Porre

Enciclopedia Dantesca (1970)

porre (ponere; pres. indic. I plur. anche ponemo; imperf. indic. I plur. ponavam; pres. cong. anche pognamo e, in rima, pogna [cfr. Parodi, Lingua 258]; al pass. rem. la consueta alternanza, ora dittongato, ora no, nella tonica)

Antonietta Bufano

L'uso proprio, con riferimento a cose materiali o a persone, è, in proporzione, piuttosto limitato; numerose invece le occorrenze in senso figurato, nelle quali l'accezione propria di " mettere ", pur in sostanza presente nella maggior parte dei casi, si modifica radicalmente nel contesto. Sintagmi e locuzioni sono numerosi e di vario significato, sì da assumere grande importanza nell'uso del verbo; a questi devono aggiungersi alcune espressioni formate da termini che non costituiscono un tutto inscindibile, le quali perciò verranno trattate a parte. Il verbo ricorre abbastanza spesso anche al passivo, e con il ‛ si ' passivante; né manca l'uso impersonale.

1. Per " collocare ", " mettere ", con riferimento a cose o a persone: biasimevole è... a porre la cosa in parte dove sia meno utile, Cv I VIII 10; si dee ridere... del ladro che... la tovaglia... ponesse in su la mensa, IV XXVII 14; III III 7, Rime XCIX 11, If VIII 4, Fiore CXLIII 11 (al limite dell'astratto le occorrenze di Cv II XI 3 e III XV 19, dove si allude ai versi della canzone); le gemme che ornano la fronte dell'Aurora sono poste [" disposte "] in figura dello Scorpione (Pg IX 5; al participio anche in VII 77). Nella bolgia dei ladri io... / mi puosi il dito sù dal mento al naso (If XXV 45) per invitare al silenzio Virgilio; questi al centro della terra, appena compiuta la faticosa manovra per passare all'altro emisfero, puose me in su l'orlo a sedere (XXXIV 86); così anche in Rime LII 11, in parallelo con ‛ mettere ' (v. 3): Guido, i' vorrei che tu e Lapo e io / fossimo... / messi in un vasel... / E monna Vanna e monna Lagia... / con noi ponesse il buono incantatore. Ancora nell'Inferno, il gesto di Gerione che ne puose [" ci depose "] al fondo del burrato (XVII 133) è analogo a quello di Anteo che ne porrà nel fondo d'ogne reo (XXXI 102), mentre nel Paradiso terrestre le virtù cardinali hanno " condotto " D. dinanzi a li smeraldi / ond'Amor già ti trasse le sue armi (Pg XXXI 117: cfr. infatti il v. 109 Merrenti a li occhi suoi). È più esattamente nel senso di " poggiare " il ponavam le piante [i piedi] / sovra lor vanità che par persona (If VI 35; si può aggiungere qui Pg XXXIII 17 non credo che fosse / lo decimo suo passo in terra posto); e anche: ambo le mani in su l'erbetta... / 'l mio maestro pose, Pg I 125.

In alcuni casi si dà rilievo soprattutto agli effetti dell'azione: la cagion che sì presso mi t'ha posta (Pd XXI 57) è quella per cui " ti trovi " qui; la corona che già v'è sù posta (XXX 134) già " si trova " sul seggio destinato ad Arrigo VII.

Il passo di Vn XXII 4 alcuna lagrima... bagnava la mia faccia, onde io mi ricopria con porre le mani... a li miei occhi richiama per l'identità del costrutto (analogo anche il valore di " appoggiare ", di cui si è già dato qualche esempio) il gesto di Virgilio che la sua mano a la mia puose / ....ond'io mi confortai (If III 19, e si aggiunga Fiore CCIII 3; con più forte pregnanza di significato, l'immagine di Pier da Medicina, che puose la mano [" afferrò "] a la mascella / d'un suo compagno [If XXVIII 94], e quella di Ugolino che li denti a l'altro pose [XXXII 128], glieli " mise addosso ", per mordere: dove, avverte il D'Ovidio, " pose non vuol dire che ve li pose in quel momento... ma... significa li aveva posti, e quindi ora ce li teneva " [cfr. la nota di Casini-Barbi]). Lo stesso costrutto anche in Fiore II 12, con riferimento ad Amore e Amante: quelli... mi puose... la sua bocca a la mia.

