Prosodia

Dizionario di Medicina (2010)

prosodia


Parte della linguistica che studia il ritmo, l’accentazione e l’intonazione del linguaggio parlato. Le caratteristiche prosodiche si sovrappongono alle unità del linguaggio parlato, quali le sillabe, le parole e le frasi, per es. modificando la lunghezza di una vocale o di una sillaba, il tono di pronuncia di una parola o la posizione di una pausa o di un accento in una frase. Tali caratteristiche sono quindi dette suprasegmentali, perché simultanee ai segmenti in cui può essere divisa quella unità. P. può anche avere un significato più ristretto e riferirsi ai metri e alla lunghezza (o durata) delle vocali e delle sillabe e alla distribuzione degli accenti in un verso. In questo caso fa riferimento a due soli fra gli aspetti suprasegmentali appena enumerati. La p. riflette svariati aspetti dell’espressione vocale: l’intonazione riflette la variazione nel tono, ossia nell’altezza del suono emesso; il ritmo si riferisce alla cadenza con cui emettiamo i suoni, alle pause tra i suoni emessi e alla durata della loro emissione; l’accentazione si riferisce alla distribuzione degli accenti nell’eloquio; l’enfasi si riferisce al modo con cui sottolineiamo una parola o una sillaba attraverso l’accentazione, la durata, il tono e la variazione di volume della voce.

Prosodia e lingua madre

Lingue diverse hanno ritmi di emissione dei suoni, di distribuzione degli accenti nella frase, e intonazione diversi. Se le informazioni acustiche che consentono la comprensione lessicale vengono filtrate, noi siamo comunque in grado di riconoscere la p. tipica della nostra lingua. Durante lo sviluppo la capacità di riconoscere il ritmo e l’intonazione della lingua materna compare prima della nascita e influenza le preferenze di ascolto precoci. Infatti è stato dimostrato che i neonati preferiscono ascoltare la loro lingua madre rispetto a una lingua straniera: attraverso il filtro dell’ambiente uterino, sono memorizzati il ritmo e l’intonazione della lingua materna. Le informazioni prosodiche di una lingua sembrano anche favorire la suddivisione dell’eloquio in parole durante lo sviluppo del linguaggio.

Informazioni prosodiche

Noi utilizziamo continuamente, sia come parlanti sia come ascoltatori, informazioni prosodiche in maniera automatica, e queste informazioni consentono spesso di determinare il significato di ciò che diciamo o ascoltiamo. Distinguere un’affermazione da una domanda o da un comando dipende da informazioni prosodiche. Per es., la frase «Pietro viene a casa» può essere un’affermazione, se l’intonazione è piana o in discesa, oppure una domanda, se l’intonazione è ascendente, ossia se la voce diventa progressivamente più acuta verso la fine della frase. Allo stesso modo, la frase «Vieni a casa» può essere un ordine o una domanda, a seconda dell’intonazione discendente o ascendente. Se nel pronunciare la frase enfatizziamo, attraverso un volume di voce più alto o una maggior lunghezza della sillaba accentata (che graficamente viene spesso reso con l’uso dei caratteri maiuscoli), una parola nella frase, possiamo cambiare il significato che intendiamo dare alla frase stessa, significato che un ascoltatore dovrebbe essere in grado di cogliere. Per es., dicendo «PIETRO viene a casa» potremmo voler sottolineare che Pietro, e non un’altra persona, viene a casa per aiutarci, e stiamo implicitamente confrontando il comportamento, apprezzato, dell’uno con quello dell’altro; invece, dicendo «Pietro viene a CASA» potremmo sottolineare che Pietro viene a casa invece di andare in giro, esprimendo di nuovo, in maniera implicita, un apprezzamento. La p. consente anche di esprimere, e di comprendere, ironia e sarcasmo. La frase «Pietro è proprio bravo» può essere una lode ma, se pronunciata in modo differente, può essere invece una sarcastica affermazione di disapprovazione. La p. convoglia infine informazioni sullo stato emotivo del parlante, per es. se è irato o allegro, e in partic. convoglia il tono affettivo dell’eloquio. Quando ci rivolgiamo a persone care, utilizziamo un tono di voce e un’intonazione della frase diversi da quando ci rivolgiamo a estranei. La componente affettiva del linguaggio è determinante nelle interazioni sociali. La p. emozionale è stata considerata da Charles Darwin come un precursore del linguaggio: egli notava che le scimmie esprimono rabbia e impazienza con toni bassi e paura e dolore con toni alti.

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Prosodia come parte del linguaggio

L’uso della p., per tutti questi aspetti della comunicazione, è parte integrale del linguaggio (➔) stesso, pur essendo comunicazione non verbale: si pensi a quanto innaturale suoni il linguaggio sintetizzato, nonostante sia perfettamente intelligibile in termini di comprensione delle singole parole e della loro successione. La produzione e la comprensione della p. impegnano una rete di aree nell’emisfero destro che è quasi l’immagine speculare delle aree perisilviane del linguaggio dell’emisfero sinistro (➔ linguaggio, Le reti del linguaggio). L’emisfero destro è dominante sul sinistro nell’elaborazione dell’informa­zione prosodica emozionale. Danni al giro frontale inferiore destro causano una riduzione della capacità di convogliare informazioni prosodiche nell’eloquio; danni ad aree temporali e parietali destre causano problemi nella comprensione delle informazioni prosodiche. Nel campo specifico dell’informazione prosodica emozionale, c’è un coinvolgimento anche delle cortecce orbitofrontali destre. Danni alla produzione e all’elaborazione delle componenti prosodiche del linguaggio prendono il nome di aprosodie.

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