SICILIANI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SICILIANI, Pietro

Alessandro Savorelli

– Nacque a Galatina (Lecce) il 19 settembre 1832, da Vito Antonio Siciliano, possidente e artigiano di Galatina, attivo nel settore conciario, e da Rosa M. Anastasia.

Il cognome fu modificato tra il 1856 e il 1857, mentre la data di nascita fu alterata in 1835, per consentirgli l’accesso al Collegio medico-cerusico di Napoli nel 1856.

Dopo il seminario di Otranto studiò al collegio gesuitico S. Giuseppe di Lecce (1852-56) ed ebbe i primi contatti con gli ambienti liberali della città. Trasferitosi a Napoli, fu ammesso al Collegio medico-cerusico, dal quale fu espulso tuttavia dopo un anno, verosimilmente per ragioni politiche: di qui la decisione, nel 1857, di emigrare in Toscana. Conseguita la laurea in medicina a Pisa nel 1860, si stabilì a Firenze dove frequentò l’Istituto di studi pratici e di perfezionamento presso l’ospedale di S. Maria Nuova, diretto da Maurizio Bufalini. Fu accolto poi nell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, ove partecipò al X Congresso degli scienziati (1862). Non concretizzatisi i propositi di proseguire gli studi medici all’estero o a Torino, presso il fisiologo Jakob Moleschott, ottenne l’insegnamento di filosofia speculativa e morale al liceo fiorentino (1862-67).

Figura chiave nel periodo della sua formazione fu Francesco Puccinotti, titolare di storia della medicina a Pisa fino al 1860, con cui strinse legami personali e culturali, e sotto il cui influsso scrisse i primi lavori, intervenendo nel dibattito sul metodo delle scienze naturali in atto nell’ambiente medico fiorentino (Il metodo numerico e la statistica in medicina, Firenze 1861; Della fisiologia e delle lezioni fisiologiche sperimentali del prof. M. Schiff, Firenze 1863).

Tra induzione e deduzione, empirismo e filosofia della natura, Siciliani sostenne il metodo della «sperimentazione razionale», che intendeva la natura non come insieme di «forze cieche», ma di «viventi efficienze che si faticano a produrre un fine conforme alle proprie leggi» (v. Introduzione alla filosofia delle scienze naturali e storiche, Firenze 1861, pp. 59, 98). In base a suggestioni della Storia della medicina di Puccinotti (Livorno-Prato, 1850-1866), individuò in Galileo Galilei e Giambattista Vico gli antesignani di questo metodo, giudicato consono all’indole del pensiero italiano (Della legge storica e dell’odierno momento filosofico e politico del pensiero italiano, Firenze 1862; Il triumvirato nella storia del pensiero italiano, ossia Dante, Galileo, Vico, Firenze 1865).

Nel 1863 si unì in matrimonio con Cesira Pozzolini (1839-1914), conosciuta nel cenacolo culturale della famiglia fiorentina di proprietari e filantropi, aperto a intellettuali e letterati, come Giosue Carducci, con il quale Siciliani fu in stretti rapporti. Al periodo fiorentino risalgono anche l’iniziazione alla massoneria e i progetti, falliti, di una candidatura alle elezioni politiche nei collegi delle terre d’origine, tra il 1865 e il 1867.

Nel 1867, con il favore di Terenzio Mamiani, Niccolò Tommaseo e Carducci, fu chiamato come professore straordinario di filosofia teoretica all’Università di Bologna, dove svolse la sua carriera accademica, divenendo ordinario nel 1879 e dove, nel 1869-71 e dal 1876 ebbe anche l’incarico di antropologia e pedagogia.

A Bologna fu in contatto con esponenti della scuola idealistica, con alcuni dei quali aveva già discusso in precedenza (Intorno alla storia della medicina di Francesco Puccinotti. Lettera al signor A.C. De Meis, Firenze 1864; ma si veda anche lo scambio epistolare con Salvatore Tommasi, in Rivista italiana di scienze, lettere ed arti, V (1864), pp. 353-357): in particolare con Angelo Camillo De Meis e Francesco Fiorentino, rispettivamente docenti di storia della medicina e di storia della filosofia. Con quest’ultimo diresse nel 1868 la Rivista bolognese, dalla quale si dimise poi per contrasti interni.

Siciliani condivise con questi autori l’opposizione al positivismo, che si stava affermando in quegli anni anche in Italia. Se ne distinse, tuttavia, proponendo una «via di mezzo», atta a «legittimare in guisa razionale e metafisica» le ipotesi scientifiche e a «correggere e compiere» gli aspetti dogmatici del positivismo e della scuola di Hegel. Di questa «Filosofia Positiva Italiana» continuò a scorgere l’antecedente storico nella metafisica di Vico (Sul rinnovamento della filosofia positiva in Italia, Firenze 1871, pp. 2, 31, 222, 493 s.).

Tra il 1871 e il 1875 avviò un confronto con il positivismo basato su una conoscenza più diretta dei progressi delle scienze, il cui esito fu il volume La critica nella filosofia zoologica del XIX secolo (Napoli 1876), in forma di dialoghi immaginari tra scienziati e filosofi contemporanei.

