POLA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

Vedi POLA dell'anno: 1965 - 1996

POLA (v. vol. VI, p. 261)

V. Girardi Jurkic*

Nella città dell'Istria meridionale (oggi Pula, nella Repubblica di Croazia), ricerche, scavi e studi condotti a più riprese hanno portato a nuove scoperte e interpretazioni, nel quadro di un patrimonio archeologico di notevole consistenza.

Sono stati analizzati i materiali rinvenuti nella necropoli dell'Età del Ferro, ai piedi del pendio orientale dell'abitato: c.a 450 tombe a incinerazione, le più antiche finora conosciute in Istria, con un tipo di ceramica locale che si distingue da quella delle altre località dell'Istria stessa. Nel quadro di una produzione piuttosto costante (in cui si è visto un indizio di una certa staticità nella vita, negli usi e nella mentalità degli abitanti), la ceramica di P., invece che con incrostazioni di bianco, è decorata con l'applicazione di laminette di zinco.

Per quanto riguarda la fase romana, gli studi più recenti hanno riconosciuto a Cesare un nuovo ruolo (più ampio di quanto non si pensasse in passato) nella colonizzazione dell'Istria. A P., in particolare, la denominazione Pietas Iulia non si riferisce alla lealtà di Ottaviano Augusto verso Cesare, ma è da porre in relazione con la rilevanza che proprio alla pietas fu attribuita nell'ambito della propaganda cesariana.

Sostenitrice, nel 42 a.C., dei cesaricidi Bruto e Cassio nella lotta contro i triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido, P. fu distrutta e devastata dopo la vittoria di Ottaviano presso Azio. Successivamente fu ricostruita dallo stesso Ottaviano, divenuto Augusto: fra i varî e importanti monumenti da tempo noti (mura e porte, teatri, foro e templi, per non dire del castelliere preromano), le ricerche più rilevanti degli ultimi decenni riguardano l'Arco dei Sergi e l'anfiteatro, nonché l'impianto urbanistico nel suo complesso e, nel suo ambito, la funzione del foro.

Per l'Arco dei Sergi, dopo le varie datazioni proposte in passato, sembra ora che l'ipotesi più attendibile sia l'età di Tiberio. Quanto all'anfiteatro, e alle quattro torri, che costituiscono un'insolita aggiunta alla cavea, è stato studiato, all'interno delle torri stesse, un complesso sistema di rampe incrociate e sono stati individuati i resti di scale lignee. In base all'esame dei resti della decorazione architettonica, in generale si può dire che l'assetto monumentale della città si completa nel giro di mezzo secolo; la pianificazione del foro è di età augustea, e più precisamente il Tempio di Roma e Augusto dovrebbe collocarsi fra il 2 a.C. e il 14 d.C. Si riscontra una dipendenza tipologica e stilistica dalla decorazione di alcuni edifici augustei di Roma, benché mediata da maestranze locali. Si è anche formulata l'ipotesi che qui, come altrove, abbiano lavorato maestranze che avevano operato a Roma nella prima età augustea (precedentemente alla definitiva affermazione delle tendenze classicistiche) e che se ne erano poi allontanate.

Aperta fin dal III sec. alla penetrazione del cristianesimo (il martire Germano fu ucciso nell'anfiteatro nel 284), nel V sec. P. fu sede vescovile. Occupata dagli Ostrogoti fra il 493 e il 538, fece parte, dal 538 in poi, dell'Impero Romano d'Oriente. Agli edifici di culto già conosciuti (duomo, ecc.) sono da aggiungere notevoli basiliche bizantine: S. Maria Formosa, detta «del Canneto», di cui si conserva soprattutto la cappella meridionale, con mosaico raffigurante Cristo e S. Pietro su fondo dorato; la chiesa di S. Nicola; nei dintorni, la cappella di S. Eliseo presso Fasana, e, inquadrabili nel «tipo ravennate», le basiliche di S. Michele a Bagnole, di S. Quirino vicino a Dignano, di S. Fosca presso Peroi, databili al VI e VII secolo.

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(V. Girardi Jurkić*)

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