MORANDI, Pietro Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORANDI, Pietro Maria

Giovanni Andrea Sechi

MORANDI, Pietro Maria. – Figlio di Gaetano e di Maria Maddalena Tabarini, nacque a Bologna il 15 aprile 1745 sotto la parrocchia di S. Nicolò in S. Felice.

Allievo di Giovanni Battista Martini, sotto la sua guida esordì giovanissimo come compositore (sono conservate le Lezioni di contrappunto del 1760 e molti brani di musica sacra). A questo periodo risale anche una raccolta di duetti per uso didattico, in seguito data alle stampe (Alla gioventù dilettante, Venezia, s.d.).

Il 21 maggio 1764 fu aggregato all’Accademia filarmonica di Bologna nell’ordine dei compositori. In giugno si portò a Pergola (presso Pesaro) dove – grazie all’intercessione di Martini, come si evince da una lettera del Gonfaloniere locale a questi diretta, 6 maggio 1764 (Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della Musica, Epistolario martiniano, I.10.174) – era stato nominato maestro di cappella della cattedrale.

Nonostante la lontananza da Bologna e dalla sua vita musicale, Morandi non interruppe il rapporto col maestro, come è attestato dal copioso carteggio tramandato (in gran parte conservato a Bologna, tranne alcune lettere custodite dagli eredi e trascritte in Radiciotti, 1892). Numerosi progetti, idee e scambi bibliografici intercorsero tra i due musicisti. Spesso Martini venne in aiuto del suo antico allievo, come quando, nel 1776, una sinfonia di Morandi appena pubblicata ricevette aspre critiche da alcuni maestri marchigiani: l’insigne contrappuntista fornì a Morandi una lista di esempi che giustificavano le sue scelte compositive e in generale gli ribadì che si trattava di caratteristiche ordinarie nella «musica francese » (I.28.18).

A detta di Radiciotti (1893, pp. 129 s.), Morandi avrebbe lasciato in eredità all’Archivio musicale del Duomo di Senigallia le proprie composizioni, risultate peraltro irreperibili. In effetti, gran parte delle composizioni menzionate da Morandi nelle sue lettere non è oggi identificabile.

Tramite i libretti a stampa e alcune fonti secondarie siamo tuttavia a conoscenza di numerosi lavori nei generi sia dell’opera seria (Il trionfo del merito, Serra de’ Conti 1777; Comala, Senigallia 1780; Zemira, Firenze 1782, Zenobia, ibid. 1782), sia degli intermezzi comici (Il fantasma, Bologna 1764), sia delle cantata (La cometa, Pergola 1775; La gara delle virtù, Ancona 1775; Ricina rallegrata, Recanati 1775; Il sogno, Pesaro 1776; Le fiamme portentose, Recanati 1778 e 1784; Il premio, Filottrano 1789), ai quali si aggiungono un oratorio (Il Tobia, Pergola, Jesi e forse Roma 1773) e un dramma giocoso (Gli usurpatori delusi, Ancona 1791). Infondata è l’attribuzione dello Stravagante inglese (Giuseppe Sarti, Ancona 1792), sostenuta da François-Joseph Fétis. Si conservano inoltre numerose composizioni per organo solo, per uso paraliturgico o concertistico, sonate e concerti per uno o più strumenti, e una quantità assai minore di composizioni sacre, in gran parte risalenti al periodo di apprendistato. Restano infine le partiture del Fantasma e della Zemira, e alcuni duetti e arie da camera. I manoscritti musicali superstiti sono custoditi perlopiù in Italia (Assisi, Bergamo, Bologna, Finale Emilia, Firenze, Genova, Lugo, Montecassino, Ostiglia, Pesaro, Ravenna, Roma, Venezia).

