SARTESCHI, Pietro Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SARTESCHI, Pietro Paolo

Pietro Pietrini

– Nacque a Pisa il 21 dicembre 1920, dal matrimonio tra Umberto, medico psichiatra, direttore dell’ospedale psichiatrico di Volterra, e Amalia Merlo.

Terzogenito di quattro figli, fu allevato con rigore e disciplina in una famiglia di nobili natali originaria della Lunigiana (Massa Carrara). Dopo gli studi liceali, Pietro si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia presso l’Università di Pisa, dove si laureò il 2 luglio del 1943, riportando il massimo dei voti e la lode. Negli ultimi due anni del corso di laurea, frequentò come allievo interno l’istituto di patologia generale, dove attese alla preparazione della tesi in fisiopatologia clinica sotto la guida di Cataldo Cassano, illustre luminare della medicina interna dell’epoca.

Costretto dagli eventi bellici ad allontanarsi dall’Università di Pisa, dal 1° agosto del 1943 al 31 luglio del 1945, prestò servizio come aiuto presso gli ospedali riuniti di Volterra. Lì Sarteschi ebbe modo di acquisire una notevole pratica medica e chirurgica, anche nelle situazioni di emergenza che il nosocomio visse con il passaggio della guerra, che vide anche quei luoghi al centro di combattimenti tra le opposte artiglierie con centinaia di ammalati e feriti provenienti da ogni parte della Toscana.

Le sue capacità e l’abnegazione per il lavoro gli valsero il riconoscimento di Giovanni Carossini, direttore degli ospedali riuniti, che così scriveva del giovanissimo collega: «il Dr. Sarteschi mi fu sempre al fianco, sereno e instancabile, in mezzo al pericolo, mai abbandonando, né giorno né notte, il lavoro ospitaliero in maniera degna del più alto elogio» (Archivio dell’Università di Pisa, Archivio Donatella Sarteschi, Curriculum vitae, 1958, p.n.n.).

Rientrato a Pisa nell’agosto del 1945, Sarteschi cominciò a frequentare la clinica di malattie nervose e mentali dell’Università, allora diretta da Mario Gozzano, dapprima come assistente volontario, poi, dal maggio del 1946, come assistente incaricato di Giuseppe Pintus, che aveva nel frattempo assunto la direzione della clinica e, infine, dal 1948, come aiuto. In quegli anni, intraprese un’attività di studio che combinava l’osservazione clinica con le metodologie di ricerca dell’epoca. Le sue prime pubblicazioni affrontarono argomenti come il rammollimento spinale nella tabe dorsale, lo stadio terziario della sifilide (Rammollimento midollare in decorso di tabe dorsale, in Neopsichiatria, XII (1946), pp. 157-174), la componente psichica nell’idrofobia, la cosiddetta rabbia umana (Sul valore della componente psichica nell’idrofobia, in Rivista di patologia nervosa e mentale, 1949, vol. 70, p. 10), la compromissione mentale nell’encefalite epidemica cronica (Su di un calcolatore mentale encefalitico epidemico cronico, in Neopsichiatria, XIII (1947), p. 27) e altri temi ormai desueti nella psichiatria dei nostri giorni.

Conseguita nel 1954 la libera docenza in clinica delle malattie nervose e mentali, Sarteschi si dedicò completamente allo studio e alla diagnosi e cura delle patologie psichiatriche. Il 15 dicembre del 1962, fu nominato professore straordinario di psichiatria presso l’Università di Pisa. Insieme a quella di Milano, la sua fu la prima cattedra di psichiatria in Italia; con la loro istituzione nasceva ufficialmente in Italia la psichiatria come disciplina a sé stante, separata e distinta dalla neurologia, della quale fino ad allora era stata considerata un’appendice. La vita personale si rallegrò in quegli anni per la nascita dei figli Selene (1962) e Giovanni Battista (1964).