Sempre per " mettere " un oggetto concreto, ma in contesto figurato: Morte al petto m'ha posto la chiave, " sta per chiudere la mia vita " (Barbi-Pernicone, in Rime CIV 87); Roberto d'Angiò deve provvedere ch'a sua barca / carcata più d'incarco non si pogna, " idest, suo regno oppresso gravaminibus... non apponatur plus oneris " (Benvenuto, a Pd VIII 81; il ‛ si ' è passivante). Si allude a persona in Pd XXVI 63, con riferimento a D. stesso.

Hanno valore diverso, anche perché p. indica un " mettere " per far rimanere a lungo, " destinare ", le occorrenze del tipo p. a viver (Pg XXIV 79; Vn VII 4 9 Amor... / mi pose in vita sì dolce e soave, e VII 7), per cui si veda Vn VI 2 la cittade ove la mia donna fue posta da l'altissimo sire, e XXIX 1; la gentil donna... / fu posta da l'altissimo signore / nel ciel de l'umiltate, XXXIV 7 3; tu, Dio... hai... posto lui [l'uomo] sopra l'opere de le mani tue (Cv IV XIX 7), esplicita traduzione da Ps. 8,7 " constituisti eum super operam manuum tuarum "; Tu vuogli udir quant'è che Dio mi puose / ne l'eccelso giardino (Pd XXVI 109), nel Paradiso terrestre; si aggiungano Pg VI 58 e Pd III 50, al participio passato. Con accezione diversa: l'uso inconsiderato delle ricchezze ha posti a questa zuffa avari e prodighi (If VII 59).

Il senso figurato (talora anche per " volgere ") è frequente, per lo più con oggetti astratti: Amore... ha posto tutta la mia beatitudine in quello che..., Vn XVIII 4; 'l sì e 'l no di me in vostra mano / ha posto Amore, Rime L 48 (e cfr. anche LXVII 45); l'usuriere... / pon la spene dove non dovrebbe (If XI 111; Cv II VIII 12), così come gli uomini ‛ pongono ' 'l core [" l'affetto ", Buti; quindi il " desiderio "] / là 'v'è mestier di consorte divieto (Pg XIV 86); l'abito di vertude ... conviene che per usanza s'acquisti, ed ellino [le populari persone] la loro usanza pongono in alcuna loro arte, Cv I XI 7; li cattivi malnati... pongono lo studio loro in azzimare la loro [persona...], III IV 8; Farinata e 'l Tegghiaio... / a ben far puoser li 'ngegni, " l'acume dello 'ngegno naturale volsono ad opere laudabili " (Landino, a If VI 81); si veda, analogamente, Cv III VIII 8 l'anima... quivi [negli occhi e nella bocca] pone lo 'ntento tutto a fare bello; IV XXIX 3. Si aggiunga, sebbene un po' diverso, Rime dubbie X 9 Questo assedio grande ha posto Morte / ... intorno al core.

Si discosta da questi valori quello di Cv IV VII 5 pongo essemplo del cammino mostrato, dove il contesto suggerisce l'accezione di " fornire ".