A Pergola, Morandi si unì in matrimonio con la propria allieva Teresa Saraceni, dalla quale ebbe sei figli, tre dei quali intrapresero studi musicali. Nell’ottobre 1778 si trasferì a Senigallia dove, per volontà del cardinale Bernardino Honorati, fu nominato maestro di cappella della cattedrale cittadina neocostituita, con un compenso annuo di 50 scudi (Cucchi 1939, pp. 25-27).

Esonerato dai propri incarichi nel 1811 per motivi d’età e ritiratosi a vita privata, morì a Senigallia l’8 dicembre 1815 (Campione segnato G …, p. 124).

Oltre che nella composizione, Morandi ebbe fama di eccellente didatta: tra i suoi allievi di canto si ricordano i celeberrimi Angelica Catalani e Girolamo Crescentini, tra quelli di composizione Giuseppe Balducci, Raffaele Grechi e Agostino Romagnoli. Un ritratto di Morandi, anonimo, fa tuttora parte della iconoteca di padre Martini (Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della Musica).

Il figlio Giovanni, nato a Pergola il 12 maggio 1777, fu allievo del padre e si distinse come compositore e maestro di canto. La sua opera annovera musiche per organo e per pianoforte, e musiche vocali sia da camera sia per il teatro; numerose le rielaborazioni di lavori altrui, infine, gli furono commissionate dall’editore Giovanni Ricordi, che pubblicò la quasi totalità delle sue composizioni oggi conservate.

Lo stato attuale degli studi non consente di compilare un elenco dettagliato delle composizioni edite: si ricordano almeno 15 Raccolte di sonate per gli organi moderni – genere nel quale Giovanni Morandi fu assai prolifico, e attraverso il quale rivalutò le potenzialità esecutive dello strumento – pubblicate tra il 1808 e il 1845, Six valzes avec un Rondo pour fortepiano (1808), Gran Sinfonia e Pastorale per organo (1822), Sei ariette con l’accompagnamento di forte piano (1823), il Lamento sulla tomba di Rosa Morandi per canto e pianoforte (1824), Sei cantate da camera a voce sola coll’accompagnamento di pianoforte (circa 1827), per un numero complessivo di circa 30 numeri di opus.

Gli unici manoscritti superstiti di tale produzione si conservano in Italia, a Roma (Biblioteca Casanatense), Montecassino e Bologna (Biblioteca del Convento di S. Francesco): si tratta, in massima parte, di copie dalle sue edizioni a stampa. Radiciotti (1892, p. 39) segnala che i suoi eredi erano in possesso di un vasto numero di composizioni manoscritte, circa 400 brani per organo solista.

Come didatta Giovanni Morandi scoprì il soprano senigalliese Rosa Morolli, che sposò nel 1804: dalla loro unione nacquero tre figli, dei quali nessuno sembra aver intrapreso studi musicali. Dall’esordio teatrale della cantante, avvenuto nello stesso anno del matrimonio, Morandi ne seguì da vicino la carriera, consigliandola nella professione e accompagnandola in ogni città dove ella si esibì, fino alla morte di lei, avvenuta nel 1824.

Grazie all’intensa attività teatrale della moglie, Morandi ebbe contatti con i compositori e i cantanti più conosciuti dell’epoca, come attestano le porzioni dall’epistolario pubblicato da Radiciotti nel 1892. Pochi mesi dopo la scomparsa di Rosa, Morandi tornò a Senigallia, dove fu nominato maestro di cappella, ricoprendo il ruolo che già era stato del padre (a partire dal 1843 lo coadiuvò l’allievo Pietro Livi). Nella città marchigiana tornò inoltre a dedicarsi all’insegnamento e il 12 dicembre 1824 vi fondò la Società dei Filomusícori: questa, dapprima costituita da musicisti dilettanti, divenne in breve tempo una vera e propria scuola privata, di cui il compositore fu la figura di riferimento fino in tarda età. Dopo la scomparsa della moglie, Morandi non cessò l’attività professionale: è attestata la sua partecipazione come maestro concertatore nei seguenti allestimenti operistici nel teatro Comunale di Senigallia: I Capuleti e i Montecchi (1830; con Giuditta Grisi nella parte di Romeo) e Il Pirata (1833) di Vincenzo Bellini, e La Gazza ladra (1832) e Mosè in Egitto (1833) di Gioachino Rossini.

