PSEUDO-SENECA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

Vedi PSEUDO-SENECA dell'anno: 1965 - 1996

PSEUDO-SENECA

J. Briegleb

Ritratto ellenistico di un greco ignoto. Per la prima volta questo tipo di ritratto venne conosciuto alla fine del XVI sec., quando Fulvio Orsini nel suo libro Illustrium Imagines (1598) pubblicò una testa da lui scoperta nella collezione del cardinale Farnese e - comparandola con un contorniato, oggi scomparso, della collezione del cardinale B. Maffei, sul quale era raffigurata una testa simile colla leggenda Seneca - la interpretò come ritratto del filosofo romano (nota del Faber al n. 131 della editio altera 16o6). Nonostante la protesta del Winkkelmann (Storia dell'arte, xi, 3, § 4) questa denominazione ebbe valore incontestato per più di due secoli (come Seneca appare anche nel quadro di P. P. Rubens Giusto Lipsio e i suoi scolari alla Galleria degli Uffizi, Firenze) finché nel 1813 fu trovato a Roma un ritratto testimoniato da un'iscrizione antica come quello autentico di Seneca (v.) unito ad una erma bicipite con un ritratto di Socrate (oggi a Berlino, Beschr., 391, Blümel, R 106). Siccome fino ad oggi non si è riusciti a trovare una interpretazione sicura del tipo in questione, si è convenuto di denominarlo Pseudo-Seneca.

Di questo tipo ci è tramandato un numero sorprendente di esemplari. Oggi si conoscono 46 repliche ancora esistenti o almeno note da illustrazioni (ma l'autenticità di alcune non è sempre fuori dubbio). Sono da aggiungersi a queste alcuni esemplari, ai quali si accenna nella letteratura archeologica e che non sono identificabili. Esiste anche una serie limitata di sicure falsificazioni.

Le repliche dello P.-S. provengono - quando la provenienza sia nota - quasi esclusivamente dalla Campania e dal Lazio. Tre esemplari sono stati trovati nelle province (a Cartagine, a Auch nella Francia meridionale e a Colonia) e uno solo (ad Alessandria) nell'ambito greco. Nonostante la varietà, talvolta considerevole, tutti gli esemplari dello P.-S. sono repliche di un solo originale perduto, probabilmente una statua seduta, di bronzo, dell'epoca ellenistica, forse dell'ultimo trentennio del III sec. a. C. La testa in bronzo da Ercolano (Villa dei Pisoni) nel Museo Nazionale di Napoli comunica nel modo migliore l'impressione dell'originale, il quale è stato messo in relazione o alla scuola pergamena (Galati del dono di Attalo I) o alla scuola alessandrina (Vecchia ubriaca, Vecchio pescatore). Ma il pathos espressivo delle sculture pergamene è molto diverso dalla forza di espressione contenuta, ma tuttavia suggestiva, che caratterizza lo Pseudo-Seneca. A causa del suo realismo accentuato, il quale presenta affinità con le figurazioni di genere, lo P.-S. è da mettere piuttosto in relazione con la scuola alessandrina.

Dalle repliche numerose soltanto pochi, ma tanto più importanti, criterî risultano per un'interpretazione del tipo e l'identificazione del personaggio rappresentato. In primo luogo il grande numero e la provenienza delle repliche dichiarano che nello P.-S. è rappresentato un uomo molto celebre, il quale inoltre, era venerato e popolare specialmente nella cultura romana. Oltre a ciò, la qualità in parte assai modesta di alcune repliche, testimonia che questo tipo è riprodotto tanto spesso a causa del personaggio rappresentato, non a causa del valore artistico dell'originale. La corona di edera dell'esemplare nel Museo Nazionale Romano accenna ad un poeta - ma non deve essere assolutamente un poeta drammatico - criterio che è rafforzato dal fatto che una replica fu trovata nell'Odeion di Cartagine. Infine lo P.-S. è unito con una testa del tipo Menandro-Virgilio (v. menandro) in un'erma bicipite a Villa Albani a Roma.