Dal 1° novembre 1976, divenne professore ordinario di clinica psichiatrica, ruolo che mantenne fino al congedo, avvenuto il 1° novembre 1996, all’età di 76 anni. Inoltre, dal 1962 fino al novembre del 1986 fu direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Pisa e della Scuola di specializzazione in psichiatria, fino al pensionamento. Nel 1974, fu insignito dell’Ordine del Cherubino, il più alto riconoscimento conferito dall’Università di Pisa ai docenti più illustri e che più hanno fatto per la vita dell’ateneo. Per i suoi meriti scientifici, fu nominato membro d’onore della Société française de neurologie e della Société royale de médicine mentale de Belgique.

Nella sua lunga carriera, Sarteschi contribuì in maniera significativa alla crescita della psichiatria in Italia e non solo. La formazione come medico e come ricercatore di base e la sua esperienza come neurologo gli consentirono di guardare alla psichiatria come a una disciplina medica a tutti gli effetti, in cui l’attenta osservazione clinica, la fine indagine psicopatologica e gli studi rigorosi di laboratorio coesistono e cooperano. Sarteschi seppe fare della clinica psichiatrica dell’Università di Pisa un ambiente interdisciplinare dove convivevano competenze e orientamenti diversi e tra loro complementari.

Gli anni Sessanta furono un periodo di grande fermento in psichiatria. L’avvento degli psicofarmaci rappresentò una vera e propria rivoluzione nel trattamento del malato di mente, consentendo per la prima volta di intervenire con efficacia sul decorso della fenomenica psicopatologica senza dover assistere passivamente al suo dispiegarsi naturale, che poteva talvolta durare anche per diversi mesi; ci si limitava allora alla mera contenzione del malato durante gli accessi acuti della follia. Nei decenni successivi, la scoperta di nuovi agenti farmacologici portò alla possibilità, in molti casi, di un recupero e di una reintegrazione sociale anche per pazienti con patologie considerate sino ad allora inesorabilmente croniche e inarrestabili, quali le psicosi schizofreniche. Si assisteva, negli stessi anni, all’affermazione crescente di una ‘psichiatria alternativa’ che trovava la sua origine in un coacervo di postulati della psichiatria sociale e delle esperienze antistituzionali nordamericane e inglesi, nelle concezioni psicanalitiche, sistemiche e cognitiviste e che aveva come suo fulcro nodale il rifiuto radicale della psicopatologia e della clinica.

Coerente al modello medico della psichiatria, Sarteschi non abdicò mai alle pressioni e alle lusinghe della psichiatria alternativa, né cercò compromessi di qualsivoglia sorta. Se questo lo portò a divenire bersaglio di critiche ideologiche da molte parti, gli permise tuttavia di mantenere integra l’unità culturale e operativa della sua scuola, consentendole di crescere e di sviluppare quei paradigmi scientifici e clinici che nel decennio successivo avrebbero trovato piena affermazione nella psichiatria internazionale.

Il grande merito di Sarteschi è stato quello di aver costruito una scuola vivace e coesa, nella quale ciascuno degli allievi ha avuto modo di coltivare e perseguire le proprie attitudini e propensioni culturali e di acquisire specifiche competenze (psicopatologia, diagnostica, farmacoterapia, psicologia, psicologia clinica, ricerca psicofisiologica, neuroscienze) nel costante, ineludibile richiamo alla clinica e all’attenzione ai bisogni dei pazienti. Una cura attenta e discreta, da parte del maestro, della crescita culturale degli allievi, modulata sul registro del quotidiano stare insieme e sull’ascolto dei malati, ha consentito loro di acquisire una ‘sapienza semeiologica’ e psicopatologica e una competenza terapeutica unica in campo nazionale.