In questa e in opere successive, elaborando un suo personale modello di positivismo «critico», si oppose alle versioni deterministiche dell’evoluzionismo e avanzò l’ipotesi di un «finalismo» immanente nella natura, attestato dall’«energia psichica», senza la quale «è impossibile intendere tutto ciò che è organico» (ibid., pp. 514 s.; La nuova biologia. Saggio storico-critico in servigio delle scienze antropologiche e sociali, Milano 1885, pp. 395-398). La psicologia, posta a base della sociologia (Della psicogenia moderna in servigio degli studi biologici, storici e sociali, Bologna 1882, p. 354), fu anche il presupposto del giudizio di Siciliani su questioni politiche, sociali e giuridiche. Egli contrappose infatti al liberismo assoluto, al socialismo rivoluzionario e all’antropologia criminale, il «socialismo scientifico» e la «democrazia individualista». Quest’ultima presuppone un concetto della società formata, a differenza delle società animali, da individualità distinte, risultato dell’evoluzione, che ha come fine l’«ultima e più elevata forza di natura», la «personalità libera», ossia l’«idea centrale nell’ordine etico, politico e giuridico» e del «progresso» (Socialismo, darwinismo e sociologia moderna, Bologna 1879, pp. 125, 189-211, 483).

Nonostante la diffusione dei suoi volumi, l’opera filosofica di Siciliani si attirò giudizi di superficialità ed eclettismo daparte sia di positivisti sia di idealisti e neokantiani. Maggiore risonanza ottennero le sue tesi sociologiche (ebbe come uditori fra gli altri Leonida Bissolati e Filippo Turati ed entrò in contatto con Arcangelo Ghisleri) e soprattutto la sua attività in campo pedagogico dopo il 1876, che a quelle si richiamava. Accanto alle riforme economiche, Siciliani ritenne decisiva «l’educazione e l’istruzione mediante la scuola organizzata dalla scienza», per attenuare le disuguaglianze sociali (ibid., pp. 358-361).

Nell’opera pedagogica principale sviluppò queste idee sostenendo che l’educazione, al fine di consentire la formazione del libero cittadino in funzione del progresso dell’«organismo sociale», deve promuovere lo sviluppo della volontà libera e la «rigenerazione intellettuale e morale» dell’individuo. Accanto a questi fini esterni, Siciliani ribadì tuttavia che l’istruzione mira essenzialmente a rispettare la «dignità» della persona come un fine in sé, e che il metodo appropriato a tal fine è l’«autodidattica», fondata non su metodi coercitivi e dogmatici, ma sulla spontaneità e l’autonomia del discente (La scienza dell’educazione nelle scuole italiane come antitesi alla pedagogia ortodossa, Bologna 1879, pp. 171, 261 ss., 279, 376). Coerentemente con questa impostazione si oppose energicamente all’insegnamento della religione nelle scuole (Sull’insegnamento religioso ai bambini secondo i dettami della filosofia scientifica, Firenze 1880).

Ai corsi di pedagogia, molto seguiti, si affiancarono nel 1880 la presidenza delle Conferenze didattiche di Firenze, destinate alla formazione degli insegnanti, conferitagli dal ministro Francesco De Sanctis, e riconfermatagli per le conferenze di Venezia (1881), Genova (1882) e Milano (1883). Nel 1884, in qualità di presidente della Società degli insegnanti di Bologna, Siciliani promosse l’istituzione di un Museo pedagogico analogo a quello aperto a Roma da Ruggero Bonghi, che tuttavia fu avviato concretamente solo nel 1888. A partire da tali iniziative intervenne su vari problemi connessi all’organizzazione didattica (metodi pedagogici, reclutamento degli insegnanti, ordinamenti scolastici, libri di testo, e via enumerando; gran parte degli interventi fu poi ristampata in Rivoluzione e pedagogia moderna, Torino 1882).

Nel 1882 ritentò la candidatura nelle file della Sinistra alle elezioni politiche nel collegio di Galatina, ma ne uscì nuovamente sconfitto, forse anche a causa dell’acuirsi dello scontro in atto con la Chiesa cattolica a proposito dell’insegnamento della religione (cfr., in partic., P. Siciliani, Fra vescovi e cardinali, Roma 1882).

Da tempo sofferente di asma e di problemi polmonari, morì a Firenze il 28 dicembre 1885.

Opere. Manca un elenco completo e attendibile degli scritti di Siciliani e delle varie edizioni che si sono succedute. Si vedano comunque: L. Rossi, Per una bibliografia degli scritti di Pietro Siciliani, in Rileggere Pietro Siciliani a cura di G. Invitto - N. Paparella, Lecce 1988, pp. 247-256; F. Luceri, Pietro Siciliani, in Aspi - Archivio storico della psicologia italiana, http:// aspi-test.promemoriagroup.com/collections/entity/detail/141/ (8 maggio 2018). Edizioni parziali e ristampe recenti in: Positivismo pedagogico italiano, a cura di R. Tisato, II, Torino, 1976, pp. 255-477; Filosofia positiva: la “terza via”, a cura di A. Negri, Settimo Milanese 1988; M.L. Cicalese, Il fascino ambiguo di una lettera antipositivista: un inedito di Pietro Siciliani, in Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta, a cura di M.L. Betri - D. Bigazzi, Milano 1996, I, pp. 282-291.

Fonti e Bibl.: Dati biografici aggiornati si ricavano da: Il carteggio familiare di P. S. (1850-1914), a cura di F. Luceri, Lecce 2013. Si vedano inoltre: R. Tisato, Introduzione a Positivismo pedagogico italiano, cit., II, pp. 257-294; P. S. e il rapporto Università-Scuola, a cura di G. Balduzzi - V. Telmon, Bologna 1987; Rileggere P. S., cit.; A. Savorelli, P. S. o del virtuoso darwinismo, in Giornale critico della filosofia italiana, LXVIII (1989), pp. 235-247; N. Urbinati, Una ‘filosofia mediana’ nell’età del trasformismo: il positivismo di P. S., in Filosofia e scienza a Bologna tra il 1860 e il 1920, a cura di G. Oldrini - W. Tega, Bologna 1990, pp. 91-121; P. S. e Cesira Pozzolini. Filosofia e letteratura, a cura di F. Luceri, Lecce 2015.

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