PACILLI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PACILLI, Pietro

Francesco Franco

PACILLI, Pietro. – Nacque a Roma il 3 dicembre 1720, da Carlo e Agnese Gai (Mancini, 1978, pp. 47, 48 n. 1).

Svolse l’apprendistato, con ogni probabilità, con il padre, intagliatore e scultore, e presso Giovanni Battista Maini (Mallory, 1974, p. 173), allievo di Camillo Rusconi. Nel 1738 vinse il primo premio per la seconda classe di scultura dell’Accademia di S. Luca, presentando Giuseppe il casto tentato dalla moglie di Putifarre (perduto), un lavoro in terracotta cruda, per il quale si prestò come garante Maini, a causa del regolamento dell’Accademia che prevedeva obbligatoriamente la cottura delle opere (Cipriani - Valeriani, 1989).

Tra le prime opere attribuibili a Pacilli sono i rilievi in stucco realizzati fra il 1740 e il 1744 circa sulle pareti della navata maggiore della basilica di S. Marco a Roma, raffiguranti S. Matteo che resuscita un bambino, S. Pietro e la caduta di Simon Mago e S. Filippo che battezza l’eunuco (Debenedetti, 2002, pp. 64, 70 n. 54).

Dai restauri del 1999, diretti da Vitaliano Tiberia, sono emersi rifacimenti, sia nelle mani di alcuni personaggi sia nelle stuccature all’attaccatura delle testesul collo, che fanno propendere per un’esecuzione separata di alcune parti, successivamente montate in loco (Fasanella, 1999-2000, p. 27 n. 103). I primi due riquadri, citati come opere di Pacilli anche dai contemporanei (Titi, 1763, p. 181), mostrano la tipica teatralità del linguaggio barocco, evidente nelle posizioni enfatiche dei personaggi e negli eccessi virtuosistici dei movimenti e dei panneggi, unita alla consueta esigenza di un coinvolgimento diretto dell’osservatore entro lo spazio scenico (si veda il particolare della gamba di Simon Mago che oltrepassa la cornice).

Fra il 1746 e il 1747 realizzò il gruppo in stucco raffigurante un Angelo che libera uno schiavo cristiano e uno musulmano posto sul timpano del portale esterno della chiesa della Ss. Trinità degli Spagnoli (Fasanella, 1999-2000, pp. 34-36, 141-145, 149-155, 159-162; Debenedetti, 2002, p. 60), edificata all’inizio degli anni Quaranta su progetto del portoghese Emmanuel Rodríguez dos Santos.

Il soggetto, tratto dalla visione di S. Giovanni di Matha (fondatore dell’Ordine della Ss. Trinità), segue, con varianti stilistiche, i disegni autografi di Rodríguez dos Santos (Archivio di Stato di Roma, Collezione piante e mappe, C.86/R 536; ripr. in Tafuri, 1964, pp. 5, 7; Fasanella 1999-2000, pp. 34 s., 71 s.; Debenedetti, 2002, p. 60);è probabile che Pacilli abbia collaborato anche all’intera decorazione, ugualmente in stucco, dell’interno della chiesa (1746-49).

Nel 1750, con l’architetto Mauro Fontana, realizzò una macchina processionale per l’Arciconfraternita del Ss. Crocifisso in S. Marcello al Corso, eseguendo, in particolare, i modelli in terracotta e gli elementi in cartapesta (Debenedetti, 2002, pp. 64, 71 n. 57). Fra il 1750 e il 1753 scolpì, in marmo, la grande statua di S. Camillo de Lellis (navata centrale, secondo pilastro a sinistra, nicchia inferiore)destinata alla serie dedicata ai fondatori di Ordini religiosi, da collocare lungo la navata mediana e i bracci del transetto nella basilica di S. Pietro in Vaticano.

Probabili modelli per il grande marmo sono due terrecotteraffiguranti il medesimo santo, nella medesima posa, conservate, rispettivamente, nel Museo nazionale di palazzo Venezia e nell’antisacrestia della chiesa di S. Maria Maddalena (Debenedetti, 2002, pp. 64, 71 nn. 58 s.; Roani Villani, 1996, pp. 328, 407-410; Gani, 2000, pp. 748 s.). Verosimilmente esse sono precedenti anche alla realizzazione della statua in stucco in scala reale (perduta), che solitamente veniva eseguita in loco, per essere sottoposta al giudizio dei committenti o degli esperti incaricati di richiedere eventuali modifiche prima della traduzione finale in marmo (Mallory, 1974, pp. 173 s.; Fasanella, 1999-2000, pp. 37-42, 163, 173-180, 183-185).