Il fondamento che natura pone (Pd VIII 143; cfr. Mn II VI 3 fundamentum iuris in rebus a natura positum) indica " le particolari disposizioni date dalla natura " (Chimenz); all'idea di " mettere " si associa nel verbo quella di " assegnare ", " stabilire ", che si ha pure in altri passi, con evidenza anche maggiore: ai penitenti in attesa nell'Antipurgatorio loco certo non... è posto, " assegnato né diterminato " (Anonimo, a Pg VII 40); A costoro... né termine di cose né di tempo pongo (IV IV 11, esplicita traduzione da Virg. Aen. I 278 " His ego nec metas rerum nec tempora pono "; p. termine ritorna ancora in Cv IV VII 9 e XXIII 8, in passi tradotti, rispettivamente, da Prov. 22,28 e Ps. 103,9: il valore può essere inteso sia come proprio - " confine " - sia, ancora, come " limite " figurato). Un'altra esplicita e puntuale ripresa scritturale in Cv III XV 16 Quando Iddio... poneva [anche qui " assegnava ", " imponeva "] legge a l'acque, che è proprio il " legem ponebat aquis " di Prov. 8,30; si aggiungano If XIV 21 parea posta lor diversa legge, " prescritta diversa norma di pena " (Chimenz), e Pg XVI 94 convenne legge per fren porre (anche in Mn I XII 11 non politia ad leges, quinymo leges ad politiam ponuntur, e 12); cui si può accostare Rime LXVII 63 a tutte mie virtù fu posto un freno. Uno " stabilire " di diversa natura è quello che riguarda lo patto che Dio con Noè puose, " strinse " (Pd XII 17: " ecce ego statuam pactum meum vobiscum ", Gen. 9,9). In talune di queste espressioni va rilevata l'affinità con quelle citate più oltre (v. 5.).

È da considerare qui anche l'uso di p. come assoluto impersonale, contrapposto a ‛ levare ', che ha la sua unica attestazione in Pd XXX 121 Presso e lontano, li, né pon né leva, " non aggiunge alla forza della vista, né la diminuisce " (Torraca). Tutta l'espressione vale dunque " non ha importanza ".

In altri casi sul valore di " collocare " finisce col prevalere quello di " esporre ", chiarissimo in VE I X 9 ut superius in capitulo immediato posuimus: cfr. Vn XV 3 propuosi di dire certe parole, ne le quali... ponesse anche di quello che mi diviene presso di lei; Cv IV III 4 ne la prima [parte della canzone] si pongono le oppinioni altrui (e così VII 15, X 1 [due volte]); XVII 1 ponendo tutta la diffinizione de la morale virtù, secondo che... è per lo Filosofo diffinito. Vedi anche gli esempi di Cv IV Le dolci rime 53 e XXVII 19, citati oltre (2.).

Riferito a persone, p. può significare anche " assegnare ", " preporre " a un ufficio: chi a questo officio è posto è chiamato Imperadore, Cv IV IV 7 (e cfr. IX 9); Salomone, veggendosi al governo del popolo essere posto... (XXVII 6); e così, con un predicativo, detto dei demoni che Dio volle / porre ministri de la fossa quinta (If XXIII 56).

2. Talora l'accezione di " collocare ", sia pure figurata, si attenua di molto, e il verbo acquista significati vari: Cv IV V 14 li Deci e... li Drusi... puosero [" deposero ", " immolarono "] la loro vita per la patria, per cui cfr. Mn II V 15 victimae Deciorum, qui pro salute publica devotas animas posuerunt (e v. inoltre Virg. Georg. IV 238 " animas... in vulnere ponunt "); Cv I X 10 temendo che 'l volgare non fosse stato posto [" scritto ", Pazzaglia] per alcuno che l'avesse laido fatto parere... providi a ponere lui (cfr. anche XI 15); Pd XXV 89 Le nove e le scritture antiche / pongon lo segno, ed esso lo mi addita, / de l'anime che Dio s'ha fatte amiche: " manifestano il segno o termine delle anime da Dio elette " (Scartazzini-Vandelli); " la Bibbia... manifesta qual sia... il fine cui tendono le anime elette " (Casini-Barbi, riprendendo i chiosatori precedenti: " il termine ove hanno a indirizzar la speranza ", Landino; " prescrivono il bersaglio ", Cesari; analogamente Chimenz); " pongono come termine e scopo della speranza la beatitudine eterna ", Fallani, che per esso, come molti, intende il segno (si veda peraltro " Bull. " XXIV [1917] 172: " pongono, inalzano l'insegna del Cristianesimo, la Croce; e questa insegna m'addita quello che la speranza promette, cioè la celeste beatitudine "). Ma la terzina è " tra le più tormentate del poema ", dice il Petrocchi (cfr. tutta la nota ad l.), soprattutto per l'interpunzione dopo segno (questione che tuttavia non tocca il valore di pongon). Il Porena propone d'intendere segno per " figura, immagine ", e di leggere porgono per pongono: " Avremo allora: ‛ il Vecchio e il Nuovo Testamento offrono l'immagine delle anime amate da Dio... ' ". Ma il Petrocchi osserva che " tale grave alterazione del testo è... ingiustificata ". Che esso sia il segno è ipotesi non accolta dal Mattalia, il quale (vedine la nota ad l.) propone di leggere esse, " essere, il suo esistere ".

