GABBRIELLI, Pirro Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GABBRIELLI, Pirro Maria

Mario De Gregorio

Nato a Siena, da Giovanni e Aurelia Cosatti, fu battezzato il 2 apr. 1643 (Arch. di Stato di Siena, Biccherna 1141, c. 197v). Costretto a interrompere più volte gli studi per problemi di salute e per la morte del padre, riuscì comunque a completare il corso di grammatica e di retorica e a frequentare le lezioni di A. Venturi Gallerani, lettore di logica nello Studio senese fra il 1660 e il 1668 e, fra il 1669 e il 1691, di filosofia. A lui il G. dovette una prima e decisiva formazione in senso "moderno". Avviato dalla famiglia agli studi giuridici, li abbandonò dopo appena un anno, iniziando lo studio della medicina sotto la guida di P.P. Minetti e P. Grifoni. Decisamente orientato verso lo sperimentalismo, si addottorò in filosofia e medicina nel 1668, intraprendendo subito una lunga carriera accademica con la nomina, l'anno successivo, a lettore dei semplici (Ibid., Balia, 203, c. 113r) - incarico ripreso dal 1679 al 1700 - a cui aggiunse nel 1672 l'insegnamento di logica (ibid., 204, c. 101r).

Nel 1668 fu della Signoria. Vi sarebbe tornato nel 1672, nel 1681 come gonfaloniere e nel 1682 come capitano del Popolo (Ibid., Concistoro 2344, 2345). Proseguiva intanto una serrata pratica medica e anatomica che lo indusse anche ad approfondire la botanica e la mineralogia, spingendolo a organizzare presso lo spedale senese raccolte di materiali e a sperimentare nuovi farmaci. Il superamento del galenismo e l'impiego della chimica lo portarono a farsi promotore di una riforma della spezieria senese e ad assumere un ruolo rilevante nell'Accademia degli speziali, detta degli Ardenti. A un'altra accademia senese, quella degli Intronati, il G. venne ascritto nel 1690 con il nome di Indovino (ms. Z.I.7 della Bibl. comunale di Siena).

Il 18 apr. 1678 sposò Virginia Bartalini (Arch. di Stato di Siena, Gabella, 496, c. 111r), da cui ebbe dieci figli. Consigliere del Collegio medico e filosofico senese dal 1679, fu protomedico nel 1688-89. Lettore di medicina teorica dal 1682, intrattenne rapporti con i maggiori specialisti dell'epoca. Il prestigio acquisito lo portò nel 1696 a far parte dell'Academia naturae curiosorum, a cui fu ascritto con il nome di Stratone Lampsaceno.

Risale al 1691 l'incontro con il carmelitano E. Astorini, incaricato quell'anno della cattedra di matematica nella senese Nuova Accademia dei nobili. Fu la diversità dell'approccio del carmelitano alla matematica, resa esplicita proprio in quel torno di tempo dalla preparazione di un'edizione nova methodo degli Elementa di Euclide (Siena 1691), con una prefazione indirizzata a F. Redi elogiativa della scuola sperimentale toscana, a indurre a uno stretto legame col G. e all'idea di una nuova istituzione destinata ad allargare il moderno dibattito scientifico. Maturata nel clima reso fertile dalle lezioni dell'Astorini (chiamato dal 1692 alla cattedra di filosofia già del Venturi) e dalla lunga didattica sperimentalista dello scienziato senese, l'"accademia fisicomedica" nasceva il 17 marzo 1691, con la partecipazione del G. e di alcuni suoi allievi. Il 5 luglio, nella prima seduta pubblica, l'Astorini era nominato principe e il G. assessore e moderatore perpetuo. Il 21 febbr. 1692 gli accademici avrebbero assunto il nome di Fisiocritici, l'impresa con la pietra di paragone e il motto lucreziano "Veris quod possit vincere falsa".

Ma le ripercussioni anche in Toscana degli attacchi alla filosofia "moderna" già in atto a Napoli (processo agli ateisti), ebbero fin dall'inizio effettivi riscontri sull'operosità dell'istituto, almeno a giudicare dal precoce raffreddamento dell'attività e dall'autodifesa cui fu costretto il G., affidata a una lettera del 26 luglio 1691 (ora nel ms. L.X.49 della Bibl. com. di Siena).

