NAPOLI SIGNORELLI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

NAPOLI SIGNORELLI, Pietro

Pier Giuseppe Gillio

NAPOLI SIGNORELLI (De Napoli), Pietro. – Nacque a Napoli il 28 settembre 1731 da Angelo Antonio De Napoli, notaio regio, e da Nicoletta Signorelli.

Formatosi dai gesuiti, intraprese studi di legge nell’Ateneo napoletano, dove frequentò le lezioni di Antonio Genovesi e si addottorò nel 1753. Nei primi anni di avvocatura la passione per l'arte drammatica lo condusse a recitare come dilettante in commedie all’improvviso che si inscenavano in casa di Carlo Carafa, duca di Maddaloni (Mininni, 1914, p. 20); risale a quegli anni la composizione di alcune commedie, non pervenute poiché, come egli stesso scrisse, «non si curò di serbarle, né averne memoria» (Vicende della coltura..., 1811, VI, p. 320); nel 1763 firmò i libretti di un paio di «commedie per musica» date al teatro Nuovo di Napoli con musiche di Giacomo Insanguine, Nicola Logroscino e Giuseppe Geremia (nella prefazione all’Innamorato balordo dichiara d’aver «cercato il Meraviglioso ma Credibile» e «procurato che fosse Popolare, secondo avvertisce il Castelvetro»; per gli altri libretti cfr. Santoro, 1982, pp. 42 s.). Nel 1754 diede alle stampe la sua prima opera critica, il trattatello morale Degli affetti umani, ispirato all’insegnamento di Genovesi.

Alla fine del 1765 lasciò Napoli e con la madre si stabilì a Madrid, ove risiedevano alcuni parenti; sulle ragioni del trasferimento fu sempre reticente, facendo riferimento talora a una delusione amorosa, talora all’essere stato «costretto a vivere in paesi stranieri, per mancanza di un pane negatogli dalla Patria» (Mininni, 1914, p. 25). Divenne amico del poeta e drammaturgo Nicolás Fernández de Moratín, e probabilmente grazie ai suoi buoni uffici ottenne l’impiego di primo custode del suggello della lotteria reale, incombenza non gravosa che gli dava diritto a una discreta retribuzione e a un’abitazione contigua al palazzo reale. L’amicizia con Moratín gli valse inoltre l’introduzione nell’accademia da lui fondata, la Tertulia literaria de la fonda de San Sebastián, frequentata dai primi uomini di cultura della capitale, accomunati dall’interesse per la letteratura classicista e illuminata. In un ambiente intellettualmente stimolante e in condizioni di sicurezza e tranquillità poté avviare un’attività letteraria che dovette essere intensa, sebbene se ne conservino testimonianze discontinue. Della produzione in versi restano le Satire, in martelliani: precedute da un Discorso in versi, apparvero a Genova nel 1774.

La prima opera che diede rinomanza internazionale a Napoli Signorelli fu la Storia critica de’ teatri antichi e moderni (Napoli 1777). Senza precedenti per vastità di disegno, la trattazione – secondo i modelli della più innovativa erudizione settecentesca, a cominciare dalla Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi (in prima edizione tra 1772 e 1782) – si dipana tra l’antichità greca e latina, la produzione sacra medievale, la rinascita e gli sviluppi del teatro profano europeo, con preponderante considerazione riservata alla drammaturgia dei secoli XVII e XVIII, trattata con riferimento a Italia, Spagna, Inghilterra, Germania e Francia, non senza qualche cenno a Russia e Turchia. La critica, soprattutto italiana, si espresse con vastità di consensi, sebbene non mancassero giudizi come quello delle fiorentine Novelle letterarie che biasimava l’autore per essere «partitante dichiaratissimo per gli antichi» (ibid., p. 50). Ancor più severi furono i pareri di critici stranieri, come il francese Jean-François Marmontel e gli spagnoli Ramón de La Cruz, Vicente García de la Huerta e soprattutto il gesuita catalano Francisco Javier Lampillas, che gli rimproverarono, oltre a omissioni e fraintendimenti, un eccesso di parzialità nella rivendicazione del primato del teatro italiano su quello francese e spagnolo. Alle accuse di Lampillas l’autore replicò poi partitamente e animosamente in un Discorso storico critico, pubblicato a Napoli nel 1783 come supplemento alla Storia critica.