Si ha pure il senso di " rappresentare con i pennelli ", " raffigurare ": chi pinge figura, / se non può esser lei non la può porre (Cv IV Le dolci rime 53, ripreso in X 10 e commentato al § 11 nullo dipintore potrebbe porre alcuna figura, se intenzionalmente non si facesse prima tale, quale la figura essere dee); o " rappresentare " con la penna: a buono intenditore basti essere posto qui come Ovidio lo pone (XXVII 19), con riferimento al ‛ ritratto ' che Ovidio fa di Eaco.

Il verbo può valere inoltre " disporre ", detto dell'anima che, se è imperfettamente posta, non è disposta a ricevere la divina infusione della grazia (Cv IV XX 7, a commento di Le dolci rime 120, ripreso ai § 9 e 10).

In Pd XXVIII 46 si allude a una ‛ disposizione ' di carattere diverso: Se 'l mondo fosse posto / con l'ordine ch'io veggio in quelle rote..., cioè nei cori angelici: " ‛ perché nel mondo è contrario ordine all'ordine del cielo '; cioè che nel mondo materiale quella cosa è più divina, che n'è più di lungi; e in cielo quella cosa è più divina ', ch'è più presso a Dio " (Ottimo).

3. Nel linguaggio scolastico ponere era termine tecnico per introdurre un'opinione tipica di una scuola o di un filosofo (D. se ne serve anche nel latino della Monarchia: Pictagoras in correlationibus suis ex parte boni ponebat unum, ex parte vero mali plurale, I XV 2). A quest'ambito vanno ricondotti alcuni passi didascalici del Convivio, in cui p. alterna il significato di " collocare " (figurato, con tendenza a risolversi in un " supporre [esserci] ") a quello di " affermare " più o meno categoricamente (cfr. Tomm. Sum. theol. I 2 1 ad 2 " Nec potest argui quod sit in re, nisi daretur quod sit in re aliquid quo maius cogitari non potest: quod non est datum a ponentibus Deum non esse "): fuori di tutti questi [cieli], li cattolici pongono lo cielo Empireo [" mettono ", ma anche " ritengono esserci "]... e pongono esso essere immobile, II III 8; Pitagora dicea che 'l fuoco era nel mezzo di queste [stelle], ponendo quello essere più nobile corpo che l'acqua e che la terra, e ponendo lo mezzo nobilissimo intra li luoghi de li quattro corpi simplici, III V 5; de la generazione sustanziale, tutti li filosofi concordano che li cieli siano cagione, avvegna che diversamente questo pongano: quali da li motori... quali da esse stelle, ecc., II XIII 5; si veda anche IV VI 12 [Epicuro] tra 'l diletto e lo dolore non ponea mezzo alcuno, e II IV 4; analogamente in Pg XVI 63. E ancora, sempre per " affermare ": è da porre e da credere fermamente, che..., Cv III VII 6; II III 5, XIII 11, IV Le dolci rime 47 e 88, XII 13 e XVII 8 (impersonale), XIV 5, XV 8 (e cfr. il § 6), XXVII 1 (quella particola che 'l testo pone; cfr. anche XIII 16, e XIII 5 come la questione ponea). Si avvicinano piuttosto al senso di " stabilire " (Cum ergo iuris finis quidam sit... necesse est fine illo posito ius poni, Mn II V 22) le occorrenze di Cv II XIV 2, III VII 6 avvegna che posti siano qui gradi generali, nondimeno si possono porre gradi singulari; XIV 3 ponsi la qualitade de la reduzione; IV X 5, XIV 3.

