POLONIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

POLONIA (XXVII, p. 724; App. I, p. 945)

Riccardo RICCARDI
Riccardo PICCHIO
Pietro MARAVIGNA
Giovanni MAVER
Josef JAREMA

Delimitazione e confini (XXVII, p. 724). - In base agli accordi della conferenza di Jalta, fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, comunicati il 13 febbraio 1945, e ai quali in seguito ha aderito anche la Polonia, questa ha ceduto all'Unione sovietica tutta la parte orientale del suo territorio, ad est della cosiddetta linea Curzon, per una superficie complessiva di 181.000 kmq.; in cambio, in base agli accordi della conferenza di Potsdam (tenuta pure dai capi delle tre potenze suddette), comunicati il 2 agosto 1945, alla Polonia erano assegnati: la parte meridionale della Prussia Orientale; il territorio della città libera di Danzica; tutti i territorî già germanici a levante dell'Oder e del suo affluente Neisse Occidentale (in pol. Nisa); in complesso, una superficie di 104.000 kmq. La delimitazione definitiva del confine occidentale sarà fatta quando verrà stipulato il trattato di pace con la Germania: intanto la Polonia ha occupato e organizzato tutti i territorî assegnatile a Potsdam, poiché ritiene la loro cessione definitiva.

Queste cospicue variazioni territoriali; le spaventose perdite di vite umane subìte durante la guerra e l'occupazione tedesca gli spostamenti, volontarî o forzosi, verificatisi nella sua popolazione; le enormi distruzioni patite dai suoi centri abitati, dall'attrezzatura industriale e dalle vie di comunicazione: tutto questo ha profondamente modificato la fisionomia geografica della Polonia.

Va notato, innanzi tutto, che il suo territorio ha subìto un ragguardevole spostamento verso ponente: infatti, mentre prima della seconda Guerra mondiale le sue longitudini estreme (tutte orientali) erano 15° 47′ e 28° 22′, quelle attuali sono: 14° 5′ (confine polacco-germanico sull'Oder a ovest di Cedynia, ted. Zehden) e 24° 19′ (confine polacco-russo sul Bug a nord di Sokal).

Il territorio ha subìto anche un raccorciamento nel senso delle latitudini, poiché l'estremo punto settentrionale si trova ora a 54° 50′ (Capo Rozewie, sul litorale della Pomerania), e quello meridionale a 49° 0′ (confine polacco-russo-cecoslovacco al passo di Užok), mentre prima i punti estremi erano a 55° 51′ e 47° 44′.

L'antica Polonia aveva pressappoco la forma di un triangolo, dai lati quasi uguali; la forma del territorio attuale si avvicina a quella di un quadrato. Il perimetro dei confini della repubblica ha uno sviluppo di 3566 km. (nel 1938, 5534 km.), dei quali 497 dati da coste marittime (nel 1938, 140 km.) e 3069 da confini terrestri. Di questi, 456 km. sono con la Germania (12,8% del confine totale, terrestre e marittimo), 1292 km. con la Cecoslovacchia (36,2%) e 1321 km. con l'URSS (37%). La superficie, di 311.730 kmq., è inferiore di 76.660 kmq. a quella della Polonia prebellica.

L'antica Polonia era un tipico esempio di stato privo, o quasi, di confini "naturali". Anche a questo riguardo la situazione è migliorata, soprattutto per il fatto che il confine occidentale adesso è dato in massima parte da un grosso fiume, qual'è l'Oder, e dal suo importante tributario Nisa Occidentale; che quello orientale segue per buon tratto il Bug e che il confine marittimo rappresenta ora il 14% del perimetro dello stato, in confronto al 2,5% del 1938.

Va ricordato che tra la Polonia e la Cecoslovacchia è in contestazione il territorio di Cieszyn (Teschen), nel quale si trova il bacino carbonifero di Ostrawa-Karwina, di cui la Polonia rivendica un lembo maggiore di quello che le fu assegnato nel 1918 e che era riuscita ad ottenere nel 1938, al momento dell'occupazione germanica del paese dei Sudeti. Trattative sono in corso per risolvere la questione.

Rilievo (XXVII, p. 725). - La nuova Polonia è formata: 1) da un tratto abbastanza considerevole del litorale baltico, tra le foci dell'Oder, con l'is0la di Wolin (Wollin) e l'estrema parte orientale di Uznam (Usedom), e il Zalew Wiślany (Frisches Haff), con le coste in prevalenza compatte, basse e orlate, nella Pomerania, da cordoni di dune e da una serie di laghi profondi pochi metri, che furono già lagune, chiuse poi da lidi sabbiosi (la pianura costiera si allarga notevolmente in corrispondenza del piatto delta della Vistola e a sud del Zalew Wiślany, nella pianura della Prussia Orientale, di cui appartiene alla Polonia la parte sud-occidentale); 2) dal cosiddetto Dosso Baltico, formato dai rialti morenici della Pomerania e della Masuria, separati dal corridoio della Vistola, alti dai 100 ai 300 m. e cosparsi di laghi numerosissimi; 3) dall'ampia fascia centrale delle pianure della Posnania, della Cuiavia, della Masovia e della Podlasia, argillose o sabbiose, o costituite da morene di fondo, in alcune parti uniformemente piatte, in altre ondulate, oppure sormontate da colline moreniche o da allineamenti di dune continentali, ma caratterizzate soprattutto dalle ampie vallate scavate dalle acque di ablazione del ghiacciaio quaternario; 4) dal bacino della Slesia, percorso dall'alto Oder, chiuso a SO. dai Sudeti e che i modesti rilievi di Trzebnica (Katzengebirge) separano dalle pianure della Posnania e della Cuiavia; 5) dal versante nord-orientale dei Sudeti, più acclive del versante cèco, con altezze, sul confine, che giungono ai 1603 m.; 6) dai rilievi della Piccola Polonia, di modesta altezza (Łysogóry, 612 m.); 7) dai rilievi del Lublinese, anch'essi assai modesti e che si continuano verso SE. col Roztocze sul quale passa lo spartiacque tra il Baltico e il Mar Nero; 8) dal bacino di Sandomierz, chiuso tra i rilievi della Piccola Polonia e del Lublinese, il Roztocze e i Carpazî e solcato dall'alta Vistola e dall'alto San; 9) da una sezione (Beschidi Occidentali) della zona esterna dei Carpazî, costituita da arenarie e scisti argillosi, con un lembo dei nuclei cristallini, i Tatra, dove in territorio polacco si raggiungono i 2499 m.

Condizioni climatiche (XXVII, p. 727). - Come conseguenza dello spostamento verso occidente dei suoi confini, è diminuita la continentalità del clima della Polonia che ha perduto le regioni dove in gennaio si registravano le temperature medie più basse, sempre inferiori ai 4° sotto zero (Wilno, −5°,0; Pińsk, −5°,4; Tarnopol, −5°,9), e di luglio temperature non inferiori a quelle della restante Polonia, anzi, a volte, più elevate (Pińsk, 19°,0 in confronto ai 18°,8 di Poznań e ai 18°,9 di Varsavia). I territorî acquistati a occidente, dove maggiormente si fanno sentire gl'influssi atlantici, hanno clima più mite del resto della Polonia (Stettino, −1°,2 in gennaio e 18°,1 in luglio; Breslavia, rispettivamente −1°,6 e 18°,7).

Acque continentali (XXVII, p. 728). - Dal punto di vista idrografico, il territorio della nuova Polonia comprende quasi tutto (89,9%) il bacino della Vistola e quasi tutto (89,9%) quello dell'Oder. Del corso della Vistola la Polonia prebellica non possedeva le foci, che rientravano nel territorio della città libera di Danzica; essa, peraltro, aveva libero uso delle vie fluviali e del porto di questa città. Ora restano fuori dei nuovi confini lembi dei bacini del Bug, del San e del Poprad, affluenti della Vistola.

Del bacino dell'Oder restano escluse dalla Polonia: la parte più alta del bacino del fiume principale, a sud della Porta Morava; la parte più alta del bacino della Nisa occidentale; una stretta fascia lungo la riva sinistra, tanto della Nisa, quanto del basso Oder. La Polonia comprende, inoltre, un notevole lembo del bacino del Pregola (Pregel), e i piccoli bacini dei fiumiciattoli della Pomerania che scendono al Baltico dal rialto morenico: il Rega, il Prośnica (Persante), il Wieprz (Wipper), lo Słupia (Stolpe) e il Łeba (Leba).

Mentre del territorio della Polonia prebellica un quarto circa era tributario del Mar Nero (per mezzo del Prypeć, del Dnestr e del Prut), tutto, si può dire (99,9%), il territorio della nuova Polonia manda le sue acque al Baltico, con fiumi di pianura a regime nivale, largamente navigabili e collegati tra loro da canali navigabili.

È nella Masuria che si trovano ora i maggiori laghi della Polonia: quello di Śniardwy (L. Spirding: 122 kmq., 25 m. di prof. mass.) e quello di Mamry (L. Mauer: 104 kmq., 38 m.).

Dati demografici (XXVII, p. 730; App. I, p. 945). - Da 35 milioni di ab. (valutazione del gennaio 1939) la Polonia è passata (cens. del 16 febbraio 1946) a 23.929.800 ab., compresi 2.288.000 Tedeschi e 399.600 Ucraini, Russi-Bianchi e Lituani (che in base agli accordi di Potsdam e di Mosca dovevano abbandonare il territorio polacco) oltre a 417.400 ab. di nazionalità non accertata. D'altro canto, i Polacchi che al tempo del censimento si trovano fuori dei confini erano stimati circa 3 milioni.

Tanto l'espulsione dei Tedeschi e delle altre minoranze alloglotte, quanto il rimpatrio dei Polacchi, sono proceduti con ritmo accelerato. La popolazione tedesca dei cosiddetti "territorî recuperati" è stata sostituita soprattutto con Polacchi provenienti dai territorî orientali ceduti all'Unione Sovietica. Già alla fine del 1946 erano stati trasferiti nei territorî recuperati 1.569.000 Polacchi; all'inizio del 1948 si calcolava che la popolazione di questi territorî fosse, pressappoco, quella censita nel 1946, ma costituita, si può dire, esclusivamente da Polacchi, poiché i Tedeschi sono stati quasi completamente espulsi, come è avvenuto pure per gli Ucraini, i Russi Bianchi e i Lituani. Si deve ritenere che, terminati ormai questi trasferimenti di popolazione, la Polonia conti circa 24 milioni di ab.: 11 milioni in meno di quelli valutati per l'antica Polonia al gennaio 1939. Questa differenza è dovuta in parte ai cambiamenti territoriali, in parte alle perdite di vite umane subìte per cause di guerra e per i massacri compiuti dai nazisti (perdite calcolate a ben 6.028.000 persone) e in parte, infine, alla forte diminuzione delle nascite, nel periodo 1939-45.

Densità della popolazione (XXVII, p. 732). - La densità della popolazione per l'intero paese è di 77 ab. per kmq., notevolmente inferiore a quella della Polonia 1939 (90 ab. per kmq.).

Che la popolazione sia distribuita molto inegualmente, si può rilevare anche considerando solo i dati dei voivodati: così, mentre quelli di Olsztyn (Allenstein) e di Białystok hanno rispettivamente 18 e 41 ab. per kmq. il voivodato di Cracovia ne ha 134 e quello di Katowice (Slesia) 184. Se si prendono in considerazione i circondarî (powiaty), si avvertono differenze anche più forti (i circondarî che comprendono grossi centri urbani superano di solito i 1000 ab. per kmq.; il minimo si ha nel circondario di Goldap, nel voivodato di Białystok, con 4 ab. per kmq.).