La prima edizione dell’opera e gli ininterrotti rifacimenti e ampliamenti cui andrà soggetta attestano la vastità dell’erudizione di Napoli Signorelli, che tende all’organizzazione per accumulo dei dati variamente raccolti, ed è questo il metodo erudito del suo lavoro storiografico, connesso a una concezione della storia che riprende i paradigmi costitutivi della tradizione classicistica; come quello – per dirla con le parole d’un recensore coevo – secondo cui «il teatro ben diretto all’ombra d’un saggio e illuminato governo può tener luogo d’un educatore pubblico» (secondo la prassi formativa dei collegi gesuitici); e poiché «la morale è maestra dei costumi, così la poesia drammatica è la stessa morale posta in azione; e tien luogo d’un rigido precettore» (Efemeridi, 1788, p. 333). La crisi del classicismo, di cui Napoli Signorelli è al tempo stesso testimone e attore, e la nuova storiografia romantica determineranno la caduta di credibilità della Storia critica; inducendo un autorevole critico del secolo XX ad affermare che «una storia del teatro così concepita ha qualche cosa del mostruoso» (Calcaterra, 1915, p. 251).

Nel 1778 Napoli Signorelli rientrò per qualche tempo a Napoli; prima di ritornare a Madrid toccò varie città d’Italia per intrecciare relazioni con importanti uomini di cultura: Luca Antonio (in religione Giuseppe Maria) Pagnini e Ireneo Affò a Parma, Girolamo Tiraboschi a Modena, Francesco Albergati a Bologna (Mininni, 1914, pp. 58 s.). A costoro portò in omaggio la sua Faustina, fresca di stampa: la commedia, che conseguì poi una larga popolarità, traeva materia dal conte moral di Marmontel, Laurette, e metteva in pratica istanze già espresse nella Storia critica contro il genere larmoyant, commistione (ritenuta deplorevole) di «artifici buffoneschi» e «atrocità» (Opuscoli vari, I, 1792, p. 9). Fu presentata e premiata al concorso drammatico bandito dalla Reale Accademica Deputazione di Parma.

Tornato a Madrid, dovette mutare residenza per disposizione regia: la circostanza provocò la dispersione di opere inedite e carteggi. Persisté nell’attività drammatica, con le commedie L’eroismo fra i nemici (data a Napoli nel 1780) e La tirannia domestica, e con la pubblicazione di saggi brevi; nel frattempo avviava una fitta corrispondenza con gli intellettuali conosciuti in Italia e dava il via a nuovi impegnativi lavori.

Nel 1783 ritornò a Napoli. Visse dapprima in ristrettezze, talché solo più tardi la moglie Emilia ebbe i mezzi per raggiungerlo; restò invece a Madrid l’unico loro figlio, Pietro Luigi, impiegato nella Censoría general (Mininni, 1914, pp. 96, 200). La posizione di Napoli Signorelli mutò quando il 6 dicembre 1784 Ferdinando IV gli conferì la carica di segretario dell’Accademia napoletana di scienze e lettere, accorpando le responsabilità in ambito scientifico e letterario fino ad allora disgiunte, nonché la retribuita funzione di segretario amministrativo.

Tra il 1784 e il 1786 Napoli Signorelli diede alle stampe una seconda grandiosa opera di erudizione storiografica: le Vicende della coltura nelle due Sicilie, in 5 volumi.

Divisa in sezioni dedicate – come sempre nell’impostazione classicistica – all’antichità greca e latina, al medioevo e alle successive dominazioni, sino ai primi tempi di Ferdinando IV, tratteggia vicende non solo letterarie, ma storiche, economiche, scientifiche, artistiche. Il fine dichiarato è di tracciare «una storia generale della coltura, che, da’ rottami della barbarie risorgendo, ora avanza, ora retrocede, ed ora pienamente, per ogni verso, si dilata e risplende» (Vicende, 1784, III, p. IV).

I principii ispiratori sono ancora una volta quelli della tradizione classicistica – risulta ancor più stretto il rapporto con Tiraboschi –, che conducono a rileggere la storia come battaglia della cultura, sostenuta da filosofi e principi illuminati, contro l’ignoranza e il pregiudizio: funzionale l’enfatizzazione dei personaggi nei quali Napoli Signorelli riconosce gli artefici del progresso. Elogiate da Tiraboschi ed altri importanti critici, le Vicende, così allacciate al loro tempo per ideologia e metodo, si avvieranno a un inesorabile declino nella nuova cultura storiografica e critica dell’età romantica.

Una nuova edizione della Storia critica de’ teatri, ampliata a sei volumi, apparve nel 1787-90; nell’introduzione l’autore rintuzzò e ribaltò le accuse di parzialità rivoltegli da Saverio Bettinelli. Tra il 1792 e il 1795 compendiava nei quattro volumi degli Opuscoli vari la propria vasta produzione di poligrafo, riordinando scritti celebrativi, scientifici, letterari, drammatici. Nel 1795, quando Emanuele Caputo fu estromesso dall’insegnamento di diplomatica nell’ateneo napoletano, chiese di potergli subentrare: nonostante un riscontro favorevole del sovrano, la cattedra rimase però vacante.