Anche nella Vita Nuova: XX 3 2 Amore e 'l cor gentil sono una cosa, / sì come il saggio in suo dittare pone, cui il Torraca accosta If IV 136 Democrito che 'l mondo a caso pone (cfr. " Bull. " II [1894-95] 136, dove lo studioso cita anche Guittone Me piace 3 " Secondo ciò che pone alcuno autore ", e l'Intelligenza st. 306 " i nomi e la divisa pon l'autore "): " fo uno filosofo il quale tenne che 'l mondo fosse a caxo e a fortuna ", Lana, Ottimo; " ritiene " anche il Chimenz. F. Mazzoni ricorda la fonte di questo passo reperita dal Cioffari (Tomm. Sum. theol. I 22 2 " Democritus et Epicurei ponentes mundum factum esse casu "), e aggiunge: " Quanto a pone, l'individuazione della fonte aristotelico-tomista... permette di considerarlo un franco latinismo, con valore di termine tecnico, e non generico come ritenne contro il Poletto il Torraca " (cfr. Saggio di un nuovo commento alla " Commedia ". Il canto IV dell'" Inferno ", in " Studi d. " XLII [1965] 189-190). Si aggiunga il passo di Vn XXV 2 (due volte).

Da qui si passa facilmente all'accezione di " considerare ", non senza, ancora, una sfumatura di " collocare " figurato: Pittagora... poneva li principi de le cose naturali lo pari e lo dispari, Cv II XIII 18 (con un predicativo, come in IV XIV 15; cfr. Tomm. Sum. theol. II II 141 7c " temperantia ponitur virtus principalis ").

Sempre nell'ambito della prosa didascalica, ancora per " supporre ", " ammettere ", ma con spiccata connotazione concessiva: Pognamo che ne la etade di Dardano de' suoi antecessori bassi fosse memoria, e pognamo che ne la etade di Laomedonte questa memoria fosse disfatta, Cv IV XIV 14 (così al § 12; cfr. anche II XIV 16); Vn XV 1 che avrestù da rispondere, ponendo che tu avessi libera ciascuna tua vertude...?; Pg XVIII 70 poniam che di necessitate / surga ogne amor (anche qui, nell'ambito serrato di una dimostrazione). Lo stesso valore nella locuzione congiuntiva ‛ posto che ': posto che possibile fosse..., Cv II I 13; Lo cielo i vostri movimenti inizia; / non dico tutti, ma, posto ch'i' 'l dica..., Pg XVI 74.

4. Come pronominale, il verbo è per lo più nel senso proprio di " mettersi ", riferito sia a persone che ad animali: a li loro piedi [degli altri impediti] si pongano [" vengano a mettersi "] tutti quelli che per pigrizia si sono stati, Cv I I 13; eran persone / che si stavano a l'ombra... / come l'uom per negghienza a star si pone, Pg IV 105 (la contrapposizione a ‛ starsi ' mette in rilievo l'idea del movimento); A seder ci ponemmo, IV 52; a Rime CXVII 8 Volgiti, bella donna, e non ti porre, il Contini nota che p. " riflessivo è ‛ posare in stabile dimora ' ", e opportunamente rimanda a If XX 56 [Manto] si puose là dove nacqu'io. Cfr. ancora XVII 131, detto del falcone che discende lasso... e da lunge si pone / dal suo maestro, e Pd XXV 19, nella bella immagine del colombo che si pone presso al compagno per ‛ pandergli ', ricambiato, l'affezione. Sfocia nel figurato il passo di Vn III 2 ricorsi a lo solingo luogo d'una mia camera, e puosimi [" incominciai "] a pensare. Si aggiunga Pg XIII 64 perché 'n altrui pietà tosto si pogna, " si metta ", cioè " penetri " (Mattalia; " idest compassio cito generetur ", dice Benvenuto).

