PAVESI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)

PAVESI, Pietro

Alessandro Volpone

PAVESI, Pietro. – Nacque a Pavia il 24 settembre 1844, primogenito di Carlo Giuseppe, maestro di calligrafia originario di Pieve del Cairo, e di Luigia Farina.

Compì la sua formazione di base brillantemente. All’Università studiò scienze naturali nella sua città, laureandosi nel 1865. Si dedicò sin da subito all’attività didattica e alla ricerca. Nel 1866 si recò in Svizzera, dove insegnò scienze naturali in un liceo di Lugano. Dal 1871 passò nell’ambito universitario, con diversi incarichi. Fu per qualche anno a Napoli, poi a Genova. Frattanto, nel 1872 si sposò con la nobile Regina Brentani, dalla quale, tra il 1873 e il 1891, ebbe cinque figli maschi (Carlo, morto ad appena un anno, Giacomo, Tommaso, Vittorio e Luigi).

Nel 1875 fu chiamato nella sua Pavia, dove rimase per tutta la vita: gli fu affidata la cattedra di zoologia e la direzione dell’annesso Museo di storia naturale. Parallelamente, fornì, nel corso degli anni, studi e contributi di tipo sia storico-erudito sia archeologico, riguardanti personaggi, monumenti e istituzioni pavesi, trovando il tempo di dedicarsi anche alla vita politica: ricoprì a lungo l’incarico di assessore alla cultura e, tra la fine dell’Ottocento e l’avvio dell’età giolittiana, fu eletto sindaco di Pavia (triennio 1899-1902).

Allievo di Paolo Panceri, la sua tesi di laurea si intitolò Della struttura in generale dei tipi di animali. Il tema riecheggiava il dibattito teorico sulla unité de composition avviato in Francia nei decenni precedenti, con il confronto fra Étienne Geoffroy Saint-Hilaire e Georges Cuvier, parallelamente alle concezioni elaborate in Germania dagli esponenti della Naturphilosophie. Seguirono alcune ricerche giovanili di tipo morfologico (sulla struttura dei Selaci) e fisiologico (sull’emario dei Tunicati). Tuttavia, questo avvio apparentemente centrato sull’anatomia e sulla fisiologia comparate non ebbe seguito nella carriera professionale di Pavesi, giacché, come ebbe a osservare Giovan Battista Grassi nel 1911, «Pavesi e [Leopoldo] Maggi si divisero a Pavia [rispettivamente] la zoologia e l’anatomia comparata, dopo la morte di [Giuseppe] Balsamo Crivelli» (Grassi, 1911, p. 115). A partire dalla metà dell’Ottocento, infatti, le cattedre congiunte di zoologia e anatomia comparata in Italia tendenzialmente si scissero (quella di Balsamo Crivelli a Pavia in aggiunta comprendeva anche mineralogia e storia naturale), generando insegnamenti distinti e dando luogo a istituti e laboratori disgiunti, diretti da studiosi differenti. Non fu solo la nuova organizzazione istituzionale – cui corrispondeva una diversa concezione e autonomia disciplinare – a condizionare gli interessi di Pavesi, dal momento che, durante gli anni universitari, egli aveva già svolto un lavoro sistematico sui ragni presenti nella provincia di Pavia, sotto la guida di Balsamo Crivelli, ancor prima di laurearsi (P. Pavesi, Aracnidi, in P. Pavesi - T. Prada - G. Balsamo Crivelli, Notizie naturali e chimico-agronomiche sulla provincia di Pavia, Pavia 1864).

Il punto è che nella zoologia italiana dell’epoca vi erano due indirizzi prevalenti, di cui uno sistematico-faunistico e l’altro morfofunzionale e ‘sperimentale’, influenzato dalla biologia tedesca che si riconosceva nella rivista Zeitschrift für wissenschaftliche Zoologie (nata nel 1848). Grassi parlò di «due correnti, cioè quella sistematica e quella morfologica, [che] si contrastarono il terreno nel campo dell’alta cultura» (Grassi, 1911, p. 109). Pavesi ebbe come maestri rappresentanti dell’una corrente e dell’altra corrente (i.e., Balsamo Crivelli e Panceri); e non poté fare a meno di scegliere. Così, assecondando probabilmente anche una personale inclinazione, egli divenne uno dei maggiori esponenti italiani della seconda metà dell’Ottocento dell’indirizzo sistematico-faunistico.

