Pruno

Enciclopedia Dantesca (1970)

pruno

Lucia Onder

Per " l'arbore che molte volte produxe molti fiuri e poco frutto " (Lana), " quello che produce la rosa ", in Pd XIII 134 i' ho veduto tutto 'l verno prima / lo prun mostrarsi rigido e feroce.

Genericamente per un cespuglio o una pianta folta, spinosa, ispida: per indicare un percorso disagevole e tortuoso, in Cv IV VII 7 lo cammino che altri sanza scorta ha saputo tenere, questo scorto erra, e tortisce [" va aggirandosi "] per li pruni e per le ruine; o detto dei cespugli spinosi più o meno alti e larghi (cfr. U. Bosco, Dante vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 257-258) che formano la tetra selva dei suicidi, in If XIII 32 Allor porsi la mano un poco avante / e colsi un ramicel da un gran pruno (" hic nota, quod hic erat inclusa anima magna viri magni ", Benvenuto), e al v. 108 saranno i nostri corpi appesi, / ciascuno al prun de l'ombra sua molesta.

In Pd XXIV 111 tu intrasti povero e digiuno / in campo, a seminar la buona pianta / che fu già vite e ora è fatta pruno, si noti la contrapposizione fra p., pianta selvatica e sterile, e la buona vite.

Il prun (cfr. al v. 4 stecco d'Amor mai non fe' foro, che risponde alla mala spina nel sonetto di proposta di Cino da Pistoia) di cui si parla in Rime CXIII 6 Io che trafitto sono in ogni poro / del prun che con sospir si medicina, indica metaforicamente la puntura d'amore le cui ferite trovano la loro medicina nel sospiro.

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