5. Tra i numerosi sintagmi, il più frequente è ‛ p. mente ', che significa " considerare attentamente ", " badare a ", ed è seguito per lo più da un complemento introdotto da ‛ a ': pongasi mente... a la vita di coloro che..., Cv IV XII 8, e cfr. anche VI 20, Fiore CXXXI 12; chi ben vuole porre mente a le evangeliche parole, " considerarle con attenzione ", " meditarle " (Cv IV XVII 11); a tanto indizio / vidi molt'ombre... poner mente, Pg XXVI 9; e così XVI 113, Pd VIII 142; XXIV 7, dove il ‛ p. mente ' a l'affezione immensa di D., cioè al suo desiderio di sapere, deve comportare anche il " tenerne conto "; Pg I 22 puosi mente / a l'altro polo, " guardai con attenzione ", e Detto 413 (con lo stesso valore in Pg X 135 così fatti / vid'io color [i superbi, simili a cariatidi], quando puosi ben cura)., In Vn V 2 il complemento è costituito da una particella: tanto vi fue posto mente, al mirare che precede.

Ma c'è anche qualche caso di costrutto assoluto (Pg IV 112 si volse a noi, e puose mente; Pd XXIV 14, Fiore CCVII 5 ponea troppo ben mente); oppure segue una proposizione: pon mente se di là mi vedesti unque, Pg III 105; e così Cv III X 9. Si veda poi la varietà di costrutti in un verso di una canzone del Convivio (III Voi che 'ntendendo 61 Ponete mente almen com'io son bella) e nel passo che lo commenta: parvemi mestiero... che... si ponesse più mente a la bellezza che a la bontade (XI 5); dì loro: Poi che non vedete la mia bontade, ponete mente [" considerate "] almeno la mia bellezza (§ 8; e così anche al § 9).

Anche ‛ p. mano a ' è frequente, e presenta una più vasta gamma di significati, concreti e astratti: Rime CIV 91 Canzone, a' panni tuoi non ponga uom mano [" non tocchi ", pur nel contesto metaforico], / per veder quel che bella donna chiude (analogo, ma più energico, Pg VI 96 ponesti mano a la predella, " hai afferrato " la briglia, ancora in contesto metaforico); nella fabrica del rettorico... ciascuna parte pone mano a lo principale intento, " coopera " (Cv III IV 3, cui Busnelli-Vandelli accostano Pd XXV 2 'l poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra: " dato opera... però che in esso è trattato delle cose celesti... [e] delle cose terrestri ", Buti; " Ma l'espressione è atteggiata in modo da far pensare che cielo e terra, ossia il divino e l'umano, siano come i soggetti operatori del poema ", Rossi-Frascino); Cv IV XXIX 2, nel senso di " prendere parte " (Busnelli-Vandelli); Donato / ... a la prim'arte degnò porre mano, " dedicarsi " (Pd XII 138); Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?, " le applica " (Chimenz, in Pg XVI 97).

Si aggiunga qui anche Cv IV V 18, pur se non si tratta propriamente del sintagma ‛ p. mano ', cui però l'espressione equivale per il significato: non puose Iddio le mani proprie a la battaglia...?, nel senso di " intervenire ", " far sentire la propria presenza " (l'espressione ricorre un'altra volta nello stesso paragrafo, e ancora due volte al § 19; per altri esempi di ‛ p. la mano ', cfr. 1.).

Altri sintagmi hanno un minor numero di attestazioni. ‛ P. fine a ' è nel senso proprio di " concludere " (Cv III XV 20; If VI 76 puose fine al lacrimabil suono; Pg XVIII 1; anche nel contesto metaforico di Pd XVI 138 lo giusto disdegno che... / puose fine al vostro viver lieto, " quia hucusque florentini habuerant pacificum et tranquillum statum; postea vero factae sunt civiles discordiae et partialitates ", Benvenuto); o più esattamente " limitare ": il disio... u' rado fin si pone è quello " difficilmente saziabile " (Contini, a Rime XL 5; così Cv III IV 11 è posto fine al nostro ingegno). ‛ P. silenzio a ' ricorre quattro volte nel Paradiso, e vale " far tacere " (silenzio pose a quella dolce lira, XV 4, e così XX 18; figurato in V 89) o, assoluto, " imporre il silenzio ": La provedenza... / silenzio posto aveva da ogne parte, XXVII 18; e così ‛ p. nome a ', " denominare " (Cv II XV 12, IV XXX 3); ‛ p. colpa ' a qualcuno, " incolpare " (III II 1); poca gente porrebbe già petto / al lavorio, " si accingerebbe " (Petronio, a Fiore XXXIX 13).

