia, lo chiamò alla guida del nuovo ministero delle Poste e telegrafi, incarico che mantenne fino al 1891. Fu di nuovo ministro dal 1892 al 1893, nel primo governo Giolitti, con il portafoglio dell’Agricoltura, industria e commercio. In questo ruolo si trovò coinvolto nello scandalo della Banca romana e, seppure scagionato dalla commissione parlamentare d’inchiesta, restò privo di incarichi governativi per alcuni anni, durante i quali si dedicò allo studio dei problemi della finanza locale. Tornò al governo, come ministro dei Lavori pubblici, con Pelloux, e votò a favore delle leggi repressive da questi proposte. Schierato inizialmente all’opposizione del governo Zanardelli, si avvicinò poi all’esecutivo quando cominciò a profilarsi l’ipotesi di interventi speciali a favore del meridione. Nel 1905 fu eletto vicepresidente della Camera e nel 1907 fu nominato ministro delle Finanze nel terzo governo Giolitti. Lasciato l’incarico nel 1909, rimase attivo sulla scena pubblica fino agli ultimi anni di vita: nel 1911 si schierò a favore dell’impresa libica e nel 1912 presiedette la commissione nominata per esaminare il trattato di Losanna con la Turchia.

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