Accusato di eccessiva aderenza alle opinioni dei moderni, il G. rispondeva riaffermando il suo atteggiamento antiaristotelico e antigalenico, pur restando fedele ai principî della fede. Riguardo alla pratica medica ribadiva il valore dell'opera dei moderni. Proseguiva ricordando i duemila volumi della sua biblioteca (già aperta alla consultazione, destinata a ospitarne almeno il doppio alla sua morte e - come emerge da una lettera di G.B. Cotta del 9 luglio 1701 nel ms. D.VI.22 della Bibl. comunale senese - oggetto di un tentativo di trasformazione in biblioteca pubblica) e le corrispondenze in varie parti d'Europa, rivendicando l'obsolescenza del sistema galenico e la validità dell'atomismo, con cui - come dichiarava - "si viene a notizia megliore de mali e cura di essi".

Con queste premesse la successiva intensa attività dell'Accademia era destinata ad avere vita breve. Anche una convenzione del 1694 - anno in cui lo stesso G. ne era principe (lo sarà anche nel 1702) - con lo Studio, che le destinava un locale della Sapienza, non serviva a evitare nel 1699 la fondazione di una più accetta colonia arcade all'interno dell'istituto. Contatti in tal senso risalivano già a un paio di anni prima, quando G.M. Crescimbeni aveva provveduto a ingraziarsi il favore di Francesco Maria de' Medici, protettore dei Fisiocritici, e l'amicizia del G., che il 6 ott. 1699 veniva nominato pastore arcade con il nome di Eufisio Clitoreo. Prodromo alla costituzione della colonia arcadica fisiocritica con la concessione di ventun luoghi e l'iscrizione di diversi accademici, fra cui lo stesso G. - nominato vicecustode - e personaggi noti dell'intellettualità senese come U. Benvoglienti. La scelta dell'Arcadia diluì in qualche modo l'impostazione originaria dei Fisiocritici, anche se l'attività scientifica fu continuata, fra gli altri, dallo stesso G., che si dedicò in questo periodo all'approntamento di una macchina di Boyle per sperimentazioni sul vuoto. Risalgono a questi anni anche i contatti con V. Coronelli, con cui il G. collaborò per la redazione dell'Isolario (Venezia 1696-97). Gli ultimi anni furono comunque dedicati alla costruzione dello heliometro, la perfetta linea meridiana, riprendendo quegli studi di astronomia (deviati spesso verso l'astrologia e la divinazione) che avevano portato, secondo alcuni biografi, anche alle inedite Osservazioni sulla cometa che attraversò i cieli di Siena nel 1681.

Uno degli obiettivi dello heliometro - oltre che nell'uso astronomico e "civile" - risiedeva nel mettere ordine nel calendario ecclesiastico dopo la riforma gregoriana. Un intento già perseguito in parte dal G. con la pubblicazione delle Tavole perpetue, calcolate a giusta misura degli orioli sanesi per uso principalmente degli ecclesiastici (Siena 1702) e ripreso in accordo con l'allora arcivescovo di Siena, L. Marsili. Su indicazione di questo il G. cercò di collocare la meridiana in varie chiese senesi, compreso il duomo, scartato per problemi strutturali e per i mosaici sul pavimento. Sulla progettazione e collocazione della meridiana il G. intrattenne un denso carteggio con L. Sergardi (Quinto Settano), già suo allievo, allora alla corte pontificia. Contrariamente alle indicazioni di questo e di F. Bianchini, decise alla fine del 1702 di approntarla in uno dei locali della Sapienza. Terminata nel novembre 1704, l'opera fu illustrata dallo stesso G. in una lettera a stampa (Siena 1704) al conte P. Biringucci (poi in La Galleria di Minerva, V [1706], pp. 119-121 e in G. Gigli, Diario sanese, II, Lucca 1723, pp. 363-371). Allo stesso il G. avrebbe dedicato L'heliometro fisiocritico overo La meridiana sanese… (Siena 1705), il volume che ne raccoglieva le esperienze e i disegni. L'opera avrebbe visto la luce postuma nel 1706.

