Pietro Lombardo (lat. Petrus Lombardus)

Dizionario di filosofia (2009)

Pietro Lombardo (lat. Petrus Lombardus)


Pietro Lombardo

(lat. Petrus Lombardus) Teologo (Novara fine sec. 11° - Parigi 1160), chiamato dai posteri magister sententiarum. Di umili origini, fu presentato da Bernardo ai canonici di S. Vittore a Parigi, dove era giunto (1135-36) dopo esser passato per Reims e dove è probabile che già prima del 1142 (data d’inizio delle Sententiae) cominciasse a esercitare il suo magistero; a questi primi anni parigini risalgono il Commentarius in Psalmos (1135-37) e i Collectanea in Epistolas Pauli (1139-41). L’insegnamento lo rese presto famoso: fu tra i magistri del consiglio di Reims (1148) che giudicarono Gilberto Porretano; nel 1151-52 venne a Roma presso papa Eugenio III e nel 1159 fu creato vescovo di Parigi. Delle opere esegetiche di P. la prima illustra il testo biblico versetto per versetto, in completa dipendenza dalla tradizione patristica, con forte allegorismo; la seconda (detta anche Maiores glossae epistolarum o Magnaglossatura) introduce nel commento più ampie questioni teologiche e costituisce una preparazione all’opera sua maggiore, i Libri IV sententiarum (detti comunemente Sententiae): cominciati nel 1142 e terminati nel 1158 (ma una prima edizione era forse già pronta nel 1152), sono probabilmente il frutto delle sue lezioni. L’opera, nel suo progetto di raccogliere e sistemare organicamente attorno ai principali problemi teologici le sentenze (o auctoritates) dei Padri e degli autori medievali, dipende così dalla tradizione canonistica, soprattutto da Graziano, come dalla Summa sententiarum (opera forse di origine vittorina), ma anche da Abelardo, da Anselmo di Laon, da Ugo di San Vittore e da Giovanni Damasceno (conosciuto nella traduzione latina di Burgundio Pisano). P. organizza la materia in quattro libri (divisi in capitula, mentre il raggruppamento in distinctiones non risale all’autore): (1) Dio uno e trino; (2) creazione, peccato e grazia; (3) incarnazione, redenzione, virtù teologali e doni dello Spirito Santo, comandamenti; (4) sacramenti e novissimi. Attorno a questi argomenti P. raggruppa le testimonianze della tradizione patristica (prese direttamente o da florilegi), ma dà anche molto spazio a opinioni di maestri più recenti e contemporanei, citati spesso con un semplice «quidam»: l’importanza della sua opera sta appunto in questa raccolta di auctoritates, non in uno sforzo di approfondimento personale, perché intento di P. è l’attenersi alle più autorevoli opinioni tradizionali senza ricorrere, anzi spesso opponendosi, a ogni innovatore sforzo dialettico e filosofico. Ma di qui deriva anche l’immensa fortuna delle Sentenze, che, dopo alcune prime violente opposizioni (promosse da Giovanni di Cornovaglia, Gerhoh di Reichersberg, Gualtiero di San Vittore, Scuola porretana, Gioacchino da Fiore; particolarmente criticata la sua dottrina detta nichilismo cristologico, per cui l’unione in Cristo delle due nature sarebbe puramente accidentale), entrò dal sec. 13° nelle università sotto l’autorità pontificia come testo fondamentale per l’insegnamento della teologia, e tale restò fino a tutto il Rinascimento (di qui l’enorme numero dei commenti alle Sentenze). P. è autore anche di ventinove Sermones (1140-60), mentre sicuramente spurie sono altre opere a lui di tempo in tempo attribuite.

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