Nel 1753 ricevette un pagamento anche per la statua, destinata alla medesima serie, del BeatoGirolamo Emiliani ma gli fu preferito Pietro Bracci e sembra che Pacilli si sia limitato all’esecuzione del basamento in marmo bardiglio (Roani Villani, 1996, pp. 407, 427; Fasanella, 1999-2000, pp. 193-196). In quello stesso anno realizzò, per la cattedrale di S. Pietro a Frascati (altare della prima cappella a destra), un rilievo in stucco raffigurante La visione di s. Isidoro (Borghini, 1974). Nel 1756 è documentato un pagamento per la realizzazione in marmo dello Stemma di Benedetto XIV (Musei Vaticani, sopra la porta d’ingresso del Museo cristiano; Morello, 1981, p. 73). Nel 1757, nell’ambito della decorazione in stucco dell’interno della chiesa della Maddalena, realizzata secondo le direttive di Francesco Nicoletti, eseguì un gruppo di Angeli posti sul fastigio dell’altare maggiore (Fasanella, 1999-2000, pp. 45 s.). Sempre nel 1757 entrò a far parte dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon. Nel 1760 fu nominato accademico di merito dell’Accademia di S. Luca e nel 1762 vi ricoprì l’incarico di «provveditore di chiesa» e «paciere» (ibid., p. 52 s., 56 s.). Fu direttore anche dell’Accademia del nudo nel 1761, 1765, 1767, 1769, 1770, 1772 (Pirrotta, 1969, p. 330). Gli viene anche attribuito il marmo in altorilievo raffigurante il defunto per il Monumento funebre del cardinale Gianiacopo Millo, progettato dall’architetto Carlo Marchionni, all’inizio degli anni Sessanta, nella chiesa di S. Crisogono (a sinistra dell’ingresso; Debenedetti, 2002, pp. 64, 72 n. 63).

Nel settimo decennio è documentata la sua attività di restauratore, copista e mercante d’arte perimportanti clienti europei come Charles Townley e Gavin Hamilton (Roani Villani, 1996, p. 407; Debenedetti, 2002, p. 63); fra il 1764 e il 1765 risulta titolare, con Agostino Morelli e altri, di una società di scavo che operava ad Albano, presso la vigna degli eredi di monsignor Sordini, al fine di vendere i numerosi reperti archeologici che vi si rinvenivano, previo accurato restauro integrativo (Fasanella, 1999-2000, pp. 53-56).

Nel 1764 ricevette l’incarico di realizzare il modello (in stucco) per la statua di ReDavide (concepita in pendant con quella di Giuditta commissionata a Jean-André Le Brun) poi realizzata in marmo per la cappella della Beatissima Verginesulla parete in fondo al braccio destro del transettonella chiesa dei Ss. Ambrogio e Carlo al Corso (Fasanella, 1999-2000, p. 202).

Dal contratto, estremamente circostanziato, si sa che per questo lavoro Pacilli non avrebbe percepito alcun compenso, ma avrebbe avuto gratuitamente i materiali e l’aiuto degli operai; spettava quindi all’architetto Paolo Posi, ideatore dell’intera cappella, il compito di giudicare, in loco, l’opportunità di tradurre il suddetto modello in marmo; nell’eventualità poi che il marmo si fosse discostato dal prototipo in stucco, precedentemente approvato, non sarebbe stato pagato né gli sarebbero state rimborsate le spese sostenute (ibid., pp. 218-225). L’opera, eseguita a partire dal 1765, ricevette critiche da parte di un illustre contemporaneo quale Antonio Canova (Roani Villani, 1996, p. 407).

Nel settembre 1772, poco prima di morire, Pacilli donò tutto il materiale del suo studio (tranne i marmi) al suo allievo (dipendente di bottega dal 1766) Vincenzo Pacetti (Pampalone, 2004, pp. 20-22).

Morì a Roma il 31 dicembre 1772 (Fasanella, 1999-2000, p. 58; Pampalone, 2004, p. 22 n. 21).