Le regioni pił popolate sono la Slesia, la fascia subcarpatica, la Piccola Polonia, il Lublinese e le zone intorno a Varsavia e a Łódz regioni economicamente più progredite, ricche d'industrie e con un'agricoltura più efficiente; le regioni meno popolate sono la Masuria, la zona intorno a Białystok e la Pomerania, che hanno una percentuale elevata del terreno occupata da laghi, stagni e paludi e un suolo poco fertile, pił adatto alle foreste che alle colture.

Composizione etnica (XXVII, p. 732). - La Polonia prebellica non aveva compattezza etnica, poiché, secondo il censimento del 1931, soltanto il 69% della sua popolazione era costituito da Polacchi e il rimanente, da allogeni: Ucraini (13,4%), Ebrei (7,9), Russi Bianchi (3,1), Tedeschi (1,9), altri (4,7: Lituani, Cèchi, Slovacchi, ecc.). La Polonia era lo stato che ospitava il maggior numero di Ebrei che in parecchie città formavano oltre la metà della popolazione (così a Białystok, Grodno, ecc.). I loro nuclei maggiori erano quelli di Varsavia (400.000) e di Łódź (150.000). Durante la loro occupazione del paese, i Tedeschi hanno massacrato quasi tutti gli Ebrei che vi abitavano: ben 3.200.000. Scomparsi, quindi, gli Ebrei, e trasferiti nei territorî dei paesi vicini tanto i Tedeschi, quanto gli Slavi non Polacchi e i Lituani, la nuova Polonia può dirsi, ormai, uno degli stati europei a struttura etnica più omogenea, poiché i Polacchi vi rappresentano la quasi totalità della popolazione.

Centri abitati (XXVII, p. 733). - Nella Polonia prebellica la popolazione urbana costituiva il 27,2% di quella totale; nel 1946 essa equivaleva al 31%. La popolazione rurale (69%) vive in centri agricoli o in case sparse. Le città sono 732, tra le quali continuano a prevalere quelle con meno di 5000 ab.; una sessantina superano i 20.000 ab. e tra queste, alla data del censimento 1946, ve n'erano quattordici che superavano i 100.000 ab. o vi si avvicinavano molto.

La maggior parte delle città polacche, specialmente le maggiori, ha subìto spaventose distruzioni e orrende stragi, e la loro popolazione, è fortemente diminuita. Varsavia, la capitale, nel 1939 aveva 1.300.000 ab., un terzo dei quali è stato ucciso; delle case d'abitazione il 70% è stato distrutto. La popolazione di Varsavia risultò di 478.700 ab. all'epoca del censimento 1946 (diminuzione del 63% rispetto al 1939) e di 535.000 secondo un calcolo dell'aprile 1947.

All'epoca del censimento 1946, la città più popolosa della nuova Polonia era Łódź con 497.000 ab. (diminuzione del 25% rispetto al 1938). Fra le altre maggiori città, sia dei vecchi, sia dei nuovi territorî, quelle che ebbero una più forte diminuzione di popolazione, tra il 1938 e il 1946, risultano: Breslavia (170.600 ab. nel 1946, diminuzione del 72%), Stettino (73.000 ab., −72%) e Danzica (118.000 ab., −55%). In aumento, tra le maggiori città, sarebbero state soltanto Cracovia (299.000 ab.) e Chorzów (111.000 ab.).

Si dànno, qui di seguito, i dati della popolazione di altre città della nuova Polonia in base al censimento 1946: Poznán, 268.000 ab.; Bydgoszcz, 135.000; Katowice, 128.000; Zabrze (Hindenburg), 104.000; Częstochowa, 101.000; Lublino, 99.000; Gliwice (Gleiwitz), 96.000; Bytom (Beuthen), 93.000; Sosnowiec, 78.000; Gdynia, 78.000.

Condizioni economiche (XXVII, p. 735; App. I, p. 945). - Dopo la seconda Guerra mondiale è stata attuata una trasformazione radicale dell'economia del paese. La nuova struttura economica polacca, approvata con referendum del giugno 1946, prevede tre settori fondamentali: quello statale, quello privato e quello cooperativo. Attraverso la nazionalizzazione delle attività fondamentali della produzione, lo stato esercita un'influenza predominante. È in attuazione un piano triennale, chiamato "piano nazionale economico", che interessa il periodo 1° gennaio 1947-31 dicembre 1949; a differenza di altri piani di ricostruzione, che pongono come obiettivo fondamentale l'industrializzazione dei singoli paesi, il piano polacco si propone essenzialmente di elevare il tenore di vita della popolazione. Gli investimenti per il piano oscillano, per i singoli anni, intorno alla media del 20 per cento del reddito nazionale. Pari a 40 miliardi di złoti nel 1946, salirono nel 1947 e 1948 rispettivamente a 115 e 230 miliardi e sono previsti per il 1949 in 309 miliardi. Nel 1950 entrerމ in vigore un nuovo piano economico sessennale.

Agricoltura. - Anche la nuova Polonia ha carattere essenzialmente agricolo, come dimostra, fra l'altro, la percentuale della popolazione rurale (69%), ma tale carattere è meno accentuato che nella Polonia prebellica, in seguito alla perdita di territorî esclusivamente agricolo-forestali, come quelli orientali e all'acquisto di tutta la Slesia dove, invece, accanto all'agricoltura, hanno una primaria importanza anche le industrîe. Comunque, l'agricoltura resta, per ora, l'attività fondamentale della popolazione polacca.

Ancora ben poco di preciso si conosce sulla utilizzazione delle terre. I dati riportati dall'Annuario statistico polacco del 1947 si riferiscono alle condizioni agricole prebelliche (1938), sia dei vecchi, sia dei nuovi territorî, e solo per le singole colture, anche a quelle del 1946. È ovvio come essi debbano ritenersi tutti largamente approssimativi; quelli del 1946, poi, riflettono ancora uno stato di cose anormale, dovuto alle conseguenze dei gravi danni subìti anche dalle campagne, e agli spostamenti di ingenti masse di popolazione. Tutto considerato, sembra che, a dare un quadro delle condizioni agricole della nuova Polonia, possano servire meglio i dati prebellici (i quali, fra l'altro, per la produzione risultano dalla media di un quinquennio) di quelli del 1946; di questi, tuttavia, saranno ricordati i principali.

Nella tabella che segue sono posti a confronto i dati della nuova Polonia e della Polonia prebellica.

Come conseguenza della notevole riduzione della superficie della nuova Polonia, in confronto con la Polonia prebellica, si è verificata, naturalmente, una diminuzione nelle cifre assolute. Considerando le percentuali, notiamo invece che si ha, o meglio si avrà quando le condizioni di vita saranno tornate normali, un miglioramento per quel che riguarda i seminativi, e che per il resto la situazione può dirsi immutata. I seminativi sono distribuiti in modo piuttosto uniforme nei varî voivodati, poiché la percentuale di terreno ch'essi occupano normalmente non scende sotto il 45,9% (Olsztyn) e non sale sopra il 59 (Łódź). Lo stesso può dirsi degli orti e frutteti (minimo nei voivodati di Lublino, Białystok e Breslavia, 1,5%). Per i prati, sono ai primi posti i voivodati di Białystok (10,8%) e di Lublino (10%); il minimo si verifica nel voivodato di Kielce (5,8%). Per i pascoli naturali, si comprende bene come siano ai primi posti i voivodati che comprendono una parte del Dosso Baltico (Olsztyn, 9,7%) o un tratto della zona carpatica (Cracovia e Rzeszów, 8,2%); il minimo si ha nel voivodato di Breslavia (1,8%).

La perdita delle grandi foreste della Polessia, della Volinia e della regione di Vilna è stata compensata dall'acquisto delle foreste che rivestono buona parte del bacino dell'Oder; si va da un massimo del 28,4% (Slesia) a un minimo del 15,9% (Varsavia). I massimi per i terreni incolti e improduttivi si hanno nei voivodati di Danzica (13,7%), Olsztyn (13,6) e Białystok (11,5), ricchi di zone lacustri e paludose e di brughiere; il minimo spetta al voivodato di Rzeszów (6%).

Per oltre la metà, dunque, il territorio polacco è occupato da arativi; di questi, due terzi sono adibiti alle colture cerealicole, tra le quali ha la prevalenza la segale, usata largamente nella panificazione (5,3 milioni di ha., 46,5 milioni di q. come media del quinquennio 1934-38, con un rendimento di 11,7 q. per ha.; nel 1946: 3 milioni di ha. 27,6 milioni di q.). Per la segale la Polonia si trovava e si trova tuttora al terzo posto tra tutti i paesi del mondo, dopo l'URSS e la Germania. I maggiori produttori sono i voivodati di Poznań, Varsavia, Łódź e Lublino.

Per la coltura e produzione del grano ha il primato la Polonia di SE., in particolare il voivodato di Lublino. L'area adibita normalmente a questa coltura è, complessivamente di 1,3 milioni di ha. che dànno 12,3 milioni di q. (1946: 700.000 ha. e 6,2 milioni di q.). Nella Polonia prebellica la produzione di grano era assai superiore, poiché proveniva soprattutto dalle fertili terre della Podolia e della Volinia, ora perdute.

I voivodati di Pomerania, Poznań e Lublino sono ai primi posti nella produzione dell'orzo, che in tutto il territorio della repubblica occupa, in tempi normali, una superficie di 1 milione di ha., e dà 8,9 milioni di q. di prodotto (1946: 748.000 ha., 6,7 milioni di q.). Per l'avena (1,9 milioni di ha., 16,5 milioni di q. come media del quinquennio 1934-38; nel 1946:1,1 milioni di ha. e 10,2 milioni di q.) hanno la prevalenza i voivodati di Lublino, Poznań e Cracovia. Nella Polonia prebellica anche l'orzo e l'avena provenivano specialmente dalla parte meridionale del paese: il primo, soprattutto dalla Podolia; la seconda, dalla regione carpatica, ora in gran parte perduta.

Tra le altre colture continua ad avere un'enorme importanza la patata, utilizzata sia per l'alimentazione umana e dei suini, sia per ricavarne alcool e amido. Essa copre normalmente una superfieie di 2,8 milioni di ha. e dà un prodotto di ben 243,3 milioni di q. (1946: 1,7 milioni di ha., 187 milioni di q.). Un sesto del prodotto proviene dal solo voivodato di Poznań, il quale è pure al primo posto per la produzione della barbabietola da zucchero, che la Polonia coltiva su 225.000 ha. con 25,3 milioni di q. di prodotto (1946: 170.000 ha. e 29,8 milioni di q.).

Tra le colture industriali, oltre alla barbabietola, hanno notevole ímportanza quelle del lino e della canapa. Il primo (61.400 ha., 255.000 q. di seme e 136.000 di fibra) è prodotto specialmente nella parte NE. del paese (il voivodato di Białystok ne dމ quasi 3/4 del totale e nella Slesia; la canapa, invece, che ha bisogno di clima pił mite, ę particolarmente diffusa nella parte SE., e i voivodati di Lublino e di Rzeszów m producono i 3/4 del totale che ammonta (ci riferiamo sempre alla media 1934-38) a 44.000 q. di semi e a 29.000 q. di fibra, provenienti da una superficie di 10.800 ha. Con la perdita dei territorî orientali, la Polonia è stata privata delle zone dove era più largamente diffusa la coltivazione del lino e della canapa, la cui produzione, quindi, nella Polonia prebellica era molto superiore a quella attuale.

Sono pure da ricordare le colture della colza, del tabacco (1/3 di questo è prodotto dal Lublinese) e del luppolo (il Lublinese ne produce la metà).