In anni in cui la psichiatria confinava il suo intervento alle demenze e alle gravi psicosi affettive e schizofreniche, Sarteschi con lungimiranza dette grande impulso alla psicofarmacologia clinica e alla terapia farmacologica, che estese ad ambiti nosografici minori, come quello delle nevrosi, allora unicamente affrontati in termini psicologici e sociologici. Un impegno che gli consentì di essere tra i principali promotori della nascita della Società italiana di neuropsicofarmacologia, di cui fu, a lungo, presidente effettivo e quindi presidente onorario.

Alla sua scuola si sono formati allievi divenuti studiosi di fama internazionale nelle diverse ramificazioni della disciplina psichiatrica, della psicologia clinica e delle neuroscienze cognitive. La sua concezione medica della psichiatria ha contribuito alla lotta allo stigma che ha sempre afflitto le malattie mentali, riconducendole, pur con le loro ovvie e intrinseche peculiarità, nello stesso ambito delle altre malattie del corpo. Sotto la sua spinta, seppure ormai in congedo, nacque nei primi anni Duemila a Pisa il primo corso di laurea in psicologia clinica e della salute, incardinato all’interno di una facoltà di medicina e chirurgia, unico nel panorama nazionale per gli insegnamenti impartiti, quali biologia molecolare, genetica del comportamento, psicofisiologia, farmacologia e altre materie ‘mediche’, accanto alle discipline di ambito squisitamente psicologico.

Tra le sue opere, si annovera il Manuale di psichiatria (Parma 1982, con C. Maggini), entrato a far parte dei testi classici di studio per gli studenti in medicina e gli specializzandi in psichiatria.

Per molti anni dopo il congedo dall’Università per raggiunti limiti d’età, Sarteschi continuò a visitare e curare malati, con lo stesso entusiasmo, dedizione e attenzione di sempre per la sofferenza del paziente. Trascorse gli ultimi anni della sua vita insieme alla moglie Donatella nella tranquilla dimora di Forte dei Marmi, circondato dall’affetto dei figli, dei nipoti e delle persone a lui care, in compagnia degli adorati cani Labrador.

Morì lì, tra il mare e le colline della Versilia, il 29 marzo 2015 (Corriere fiorentino, 1° aprile 2015).

Opere. La cefalea da ipotensione liquorale ‘primitiva’, in Rivista sperimentale di freniatria, 1951, vol. 75, pp. 209-226; La distrofia muscolare primitiva, Pisa 1959; L’utilità dell’olfatto-elettroencefalografia (O-EEG) nella obbiettivazione delle anosmie, in Rivista di neurologia, 1960, vol. 30, pp. 555-557 (con R. Ardito); Major and minor tranquilizers in the treatment of anxiety states, in Arzneimittelforschung, 1972, vol. 22, 1, pp. 93-97 (con G.B. Cassano et al.); An automated diagnostic process (PDA) in clinical psychopharmacology. An exemplification of its use in a sulpiride versus haloperidol comparative trial, in International pharmacopsychiatry, 1976, vol. 11, pp. 74-83 (con P. Castrogiovanni et al.); Clinical trials in psychopharmacology: scientific and ethical issues, in Progress in neuro-psychopharmacology & biological psychiatry, 1979, vol. 3, pp. 293-296 (con G.B. Cassano, J. Levine); Sulpiride in the treatment of psychotic and neurotic syndromes, in Sulpiride and other benzamides, a cura di P.F. Spano et al., Milano 1979, pp. 269-274 (con L. Conti, G.B. Cassano); Azione neurochimica delle benzodiazepine, in Psichiatria e medicina, II (1988), 8, pp. 43-48 (con P. Pietrini); Vulnerabilità alla depressione: aspetti biologici, in Vulnerabilità e life events nella depressione e nella schizofrenia, a cura di C. Benvenuti, Origgio 1988, pp. 7-18 (con M. Guazzelli, P. Pietrini).

Fonti e Bibl.: Pisa, Archivio dell’Università di Pisa, Archivio Donatella Sarteschi, Infomazioni personali.

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