Dopo la laurea ricominciò a lavorare alla sistematica degli Aracnidi, estendendo i propri interessi questa volta oltre la provincia pavese e compiendo con lo zoologo trentino Giovanni Canestrini, noto darwinista dell’epoca, fondamentali studi tassonomici sui ragni più diffusi sul territorio nazionale (G. Canestrini - P. Pavesi, Araneidi italiani, Milano 1869; G. Canestrini - P. Pavesi, Catalogo sistematico degli Araneidi italiani, Bologna 1870). Altri contributi riguardarono ragni europei, africani e del vicino Oriente, nei quali si imbatté nel corso dei suoi numerosi viaggi. Non mancarono indagini sulla distribuzione geografica; e a questo aspetto si lega un altro filone di studi perseguito da Pavesi: la corologia, settore della biogeografia che investiga la distribuzione dei viventi sul pianeta, al fine di studiarne l’areale. Egli condivideva questo interesse (che oggi potrebbe essere definito per certi versi ‘ecologico’) con Maggi (per esempio: L. Maggi, Tassonomia e corologia dei cilio-flagellati, Pavia 1880), suo collega a Pavia. Entrambi erano debitori di ciò a Ernst Haeckel (P. Pavesi, Sul prof. cav. Leopoldo Maggi. Orazione funebre letta il 9 marzo 1905 nel cortile Volta del palazzo universitario di Pavia, Torino 1905), che aveva coniato e definito il termine (quantunque la disciplina abbia origini assai sfumate); questa circostanza non può che avvalorare l’idea che l’Università pavese all’epoca rappresentasse una roccaforte dell’haeckelismo in Italia.

Fra i notevoli contributi che Pavesi diede alla sistematica zoologica si ricordano in particolare quelli riguardanti la fauna del Cantone ticinese e della regione valdostana: in quest’ultimo caso, egli fornì una descrizione completa che spaziava dai Protozoi ai Mammiferi (549 specie), con elementi appartenenti a diverse categorie corologiche. L’indirizzo sistematico fu seguito da vari suoi allievi, fra cui Paolo Magretti, Mario Bezzi, Angelo Senna e Rina Monti.

Numerosi studi di Pavesi riguardanti l’ornitologia e l’ittiologia fecero spesso da contrappunto a un interesse per i problemi della caccia e della pesca. Tra il 1886 e il 1902, egli curò ben otto Calendari ornitologici pavesi, che non solo offrirono un quadro puntuale dell’avifauna locale, o dell’ambiente naturale, ma contribuirono pure a illustrare abitudini e costumi di quella terra, tradizioni culturali e altro. Altrettanto importanti furono i suoi studi sulla fauna lacustre, per cui egli è considerato uno dei padri dell’idrobiologia in Italia e, più in generale, della limnologia. Studiò diverse specie di viventi pelagici nei laghi prealpini e tentò di rilanciare la piscicoltura nel periodo postunitario, anche dal punto di vista legislativo e attuativo (cfr. P. Pavesi, Ordini e statuti del Paratico dei pescatori di Pavia, Pavia 1894 e altre opere citate in bibliografia). Secondo Giovan Battista Grassi, «a lui [si dovette] l’iniziativa del nuovo movimento e la spinta energica data alla piscicoltura delle acque dolci con l’acclimatazione dei coregoni nei grandi laghi di Lombardia, con molte memorie d’indole pratica, con numerose conferenze, ecc. Notevole [fu] anche il suo volume sull’industria del tonno» (Grassi, 1911, p. 116). Riguardo a quest’ultimo, egli svolse varie osservazioni, e sostenne in particolare la tesi che gli individui più grossi della specie vivessero nelle grandi profondità del Mediterraneo, in luoghi dai quali si allontanavano solamente nel periodo della riproduzione: di qui il ruolo strategico delle regioni italiane collocate nel cuore del Mare nostrum, come Calabria e Sicilia (P. Pavesi, Le migrazioni del tonno, Milano 1887).