Allevamento del bestiame. - Prima della guerra, i territorî che formano ora la Polonia possedevano un cospicuo patrimonio zootecnico. Le perdite sono state fortissime, come può vedersi dai dati della tabella che segue (in migliaia di capi):

La ricostituzione di tale patrimonio sta avvenendo piuttosto rapidamente, come provano i dati che si hanno per il giugno 1946 (in migliaia di capi): equini 1729; bovini 3910; ovini 727; caprini 547; suini 2674.

La riforma agraria. - Una riforma agraria era stata eseguita nella Polonia prebellica in base alle leggi del 15 luglio 1920 e del 28 dicembre 1925 e già nel 1937 era stata espropriata e distribuita una superficie di 2,5 milioni di ettari. Una nuova riforma fu decretata il 6 settembre 1944, e al 10 gennaio 1947 risultavano già distribuiti, a 700.000 famiglie di contadini, 4.270.000 ha. I terreni espropriati sono costituiti dai latifondi dei territorî dell'antica Polonia e dai poderi già appartenenti a Tedeschi, nei territorî "recuperati", o ad Ucraini, nella Polonia orientale.

Foreste. - La superficie occupata dalle foreste si aggira, come s'è visto, sui 7 milioni di ha.; la maggior parte di essa appartiene allo stato (6 milioni di ha.), e il resto, ai comuni o a privati. Nonostante i danni subìti, essa resta una delle più considerevoli d'Europa. Vi hanno l'assoluta prevalenza le conifere (pini soprattutto, poi picee ed abeti), che coprono l'80% dell'area forestale. Non disponiamo di dati sulla produzione attuale delle foreste, ma che essa debba essere già notevole ce lo dicono i dati dell'esportazione.

Pesca. - Nella Polonia prebellica, la pesca di mare non poteva avere importanza per l'esiguità di sviluppo del litorale: ma, con l'acquisto di un litorale assai più ampio, essa si avvia a diventare un'attività d'importanza cospicua. Nel 1946 i pescatori attivi erano 2600 e disponevano di 118 battelli a motore e di 1027 altri battelli, a vela o a remi; la produzione fu di 23.350 q. di pesce, insufficiente a soddisfare la richiesta, benché il consumo del pesce sia minimo: sicché la Polonia è costretta a importare forti quantitativi di pesce affumicato, salato o in scatola.

Ricchezze minerarie. - La cessione all'Unione Sovietica delle terre orientali ha portato con sé la perdita dei giacimenti di petrolio di Borysław-Tustanowice e di Kołomyja, dai quali proveniva oltre l'80% del petrolio polacco. Tale perdita ę stata assai grave, poichḫ ora sono rimasti alla Polonia soltanto i giacimenti minori e di sfruttamento pił antico (che risale al 1857), cioę quelli di Jasło. La produzione nel 1946 ę stata di sole 117.000 t. (poco pił di un quinto di quella della Polonia prebellica). Nello stesso anno le raffinerie attive erano 7 e produssero, fra l'altro, 34.000 t. di benzina, oltre a petrolio raffinato, paraffina, vasellina, olî minerali, ecc. Nella zona petrolifera si ottengono poi cospicui quantitativi di gas naturale che, tuttavia, rappresentano appena un quarto del quantitativo prebellico.

Per tutti gli altri minerali, le condizioni della nuova Polonia sono assai migliorate, in confronto con quelle della Polonia prebellica. Massimo prodotto minerario della repubblica era, ed è ancor oggi, il carbone. Ormai il bacino carbonifero alto-slesiano, uno dei più ricchi d'Europa, si trova interamente, o quasi, in possesso della Polonia, che ha acquistato pure il piccolo giacimento di Wałbrzych (Waldenburg), il quale ę di sfruttamento piuttosto difficile e dispendioso; nel 1947 la produzione complessiva di carbone, proveniente per un terzo dai territorî recuperati, fu di ben 59 milioni di tonnellate, contro i 38 milioni di tonnellate del 1938. Gli operai occupati nell'industria del carbone da 80.000 nel 1938, sono saliti a 211.000 nel 1947.

Nonostante il maggiore sviluppo industriale della nuova Polonia, la produzione di carbone continua a superare largamente il consumo interno: e quindi, in buona parte, essa viene esportata, via Danzica, Gdynia e Stettino, specialmente verso i paesi dell'Europa settentrionale; ma anche verso la Cecoslovacchia, l'Austria e l'Ungheria.

Anche per la lignite la nuova Polonia si trova in condizioni assai migliori di quella prebellica, poiché ha acquistato i numerosi e ricchi giacimenti che si stendono immediatamente ad est dell'Oder e della Nisa occidentale. Nel 1947 la produzione ha raggiunto i 3,7 milioni di t.

Tra i minerali metallici, abbondano particolarmente quelli di zinco, di piombo e di ferro. Come per la produzione del carbone, così per quella dello zinco la Polonia si trova ad uno dei primi posti tra i paesi europei. I giacimenti più ricchi sono quelli alto-slesiani (9/10 della produzione che, nel 1946, fu di 168.000 t. di minerale: un terzo di quella del 1938); altri giacimenti si trovano nella Piccola Polonia.

I minerali di piombo sono estratti anch'essi nella Slesia e la produzione (37.000 t. nel 1946) si sta avvicinando alla produzione anteguerra (44.000 t. nel 1938).

Quanto ai minerali di ferro, va notato ch'essi hanno un tenore piuttosto basso e che i loro giacimenti (Slesia, Piccola Polonia) sono di sfruttamento difficile; la produzione (424.000 t. nel 1946, la metà di quella del 1938) è insufficiente alle industrie, e quindi, come in passato, si deve provvedere con un'ingente importazione.

Dei grandi giacimenti di salgemma che si susseguono nella regione carpatica, sono rimasti alla Polonia quelli più occidentali che, peraltro, sono i maggiori (come i noti giacimenti di Wieliczka e di Bochnia); insieme con i giacimenti della Posnania (Wapno) essi, nel 1946, hanno prodotto 274.000 t. di sale, che corrisponde a quasi la metà di quello prodotto nel 1938.

Industrie. - In seguito alla guerra e all'occupazione tedesca, 14.000 stabilimenti industriali, sui 25.000 circa esistenti nel territorio della nuova Polonia, erano stati distrutti o gravemente danneggiati. L'opera di ricostruzione è proceduta con grande energia e rapidità, come dimostrano i numerosi dati di produzione contenuti nell'annuario statistico polacco del 1947.

L'industria metallurgica, in massima parte concentrata nell'Alta Slesia, nel 1946 ha prodotto, tra l'altro, 725.000 t. di ghisa e 1.219.000 t. di acciaio, superando già la produzione prebellica.

In forte ripresa l'industria meccanica, impegnata soprattutto nella fabbricazione di locomotive e carrozze ferroviarie (l'attrezzatura delle ferrovie polacche è stata distrutta, durante la guerra, per l'80%) e di macchine per l'agricoltura e per le industrie tessile e mineraria. Anche l'industria meccanica ha i suoi massimi centri nell'Alta Slesia (Katowice, Dąbrowa, Górnicza, Sosnowiec, Chrzanów, Chorzów, Bytom, Gliwice, ecc.), e poi anche a Varsavia, Poznań, Grudziądz, Łódź, Breslavia, Stettino, e in alcune cittadine della Piccola Polonia.

L'industria tessile, come quella metallurgica, ha già una produzione che uguaglia, e per qualche articolo supera, la produzione della Polonia prebellica. Nel 1946 furono immessi sul mercato 464.000 q. di filati di cotone e 190.000 di lana, 373.000 q. di tessuti di cotone e 127.000 di lana, oltre a ragguardevoli quantità di filati e tessuti di lino e di canapa. Benché debba importare la massima parte della materia prima dall'estero, l'industria tessile, antichissima, continua ad avere in Polonia una posizione di preminenza e Łódź rimane, senza confronti, il centro più importante (cotonificio soprattutto); seguono Bielsko-Biala, Varsavia, Częstochowa, Białystok e numerosi altri centri della vecchia Polonia e poi, nei territorî recuperati, i centri della fascia montuosa slesiana.

L'Alta Slesia e il distretto di Wałbrzych sono pure le zone pił ricche di stabilimenti chimici. L'industria chimica dispone di copiose materie prime e deve sopperire alla forte richiesta di altre industrie, specialmente di quella tessile: questo ne spiega il ragguardevole sviluppo. La produzione maggiore, nel 1946, riguarda i fertilizzanti (347.000 t.), ma ę in rapida ripresa pure la produzione della soda ammoniacale (85.000 t.), della soda caustica, dell'acido solforico, dell'ammoniaca, ecc. La grande fabbrica di composti d'azoto di Mościce, presso Tarnów, distrutta durante la guerra, è stata ricostruita ed ha ripreso a funzionare nell'estate 1947: nella primavera del 1948 aveva raggiunto nuovamente la produttività prebellica.

Tra le industrie alimentari, aveva ed ha una posizione di primaria importanza quella dello zucchero: importanza, anzi, che si è accresciuta con l'acquisto dei territorî occidentali, dove, come abbiamo visto, è molto coltivata la barbabietola e dove esistono numerosi grandi zuccherifici. Quelli che in tutto il territorio della repubblica sono stati rimessi in attività ammontavano, durante la campagna 1946-47, a 71, e produssero 3.383.000 q. di zucchero greggio (nella Polonia prebellica, nel 1929-30, si arrivò a produrre 9 milioni di q. di zucchero).

Vi sono grandi fabbriche di birra specialmente a Varsavia; l'industria dell'alcool, alimentata dall'ingente produzione delle patate, è particolarmente cospicua nel voivodato di Lublino.

Il ricco patrimonio forestale ha fatto sviluppare una fiorente industria del legno; la produzione delle segherie ha già ripreso a dare un forte contributo all'esportazione; si fabbricano pure pasta di legno (58.000 t. nel 1946), cellulosa (56.000 t.) e carta (148.000 t.).

Le enormi distruzioni avvenute hanno dato impulso all'industria del cemento, la cui produzione nel 1946 (1.399.000 t.) fu tripla di quella della Polonia prebellica e contribuisce largamente alla esplortazione.

Si calcola che l'industria elettrica abbia subìto distruzioni uguali al 42%. Al dicembre 1946 avevano ripreso a funzionare 222 grandi centrali elettriche, con una produttività mensile di circa 500.000 kWh, uguale a 1/3 più del 1939. L'energia idrica è copiosa, ma prevalgono le centrali termiche, per la grande abbondanza di carbone.

Comunicazioni (XXVII, p. 742). - La nuova Polonia dispone di 94.600 km. di strade ordinarie, dei quali 17.000 sono dati da strade statali, 54.600 da strade provinciali o circondariali e 23.000 da strade comunali. Le ferrovie, che alla fine della guerra in massima parte erano distrutte o molto gravemente danneggiate, tanto negli impianti fissi, quanto nel materiale rotabile, sono state ricostruite o riparate con grande celerità: così, su 24.522 km. di linee, alla fine del 1946 erano in attività 21.126 km. La maggior densità della rete si riscontra nella Slesia e nella Posnania. Mentre la Polonia prebellica disponeva di un km. di ferrovia ogni 18 kmq., la nuova Polonia ha un km. di ferrovia ogni 12 kmq. (rete in piena efficienza). Le condizioni, quindi, sono fortemente migliorate.

