PRISMA OBIETTIVO

Enciclopedia Italiana (1935)

PRISMA OBIETTIVO

Giorgio ABETTI
Gastone DEGLI ALBERTI

. Si chiama con questo nome la combinazione di un prisma (v.) posto davanti a un obiettivo acromatico o a uno specchio parabolico, che dà al fuoco di questo un'immagine spettrale di una sorgente di luce puntiforme. Si ha così uno spettroscopio senza fessura e quindi molto luminoso, che è generalmente usato per lo studio degli spettri delle stelle, per le quali, trattandosi di punti luminosi da cui arrivano raggi paralleli, si possono omettere le fessure e il collimatore del comune spettroscopio (v. spettroscopio).

Tale combinazione fu usata per la prima volta da Fraunhofer appunto per esaminare la luce proveniente dalle stelle, ma chi (dopo qualche tentativo di L. Respighi) ne fece un uso più esteso con un grande prisma a forma circolare, di 16 cm. di diametro, con l'angolo rifrangente di 12°, costruito dal Merz, fu il padre Secchi. Fu appunto con questo prisma, posto davanti ai rifrattori di Merz e Cauchoix, che egli, all'osservatorio del Collegio Romano, scopriva e classificava i tipi spettrali delle stelle fisse. Il prisma obiettivo ha tuttora largo uso in astrofisica, avendo servito, per esempio, all'osservatorio del Harvard College per il Catalogo Draper e in generale per tutte quelle ricerche statistiche in cui occorre la conoscenza degli spettri di un grande numero di stelle.