PNEUMOPERITONEO

Enciclopedia Italiana (1935)

PNEUMOPERITONEO (dal gr. πνεῦμα "aria" e peritoneo)

Eugenio Milani

È la presenza di aria o di gas nel cavo peritoneale in seguito a processi patologici (pneumoperitoneo spontaneo), o all'iniezione di ossigeno per l'esame radiologico degli organi addominali (pneumoperitoneo artificiale). Il pneumoperitoneo spontaneo è determinato da perforazioni dello stomaco e dell'intestino per ulcere o per lesioni traumatiche; il gas si raccoglie di regola sotto la cupola diaframmatica dove può essere svelato con la percussione (abolizione dell'area epatica) e con l'esame radiografico. Mentre il torace offre il più bell'esempio di contrasto naturale in radiologia (tra campi polmonari pieni di aria e trasparenti ai raggi e ombra mediana del cuore radio-opaca), la cavità addominale non permette di colpire speciali dettagli nel suo aspetto grigio uniforme, sia sullo schermo sia sulla lastra. Eppure talvolta i radiologi (studiando specialmente gli addomi meteorici di bambini) avevano potuto osservare come il gas intestinale portasse a un meraviglioso contrasto di ombre tanto da poter perfettamente riconoscere il fegato e la milza. L'insufflazione colica pertanto, eseguita a scopo diagnostico, rappresenta già un passo avanti nella radiodiagnostica addominale: l'introduzione delle sostanze di contrasto opaco per lo studio dell'apparato digerente rappresenta anch'essa una nuova conquista che permette nel grigio dell'addome di studiare con ottimi particolari tutto il tubo gastrointestinale. L'introduzione della pielografia ascendente e discendente ha permesso d'altra parte di studiare in modo perfetto l'apparato urinario; e mediante l'isterosalpingografia è stato possibile scrutare l'anatomia e la funzione dell'utero e delle tube.

Ma l'introduzione di gas nel peritoneo (pneumoperitoneo artificiale) permette di avere un contrasto che dà la visione perfetta, ad es., del fegato e della milza; tale introduzione è stata dapprima essenzialmente casuale (per errore di pneumotorace, per perforazione intestinale) ma solo a guerra mondiale finita vennero a conoscenza generale le ricerche eseguite in Germania da A. Meyer-Betz (1914) che osava per primo introdurre aria nel peritoneo in uomo (senza liquido addominale); da O. Goetze (1918) che perfezionava il metodo usato su 90 pazienti senza ascite. In Italia il metodo veniva introdotto fra i primi da P. Alessandrini (1918-19); in Francia da L. Mallet, M. Ribadeau-Dumas; in America da H. Stern, W. H. Stewart-Hymann, ecc. Per introdurre il gas nel peritoneo si usa un semplice apparecchio tipo Forlanini modificato in modo da far funzionare alternativamente i due bracci con un rubinetto a 4 vie; basta un ago da pneumotorace smusso; è preferibile servirsi dell'ossigeno che si sopporta meglio e che si riassorbe prima. A paziente supino si punge all'altezza del retto addominale di sinistra a 1-2 cm. al disopra dell'ombellico: si spinge l'ago lentamente in modo da avere la sensazione dei piani che si attraversano: l'ultima resistenza è data dalla fascia trasversale che l'ago supera quasi a scatto. Per una buona visione occorre introdurre almeno da un litro e mezzo a due litri di ossigeno. Poiché il gas tende a portarsi verso l'alto, l'esame radiologico verrà fatto in piedi avanti al trocoscopio (il gas staccherà la faccia superiore del fegato dal diaframma e il paziente avverte dolore alla spalla; staccherà dal diaframma di sinistra la milza); oppure può essere fatto in posizione orizzontale con raggi paralleli avanti alla camera toracica; oppure in posizione orizzontale sul letto trocoscopico con la sorgente dei raggi al di sotto del letto. Se il paziente giace supino avanti alla camera toracica, il gas s'interpone tra faccia anteriore del fegato e parete addominale e si vedranno le anse galleggiare in alto, e si potrà esplorare la faccia anteriore epatica; se il paziente si pone sul fianco destro o sinistro si potrà esplorare in modo completo rispettivamente la milza e il fegato giacché il gas tende a portarsi verso l'alto circondando l'organo. Ciascuna posizione ha le sue indicazioni. Il metodo naturalmente deve avere una ragione diagnostica ben definita e quindi dev'essere un metodo di eccezione quando tutti gli altri mezzi hanno fallito e ne va di mezzo la salute del malato.

Specialmente nelle malattie del fegato e delle vie biliari appare importante il pneumoperitoneo, la deformazione del fegato nelle cirrosi si può colpire facilmente per la visione delle granulosità sulla faccia anteriore; le deformazioni grossolane del cancro epatico, le alterazioni della cupola epatica, le alterazioni, ad es., cistiche del lobo sinistro, ecc., trovano nel pneumoperitoneo un sussidio diagnostico importante. Nella diagnosi differenziale tra malattie del rene, della milza e del pancreas (per citare un esempio) un sussidio prezioso può essere dato dal pneumoperitoneo per mezzo del quale anche alcune malattie degli organi genitali femminili, delle pareti e del peritoneo, ecc., possono trovare la via della diagnosi.