Si vedano poi le locuzioni, in cui il sostantivo è introdotto da ‛ in ' o ‛ a ': Iacopo Rusticucci è posto... in croce, " sottoposto al tormento ", insieme con i suoi compagni (If XVI 43), mentre la Fortuna " è denigrata " dagli uomini (VII 91 Quest'è colei ch'è tanto posta in croce / pur da color che...; cfr. anche XXXIII 87 non dovei tu i figliuoi [di Ugolino] porre a tal croce, " sottoporre a un tal supplizio "). Di significato analogo p. a' martiri, che nel caso specifico vale " crocifiggere " (If XXIII 117), e p. al tormento, con allusione alle pene del Purgatorio (Pg XXI 66). ‛ P. in pace ' allude alla pacificazione politica dell'Impero romano operata da Augusto (Pd VI 80) o alla pace celeste che Virgilio augura a Stazio nel beato concilio (Pg XXI 17), mentre in altri due casi, in contesti figurati, significa " saziare " (XXVII 117), " acquetare " (Pd IV 117). E ancora: ‛ p. in balia ', " affidare " (If XIX 92); p. in bando, " bandire " (ma contestualmente, al passivo, in espressione che vale " morire ": voi non sareste ancora / de l'umana natura posto in bando, XV 81); Rime dubbie X 13 colei che sil pone in disnore, " se lo pone a vergogna (il fatto del mio amore per lei) ", Contini; 'n gran follia ciascun gliele porrebbe, " glielo considererebbe una gran sciocchezza " (Petronio, a Fiore CXCI 7); p. in loco di qualcuno, " sostituire a " (Pg XVIII 126); per la fatica dell'ascesa D. si sente la possa de le gambe posta in triegue, " sospesa, interrotta " (Chimenz, a Pg XVII 75: cfr. Rime C 30 gli altri [uccelli] han posto a le lor voci triegue, " hanno interrotto " i loro canti). E ancora: Rifeo tutto suo amor... pose a drittura, volse " a dirittura di iustizia " (Buti, a Pd XX 121); 'l ti porria a gran fallore (Fiore CLXIX 8), " lo considererei un grosso sbaglio "; 'l mi porrebbe a gran ricredentia, " me lo apporrebbe a gran viltà " (XV 11: entrambe le chiose sono del Petronio); p. a ritroso, " rovesciare ", detto del giglio fiorentino (Pd XVI 153: " dopo una vittoria, in vituperio dei vinti il vincitore trascinava per il campo di battaglia l'insegna loro con l'asta rovesciata ", Scartazzini-Vandelli); p. a servo, " a servizio " (lf XXII 49).

Piuttosto insolita la metafora di Rime CXIII 14 S'i' vi vedesse uscir de gli occhi ploia / per prova fare a le parole conte, / non mi porreste di sospetto in ponte, " non mi mettereste nella condizione di dubitare di ciò che ho detto... Si è considerato che porre in ponte sia frase analoga a mettere in ponte che comunemente significa ‛ tenere nell'incertezza '. Secondo il Pellegrini, ‛ l'aggiunta, abbastanza strana, di sospetto vuol essere una dilucidazione maggiore ' " (Barbi-Pernicone). Il Del Monte parafrasa: " non rendereste incerto il mio sospetto (sulla vostra sincerità) ".

‛ P. giù ' significa " deporre ", " abbandonare " (Pone, sanguis Longobardorum, coadductam barbariem, Ep V 11), e ricorre due volte nel Purgatorio, al figurato: Pon giù ornai, pon giù ogne temenza (XXVII 31); pon giù il seme del piangere (XXXI 46), " noli plangere plus " (serravalle; per il valore di tutta l'espressione, v. SEME).