Per il trasporto delle merci pesanti, come il carbone, i minerali metallici, il legname, il cemento, ecc., hanno un'importanza di prim'ordine le vie d'acqua interne. La Vistola è navigabile da unità stazzanti anche 1000 t. fino alla confluenza del Bug, quindi fin quasi a Varsavia; più a monte, fino ai piedi dei Carpazî, possono navigare battelli di 250 t. L'Oder è ancor meglio navigabile poiché navi di 1000 t. possono percorrerlo per quasi tutta la sua lunghezza e, utilizzando il corso canalizzato del suo affluente Klodnica, spingersi fin nel cuore dell'Alta Slesia. Ben navigabili sono pure i principali affluenti dei due fiumi che, inoltre, sono collegati tra loro e con i vicini bacini del Pregola, del Niemen, del Dnepr e dell'Elba mediante canali, pure navigabili.

La vecchia Polonia fino al 1926 ebbe, quale unico sbocco al mare, il porto di Danzica, che faceva parte del territorio doganale polacco. In quell'anno furono iniziati i lavori per la costruzione del grande porto di Gdynia, divenuto assai presto uno dei maggiori del Baltico, con grave danno di Danzica.

La nuova Polonia ha un respiro assai più ampio sul mare, perché oltre a Gdynia e a Danzica (ora anche politicamente nelle sue mani) ha acquistato il grande porto di Stettino, col suo avamporto di Świnoujście (Swinemünde), e varî minori porti commerciali: quelli di Kołobrzeg (Kolberg), Darłowo (Rügenwalde), Ustka (Stolpmünde) e Elbląg (Elbing).

Alla fine della guerra, tutti questi porti si trovarono con la loro attrezzatura quasi completamente distrutta e con i bacini ingombri di carcasse di navi affondate. Con meravigliosa rapidità sono stati ricostruiti e il traffico ha ripreso, intensissimo. Quelli di Gdynia e di Danzica nel 1947 avevano già raggiunto le cifre prebelliche, e si avviavano a superarle largamente. Anche il traffico di Stettino (che era il maggior porto tedesco del Baltico) ha ripreso in pieno. Nel 1947 tra Stettino e Trälleborg (Svezia) ha cominciato a funzionare un servizio di navi-traghetto, iniziandosi così un servizio ferroviario diretto tra la Polonia e la Svezia. I porti minori di Kołobrzeg, di Darłowo e di Ustka sono frequentati soprattutto da navi di piccolo tonnellaggio (in prevalenza velieri motorizzati). Il piccolo porto fluviale di Elbląg potrà tra breve avere un forte sviluppo, perché è stato ripreso il progetto tedesco di costruire un profondo canale attraverso lo Śalew Wizlany e la Mierzeja Wiślana, per metterlo direttamente in comunicazione col Baltico.

Commercio estero (XXVII, p. 743; App. I, p. 945). - Nel triennio 1936-38, il 19,2% del valore delle importazioni polacche proveniva dalla Gemiania, il 12,3% dalla Gran Bretagna e il 12% dagli Stati Uniti; seguivano, subito dopo, l'Austria con il 4,3%, il Belgio (4,3), la Francia (3,7), l'Olanda (3,7) e la Svezia (3,1). Quanto alle esportazioni, esse erano dirette soprattutto verso la Germania (19,5%), la Gran Bretagna (19,3), gli Stati Uniti (6,8), il Belgio (6,2), la Svezia (6,0), l'Olanda (4,7), la Cecoslovacchia (4,2), l'Italia (4,2) e la Francia (4,0).

Le cose sono ora profondamente cambiate, come dimostrano i dati che possediamo per il 1946; in tale anno le importazioni (si prescinde dalle merci copiosissime inviate dall'UNRRA) provennero, per il 70%, dall'Unione Sovietica e per il 14,5% dalla Svezia, seguite a molta distanza dalla Germania (5,3) e dalla Danimarca (2,5); le esportazioni furono dirette per il 49,4% verso l'Unione Sovietica e per il 18,4% verso la Svezia, seguite dalla Germania (5,8), dalla Danimarca (5,6) e dalla Francia (4,7). È evidente la forte influenza, sul commercio estero polacco, delle condizioni politiche del dopoguerra.

L'importazione riguarda soprattutto alcuni prodotti alimentari, minerali di ferro, petrolio e derivati, minerali di manganese e di cromo e materie tessili; l'esportazione (132,8 milioni di dollari), specialmente carbone e coke; poi, a gran distanza, cemento, legname, ferro, acciaio, zinco, tessuti di cotone e di lana, soda. Per il carbone e il coke l'esportazione fu di 14,4 milioni di t. di fronte ai 10,7 milioni che furono esportati, in media, nel triennio 1936-38.

L'opera di rapida ricostruzione in tutti i rami di attività ha fatto sì che anche il commercio estero segnasse una sollecita ripresa. Si noti, infatti, che nel 1945 l'importazione ebbe un valore di 34 milioni di dollari soltanto, di fronte ai 139,6 milioni del 1946 e che i dati rispettivi per l'esportazione furono 37,8 e 132,8 milioni.

Divisione amministrativa (XXVII, p. 746). - Amministrativamente comprende le due città di Varsavia e di Łódź e 14 voivodati, con 299 circondarî (powiaty). Vedi tabella.

Finanze (XXVII, p. 748; App. I, p. 945). - Le finanze pubbliche appaiono sufficientemente sane. Gli avanzi di bilancio, che appaiono dopo la liberazione, sono impiegati per il finanziamento degli investimenti nel settore dell'economia a carico del Tesoro, i quali sono compresi in un bilancio separato. Il contributo dello stato a questo titolo fu nel 1946 di 13 miliardi e nel 1947 di 27,8 miliardi di zloty; nel 1948 è previsto in 41 miliardi. Le variazioni del bilancio dopo la liberazione appaiono dalla tabella.

La Polonia partecipa al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale con quote di 125 milioni di dollari ciascuna.

Al momento della liberazione esistevano varie monete in circolazione: gli zloty della Banca di emissione di Cracovia, i marchi tedeschi, i rubli sovietici; nell'ottobre 1944 il governo di Lublino cominciò a emettere i nuovi biglietti della Banca nazionale di Polonia, che fu tuttavia costituita soltanto nel gennaio 1945. Soltanto più tardi la Banca assunse direttamente il compito dell'emissione; contemporaneamente le altre monete in circolazione vennero cambiate con i nuovi biglietti. La circolazione, che ammontava nel 1938 a 1,4 miliardi di zloty, era passata a fine 1946 a 60,1 miliardi; nel settembre 1948 i biglietti della Banca nazionale di Polonia in circolazione ammontavano a 115,4 miliardi di zloty.

Fino all'aprile 1946 il cambio ufficiale con il dollaro rimaneva fissato come nell'anteguerra, a 5,30 Zł = 1 $ S. U., sebbene con il sistema dei premî il cambio effettivo si avvicinasse a 100 Zl. per dollaro; in quell'epoca il cambio ufficiale fu fissato a 100 zloty per dollaro e tale cambio è rimasto invariato; tuttavia nel luglio 1947 fu introdotto un cambio turistico di 250 Zł = 1 $, e nel novembre 1947 un cambio speciale di 400 zloty per dollaro per taluni tipi di rimesse finanziarie. Il commercio con l'estero ę quasi totalmente nelle mani dello stato; il monopolio dei cambî è esercitato dalla Banca nazionale.

La Banca nazionale di Polonia, banca di stato, ha il privilegio della emissione; oltre ai compiti normali, essa ha quello di partecipare all'elaborazione del piano economico e di fissare un piano generale dei crediti da concedere all'economia. In base al nuovo ordinamento (novembre 1948) del sistema bancario, sussistono, oltre la Banca nazionale, soltanto sei grandi banche (Banca degli investimenti, Banca dell'agricoltura, Banca comunale, Banca dell'artigianato e del commercio, Cassa generale di risparmio, Banca del commercio estero) e cooperative locali. Tutte le banche, tranne la Banca del commercio estero e le cooperative, sono statali. Nel giugno 1948 i depositi ammontavano a 82 miliardi di zloty. Una legge del 1948 sul risparmio obbligatorio impone ai percettori di redditi superiori a 20.000 zloty mensili di depositare in conti bloccati una quota dei loro redditi, variabile secondo l'ammontare di questi ultimi; tale risparmio, previsto in circa 20 miliardi annui, sarà destinato in massima parte agli investimenti pubblici.

Bibl.: Glówny Urzad Statystyczny Rzecypospolitej Polskiej, Rocznik statystyczny 1947, Varsavia 1947; Presidency of the Council of Minsiters, War Indemnities Office, Statement on war losses and damages of Poland in 1939-45, ivi 1947; Glowny Urząd Pomiarów Kraju, Maly Atlas Polski, ivi 1947 (le carte sono accompagnate da un testo di commento); La frontière occidentale de la Pologne (scritti di varî autori) Bruxelles s.d.; Poland recovered territories, Poznań s.d.; Varsovie renaît, Varsavia 1947; Cracow under enemy rule, Cracovia 1946; State publishing Institute, The nationalisation of industry in Poland, ivi 1946; Centralny Urząd Planowania, Plan odbudowy gospodarczej, ivi 1947; Glowny Urząd planowania przestrzennego, Atlas of the recovered territories of Poland, ivi 1947 (con testo illustrativo); id., Studies for the national plan, ivi 1947; S. Wojciechowski, Poland's place in Europe, Poznań 1947.

Storia (XXVII, p. 749; App. I, p. 946).

I prodromi della guerra. - Al principio del 1938 le direttive della politica polacca all'interno e nei rapporti con l'estero erano ancora determinate dai principî affermatisi al tempo di Piłsudski. Nelle relazioni internazionali la politica di Beck manteneva come suo postulato il "principio dell'equilibrio", in virtł del quale la Polonia avrebbe dovuto sempre condurre una politica autonoma procurando in particolar modo di non legarsi a nessuna delle due grandi potenze confinanti: l'Unione Sovietica e la Germania. Ma benchḫ fedele in linea di massima a questa "politica d'equilibrio", l'azione di Beck aveva portato, in realtމ, ad un pił sensibile avvicinamento alla Germania e a un qualche raffreddamento, di conseguenza, dei rapporti con l'URSS. Il riavvicinamento polacco-tedesco non doveva, d'altra parte, concretarsi mai in impegni formali, benchḫ a cin̄ tendesse, con particolare insistenza agl'inizî del 1938, la diplomazia hitleriana. Anche se non ostile ai regimi interni della Germania e dell'Italia in cui riscontrava qualche analogia con il regime di Piłsudski, il governo polacco respingeva alla fine del 1937 ed ancora nel 1938 qualsiasi possibilitމ di aderire al Patto Antikomintern (Roma-Berlino-Tōkyō), volendo restare fedele alla proclamata politica dell'equilibrio, al di fuori di ogni blocco.