Giovanni Morandi morì a Senigallia il 23 febbraio 1856.

Tra i suoi allievi si ricordano i compositori e organisti Zeno Appiotti, Arcangelo Boccoli, il citato Pietro Livi, Bonafede Margutti, Maria Benedetta Venturini, Giovanni Zampettini e, oltre la moglie Rosa Morolli, i cantanti Letizia Borgognoni, Bernardino Berarducci, Cesare Boccolini, Natale Costantini, Crescentino Crescentini, Paolo Ferretti, Domenico Giovannini, Amalia e Pietro Mattioli, Gaspara Gobetti, Giulia Micciarelli-Sbriscia, Alessandro Simoncelli; tra quanti vollero all’occasione affidarsi ai suoi consigli, vi furono altresì i cantanti Domenico Donzelli, Giuditta Grisi, Maria Malibran e Giovanni Battista Rubini. Secondo un aneddoto riportato da Radiciotti (1928, pp. 19 s.), Morandi avrebbe aiutato persino Rossini, del quale fu peraltro molto amico, nel ritoccare la partitura della Cambiale di matrimonio, la cui prima esecuzione si tenne a Venezia il 3 novembre 1810.

I fratelli Angelo e Morando, entrambi violinisti, ebbero una carriera meno intensa di Giovanni: il secondo si distinse anche come concertatore e si esibì a Chioggia, Lucca, Odessa, Fermo e Livorno tra il 1815 e il 1833 (Radiciotti 1893, pp. 131 s.).

Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. dell’Accademia filarmonica, Campione segnato G in cui sono descritti tutti li signori accademici filarmonici ..., p. 124; Libro chiamato registro in cui sono notate tutte le partite ..., c. 6r; Vacchetta per le Messe de Defonti Accademici Filarmonici 1797-1823, c. 40r; Ibid., Arch. generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale: 1745, t. 198, c. 78r; G. Radiciotti, Lettere inedite di celebri musicisti annotate e precedute dalle biografie di Pietro, Giovanni e Rosa Morandi a cui sono dirette, Milano 1892, passim; Id., Teatro, musica e musicisti in Sinigaglia: notizie e documenti, Milano 1893, passim; Id., Teatro, musica e musicisti in Recanati, Recanati 1904, pp. 42 s; Id., I musicisti marchigiani dal sec. XVI al XIX, Roma 1909, passim; Id., Aneddoti e motti rossiniani autentici, Roma 1928, pp. 19 s.; P. Cucchi, La cappella musicale della cattedrale-basilica di Senigallia, Senigallia 1939, passim; A. Schnoebelen, Padre Martini’s collection of letters in the Civico museo bibliografico musicale in Bologna: an annotated index, New York 1979, pp. 38, 98, 357, 406, 480, 681; L. Callegari Hill, L’Accademia Filarmonica di Bologna, 1666-1800: statuti, indici degli aggregati e catalogo degli esperimenti d’esame nell’archivio, con un’introduzione storica, Bologna 1991, pp. 132, 213, 248, 274, 322, 330; O. Gambassi, L’Accademia Filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, p. 446; U. Gironacci - M. Salvarani, Guida al Dizionario dei musicisti marchigiani di Giuseppe Radiciotti e Giovanni Spadoni, Fermo 1993, pp. 22-52, 156; G. Moroni, Teatro in musica a Senigallia, Roma 2001, pp. 18, 46 s., 49 s., 54, 57 s., 81, 83 s.; E. Pasquini, Giambattista Martini, Palermo 2007, pp. 147, 151n; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique, VI, p. 200; C. Sartori, I libretti a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, Cuneo 1993, p. 419; R. Eitner, Quellen-Lexikon, II, p. 56.

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