I primi due volumi di una revisione della Storia critica videro luce a Venezia nel 1794 e 1795, ma l’opera rimase incompiuta per la morte del conte Alessandro Pepoli, che ne era l’editore; Napoli Signorelli raccolse le integrazioni in un volume di Addizioni apparso a Napoli nel 1798. Nello stesso anno uscì il primo volume dell’aggiornamento delle Vicende storiche (Regno di Ferdinando IV), ma anche questo progetto non ebbe compimento: per gli eventi rivoluzionari gli altri due volumi non furono pubblicati.

Col sostegno delle armi francesi nel 1799 fu proclamata a Napoli la Repubblica. Napoli Signorelli, che fino allora non si era compromesso con le forze rivoluzionarie, il 15 aprile prestava giuramento al nuovo governo accettando la nomina nell’istituenda commissione legislativa (Mininni, 1914, p. 160). Ma la Repubblica ebbe vita effimera; Ferdinando IV, tornato sul trono a fine estate, scatenò la repressione, e a Napoli Signorelli non restò che abbandonare la patria e riparare nella Repubblica cisalpina. A Milano visse in precarietà fino a maggio 1801, quando le benemerenze drammatiche gli valsero la cattedra di poesia rappresentativa nella scuola pubblica di Brera e di direttore di declamazione nell’Accademia del Teatro patriottico. A fini didattici compilò e pubblicò un volume di Elementi di poesia drammatica: nell’introduzione richiamava l’importanza primaria del teatro nell’educazione nazionale, aggiornando alla nuova temperie giacobina e napoleonica i paradigmi della sua formazione culturale. Nel 1802, sotto il nome arcadico di Clitarco Efesio, licenziò il trattatello Del gusto, dove si misurava con i canoni dell’estetica classicistica applicati alle lettere, alle arti figurative, alla musica, riconoscendo preliminarmente il primato del gusto universale su quello nazionale. Quando la cattedra di Brera fu soppressa, Napoli Signorelli ebbe l’incarico del riordino della biblioteca (1803-1804). Nell’autunno 1804 gli fu chiesto d’insegnare filosofia morale e diritto naturale nell’Università di Pavia: declinò, preferendo assumere l’incarico di docenza di storia e diplomatica nell’ateneo di Bologna sulla cattedra ch’era stata di Ludovico Savioli. Con la consueta solerzia e diligenza approntò poderosi strumenti di lavoro dando alle stampe nel 1805 tre volumi di Elementi di critica diplomatica; l’anno successivo cumulò all’attività didattica la catalogazione scientifica degli 8000 volumi di opere diplomatiche e storiche della biblioteca dell’Università.

Tra 1804 e 1805 pubblicò Delle migliori tragedie greche e francesi, tre volumi di traduzioni, commento e raffronto tra Euripide, Racine e Voltaire, «dove non manca qualche pagina critica notevole» sebbene si accentui la «tendenza ad erigere la tragedia greca quale modello ideale» (Bigi, 1960, p. 598), confermando pertanto la posizione culturale di fondo di tutta la sua intensa vita.

Nell’agosto 1806, entrato Giuseppe Bonaparte in Napoli ed esiliato re Ferdinando, Napoli Signorelli poté far ritorno alla città natale. Intendeva trattenersi per l’estate; ma, da tempo sofferente e ormai settantacinquenne, dovette provare desiderio di definitiva dimora: così accettò la carica di Segretario generale del Ministero della Marina, offertagli dal nuovo governo il 24 settembre. Si dimise dall’ateneo bolognese col grado di «professore emerito»; lasciò di lì a poco anche l’incarico ministeriale e fu reintegrato nella posizione di segretario dell’Accademia napoletana.

Nel 1808 fu fondata a Napoli la società letteraria che mutuava il nome di Pontaniana dalla quattrocentesca accademia: Napoli Signorelli, socio, nel 1811 assunse l’incarico di segretario perpetuo. Nel 1812 diede lettura accademica di due ampie relazioni sulla satira antica e moderna e sul sistema melodrammatico; nello stesso anno completò cinque componimenti latini, Polymniae Otia: un gesto di antica fedeltà classicistica. Alla Società Pontaniana dedicò le sue ultime forze; quando le condizioni di salute gli impedirono gli spostamenti, le adunanze dei soci si svolsero nella di lui abitazione.

Morì per un colpo apoplettico il 1° aprile 1815.

