POLLINO

Enciclopedia Italiana (1935)

POLLINO (A. T., 27-28-29)

Giuseppe Isnardi

Il nome, che deriva forse da un classico Mons Apollineus, designa la parte centrale e più alta del rilievo che separa la Lucania dalla Calabria. Costituito di rocce calcaree triassiche, cui si sovrappongono in parte calcari grigi e neri, giurassici e liassici, esso s'inizia al Passo del Fortino (m. 1083, sull'orlo N. della conca di Campotenese) e si estende con direzione prima di OSO.-ENE., poi di NO.-SE., fino alla vallata del torrente Raganello, avendo le principali cime nella Cupola di Paolo (m. 1908), nella Serra del Prete (m. 2186), nel Monte Pollino (m. 2248), nella Serra Dolcedorme (m. 2272, altezza massima della catena e dell'intero Appennino meridionale) e nella Manfriana (m. 1981). Il versante S. scende ripidissimamente, nudo e con vasti coni di deiezione, sulle conche di Morano e di Castrovillari, quello N. più dolcemente, a grandi e lunghe groppe ondulate, verso la valle del Sinni. La linea di vetta è parte del grande spartiacque Tirreno-Ionio, fra i bacini del Lao e del Coscile, dal Fortino alla Serra del Prete; di qui s'inizia una linea di spartiacque secondario (Sinni a N., Coscile e Raganello a S.) che prosegue verso E. su una lunga diramazione terminante col M. Sparviero (m. 1714), donde scende a S. il caratteristico contrafforte del Pizzo dell'Armi (m. 1493), completante assai pittorescamente col suo ardito profilo la potente lineatura della catena principale. I fenomeni carsici sono diffusi su tutta l'estensione del gruppo, con particolare evidenza (ampie doline e profondi inghiottitoi) sul Piano del Pollino (a N. di M. Pollino e a S., tra questo e il M. Pollinello) e sul Piano Ruggiu, a NE. della Cupola di Paolo. Nel Pollino e nella Serra Dolcedorme si trovano tracce glaciali, consistenti in circhi, con laghetti e piccoli apparati morenici. La vegetazione è scarsa a S., più abbondante a N. (castagni e querce e poi faggi dagli 800 m. circa ai 1800; sino alle vette le conifere sono rappresentate dalla varietà Pinus leucodermis e dai 2000 m. in su v'è una zona, unica nell'Appennino meridionale, di vegetazione alpina, con specie proprie o rare). Le dimore umane stabili mancano interamente dai 700 m. in su. Il clima è rigido, con piovosità assai grande (Campotenese, 1600-2000 mm. annui) e permanenza di nevi in alto da ottobre a giugno. La viabilità è quasi nulla; una via alpestre, frequentata da greggi nell'estate, congiunge le valli del Coscile e del Frido (Sinni) per il Passo del Gaudolino (m. 1625, fra la Serra del Prete e il M. Pollino).

Bibl.: E. Cortese, Descrizione geologica della Calabria, Roma 1895; rist. Firenze 1934, parte 3ª, cap. 1°; G. De Lorenzo, Osservazioni geologiche sull'Appennino della Basilicata meridionale, in Atti dell'Accad. di sc. fisiche e matematiche, Napoli 1895; N. Terracciano, Synopsis plantarum Montis Pollini, in Ann. Ist. Botanico, Roma 1890 e 1896; H. Kanter, Kalabrien, Amburgo 1930, spec. pp. 284-288.