La moglie, Teresa Donati, con la quale si era sposato nel 1755 (Fasanella, 1999-2000, p. 42), dopo aver nominato il fratello, Agostino Pacilli, procuratore ed estimatore dei suoi beni di bottega, e Tommaso Bandini curatore, vendette varie statue a Pacetti, che rilevò la bottega e curò ulteriori vendite dei beni del maestro in sua vece; la vedova successivamente vendette altre opere al Museo Pio-Clementino (Fasanella, 1999-2000, pp. 59-62; Pampalone, 2005, pp. 17-22, 25, 33 s.).

Fra le opere attribuite a Pacilli si ricordano anche un Disegno preparatorio per torciere (1745; Roma, Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe) e una grande statua in argento raffigurante S. Venanzio (1763; Camerino, chiesa di S. Venanzio; Fasanella, 1999-2000, pp. 23-30, 47-51; Debenedetti, 2002, pp. 64, 70-73 nn. 53-65).

Fonti e Bibl.: F. Titi, Studio di pittura, scoltura et architettura, nelle chiese di Roma(1674-1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, Firenze 1987, I, pp. 14, 104; II, pp. 212 s. e ad ind.; Id., Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma, Roma 1763 (rist. anast., Roma 1978), pp. 21, 181;M. Tafuri, Un «fuoco» urbano della Roma barocca…, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, XI (1964), 61, pp. 5, 7, 20 n. 7; L. Pirrotta, I direttori dell’Accademia del nudo in Campidoglio, in Strenna dei romanisti, XXX, Roma 1969, p. 330; G. Borghini, scheda OA, P. P., 1974, numero catalogo generale (NCTN) 00067740; N.A. Mallory, Notizie sulla scultura a Roma nel XVIII secolo, in Bollettino d’arte, s. 5, LIX (1974), pp. 173-176; P. Mancini, P. P. e il monumento Millo a S. Crisogono, in Alma Roma, XIX (1978), 3-4, pp. 44-48, n. 1; V.H. Minor, An early neo-classical tomb by P., in Apollo, CXIII (1981), 227, pp. 44 s.; G. Morello, Il Museo «Cristiano» di Benedetto XIV, in Monumenti, Musei e Gallerie pontificie. Bollettino, 1981, n. 2, p. 73; I disegni di figura nell’Archivio storico dell’Accademia di S. Luca, a cura di A. Cipriani - E. Valeriani, II, Roma 1989, p. 201; R. Roani Villani, Il compimento, in S. Pietro. Arte e storia…, Bergamo 1996, pp. 328, 331; Id., P. P. S. Camillo de Lellis, ibid., pp. 407-410; Id., Pietro Bracci. S. Girolamo Emiliani, ibid., p. 427; G. Bonaccorso - T. Manfredi, I virtuosi al Pantheon 1700-1758, Roma 1998, pp. 138-140; M. Gani, Transetto settentrionale. Parete est. Pietro Bracci…, in La basilica di S. Pietro in Vaticano, a cura di A. Pinelli, II, Modena 2000, p. 664; Id., Navata centrale. Parete sud. Secondo pilastro da est. P. P. (1716-1772). S. Camillo de Lellis (1750-1753), ibid., pp. 748 s.; Id., Navata centrale. Parete sud. Quarto pilastro da est…, ibid., p. 753; M.A. Fasanella, Dall’inven-zione architettonica all’esecuzione scultorea. Il ruolo di P. P. nelle fabbriche romane del ’700, tesi di laurea, rel. O. Rossi Pinelli, Università degli studi di Roma «La Sapienza», a.a. 1999-2000 (con bibl. e documenti); E. Debenedetti, Lambert Sigisbert Adam e P. P., due protagonisti della distensione del barocco, in Sculture romane del Settecento, a cura di E. Debenedetti, II, Roma 2002, pp. 55, 59-79; A. Pampalone, Vincenzo Pacetti: stralcio di un diario, in Neoclassico, 2004, n. 25, pp. 13, 17-23, 25, 33 s., 46, 51 (con bibl.); M.G. Barberini, Scultura: 1760-1800, inIl Settecento a Roma (catal., Roma), a cura di A. Lo Bianco - A. Negro, Cinisello Balsamo 2005, pp. 44 s.; Sculture in terracotta. Museo nazionale del Palazzo di Venezia, a cura di C. Giometti, Roma 2011, pp. 99 s.

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