L'annessione dell'Austria alla Germania (12 marzo 1938) non provocò reazioni da parte del governo polacco, il quale sperava allora che in direzione sud e non in direzione est (contro la Polonia) dovesse svilupparsi la spinta germanica. In questo tempo la Polonia concentrò la propria attenzione sul problema dei rapporti con la Lituania. Tra Kovno e Varsavia non esistevano relazioni diplomatiche, poiché il governo lituano non aveva mai voluto riconoscere il "fatto compiuto" del 1920, in virtù del quale Wilno, che i Lituani consideravano loro capitale, era passata alla Polonia. Prendendo spunto da alcuni incidenti di frontiera il governo di Varsavia nel marzo del 1938, inviò a quello lituano un ultimatum ingiungendogli di stabilire immediatamente normali relazioni con la Polonia. Di fronte al concentramento di forze polacche alla frontiera, il governo lituano si piegò e tra i due paesi furono subito stabiliti rapporti diplomatici e commerciali. Il secondo atto di forza tedesco, nei confronti questa volta della Cecoslovacchia, trovò la Polonia associata all'azione del Reich in virtù di una coincidenza di aspirazioni polacco-tedesche nella questione delle minoranze nazionali entro i confini della repubblica cecoslovacca. La Polonia iniziò un'azione diplomatica presso i governi di Parigi, Londra e Roma con lo scopo di assicurarsi, nel decorso della grave crisi internazionale provocata dalla vertenza tedesco-cecoslovacca, l'annessione della parte cèca del territorio dell'ex principato di Cieszyn (in tedesco Teschen, in cèco Těśín) che era da anni, ad onta dei trattati, un insopprimibile pomo di discordia tra i due paesi slavi. Ma, deludendo le aspettative del governo polacco, la conferenza di Monaco, tenuta il 29 settembre, si limitò a fissare un periodo di tre mesi entro cui Praga avrebbe dovuto regolare il problema delle minoranze tanto con la Polonia quanto con l'Ungheria, che pure aveva avanzato richieste. Il 30 settembre 1938, mentre le truppe tedesche varcavano i confini cecoslovacchi nella zona dei Sudeti, Varsavia esigeva perentoriamente una decisione immediata da Praga. Posto in situazione disperata, il governo cecoslovacco aderiva alla richiesta polacca il 1° ottobre, impegnandosi a consegnare i territorî rivendicati da Varsavia entro le ore 14 del giorno seguente. La Polonia occupava in tal modo una superficie di circa 800 kmq. con circa 240.000 abitanti, al di là del fiume Olza lungo il quale correva prima il confine. Nello stesso tempo Varsavia tendeva già ad arginare la spinta aggressiva hitleriana, appoggiando le rivendicazioni ungheresi sulla Slovacchia e sulla Rutenia Subcarpatica.

All'espansione tedesca Polonia ed Ungheria pensavano così di opporre una più efficace azione stabilendo a spese della Cecoslovacchia una frontiera comune lungo la linea dei Carpazî. Ne seguì una sensibile tensione dei rapporti con il governo sovietico il quale, in una nota del 23 settembre, era giunto a minacciare la rottura del patto polacco-sovietico di non aggressione.

In gennaio Beck compie un viaggio in Germania, incontrandosi a Berchtesgaden con Hitler ed invitando a sua volta von Ribbentrop a Varsavia. Il 19 febbraio 1939 il governo polacco riconosce il govemo spagnolo del gen. Franco e nello stesso giorno, tentando sempre di restar fedele al principio dell'equilibrio, firma un accordo commerciale con l'URSS. Mentre si annuncia una visita di Beck a Londra; la visita del ministro degli Esteri dell'Italia fascista Ciano è occasione a Varsavia di manifestazioni di solidarietà italo-polacca. A seguito dell'annessione di Memel al Reich e della seconda crisi cecoslovacca (marzo 1939) la Polonia, pur appoggiando la creazione della repubblica indipendente slovacca e salutando con soddisfazione l'entrata nella Rutenia Subcarpatica delle forze magiare, le quali stabiliscono tra Polonia ed Ungheria l'auspicata frontiera comune, si sente oramai attanagliata dalla Germania da nord-ovest e sud-ovest e comincia a cercarvi rimedio in un sostanziale riaccostamento all'Inghilterra. Tutti i tentativi tedeschi di ottenere nello stesso tempo da Varsavia rinunce nel settore di Danzica e l'adesione all'instaurazione di un condominio polacco-tedesco in Slovacchia vengono nettamente respinti. Ha così inizio la crisi politico-diplomatica che doveva portare (1° settembre 1939) all'aggressione tedesca contro la Polonia e allo scoppio della seconda Guerra mondiale (v. per gli avvenimenti diplomatici, guerra mondiale, in questa seconda App., I, pagine 1103-1113).

La Polonia durante la guerra. - Nonostante l'alleanza con la Francia e con l'Inghilterra la Polonia si trova, sul terreno militare, praticamente sola contro lo strapotente esercito nazista (per le operazioni militari, v. guerra mondiale, in questa seconda App., I, pp. 1130-31). Il 17 settembre i resti dell'esercito polacco si trovano accerchiati in ogni punto dove ancora continua la resistenza. In questo stesso giorno ha luogo l'ingresso delle truppe sovietiche in Polonia: ciò che porta, praticamente, alla fine della campagna militare del settembre 1939. E nello stesso giorno 17 settembre il presidente della repubblica Mošcicki ed il govemo polacco al completo varcano a Kuty il confine romeno, abbandonando la Polonia oramai quasi completamente occupata. Il giorno seguente anche il maresciallo Rydz-Śmigly ripara in Romania. Il 29 settembre il primo atto della politica polacca fuori del territorio della repubblica è compiuto, in Romania, dal presidente Ignacy Mościcki, il quale trasferisce i poteri a Wladyslaw Raczkiewicz: questi, raggiunta la Francia, affida quindi l'incarico o di formare il primo governo polacco emigrato al gen. Wladysiaw Sikorski (6 ottobre 1939). Sikorski assume anche la carica di comandante supremo (7 novembre) e si accinge all'organizzazione in Francia di unità militari polacche.

In Polonia nel frattempo si sviluppano le conseguenze della catastrofe militare. Le truppe tedesche e le truppe sovietiche si attestano le une di fronte alle altre lungo una linea di demarcazione fissata tra le due zone di occupazione (28 settembre). Il 10 ottobre a Mosca viene firmato un patto lituano-sovietico per cui l'URSS riconosce la sovranità lituana su Wilno; contro questo accordo protesta a Parigi il ministro degli Esteri del governo polacco emigrato Zaleski (18 ottobre). Il 12 ottobre Hitler ordina la costituzione di un "Governatorato generale" per i territorî polacchi occupati. La carica di governatore generale con sede a Cracovia è affidata al Reichsminister H. Frank. Nei territorî orientali della repubblica polacca nello stesso tempo vengono indette tra le popolazioni ucraine e bielorusse elezioni, in virtù delle quali è introdotto il regime sovietico. Il definitivo distacco di questi territorî orientali della Polonia è in seguito sanzionato dal Soviet supremo dell'URSS nella seduta del 1° e del 2 dicembre 1939. Anche contro questa decisione protesta a Parigi il ministro Zaleski. L'anno 1939 si chiude in Polonia con le prime tragiche esperienze dell'occupazione nazista. Il 26 dicembre ha luogo a Wawrza, presso Varsavia, la prima esecuzione in massa. Centinaia e centinaia di simili massacri dovranno ripetersi negli anni successivi dell'occupazione nazista, nelle città e nei villaggi di Polonia e nei campi di concentramento e di sterminio istituiti dalle autorità hitleriane. La dominazione nazista si esprimerà, sempre più nettamente in un colossale sistema di sterminio. Nei campi di annientamento (Vernichtungslager) milioni di uomini, di donne, di bambini vengono fucilati, finiti nelle camere a gas e nei formi crematorî. Tristemente noti diventano in Polonia i campi di annientamento di Oświącim (Auschwitz), Majdanek, Treblinka, Bełżec, Sobibór, Chełmno. La storia polacca degli anni di guerra si compie sullo sfondo di questo martirio. I Polacchi pern̄ resistono e combattono anche dopo la conclusione della campagna del settembre 1939, sia in Polonia sia sugli altri fronti della guerra. Giމ il 4 gennaio 1940 il gen. Sikorski firma a Parigi un accordo per la costituzione di un esercito polacco in Francia, che combatterމ poi sino al crollo francese. Dopo il disastro di Dunkerque e l'occupazione di Parigi, il 19 giugno 1940, Sikorski si incontra a Londra con il nuovo capo del govemo inglese, Winston Churchill.

Il govemo polacco si trasferisce in Inghilterra, l'esercito polacco di Francia è trasportato in Scozia. I problemi maggiori che il governo Sikorski deve ora affrontare sono i rapporti ed i contatti con la vita politica clandestina, che si va sviluppando in Polonia, e le relazioni con l'Unione Sovietica. Per evitare un distacco tra il paese ed il governo polacco di Londra è nominato in Polonia un "delegato del governo" (delegat rządu).

La vita politica clandestina polacca durante l'occupazione (1939-45) è, per necessità di cose, dominata dall'organizzazione della lotta armata contro i Tedeschi. Formazioni partigiane sorgono spontaneamente in gran numero. Nel gennaio del 1940 agiscono in Polonia già ben 127 organizzazioni militari segrete. A mano a mano che i contatti tra il governo emigrato ed il paese si perfezionano, la resistenza armata ai Tedeschi assume un'aspetto più unitario. L'organizzazione SZP (Służba Zwycigstwu Polski "Servizio per la vittoria della Polonia"), creata nell'ottobre 1939, si unisce all'organizzazione Z W Z (Związek Walki Zbrojnej, "Unione della lotta armata") agli ordini del gen. Sosnkowski che risiede a Londra. Il comandante del S Z P, Rowecki (pseudonimo "Grot") diviene dapprima comandante del settore di Varsavia del Z W Z e quindi comandante supremo delle forze armate clandestine in Polonia. L'Unione della lotta armata (Z W Z) si tramuta il 15 luglio 1942, per ordine di Sikorski, in "Esercito nazionale" (Armia Krajowa, A K), che raccoglie tutte le forze clandestine della resistenza, guidate dai rappresentanti del governo polacco di Londra. Accanto ad esse il "Comitato politico d'intesa" (Polityczny Komitet Porozumiewawczy), formato da quattro partiti, raccoglie tutte le forze politiche della clandestinità fedeli al governo.

Il problema delle relazioni con l'Unione Sovietica è affrontato da Sikorski con un desiderio di intesa chiara e duratura, specialmente dopo l'inizio della guerra russo-tedesca. La posizione di Sikorski non è però condivisa da alcuni suoi colleghi di gabinetto, decisamente antisovietici. Il 28 luglio 1941 i ministri Sosnkowski, Zaleski e Seyda, ostili alla firma di un accordo polacco-sovietico, rassegnano le dimissioni. Il 30 luglio il patto è però ugualmente firmato a Londra. Viene decisa la creazione nell'URSS di un esercito polacco, il cui comando è affidato al gen. Władyslaw Anders. Questo esercito dovrމ in seguito costituire il nucleo essenziale dell'emigrazione anticomunista polacca. Il gen. Anders, organizzate le sue forze nell'URSS, le dirigerމ poi, per mancanza di armamento e di equipaggiamento, attraverso l'Iran ed il Vicino Oriente sino a congiungerle con le forze inglesi, a fianco delle quali combatteranno (come II corpo dell'8a armata britannica) in Africa ed in Italia. Il riavvicinamento polacco-sovietico, voluto e realizzato da Sikorski nel 1941, non sarà però in seguito né mantenuto né sviluppato. In occasione della scoperta del massacro di ufficiali polacchi a Katyn le relazioni tra i due paesi si fanno tese, sino a che il 26 aprile 1943 l'URSS decide di rompere i rapporti con il governo polacco di Londra. Il 4 luglio 1943 il gen. Sikorski perisce in un incidente aereo nei pressi di Gibilterra. Gli succede come primo ministro Stanislaw Mikolajczyk, mentre la carica di comandante supremo è assunta dal gen. Sosnkowski.