Il G. morì a Siena il 19 dic. 1705.

Molto resta inedito della produzione e del carteggio del Gabbrielli. Una lettera del Redi al G. è pubblicata in F. Redi, Opere…, VIII, Milano 1811, pp. 55 s.), come, più di recente, i suoi consulti nel ms. L.X.50 della Bibl. Comunale di Siena (F. Redi, Consulti medici…, a cura di C. Doni, Firenze 1985, pp. 116-119, 342-346). Tra le opere del G. pubblicate, oltre quelle citate nel testo, Theses ex philosophia, et medicina…, Senis 1668; Medicum epagomenon Tyronibus medicinae cupidissimis propositum, ibid. 1689; e i contributi per la terza Decuria delle Effemeridi dell'Academia naturae curiosorum pubblicati nella Miscellanea curiosa…: De stupendo brachii dextri tumore…, II (1694), pp. 1-6 (il seguito, Resolutio casus de tumore brachii…, IV, [1697], App., pp. 179-201); De sanie in brachio per alvum expurgata, IV (1696), pp. 6 s.; De ossium mira mollitie, pp. 7 s.; Mirabili motu spasmodico in epatis regione, pp. 106 s.; De ascite sine medicamentis…, V-VI, 1697-98, p. 633; De hydrope…, pp. 633 s.; De viro septuagenario, tribus quartanis laborante…, VII-VIII, 1699-1700, pp. 79 s.; De orthopnoea ex vermibus, pp. 307 s.; De vermibus e naribus, et ex dorso…, p. 308; De doloribus nephriticis periodicis, pp. 308 s.; De lapide lapidi bezoardico simili…, pp. 309 s. Su altri periodici: Discorso… che l'aria si constituisca or più, or meno grave…, in Synopsis biblica, alias Diarium literatorum Parmense, 1692, pp. 75-77; De generatione insectorum ex ovo…, pp. 149-151; Quinque casus retentionis secundinarum post partum, pp. 210-212; la Prefazione ai lavori dei Fisiocritici, in La Galleria di Minerva, II (1697), pt. VI, pp. 183-185; De fosfori, e particolarmente del folgoreggiante perpetuo…, III (1700), pt. V, pp. 165-170; Lettera… nella quale si dimostra essere l'aria grave…, pt. VI, pp. 201-211; una relazione clinica, con G. Calvisi, in Giornale di Ferrara. Atti eruditi dell'anno 1688-1689, pp. 145-147.

Fonti e Bibl.: Siena, Arch. dell'Università, Mss. XX.A.5: Notizie relative all'università di Siena e catalogo dei professori…; Ibid., Arch. arcivescovile, 6447: Protocolli degli atti di laurea, c. 66r; 6467: Collegio medico e filosofico. Deliberazioni; Arch. di Stato di Siena, Biccherna, 1141; Gabella 496; Balia, 203, 204, 1050; Concistoro, 2344, 2345; Part. famiglie senesi, 71; Mss. A.55: Raccolta di denunzie di contratti di matrimonii…, c. 8v; A.67: Raccolta di nomi proprii di persone nobili sanesi… risedute…, cc. 153r-158r; A.50: Raccolta di nomi di persone nobili battezzate…, c. 4v; Siena, Arch. dell'Acc. dei Fisiocritici, Verbali, I; Lettere in arrivo, I; Ibid., Bibl. comunale, L.X.51: Ristretto della vita del nob. dr. P.M. G., cc. 1r-8r; D.VI.22: Lettere di uomini illustri…, cc. 1r-21r, 84r-102v; K.VII.61: Relazione della ragunanza pubblica fatta in Siena da' pastori arcadi…, cc. 5, 33r; Z.I.7: Zucchino primo contenente il catalogo degli accademici Intronati, pp. 38, 303, 423, 636; L.III.1-3: Memorie dell'Accademia dei Fisiocritici; L.III.4: Miscellanea fisica; L.IX.1-14, 16, 18; L.X.49-51 (opere, consulti e lettere); Autografi Porri, b. 9, inss. 1-11; b. 10, ins. 4; b. 17, ins. 55; b. 22, inss. 12 e 30. Firenze, Bibl. Marucelliana, Redi 8: Lettere ai parenti e a vari, cc. 233-240; Ibid., Bibl. Moreniana, Autografi Frullani, 157.