Pavesi profuse le sue energie anche nella direzione del Museo di storia naturale dell’Università di Pavia, fondato da Lazzaro Spallanzani nel XVIII secolo. Fece ampliare e ammodernare i locali e, con i suoi viaggi, contribuì a incrementare le collezioni con specie rare di Rettili e di Mammiferi provenienti da tutto il mondo. Al contempo, aggiunse le innumerevoli varietà di ragni e di scorpioni su cui egli lavorò costantemente, fino alla fine dei suoi giorni.

Fu preside della facoltà di scienze per diversi anni e gli furono conferiti numerosi titoli onorifici. Tenne a battesimo l’Unione zoologica italiana (UZI), organizzandone a Pavia la riunione fondativa, il 22 aprile 1900. Per l’occasione, scrisse una memoria storica sull’abate Spallanzani (L’Abbate Spallanzani a Pavia, Milano 1901; in seguito, curò anche Il prospetto delle lezioni Spallanzani, scritto da lui medesimo, Pavia 1903). Fu sempre lui a tenere il discorso inaugurale nel primo Congresso nazionale della società, svoltosi in quello stesso anno a Bologna (Discorso nella prima assemblea ordinaria e nel congresso dell’Unione zoologica italiana tenuto in Bologna, Firenze 1900).

Fu socio fondatore della Società pavese di storia patria, tenendone anche la vicepresidenza, e si adoperò per l’istituzione di un Museo civico. Nutriva infatti numerosi interessi che non si limitavano alle sole scienze naturali. Si dedicò allo studio della storia e dei monumenti di Pavia (La strada delle catene, Pavia 1897; Le fortificazioni spagnuole di Pavia, Pavia 1897; Il bordello di Pavia dal XIV al XVII secolo, ed i soccorsi di S. Simone e S. Margherita, Milano 1897; Le fiere di Pavia, Pavia 1898; Un’altra pagina di storia dell’Università pavese, Pavia 1906 ecc.).

Come assessore e poi sindaco, si distinse per importanti provvedimenti nel settore igienico-sanitario: il potenziamento del servizio medico pubblico e di assistenza ai poveri, l’introduzione della refezione scolastica, la distribuzione gratuita di libri agli scolari meno abbienti e borse di studio per gli universitari meritevoli.

Morì ad Asso, presso Como, nel 1907.

Opere. Catalogo sistematico dei ragni del Cantone Ticino con la loro distribuzione orizzontale e verticale e cenni sull’araneologia elvetica, Genova 1873; I pesci e la pesca nel Cantone Ticino, Pavia 1873; Materiali per una fauna del Cantone Ticino, Pavia 1873; Studi sugli Aracnidi africani, in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, vari contributi nelle annate 1883-1897; A proposito della convenzione fra l’Italia e la Svizzera per la pesca nelle acque comuni ai due Stati, Pavia 1887; Quadro sinottico delle tenie umane, Pavia 1889; La vita nei laghi, Pavia 1890; Sul Branchiurus di Viviani e considerazioni generali onomastiche, Pavia 1892; Un ibrido naturale di Anas boscas e Chaulelasmus streperus, ucciso nel Pavese, Padova 1893; Intorno ad un altro caso di emiteria per accrescimento degli incisivi di lepre. Nota, Pavia 1895; La distribuzione dei pesci in Lombardia, Pavia 1896; Sugli Aracnidi raccolti a Giava dal dott. Penzig nel 1895-96. Lettera al prof. Corrado Parona, Pavia 1898; Rimembranze di una corsa al Piccolo San Bernardo, Pavia 1903; Esquisse d’une faune valdôtaine, in Atti della Società italiana di scienze naturali, 1904, n. 43, pp. 191-260.

Fonti e Bibl.: C. Parona, P. P., Firenze 1907; A. Giardina, P. P., Pavia 1908. G.B. Grassi, I progressi della biologia e delle sue applicazioni pratiche conseguiti in Italia nell’ultimo cinquantennio, in Cinquanta anni di storia italiana (1860-1910), III, Milano 1911, pp. 115-116; Animali dal mondo. La collezione dello zoologo P. P. (1844-1907), a cura di C. Rovati, Cava Manara 2007.

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