La difficile situazione in campo internazionale (e cioè l'assenza di rapporti diplomatici con l'URSS) si riflette nella politica polacca anche in campo interno. In Polonia si sviluppano forze contrarie all'atteggiamento politico del govemo emigrato e dei suoi strumenti politici (Comitato politico d'intesa) e militari (Esercito nazionale). In opposizione a questo si sviluppa l'organizzazione militare di sinistra Guardia popolare" (Gwardia Ludowa), fondata il 15 maggio 1942, che si trasforma quindi (7 aprile 1943) in "Esercito popolare" (Armia Ludowa, A L). In opposizione al Comitato politico d'intesa nella notte di S. Silvestro tra il 1943 e il 1944 viene creato a Varsavia, per iniziativa delle forze politiche di sinistra guidate dai partiti marxisti (comunisti e socialisti di sinistra), un "Consiglio nazionale" (Krajowa Rada Narodowa), che si proclama unico organo legale di rappresentanza della nazione combattente. Le sostanziali divergenze in materia sociale tra destra e sinistra si esprimono nella diversità di atteggiamento nei confronti dell'Unione Sovietica. Nel 1944 le forze polacche, sia all'interno che all'estero, sono divise in due campi opposti. Il governo di Londra, gran parte della emigrazione in occidente (tra cui le forze del gen. Anders) e le organizzazioni clandestine polacche raggruppate attorno al comando dell'Armia Krajowa mantengono nei confronti dell'URSS un atteggiamento negativo. Le forze clandestine raggruppate attorno al comando dell'Armia Ludowa e aderenti al Consiglio nazionale sono invece filosovietiche. A fianco dell'esercito sovietico combattono i soldati polacchi della "1ª divisione di fanteria Tadeusz Košciuszko" costituita in Russia nel maggio 1943 e trasformatasi successivamente in "1ª armata dell'esercito polacco". Le divergenze tra i due opposti settori della resistenza polacca si fanno più gravi quando, nel luglio del 1944, l'esercito sovietico, inseguendo i Tedeschi in ritirata, entra in territorio polacco. Il 22 luglio la 1ª armata dell'esercito polacco entra in Chełm. In questa cittމ viene costituito il "Comitato polacco di liberazione nazionale", il quale assume il potere nei territorî liberati in nome del Consiglio nazionale riconfermato "unica fonte di potere nello stato". A capo del comitato di liberazione (che, trasferitosi dopo qualche giorno a Lublino, verrà poi detto comunemente "Comitato di Lublino") è nominato il vicepresidente del Consiglio nazionale Edward Osóbka-Morawski, rappresentante del Partito operaio socialista polacco (frazione di sinistra opposta all'altro gruppo socialista "Libertà, uguaglianza, indipendenza"). Una funzione decisiva è riservata, in seno al Comitato, al Partito operaio polacco, costituito clandestinamente nel gennaio 1942 da uomini in maggioranza già appartenenti al Partito comunista polacco, scioltosi nel 1938. Sotto la guida della sinistra marxista il Comitato polacco di liberazione nazionale inizia la realizzazione di una riforma agraria (confisca delle proprietà terriere eccedenti i 50 ettari) in tutti i territorî a mano a mano sottratti all'occupazione tedesca. I rapporti tra l'URSS e le autorità polacche del Comitato di liberazione nazionale vengono definiti in un trattato firmato il 25 luglio 1944. La necessità di una intesa tra "Comitato di Lublino" e "Governo polacco di Londra" per la formazione di un governo polacco unificato è sentita ben presto sia in campo polacco sia in campo internazionale. Il primo ministro Mikołajczyk, accompagnato dai ministri Romer e Grabski, si reca il 1° agosto 1944 da Londra a Mosca per iniziare trattative con i rappresentanti del "Comitato di Lublino" Il 10 agosto però Mikolajczyk riparte per Londra senza aver concluso alcun accordo.

L'offensiva sovietica dell'estate-autunno 1944 riportò la guerra nel territorio polacco. Gli eserciti I, II e III della Russia Bianca, conquistata la linea Vitebsk-Orsa-Mohilev-Gomel′, con rapida avanzata occuparono il 7 ed 8 luglio Minsk, Bobrujsk e Baranowicze; varcarono l'antica frontiera, incalzando le armate tedesche in ritirata e, alla fine del mese, si allinearono sul fronte Grodno-Białystok-Brest-Litovsk. A sud delle Paludi di Rokitno, l'offensiva muoveva dalla linea Korosten′- Žitomir-Proskurov e in perfetta sincronia con gli eserciti della Russia Bianca, anche gli eserciti dell'Ucraina, nella terza decade di luglio, avevano passata la frontiera polacca e si attestavano al fronte Łuck-Dubno-Tarnopol. Leopoli cadeva il 27 luglio. Un ulteriore fulmineo sbalzo portava, alla fine di luglio, gli eserciti sovietici alla Vistola, tra Varsavia ed il San.

Mentre le forze sovietiche si avvicinavano alla capitale polacca, divampava nella cittމ una grande insurrezione contro i Tedeschi. L'insurrezione di Varsavia, ordinata dal comandante della "Armia Krajowa", gen. Komorowski (pseudonimo "Bor"), il quale ha preso il posto del gen. Rowecki arrestato dai Tedeschi il 26 giugno 1943, costituisce uno dei capitoli pił tragici e pił discussi della storia polacca durante la seconda Guerra mondiale. Gli insorti occuparono il centro della cittމ, senza per altro avere contatti con l'esercito sovietico che nel frattempo aveva occupato il sobborgo di Praga, separato da Varsavia dalla Vistola. I Tedeschi, ritiratisi dal centro, stringevano la cittމ in un cerchio di ferro. I soldati polacchi della "1a armata" che erano giunti al sobborgo di Praga a fianco dei soldati russi, tentarono di passare il fiume per aiutare gli insorti, ma i loro attacchi furono respinti. La lotta continuò per due mesi. Il 1° novembre, il centro di Varsavia si arrese ai Tedeschi i quali deportarono i sopravissuti e distrussero sistematicamente l'intera città.

Con la ripresa dell'offensiva invernale, la Polonia costituì la base della vasta manovra di avvolgimento che il Comando supremo sovietico imbastiva per travolgere l'ultima resistenza tedesca a copertura del territorio nazionale, più esposto, data la natura del teatro delle operazioni, alle offese da est, che a quelle provenienti da ovest. Lo stato maggiore germanico intendeva resistere sulla linea dell'Oder, unico ostacolo naturale serio che si frapponeva tra le armate sovietiche avanzanti ed il cuore della Germania. L'azione difensiva da svolgersi in Prussia Orientale, che avrebbe potuto anche trasformarsi in una eventuale base per operazioni controffensive da nord sul fianco destro della massa sovietica procedente verso ovest, avrebbe costituito l'elemento idoneo ad arrestare o per lo meno a rallentare l'offensiva nemica. La resistenza offerta dalla Prussia Orientale e le difficoltà incontrate sui Carpazi, fecero fallire la manovra di avvolgimento, che si trasformò in una manovra frontale di rottura.

I tre eserciti operanti in Polonia avanzarono su direttrici divergenti: il II Russia Bianca - maresciallo Rokosovskij -puntò a nord-ovest e penetrò da sud in Prussia Orientale sulla direttrice Mława-Danzica; il I - maresciallo Žukov -avanzò sulla direttrice principale Varsavia-Poznań-Berlino; il I Ucraino - maresciallo Konev - avanzò verso S.O., in direzione di Kielce-Częstochowa-Breslavia. La marcia verso l'ovest fu quanto mai celere. La frontiera germanica fu varcata dai due eserciti del centro e della sinistra 17 giorni appena dopo l'inizio dell'offensiva: il 2 febbraio 1945. A questa data, la linea di contatto assumeva la forma di un profondo saliente che abbracciava l'intera Polonia centrale ed occidentale, la cui base era sulla linea Katowice-Grudziąrd ed il vertice ad ovest di Poznań. Erano state bloccate ed oltrepassate le maggiori fortezze tedesche: Poznań, che capitolava il 2 marzo; Bydgoszcz (22 gennaio), Grudziądz (6 marzo), Danzica (30 marzo).

La fine della guerra è ormai prossima. La questione polacca (e cioè la vertenza tra il governo polacco di Londra e il "Comitato di Lublino") è all'ordine del giorno della conferenza dei Grandi a Jalta (12 febbraio 1945). Le grandi potenze affermano in questa conferenza la necessità di creare in Polonia un governo di unità nazionale. A Londra il premier Mikolajczyk aveva già assunto da tempo un atteggiamento favorevole alla costituzione di un governo unico, in collaborazione col Comitato di Lublino. Non riuscendo a convincere la totalità del suo governo ad affrontare trattative in questo senso, Mikolajczyk il 24 novembre rassegnò le dimissioni. Il 30 novembre 1944 un nuovo governo polacco intransigente nei confronti del Comitato di Lublino era stato formato a Londra da Tomasz Arciszewski.

Il dopoguerra. - Dopo il voto espresso dalla conferenza di Jalta e la fine della guerra in seguito alla capitolazione della Germania (9 maggio), il 15 giugno 1945 si iniziano a Mosca nuove trattative tra Mikołajczyk e gli uomini del suo gruppo da una parte e, dall'altra, i rappresentanti del "Comitato di Lublino" costituitosi frattanto (31 dicembre 1944) in governo provvisorio. Un accordo ę finalmente raggiunto ed il 28 giugno 1945 ę annunciata la composizione del nuovo "Governo Polacco di Unitމ Nazionale". Edward Osóbka-Morawski è nominato presidente del consiglio, mentre la vicepresidenza del consiglio è affidata a Mikołajczyk. Il nuovo governo ottiene pochi giorni dopo (5 luglio 1945) il riconoscimento delle grandi potenze. Il 16 luglio una delegazione polacca ę presente a Potsdam quando s'inizia la prima conferenza postbellica tra Churchill, Stalin e Truman. Il 2 agosto, al termine della conferenza di Potsdam, le grandi potenze annunciano ufficialmente di non pił riconoscere il govemo londinese di Arciszewski. In base alle decisioni di Potsdam vengono quindi fissati i nuovi confini polacchi. In attesa di una decisione definitiva rimandata alla conclusione del trattato di pace con la Germania, alla risorta repubblica polacca vengono assegnati tutti i territorî già tedeschi ad oriente dell'Oder e della Nisa. Il 16 agosto un accordo diretto polacco-sovietico stabilisce una nuova frontiera (già approvata alla conferenza di Jalta) che segue la linea proposta nel 1919 da Lord Curzon, con poche lievi rettifiche a favore della Polonia. Wilno è riconosciuta definitivamente appartenente alla repubblica sovietica lituana, e Leopoli passa alla repubblica sovietica ucraina. La frontiera con la repubblica cecoslovacca è riportata alla linea anteriore al 1938.

