POSCHIAVO

Enciclopedia Italiana (1935)

POSCHIAVO (A. T., 20-21)

Carlo Guido MOR
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Città della Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, situata a 1014 m. di altezza, sulla riva sinistra del Poschiavino; affluente di destra dell'Adda e perciò in territorio appartenente fisicamente all'Italia. La cittadina è ai piedi del M. Sassalbo, presso l'estremità settentrionale di una pianura coperta da prati che si estende a sud fino al lago di Poschiavo. La popolazione, da qualche decennio all'incirca stazionaria, era nel 1931 di 3655 abitanti. Il centro ebbe in passato notevole importanza, trovandosi sull'antica strada che dalla Valtellina conduce nell'Engadina per i due passi, frequentati da tempo remoto, del Bernina e della Forcola di Livigno; conserva ancora alcune vecchie case ornate degli stemmi di famiglie nobili, un'antica chiesa, S. Vittore, una torre romanica, e il palazzo municipale del sec. XVI.

Oggi Poschiavo è un notevole centro agricolo e di allevamento; d'estate è frequentata stazione di villeggiatura, anche perché si trova sulla ferrovia del Bernina (Tirano-S. Moritz) che ha grande interesse turistico.

Lago di Poschiavo. - A 4 km. dalla città, a 965 m. di altezza ha un'area di 1,98 kmq. e un perimetro di km. 6,8 con una profondità massima di 84 m.; sulle sue rive vi è una stazione balneare (Le Prese) con stabilimento di acque sulfuree.

Val di Poschiavo. - È limitata ad ovest dalla catena Sasso Rosso (3480 m.)-Pizzo Scalino (3323 m.) che si dirama dal Bernina, a est dalla catena del Sassalbo (2858 m.) ed è chiusa in alto dal Passo del Bernina (2330 m.). Si stende all'ingrosso in direzione meridiana e comprende: un tronco superiore, che dal passo ora detto scende con ripidi gradini intercalati da ripiani; una sezione centrale, quella ove è il centro di Poschiavo col lago, a sud del quale una strozzatura e un nuovo gradino conducono al tronco inferiore, assai ristretto, dove, presso Campocologno, è il confine politico italo-svizzero. In tutta la valle si parla l'italiano (dialetto lombardo). Le acque del Poschiavino sono sfruttate largamente per sviluppo di energia; un grande impianto è a monte di Poschiavo, altri due nel tronco inferiore; essi hanno dato vita ai centri industriali di Brusio e Compaccio che sono, dopo Poschiavo, le due località più notevoli della vallata.

Storia. - Abitata nell'antichità da popolazioni retiche, con la conquista romana fu attribuita alla pertica di Como; divenuta poi longobarda, formò già nel sec. VIII una pieve, e come tale si può ammettere che sia stata donata nel 773 da Carlo Magno al monastero di S. Dionigi di Parigi, per quanto riguarda, però, la sola parte finanziaria; ma fece sempre parte del Regno Italico. Probabilmente, al tempo degli Ottoni, Poschiavo passò a far parte della giurisdizione comitale del vescovo di Coira - pur non venendo la valle innalzata a titolo di contea - come già ecclesiasticamente era venuta a far parte della diocesi curiense, mentre l'amministrazione della bassa iurisdictio appartenne ai "vicini", non essendovi traccia di capitanei di plebe o visconti. Vi ebbero invece, effettiva giurisdizione gli avvocati di Matsch (o Venosta) fino all'età del Barbarossa, ma contemporaneamente Como elevò pretese su Poschiavo, pretese che vennero riconosciute da Federico I nel 1175. Il visconte di Matsch, però, ritenne alcuni diritti sulle miniere, che nel 1200 cedeva alla società Lanfranco del Pesce e Flugario di Chiusura, e nel 1219-20, divenuto cittadino di Como, Artvico da Matsch poté ancora farsi riconoscere l'avvocazia poschiavina in nome del comune comasco. Le lotte combattutesi nel comasco fra guelfi e ghibellini, nella seconda metà del sec. XIII, videro in prima linea Eginone da Matsch e Corrado da Mazzo, e i contraccolpi si fecero sentire anche in Val Poschiavo, dove s'affermò verso il 1290 il ramo dei visconti valtellinesi di Mazzo e per breve tempo (1300?-1306?) la supremazia del vescovo di Coira: ben presto però (1306) Poschiavo ritornò a Como, e solo nel 1338 Naico vescovo di Coira poté farsi giurare fedeltà dai poschiavini, approfittando delle lotte di parte fra Vitani e Rusconi. La parte presa dal vescovo di Coira e dall'avvocato di Matsch contro i Visconti, quale alleato dei Ferraresi, determinò un altro mutamento, e cioè il passaggio di Poschiavo alla Signoria milanese (1350 circa), passaggio che non mutò sostanzialmente l'ordinamento interno del comune di Poschiavo, rimasto autonomo anche di fronte alla Valtellina, salvi sempre i diritti degli avvocati d'Ameazia e le decime del vescovo di Como.

Una breve ribellione (1370-75) avvenuta contro i Visconti fu punita con grave sanzione pecuniaria, una incursione del vescovo di Coira (1394) fu tacitata col pagamento di un indennizzo, ma fu la morte di Gian Galeazzo a riaprir l'adito ad aspirazioni ultramontane: nel 1404 Mastino Visconti, figlio di Bernabò, donò al vescovo di Coira tutte le valli valtellinesi, fra le quali Poschiavo, che nel 1406 non riconosceva già più il nuovo feudatario, imposto dai Visconti (Giovanni Malacrida), e nel 1408 si ribellava agli Olgiati (forse delegati viscontei), aderendo invece al vescovo di Coira e alla Lega Caddea. La supremazia del vescovo curiense, relativa solo alla giurisdizione e a qualche reddito censuario, cessò solo nel 1494, quando Poschiavo riscattò tutte le sue prestazioni, venendo a far parte integrale della Lega Caddea, e seguendone quindi le vicende storiche, fino alla formazione dell'odierno Cantone dei Grigioni.

Gli statuti più antichi risalgono al 1338 e furono riveduti successivamente nel 1428, nel 1492 e nei secoli XVI-XIX.

Bibl.: E. Besta, Per la storia medievale di Poschiavo, in Raetia, I (1931) e II (1932); D. Marchioli, Storia della Valle di Poschiavo, Sondrio 1886; C. Olgiati, Storia di Poschiavo, in Jahresber. HIst. ant. Ges. Graub., 1923; C. Pollavini, Gli statuti di Poschiavo e Brusio, in Arch. Stor. Svizz. Ital., IX (1934), X (1935); A. G. Pozzy, Rechtgeschichte des Puschlavs, Poschiavo 1922; T. Semadeni, Geschichte des Puschlavertales, in Bündn. Monatsblatt, 1929.

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