ANALATOS, Pittore di

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ANALATOS, Pittore di

L. Banti

Ceramografo attico, la cui produzione appartiene al periodo Protoattico arcaico. È il migliore dei ceramisti attivi ad Atene intorno al 700 a. C. (v. Avvoltoio, Pittore dell'; Mesogeia, Pittore della) ed è anche quello che ha più contribuito a diffondere i nuovi motivi orientalizzanti. Il nome deriva dalla hydrìa di Atene, Museo Naz., 313, trovata a Analatos; lavoro giovanile che è anche uno dei suoi migliori se non il migliore, per la freschezza e la vivacità del disegno, l'esuberante, impetuosa fantasia, la ricerca di curve e volute. Nelle zone secondarie di questa hydrìa i motivi, la sintassi decorativa e la tecnica (la silhouette) sono ancora geometrici; nel fregio principale, invece, dominano piante, foglie, uccelli, leoni, eseguiti (eccetto i leoni e i due uccelli sotto le anse) nella nuova tecnica della linea di contorno. Grosse foglie carnose sono rappresentate in un motivo caratteristico a tre o cinque foglie e puntini, che riappare, più moderato e disciplinato, nella produzione più recente del pittore. Sul collo, sono donne e uomini che danzano tenendosi per mano - una eredità del Geometrico - guidati da un suonatore di lyra: gli uomini sono ancora disegnati a silhouette, ma le donne hanno la gonna a linea di contorno e file di punti che si ritrovano su buona parte della produzione del pittore. Le file di punti non sono proprie solo di lui, ma egli sembra esser stato il primo a sostituirle al quadrettato del Geometrico tardo. Sulla faccia principale del vaso, due leoni araldici a fauci spalancate e denti aguzzi, magri e legnosi, ma potenti, si ergono obliqui fra la vegetazione rigogliosa e gli uccelli. La silhouette dà loro un forte e felice risalto in confronto agli altri motivi tutti a linea di contorno. Sotto un'ansa, un uccello acquatico a lungo collo becchetta una foglia. Malgrado l'importanza e l'altezza del fregio principale, questo si fonde abbastanza bene con le zone a decorazione geometrica e non spezza l'effetto unitario della decorazione, come avviene, per esempio, in una delle hydrìai del Pittore della Mesogeia della collezione Vlasto, a Atene.

Quello che ci è rimasto della produzione del pittore permette di seguirne lo sviluppo. Il suo lavoro più antico è l'anfora di Oxford 1936, 599. Se i frammenti di Eleusi (n. 841) e dell'agorà di Atene (P 1730, Burr n. 162) gli appartengono (ma è incerto), sono anch'essi anteriori alla hydrìa di Analatos. Nei suoi primi lavori il pittore si ricollega, per lo stile e i motivi, al bel cratere del Museo Naz. di Atene, n. 810, dove appaiono già gli schemi dei leoni e delle file di cervi; già nel 1892 il Pernice aveva visto che la hydrìa ne deriva. Attraverso questo cratere il pittore si ricollega al gruppo dei vasi del Geometrico tardo detto "gruppo di Atene 894".

Sulla tazza frammentaria di Eleusi n. 1089, più convenzionale, ma probabilmente posteriore alla hydrìa, si fondono motivi geometrici e orientalizzanti: una sfinge con ali a linea di contorno è racchiusa entro una metopa geometrica. La stessa sfinge riappare sulla grande loutrophòros del Louvre (altezza m o,8o), notevole per la ricca e accurata decorazione e l'importanza data ai tre fregi figurati, che dominano decisamente rispetto a quelli secondari geometrici, spezzando l'unità di decorazione. L'uso della linea di contorno è più esteso (visi, vesti femminili, ali). La lunga fila di carri introduce un'importante novità: nei cavalli, per la prima volta, viene usata l'incisione. Sul collo del vaso gli uomini si alternano alle donne, la danza è guidata da un flautista, anche questa una novità nella pittura greca. Nell'insieme, per quanto la decorazione sia accurata, la loutrophòros lascia un'impressione di freddezza.

Profili simili hanno i guerrieri di un pìnax, trovato al Capo Sunio (raffigurazione di nave e di armati), e il cratere di Monaco n. 1351: la maggiore corporeità data alle figure, le curve più sviluppate, l'uso più esteso della linea di contorno, l'abolizione delle zone a motivi geometrici provano che il cratere è più recente della loutrophòros. Su un coperchio nel British Museum, riappare tutt'intorno la fila geometrica di uccelli stilizzati, ma i cavalli e il puledro al pascolo non hanno più niente di geometrico e annunziano nella corporeità, nel facile movimento, nella sicurezza di disegno e nella nuova stilizzazione della criniera quelli che dipingerà il Pittore della Brocca degli arieti.

Il Pittore di A. ha dipinto grandi anfore a corpo allungato, crateri, una hydrìa, vasi cioè che offrono sotto la spalla un'ampia zona non troppo curva, che permette lo svolgersi del fregio narrativo.

Alla bottega del Pittore di A. sono stati attribuiti il frammento di Egina n. 540, le anfore Louvre CA 1960 e Copenaghen, Museo Naz., 8988, una kotỳle con fila di uccelli trovata negli scavi dell'Agorà (C. 27). Nella stessa tradizione e molto vicini al suo stile, ma inferiori per qualità e di altra bottega, sono un cratere da Tebe (Atene, Museo Naz., 238), più recente del cratere di Monaco, e un cratere a Karlsruhe (B 2678). Il pittore ha esercitato notevole influenza anche sul Pittore della Mesogeia e sulla bottega di lui.

A seconda della data che gli studiosi assegnano alla fine del Geometrico Tardo a Atene, l'attività del pittore è variamente datata. Il Cook la pone fra c. 710-680; il Kübler fra c. 720-710; il Matz fra c. 720-690; il Beazley, e con lui altri, datano l'anfora di Analatos al 700 a. C. e pongono quindi l'attività del pittore nei primi decennî del VII sec. a. C.; lo Young la abbassa al 690-670 a. C.

Bibl: J. M. Cook, Protoattic Pottery, in Annual Brit. Sch. Athens, XXXV, 1934-35, pp. 166, 168 s., 172 ss., tavv. 38 b, 39-42; id., Athenian Workshops around 700, in Annual cit., XLII, 1947, p. 142 ss.; D. Burr, A Geometric House and Votive Protoattic Deposit, in Hesperia, II, 1933, p. 580, n. 162; R. S. Young, Late Geometric Graves, in Hesperia Supplement, II, 1939, p. 147, fig. 108, C 27; id., Graves from the Phaleron Cemetery, in Amer. Journ. Arch., XLVI, 1942, p. 55 s.; Fr. Matz, Geschichte d. gr. Kunst, I, Francoforte 1950, p. 289 ss., tavv. 190-195 a; W. Kraiker, Aigina. Die Vasen des 10. bis 7. Jhdts., Berlino 1951, p. 84, n. 540, tav. 40; J. D. Beazley, Development of Attic Black Figure, Berkeley-Los Angeles 1951, p. 4 s. - Per il cratere Atene MN 810: E. Pernice, Geometrische Vasen aus Athen, in Ath. Mitt., XVII, 1892, p. 215 ss. - Per processione e danze di donne e giovanetti: Brinkmann, in Bonner Jahrbücher, CXXX, 1925, p. 118 ss.; E. Brann, in Am. Journ. Arch., LX, 1956, p. 74 (attribuisce al pittore due vasi dal Ceramico di Atene).