Nel campo della politica interna, il governo di Unità nazionale deve subito affrontare un compito gigantesco. Le fabbriche, i porti, i cantieri sono distrutti; il sistema dei trasporti è totalmente sconvolto; l'economia agricola presenta distruzioni pressoché totali, specialmente nella zona della Vistola e della Narva. Lo spostamento dei confini ad oriente e ad occidente impone compiti enormi. Popolazioni intere vengono trasferite dalla Polonia orientale e centrale nei nuovi territorî occidentali da cui vengono evacuati i cittadini tedeschi. Nello stesso tempo si realizza la rivoluzione economica bandita ed iniziata nel 1944 dal Comitato di Lublino. In base ad un decreto del 6 settembre 1944 si attua in tutta la Polonia la riforma agraria, seguita dalla riforma industriale. Una legge approvata dal Consiglio nazionale il 3 gennaio 1946 stabilisce il passaggio in proprietà dello stato delle banche, delle miniere e della grande e media industria (sono considerate "media industria" le fabbriche impieganti più di 50 operai). Si sviluppa e si delinea frattanto con più nettezza la vita dei partiti politici. La lotta fra le varie tendenze rivela subito l'esistenza di due blocchi opposti: da una parte le forze guidate dal Partito contadino polacco di Mikołajczyk, dall'altra i movimenti di sinistra guidati dal Partito operaio (comunista) e dal Partito socialista. A rendere pił aspra la battaglia contribuisce la presenza in vaste zone del paese di bande armate guidate in gran parte da movimenti politici clandestini ostili al governo. L'accusa di connivenza con queste bande ę spesso lanciata da uomini dell'estrema sinistra agli avversarî ed in particolare agli esponenti del partito di Mikołajczyk. In questa atmosfera ardente si prepara la consultazione popolare per la elezione dei nuovi poteri costituzionali dello stato. Prima di indire le elezioni, il governo di Unitމ nazionale decide pern̄ di interrogare in un referendum la volontމ popolare su tre punti politici di essenziale importanza: approvazione o meno della proposta abolizione del senato; delle riforme economiche; delle nuove frontiere occidentali. Il 30 giugno la maggioranza degli elettori si pronuncia favorevolmente su tutti e tre i punti. In settembre il Consiglio nazionale approva la legge elettorale. Le elezioni al parlamento (il senato essendo stato abolito in seguito al referendum del 30 giugno) vengono fissate per il 19 gennaio 1947. La lotta tra l'estrema sinistra, a cui si uniscono in blocco elettorale gli altri partiti, ed il partito di Mikoiajczyk che presenta una lista separata, si fa sempre pił virulenta. Dalle elezioni il partito di Mikołajczyk esce soccombente. Il 4 febbraio 1947 si riunisce per la prima volta il nuovo parlamento che elegge presidente della repubblica il capo del Consiglio nazionale Boleslaw Bierut. Il nuovo capo dello stato, dopo aver ricevuto le dimissioni del governo di Unitމ nazionale, affida l'incarico di formare il nuovo gabinetto al segretario generale del Partito socialista polacco (Polska Partia Socjalistyczna) Józef Cyrankiewicz. Socialisti e comunisti, forti della maggioranza conquistata in parlamento (ciascuno dei due partiti ottiene 119 deputati su un totale di 444), sono ormai la forza decisiva della vita politica interna. Legati da un "Patto di unità d'azione", le due formazioni si avviano sempre più decisamente all'unità integrale del movimento operaio polacco. Il partito di Mikolajczyk avendo ottenuto soltanto 27 seggi in parlamento è invece praticamente isolato dalla lotta politica. Durante la sua prima sessione il nuovo parlamento approva il 13 febbraio 1947 la cosiddetta "Piccola Costituzione" in cui, confermando la legalità della costituzione del 1921 (la illegalità della costituzione del 1935 essendo stata proclamata dal Comitato di Lublino già nel 1944), si fissano alcuni principî supplettivi ai quali viene riconosciuto provvisoriamente pieno valore costituzionale.

L'orientamento della Polonia postbellica verso il regime socialista è ormai netto. Il regime polacco, differenziato ancora notevolmente da quello sovietico, ma già distinto nettamente da quello dei paesi dell'occidente europeo, viene caratterizzato dalla formula "democrazia popolare". Caratteristica di questo regime instaurato contemporaneamente in altri stati dell'Europa orientale, è la coesistenza nella vita economica di tre settori principali: statale, cooperativistico e privato. Il problema della ricostruzione è affrontato dal governo Cyrankiewicz con criterî socialistici nella realizzazione di un "piano triennale di ricostruzione economica" (1947-48-49) il cui progetto era già stato votato dal Consiglio nazionale il 21 settembre 1946. A mano a mano che in Polonia si evolve la politica della "democrazia popolare", la situazione dell'opposizione rappresentata dal Partito contadino polacco di Mikolajczyk si fa sempre più difficile. La crisi si conclude con un grande colpo di scena. Nell'ottobre 1947 Stanislaw Mikolajczyk abbandona clandestinamente la Polonia e ripara all'estero. È la fine dell'opposizione organizzata al governo della sinistra. Dopo la fuga di Mikolajczyk, il Partito contadino polacco si avvicina sempre più ai partiti della coalizione governativa giungendo a concludere (giugno 1948) un patto di unità d'azione con il Partito contadino di sinistra. Parallelamente si sviluppa il processo di unificazione del Partito socialista con il Partito operaio (comunista) i quali si fondono (non senza qualche difficoltà), dando vita ad un partito unico della classe operaia polacca (congresso di Varsavia dell'8 dicembre 1948). Anche il regime della democrazia popolare subisce nella seconda metà del 1948 una profonda evoluzione. Nel campo dell'economia generale e dell'economia agricola in particolare vengono annunciate radicali riforme tendenti a portare la Polonia in una nuova fase caratterizzata dal passaggio alla economia socialistica integrale. Come continuazione del "Piano triennale di ricostruzione economica" viene annunciato un "Piano sessennale". Le tendenze di sinistra affermatesi nella politica interna si esprimono sempre più nettamente anche nella politica estera. Concetto base della politica estera polacca dopo la fine della seconda Guerra mondiale è la piena collaborazione con l'Unione Sovietica (il 26 gennaio 1948 l'URSS concede alla Polonia un prestito di 450 milioni di dollari) e con i paesi dell'Europa orientale retti a "democrazia popolare". Aspetto importante di questa politica è il riavvicinamento polacco-cecoslovacco di cui sono prova la ripresa delle relazioni ancor prima della fine della guerra (31 gennaio 1945) e quindi la firma di un patto di amicizia e mutua assistenza (10 marzo 1947). Altro postulato della politica estera di Varsavia in questo periodo è la difesa dei confini con la Germania sull'Oder e sulla Nisa, in base agli accordi di Potsdam del 1945. La tendenza anglosassone a rivedere a favore della Germania le decisioni di Potsdam ha suscitato reazioni notevoli da parte del governo di Varsavia il quale, nella difesa dei confini sull'Oder e sulla Nisa, ha ottenuto l'appoggio dell'Unione Sovietica, di tutti i paesi slavi e anche della Francia. Le relazioni polacco-anglo-americane, in conseguenza anche della politica generale postbellica tendente a dividere l'Europa in due blocchi, appaiono meno buone, specialmente dopo il rifiuto della Polonia di aderire al "Piano Marshall".

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Letteratura (XXVII, p. 775).

Al vitalismo ottimistico e spregiudicato che caratterizza la poesia polacca nel decennio 1920-30 si contrappose ben presto un maggiore bisogno di riflessione, un senso d'incertezza e una più impegnativa ricerca delle finalità della vita (di fronte alla gioia di vita degli "scamandriti"); nello stesso tempo allo stile brioso, scintillante, discorsivo di Tuwim o di Słonimski subentrn̄, anche in adesione ad esempî occidentali, la tendenza verso una maggiore concisione e densità d'espressione, e sopra tutto il desiderio di rivalutare l'autonomia della parola e dei suoi significati metaforici. Dapprincipio la reazione a quella che era, o sembrava essere, egoistica spensieratezza, parve tutta accentrata nel movimento poetico dell'"avanguardia" che aveva per sede Cracovia e per guida Tadeusz Peiper (nato nel 1891); in realtà essa fu molto più vasta e tutt'altro che esclusivamente legata a chiesuole letterarie. E, come è naturale, premesse affini sortirono risultati parecchio diversi. Fra i poeti che furono vicini a Peiper emersero Julian Przyboś (nato nel 1901), Jalu Kurek (1904), Adam Ważyk (1905). La poesia del primo, sempre intento a limitarsi a ciò che è essenziale, sfociò presto in un ermetismo talvolta effettivamente pieno di vigore dinamico; il secondo portò con sé dall'Italia il futurismo e vi rimase per lungo tempo impigliato; Ważyk invece, pur disposto a seguire le lusinghe del surrealismo, andò sempre più avvicinandosi a forme classiche. Sfrondato dai suoi aspetti puramente letterarî, questo movimento ed altri affini rivelavano l'affermarsi di una nuova coscienza che non si accontentava più di riflettere la vita, ma presumeva di dirigerla, e che pertanto poneva l'accento anche sul problema sociale. Ciò non toglie però che il maggiore e più battagliero rappresentante della poesia "proletaria", Władysław Broniewski (v. in questa App.), conservn̄ sempre una sua indipendenza poetica ed ideologica; e piuttosto indipendente rimase anche Mieczyslaw Jastrun (v. in questa App.) che non tardn̄ a rivelarsi come il talento poetico pił genuino uscito dal travaglio di quegli anni.

Nella prosa queste tendenze innovatrici e velleitމ rivoluzionarie sono ancora meno sensibili. Anzitutto vi continuano in pieno la loro attivitމ tutti gli scrittori che giމ precedentemente si erano affermati: W. Berent (racconti storici: Nurt, Corrente, 1934 e Diogenes w kontuszu, Diogene col mantello polacco, 1937); J. Kaden Bandrowski (Mateusz Bigda, 1933); Zofia Nalkowska (Granica, Limite, 1935); J. Wiktor (Wierzby nad Sekwaną, Salici sulla Senna, 1933) ed altri. Non pochi sono coloro che proprio in questo periodo dànno il meglio di sé: Z. Nowakowski (Rubikon, 1935); J. Parandowski Niebo w plomieniach, Il cielo in fiamme, 1936); H. Naglerowa (Krauzowie i inni, La famiglia Kraus ed altri, 1936); J. Wittlin che, fino allora quasi esclusivamente poeta, pubblica nel 1935 il suo capolavoro (Sól ziemi 1935, tr. it. Sale della terra, 1939). Da aggiungere, infine, una serie di giovani narratori di cui M. Choromański (Zazdrość medycyna, Gelosia e medicina, 1932) è stato tradotto in molte lingue; M. Kuncewiczowa (v. in questa App.) ha ottenuto un grande successo col romanzo Cudoziemka (La straniera, 1935); P. Gojawiczyń ska (nata nel 1898) si è affermata col racconto Dziewczęta z Nowolipek (Le ragazze di N., 1935) e H. Boguszewska con Cale ẓycie Sabiny (Tutta la vita di S., 1934). Frutto di diverse generazioni, questa ricca narrativa non ha caratteri comuni che la controdistinguano. Prevale l'indugiare su una minuta analisi psicologica. Di una tendenza sociale del romanzo prebellico non è il caso di parlare. Il romanzo Kordian i cham (K. e il plebeo, 1932) di L. Kruczkowski (v. in questa App.) che aveva posto chiaramente il problema dei contadini, non ha trovato, a parte alcuni giovanissimi, dei continuatori degni di rilievo.

Gli avvenimenti del settembre 1939 arrestano di colpo ogni attività culturale. Ma l'interruzione non dura a lungo. L'organizzazione clandestina non trascura i bisogni culturali. A ciò provvede, oltre all'organizzazione di scuole di ogni grado, la stampa illegale, fra la quale non mancano periodici dedicati espressamente all'arte e alla letteratura, antologie poetiche e persino qualche romanzo. Migliori anche se pur sempre difficili, sono le condizioni culturali di quei Polacchi che durante gli anni di guerra soggiornano all'estero, e vi creano diversi focolari culturali: in Francia, Inghilterra, Russia, Palestina, Italia e America. La messe letteraria di questi centri offre un grande interesse non solo per le circostanze in cui è stata raccolta, ma anche per il suo valore intrinseco. Basti citare le poesie di A. Słonimski, K. Wierzyński, M. Pawlikowska, I. Baliński; il romanzo storico Srebrne orly (Aquile d'argento) di T. Parnicki (Gerusalemme, 1944-5), i reportage di guerra di Ks. Pruszyński (v. in questa App.), e di A. Fiedler (sugli aviatori polacchi che difesero Londra nel 1940: Dywyzjon 303,1942, che ha avuto in Polonia tre edizioni clandestine), infine le diverse interessanti antologie delle poesie dei combattenti (Nasze granice w Monte Cassino, Le nostre frontiere a Monte Casino, Roma 1945).

