PLEIADE

Enciclopedia Italiana (1935)

PLEIADE

Augusto Rostagni

. Con tale nome i grammatici antichi sogliono designare un gruppo di 7 poeti tragici che sarebbero fioriti nei primi decennî dell'età alessandrina, sotto il regno di Tolomeo II Filadelfo (284-247 a. C.), e che per lo splendore della loro arte avrebbero meritato di essere paragonati ai 7 astri che compongono la costellazione delle Pleiadi. Generalmente si ritiene che questo paragone sia stato introdotto dai grammatici stessi, in epoca relativamente tarda; ma è poco probabile: perché lo splendore dei 7 tragici si era spento molto presto e le loro opere non rimasero affatto così vive nella tradizione da suscitare, dopo un certo tempo, tanto entusiasmo. Quindi è da credere che il nome sia sorto, direttamente, nei circoli della corte presso cui questi autori si trovarono a fare le loro prove. Sappiamo che Tolomeo II Filadelfo, fino dagl'inizî del regno, cercò di far risorgere in Alessandria la tradizione drammatica di Atene, e istituì, sul modello attico, agoni teatrali, a cui Convennero poeti d'ogni parte, come descrive Teocrito nell'Encomio di Tolonteo (Id., XVII, 112-113). I nomi che appaiono più fissi sono i seguenti: Licofrone di Calcide, Alessandro Etolo, Sositeo di Alessandria nella Troade, Omero di Bisanzio, Filico di Corcira, Eantide, Sosifane di Siracusa. Per parecchi almeno di essi ci risulta anche da diverse fonti che vissero nei primi decennî dell'età alessandrina; parecchi, come Licofrone, Alessandro Etolo, Sositeo, Filico, presero stabile dimora nella corte di Tolomeo II.

Ma della cosiddetta Pleiade c'è poi un'altra lista, nella quale ai nomi di Eantide e di Sosifane si trovano sostituiti quelli di Dionisiade Mallote e di Eufronio Cherronesite. Ora, poiché d'almeno uno di questi due, cioè di Eufronio, risulta che fiorì in epoca assai posteriore, verso la fine del sec. III a. C., sotto Tolomeo IV Filopatore (di Dionisiade nulla sappiamo, ma è supponibile che gli vada congiunto), sembra giusto concludere che la Pleiade, dopo la prima costituzione in rapporto col movimento drammatico suscitato da Tolomeo II Filadelfo, sia stata modificata, per comprendere qualche rappresentante d'un successivo movimento drammatico promosso da Tolomeo IV Filopatore (221-204 a. C.), il quale nel suo entusiasmo per il teatro si faceva chiamare "Novello Dioniso", e si circondava di drammaturghi, e aveva in Eufronio uno dei principali coadiutori.

Questi tentativi dei due Tolomei in favore del teatro, e specialmente della tragedia, non diedero gli effetti sperati. La Pleiade ebbe luce effimera. Ciascuno dei poeti sopramenzionati produsse tragedie, anche in gran numero: ma tutte caddero quasi subito nell'oblio. Certo, erano una forma di poesia che non si confaceva ai tempi: tentativi di restaurazione vana. Né si può dire con precisione quale carattere avessero, poiché non ci sono giunti se non pochissimi indizî: l'unico componimento che si conservi, una specie di monologo profetico, l'Alessandra di Licofrone (v.), non entrava probabilmente nel novero delle tragedie.

Bibl.: I frammenti in A. Nauck, Tragicorum Graecorum fragmenta, 2ª ed., Lipsia 1889; vedi poi F. G. Welcker, Die griechischen Tragödien, Bonn 1839-1841, II, pp. 1238-1331; F. Susemihl, Geschichte der griech. Litteratur in der Alexandrinerzeit, I, Lipsia 1891, p. 269 segg.; W. Christ-Schmid, Geschichte der griech. Litteratur, 6ª ed., II, i, Monaco 1920, p. 171 segg.; A. Rostagni, Neos Dionysos. Poeti e letterati alla corte di Tolomeo IV, in Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, L (1914-15), p. 989 segg.