Per la bibliografia, oltre ai repertori biobibliografici senesi cfr.: S. Petrucci, Orazione… in morte del sig. dott. P.M. G.…, in L'heliometro fisiocritico, cit., pp. 127-138; G.M. Crescimbeni, L'Arcadia…, Roma 1708, pp. 21, 26, 181-184, 198-204; C. Vaselli, Vita di P.M. G. sanese detto Eufisio Clitoreo…, in Le vite de gli Arcadi illustri, II, Roma 1710, pp. 29-46; Elasgo Crannonio [D. Fabbretti], P.M. G., in Notizie istoriche degli Arcadi morti, II, Roma 1720, pp. 321-324; G. Gigli, Diario sanese…, Lucca 1723, I, pp. 119, 300 s.; II, p. 246; P. Baldasseroni, Elogio di P.M. G., in Elogi degli uomini illustri toscani, IV, Lucca 1774, pp. 508-514; A. Fabroni, Pyrrhus Gabriellius, in Vitae Italorum…, XVI, Pisis 1795, pp. 121-128; D. Moreni, Bibliografiadella Toscana, I, Firenze 1805, pp. 402 s.; L. De Angelis, Biografia degli scrittori sanesi, I, Siena 1824, pp. 307-314; F. Inghirami, Storia della Toscana, XIII, Firenze 1844, pp. 103 s.; G. Vaselli, P.M. G. e Paracelso…, in Scritti editi e inediti…, Firenze 1857, pp. 3-25; A. Nannizzi, I lettori dei semplici nello Studio senese, in Bull. senese di storia patria, XVI (1909), pp. 48-50; L. Rugani, P.M. G. (1643-1705), in Riv. di storia delle scienze med. e nat., XVIII (1927), n. 11-12; A. Nannizzi, Le piante officinali…, in Atti della sez. agraria della R. Acc. dei Fisiocritici, IV (1936), pp. 89-91; Id., L'arte degli speziali in Siena, in Bull. senese di storia patria, XLVI (1939), pp. 101-104; C. Ricci, Gli heliometri senesi, in Documenti per una storia della scienza senese, Siena 1985, pp. 317-355. Sul G. v. anche la bibliografia relativa all'Accademia dei Fisiocritici: Synopsis biblica, alias Diarium literatorum Parmense, 1692, passim; La Galleria di Minerva, II (1697), pp. 181-189; G.M. Crescimbeni, Comentarj intorno alla storia della volgar poesia, I, Roma 1702, p. 215; G. Fabiani, Memoria sopra l'origine… delle principali accademie…, in Nuova Racc. d'opuscoli scient. e filologici, III, Venezia 1757, pp. 93-104; M. Maylender, Storia delle accademie d'Italia, III, Bologna 1929, pp. 20-26; S. Corti, Il pensiero filosofico dei Fisiocritici, in Giorn. critico della filos. italiana, XV (1934), pp. 216-222 (poi in L'Università e le istituzioni culturali in Siena, Siena 1935, pp. 82-88; ibid. v. anche N. Tiberti, La R. Acc. dei Fisiocritici, pp. 77-81); F. Spirito, La R. Acc. dei Fisiocritici…, in La Medicina internazionale, L (1942), 6; C. Ricci, L'Acc. dei Fisiocritici… 1691-1971, Siena 1972; Id., Breve storia…, in Documenti per una storia…, cit., pp. 257-273; L'Acc. dei Fisiocritici, in Università e istituzioni culturali in Siena, Siena 1987, pp. 404-407; M. De Gregorio, L'Acc. dei Fisiocritici, in Storia di Siena, II, Siena 1996, pp. 123-136.

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