Dopo che la scoperta del ritratto di Seneca nella erma bicipite di Berlino rese impossibile l'interpretazione del tipo in questione come un ritratto di Seneca - soltanto il Visconti, che ritiene falsa l'iscrizione, e lo Schaaffhausen l'hanno ripetuto - il problema dell'identificazione del personaggio rappresentato fu continuamente discusso. Nuove proposte venivano avanzate e poi ben presto refutate, cosicché di fronte alle 46 repliche note dello P.-S. si trovano, per la denominazione, 20 proposte diverse che si possono dividere in tre gruppi. a) Fu ritenuto da un lato il ritratto di una persona di epoca ellenistica: si è pensato a Fileta di Coo (Brizio), Callimaco (Dilthey, Möbius), Eratostene (Bernoulli), Filisco di Corfù (Six), Apollonio Rodio (V. Poulsen) o Filemone (Studniczka, all'opinione del quale si uniscono S. Jones, F. Poulsen, Maiuri e Strandman). b) Si è visto d'altro lato nello P.-S. per l'accostamento a una creazione di genere, un ritratto di ricostruzione immaginaria di un poeta di tempi più remoti (teoria proposta dal Bianchi Bandinelli, e sostenuta dal Laurenzi, dal Bloesch, dal Buschor, dalla Felletti Maj e dal Seeberg) con interpretazioni varie: come ritratto di Archiloco (Arndt), di Ipponatte (Furtwängler), di Esopo (Sieveking, Ippel), di Sofrone (Watzinger), di Euripide (Loewy), di Esiodo (Crome), di Omero (Robinson), di Aristofane (Bieber, Schefold) o di Epicarmo (Reinach, Domenicano, Pace). c) Non sono mancati i tentativi di situare il personaggio rappresentato in un tempo più tardo, nell'epoca romana, e in conseguenza di datare l'originale alla metà del I sec. a. C. Il Lippold (e seguendolo il Della Valle) ritiene lo P.-S. un ritratto di Lucrezio, il Legrand di Filistione, il Frank di Filodemo e finalmente il De Falco dell'epicureo Fedro. Completamente errata fu certamente, di fronte al gran numero di repliche, l'opinione del Comparetti, il quale riconosceva nello P.-S. il ritratto di L. Calpurnio Pisone Cesonino, il supposto proprietario della Villa dei Pisoni a Ercolano. Ma tutti questi tentativi sono impossibili per motivi stilistici, perché lo P.-S. non può in nessun modo essere datato al I sec. a. C. Nella discussione sul problema dello P.-S. l'identificazione del personaggio rappresentato è stato quasi sempre il tema principale: problema ormai solubile soltanto dalla scoperta di una nuova replica con iscrizione. Così, purtroppo, la questione della situazione di questo tipo nella storia dell'arte greca e di una assegnazione ad una scuola più determinata è passata in secondo ordine. Manca ancora una ricerca sulla datazione delle singole repliche e sulla loro interdipendenza.

Bibl.: (Un elenco delle repliche si trova in Bernoulli, Crome e Strandman); E. Brizio, Testa in marmo rappresentante Fileta di Coo, in Annali dell'Instituto, XLV, 1873, pp. 98-106, tav. L; D. Comparetti-G. de Petra, La Villa Ercolanese dei Pisoni, Torino 1883, pp. 15-20; 33-53, tavv. III e V; M. Collignon, Téte d'homme inconnu trouvées à Herculanum, in O. Rayet, Monuments de l'art antique, vol. II, Parigi 1884, testo alla tav. 59; H. Schaaffhausen, Eine in Köln gefundene römische Terracotta-Büste, in Bonner Jahrb., LXXXV, 1888, pp. 55-73, tav. III; A. Furtwängler, Sammlung Somzée, Monaco 1897, pp. 36-37, tav. XXVI; J. J. Benoulli, Gr. Ik., II, pp. 160-177, tavv. XXII-XXIII; G. Lipold, Griechische Porträtstatnen, Monaco 1912, p. 90; J. Six, Myron de Thèbes, V: Le Pseudo-Senèque, in Bull. Corr. Hell., XXXVII, 1913, pp. 370-374; S. Reinach, Un portrait mystérieux, in Rev. Arch., 5. Ser., V, 1917, pp. 357-368; M. Bieber, Ikonographische Miszellen, II: Aristophanes, in Röm. Mitt., XXXII, 1917, pp. 122-130; G. Lippold, Ikonograhische Probleme. I: Menander, ibid., XXXIII, 1918, pp. 14-17; F. Poulsen, Ikonographische Miscellen, Copenaghen 1921, pp. 40-46; L. Domenicano, Aristofane o Epicarmo?, in Bull. Com., LII, 1924, pp. 241-249; C. Watzinger, Sammlung Ernst Sieglin, I, parte seconda (B), Lipsia 1927, pp. 34-35, tav. XII e foglio 4; E. Loewy, Zum Bildnis des Euripides, in Österr. Jahresh., XXVI, 1930, pp. 129-135; R. Bianchi Bandinelli, Replica dello ‛Pseudo-Seneca' trovata in Siena, in Bull. senese di Storia Patria, N. S., II, 1931, pp. 197-205; J. F. Crome, Das Bildnis Vergils, Mantova 1935, pp. 59-66; G. Krahmer, Hellenistische Köpfe, in Nachr. d. Göttinger Akademie d. Wiss., N. S., I, 1934-36, pp. 223-224; G. della Valle, Il ritratto di Lucrezio, in Rend. Acc. Lincei, Ser. 6, XII, 1936, pp. 571-620; L. Laurenzi, Ritratti Greci, Firenze 1941, p. 138, tav. 46; G. Lippold, Testo per Arndt-Bruckmann, Griech. u. röm. Porträts, tavv. 1211-1216, Monaco 1942; K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, pp. 134-135; 212; H. Bloesch, Antike Kunst in der Schweiz, Zurigo 1943, pp. 109-112, 193-194, tavv. 61-63; E. Buschor, Das hellenistische Bildnis, Monaco 1949, p. 29, fig. 26; Bertil Strandman, The Pseudo-Seneca Problem, in Konsthist. Tidskrift, XIX, 1950, pp. 53-93 e 6 tavv. (Ampia discussione di tutte le proposte per una identificazione del personaggio rappresentato, e enumerazione delle repliche finora conosciute); V. Poulsen, Les portraits grecs, Copenaghen 1954, pp. 72-75, tavv. 32-33; D. M. Robinson, Unpublished Sculpture in the Robinson Collection, in Am. Journ. Arch., LIX, 1955, pp. 25-27, tav. 17; A. Seeberg, Two Pseudo-Seneca Replicas in Oslo, in Symbolae Osloenses, XXV, 1959, pp. 98-112.