Dopo la liberazione della Polonia l'attività letteraria riprende con un'irruenza elementare. Il pubblico è assetato di letture e gli scrittori non fanno che aspettare la possibilità di dare alla luce quanto hanno già da tempo preparato, o che stanno rapidamente ultimando. A brevissima distanza dalla cacciata dei Tedeschi escono già a Cracovia, a Łódź e presto anche a Varsavia, numerose riviste (la più importante è Twórczość, Creazione, redatta da K. Wyka) e settimanali letterarî, i primi volumi di racconti e anche qualche raccolta di poesie. Direttamente o indirettamente tutto ciò che si pubblica riguarda il destino degli anni or ora trascorsi. La materia è tutta calda di lutti, rimpianti, patimenti, affermazioni vittoriose. I limiti tra arte e documento si avvertono a stento. Non sono certo semplici documenti le sofferte narrazioni della vita nei campi di concentramento (S. Szmaglewska, Dymy nad Birkenau, Fumo su B., 1946), né pura arte le opere sulla resistenza di scrittori già noti (Z. Nałkowska, Medaliony, 1947; P. Gojawiczyńska, Krata, Inferriata, 1945). Le opere più interessanti e di maggiore valore appartengono a un gruppo di giovani scrittori che meglio ha saputo conciliare le esigenze dell'arte con la documentazione realistica. Intendo: i racconti Noc (Notte, 1946) di J. Andrzejewski (v. in questa App.) e Z kraju milczenia (Dal paese del silenzio, 1946) di W. Żukrowski (n. nel 1916); la commossa rappresentazione dell'eroico destino di Varsavia di K. Brandys (Miasto niepokonane, La città invitta, 1946); i racconti (v. la raccolta Szekspir, 1948), nei quali A. Rudnicki indaga con calda umanità la sorte degli ebrei, infine il romanzo Droga do domu (La strada che conduce a casa, 1946) che, anche per la sua costruzione si scosta maggiormente dalla semplice rappresentazione di fatti vissuti. Il postulato di un "nuovo realismo", avanzato già prima della guerra e ora ripetutamente riproposto, appare superfluo di fronte a questi racconti che sono impregnati di realtà anche laddove sembrano fantastici. Ad esso invece si uniformano alcune opere che fanno rivivere i fermenti politici e sociali degli ultimi anni dell'anteguerra: Mury Jerycha (Le mura di Gerico, 1946) di T. Breza (v. in questa App.) e Rzeczywystość (Realtà, 1947) di J. Putrament (n. nel 1910). Al di sopra di tutti i narratori contemporanei continua ad elevarsi per la classica nitidezza delle sue visioni e del suo stile J. Iwaszkiewicz (v. la prima Appendice): Stara cegielnia, La vecchia fornace di mattoni, 1946; Nowa milość. Il nuovo amore, 1946; Nowele włoskie, Novelle italiane, 1947.

Più che nella prosa i rapporti con la letteratura dell'anteguerra appaiono sensibili nella lirica. I poeti hanno superato la bufera quinquennale con la propria fisionomia in fondo inalterata, ma con una più profonda e più ricca esperienza di vita e di arte. Ciò vale non solo per i tre migliori poeti fra i giovani (non bisogna d'altro lato dimenticare che persino l'oramai anzianissimo L. Staff è sempre ancora sulla breccia): M . Jastrun (Rzecz ludzka, Cosa umana, 1946), A. Ważyk (Wiersze wybrane, Versi scelti, 1947) e Cz. Miłosz (Ocalenie, Salvezza, 1945), ma anche per uno spirito così bizzarro e disuguale come K.J. Galczyński (v. in questa App.).

Nel dramma continua a sorprendere il forte divario che c'è tra l'alto livello delle rappresentazioni (non solo buona parte dei teatri di prima della guerra ha ripreso presto a funzionare - persino a Varsavia è stato completamente rinnovato, grazie a A. Szyfman, il "Teatro polacco" - ma ora il numero dei teatri stabili è di molto superiore a quello dell'anteguerra) e la scarsissima produzione originale.

Da segnalare, infatti, non c'è che poco: una commedia (Dwa Teatry, Due teatri) di J. Szaniawski che da trent'anni rappresenta da solo buona parte del teatro polacco; un interessante dramma su Rembrandt (Powrót syna marnotrawnego, Il ritorno del figliuol prodigo, 1947) di R. Brandstetter; Rozdroże miłosci (Il bivio dell'amore, 1946) di J. Zawieyski.

Bibl.: R. Matuszewski, Literatura po wojnie (La letteratura dopo la guerra), Varsavia 1948; G.H. Grudziński, Twórczość literacka w kraju (L'attività letteraria in patria), in Kultura (Parigi), 1948, n. 4; Fiera Letteraria, 25 settembre 1947, dedicato in buona parte alla letteratura polacca contemporanea; G. Mayer, Poesia polacca degli ani di guerra, in Ecclesia, giugno 1945.

Arte (XXVII, p. 768).

Negli ultimi trent'anni, il contributo polacco all'arte contemporanea è diventato assai notevole. Lo sviluppo dell'arte moderna in Polonia s'inizia con Alessandro Gierymski, precursore dell'impressionismo polacco, e nei suoi discepoli W. Podkowiński e J. Pankiewicz (nato 1867-morto 1941).

Quest'ultimo, come professore dell'Accademia di Cracovia, divenne mentore ed insegnante di una serie di generazioni di artisti polacchi. Fra i primi allievi più eminenti sono da ricordate Rubczak, Kisling e Zawadowski. Parleremo in seguito dei suoi allievi più giovani, raccoltisi nel gruppo dei "kapisti" che, tornati in patria nel 1932, dopo i lunghi studî fatti all'estero (a Parigi) crearono in Polonia un deciso clima ispirato all'arte contemporanea.

Ancora prima, durante la prima Guerra mondiale, alcuni artisti viventi a Cracovia si riunivano in un gruppo che assunse il nome di "Formismo" ossia "culto della forma pura". Questi artisti erano, in parte, sotto l'influenza del futurismo e del cubismo e in parte reagivano contro l'erronea concezione estetica del gruppo "Sztuka", influenzato dal provincialismo viennese noto come "secessione". Appartenevano al fomismo: T. Czyżewski, A. e Z. Pronaszko, Chwistek, H. Gotlib, St. I. Witkiewicz, Niesiolowski, Winkler, Fedkowicz e altri.

Il gruppo Formismo, sebbene di breve esistenza (Cracovia 1917-1922), costituì una svolta decisiva nello sviluppo dell'arte polacca, tanto in pittura e scultura, quanto in architettura (Sz. Syrkus, il futuro fondatore del gruppo "Prezens") e nelle arti minori, soprattutto nel ramo dell'incisione e dei tessuti artistici. Nel periodo 1926 e seguenti i pittori di Cracovia si riuniscono nei gruppi "Jednoróg" e "Zwornik".

La coscienza estetica polacca si andava così liberando dalla tutela degli isolazionisti provinciali, per ricongiungersi con la generale corrente europea del "nuovo tempo estetico". Intanto, nel 1921, si fonda a Varsavia l'associazione "Rytm" (Žak, Kramsztyk, Wąsowicz, Pruszkowski, Stryjeńska, Ślędziński e Kuna), che però non ha molta importanza, nel senso storico dello sviluppo delle forme artistiche contemporanee. Quasi tutti gli artisti di Rytm, infatti, prediligono la stilizzazione e il decorativismo, da cui si libera solo Wąsowicz, avvicinandosi all'arte sintetica di T. Makowski e anche del Gromaire. Nel 1923, Szczuka, Strzemiński, Stażewski, Żamowerówna e altri fondano il gruppo "Blok", indirizzandosi verso il costruttivismo e l'astrattismo puro. La continuazione di questo movimento è evidente nella fondazione del gruppo Prezens, che ci fa ritrovare quasi tutti gli artisti del Blok, e nel gruppo dei giovani di Cracovia, che formano oggi il movimento astrattista polacco (Wiciński - morto durante la guerra -, Jaremianka, Blonder, Stern e altri; e, dopo la guerra, Wlodarski, Kantor e altri). La mostra di questi artisti giovani, tenutasi nel 1946 in Varsavia, ha dimostrato che le tendenze astrattistiche e sperimentali sono nel dopoguerra più vive che mai in Polonia. Esse si contrappongono alla tirannide del divisionismo, pur rispettando questo movimento, rappresentato dalla generazione dei sunnominati kapisti. Verso il 1932, il gruppo dei kapisti (J. Cybis, Z. Waliszewski, J. Jarema, J. Czapski, H. Rudzka-Cybisowa, Potworowski, Strzalecki, Nacht, Boraczok e più tardi Szczepański) torna, come abbiamo detto, in patria, e da questo momento l'influsso del gruppo cresce (eliminando contemporaneamente le inesatte concezioni estetiche del gruppo "confraternita di San Luca", affermatosi a Varsavia con a capo il professore Pruszkowski) e perdura fino ad oggi. Sono stati i kapisti e con loro tanti altri: (Mitera, Rzepiński, Taranczewski, Tomorowicz, Cybulski, Puget, Radnicki, e il prof. Kowarski col gruppo "Pryzmat", ecc., ad allargare l'orizzonte culturale del paese. Questa liberazione dalla "impasse" delle estetiche di provincia fu possibile grazie all'entusiasmo artistico della generazione tra le due guerre. La pittura, fra tutte le arti figurative, ha presentato i risultati più notevoli; tuttavia, hanno avuto grande rilievo anche la scultura e l'incisione (Skoczylas, Rubczak, Chrostowski ed altri). Notevole, in questo periodo, è inoltre il grande rinnovamento dell'artigianato della tessitura (kilim), la cui tradizione risale al XVI secolo. La produzione artistica raggiunge in questo campo le proporzioni di una vera e propria industria nazionale, la quale è rappresentata eminentemente dal Lad di Varsavia e dalle note officine tessili di Cracovia.

Sempre nello stesso periodo, va ricordato il grande sviluppo compiuto nella lavorazione della ceramica. Per quanto riguarda la scultura, i più notevoli risultati sono legati all'opera e alla scuola di Dunikowski, il più noto scultore polacco, miracolosamente scampato al campo di concentramento di Oświęcim, dove tanti altri artisti sono morti. Dunikowski, che ha oggi 78 anni, svolge la sua attività artistica a Cracovia, continuando l'insegnamento presso l'Accademia di quella città. Si ricordino, tra gli altri scultori polacchi, i nomi di Kuna, Zbigniewicz, Wittig, Majchrzak, tutti morti durante la guerra. Dei vivi ricordiamo Wnuk, Puget, Marcinów.

Nel campo dell'architettura, i fatti più interessanti si legano al già nominato gruppo Prezens, che raccoglie tutti gli elementi progressisti tra gli architetti polacchi. L'associazione SARP, presieduta dall'architetto Pniewski, non ha portato molto di nuovo, a parte qualche progresso nell'organizzazione professionale. È degna di rilievo, fra le due guerre, l'opera di restauro del castello reale di Cracovia (Wawel), diretta dall'architetto Szyszko-Bohusz, il quale è coraggiosamente riuscito ad introdurre interessanti opere di pittura moderna nelle sale restaurate.

Agli architetti di oggi spetta il compito di ricostruire le molte città distrutte, a cominciare da Varsavia, eroica e tragica capitale della Polonia. Rimangono intatti, tra le opere dell'ultimo ventennio, alcuni moderni edifici di Gdynia. Nel periodo attuale, l'attività più notevole degli architetti polacchi è inquadrata dall'organizzazione "Ricostruzione della capitale" che si propone di sostituire gli edifici distrutti con costruzioni di stile modernissimo.

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