Opere: Ampia e dettagliata bibliografia degli scritti editi e inediti di Napoli Signorelli è offerta da Mininni, 1914, pp. 513-528. Di seguito un elenco delle opere principali:

Degli affetti umani, Napoli 1754; Le satire, Genova 1774 (ristampa con aggiunte e varianti in Opuscoli vari II); Storia critica de’ teatri antichi e moderni, Napoli 1777 (II ed. in 6 voll., Napoli 1787-90; nuova ed., interrotta dopo il vol. II, Venezia 1794-95; Addizioni, Napoli 1798; III ed. in 10 voll., Napoli 1813); Vicende della coltura nelle due Sicilie, 1784-86 (preceduta da Supplimento alle Vicende, in 2 voll., Napoli 1791-93, e dal solo vol. I del Regno di Ferdinando IV, Napoli 1798, è la 2a ediz. in 8 voll., Napoli 1810-11); Ne’ funerali in morte del cattolico monarca Carlo III. Orazione, Napoli 1789; Opuscoli vari, 4 voll., Napoli 1792-95; Elementi di poesia drammatica, Milano 1801; Del gusto. Ragionamento di Clitarco Efesio, Milano 1802 (ried. Del gusto e del bello ragionamento, Napoli 1807); Elementi di critica diplomatica con istoria preliminare, 3 voll., Parma-Milano 1805 (seguito da Elementi di diplomatica politica, Napoli 1808); Sulla satira antica e moderna, in Atti della Società pontaniana, III (1819), pp. 1-78; Ricerche sul sistema melodrammatico, ibid., IV (1847), pp. 1-125. Le opere drammatiche edite sono: Faustina, Lucca (o Napoli?) 1778; La tirannia domestica, in Opuscoli vari, III; La commedia nuova, trad. della commedia di Moratín, ibid., IV; L’eroismo fra i nemici (ed. moderna in Santoro, 1982); Delle migliori tragedie greche e francesi. Traduzioni ed analisi comparative, 3 voll., Milano 1804-05. Un significativo corpo dei carteggi superstiti è trascritto in Mininni, 1914, pp. 275-462.

Fonti e Bibl.: Efemeridi letterarie di Roma, XVII (1788), pp. 332 s.; F.M. Avellino, Elogio storico di P. N. S., Napoli 1815; G. Boccanera da Macerata, P. N. S., in D. Martuscelli, Biografia degli uomini illustri del regno di Napoli, Napoli 1817, IV, pp. n. n.; P. N. S., in E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, I, Venezia 1834, I, pp. 410-412; P. Ulloa, P. N. S., in Il poligrafo, I (1856), pp. 159-170; V. Cian, Italia e Spagna nel sec. XVIII, Torino 1896, pp. 165-208, e recensione di A. Farinelli, in Giornale storico della letteratura italiana, XXX (1897), pp. 284 s.; N. Barone, Pagine di storia della diplomatica, Napoli 1908, passim; C.G. Mininni, P. N. S.: vita, opere, tempi, amici, Città di Castello 1914, e recensioni di C. Broglionico, in Rassegna critica della letteratura italiana, 1914, pp. 53-56, e C. Calcaterra, in Giornale storico della Letteratura italiana, LXVI (1915), pp. 234-254; S. Fevola, P. N. S. durante la rivoluzione borbonica del 1799, Siracusa 1923; E. Levi Malvano, La fortuna d’una teoria drammatica in Italia, in Giornale storico della Letteratura italiana, CV (1935), pp. 60-103; R. Guariglia, P. N. S. maestro di diplomazia, in Nuova Antologia (1953), pp. 3-18; E. Bigi, P. N. S., nota introduttiva e pagine scelte in Dal Muratori al Cesarotti, IV, Milano-Napoli 1960, pp. 589 s.; U. Prota Giurleo, P. N. S., in Enciclopedia dello spettacolo, Roma 1960, col. 1026; F. Strazzullo, Tradizioni sacre popolari e scultura del '700 a Napoli: da un manoscritto di P. N. S., Napoli 1968; E. Caldera, P. N. S. traduttore di Moratín, in Studi di letteratura italiana in onore di F. Montanari, Genova 1980, pp. 149-160; A. Santoro, Tra gioco e ragione: «L’eroismo tra i nemici o sia La Faustina»: commedia inedita di P Napoli Signorelli, Napoli 1982; F. Quinziano, «La commedia nuova»: P. N. S. traduttore e diffusore del «Teatro ilustrado», in La nascita del concetto moderno di traduzione, a cura di G. Catalano - F. Scotto, Roma 2001, pp. 259-286.

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