PERTINACE, Publio Elvio

Enciclopedia Italiana (1935)

PERTINACE, Publio Elvio (P. Helvius Pertinax)

Arnaldo Momigliano

Imperatore romano (gennaio - 28 marzo 193 d. C.). Nato ad Alba Pompeia (Alba in Piemonte) nel 126 d. C. da umile famiglia di liberti, era arrivato sotto il regno di Commodo al grado di prefetto della città di Roma, dopo essere stato governatore di parecchie provincie (Mesia, Dacia, Siria, Africa). Ucciso Commodo il 31 dicembre 192, il principale congiurato, il prefetto del pretorio Quinto Emilio Leto, riuscì a far accettare dai pretoriani come imperatore P., che, persona gradita al Senato, poteva dare all'assassinio, come i congiurati desideravano, il netto carattere di restaurazione del principato illuminato e senatorio. P. fece appunto tutto il possibile per confermare questa impressione, tanto da ripristinare nella sua titolatura imperiale il termine Principe del Senato da tempo caduto in disuso. I provvedimenti contro i senatori presi da Commodo furono abrogati; anche coloro che da lui erano stati uccisi ebbero una riabilitazione postuma. I processi di lesa maestà furono sospesi. P. si preoccupò poi essenzialmente di restaurare le finanze, tanto rovinate da aver dato luogo sotto Commodo a gravi e diffusi malcontenti nelle provincie: sembra appunto che egli riuscisse anche nei pochi mesi del suo governo a realizzare notevoli economie. È poi caratteristico che egli, in corrispondenza di un ovvio desiderio della plutocrazia romana, scindesse totalmente i suoi beni privati dai beni del fisco (seguendo l'esempio di Antonino Pio) col rinunciare al suo patrimonio privato in favore dei figli. Ciò diminuiva il rischio di confische a vantaggio dell'imperatore e doveva dare alla sua amministrazione un carattere meno personale ed egoistico. Ma P. ebbe il torto di badare troppo al Senato e troppo poco ai pretoriani, che, trascurati, sentendosi decaduti dalla posizione di privilegio a cui Commodo li aveva elevati, diedero facilmente ascolto a profferte di avversarî. Abbandonato dallo stesso prefetto del pretorio Leto, P. fu assassinato dopo tre mesi di governo. I pretoriani scelsero tra i suoi competitori Didio Giuliano (v.), che offriva loro un donativo maggiore.

Fonti: Historia Augusta, Vita di P.; Dione Cassio, LXXIII; Erodiano, II, 4; Aurelio Vittore, Caesares, XVIII,1. Principali iscrizioni in H. Dessau, Inscriptiones latinae selectae, I, Berlino 1892, nn. 470-71. Monete in H. Cohen, Description historique des monnaies. Parigi 1883, 2ª ed., III, p. 389 segg.

Bibl.: H. Schiller, Geschichte der römischen Kaiserzeit, I, ii, Gotha 1883, p. 668 segg.; M. Platnauer, The emperor Lucius Septimius Severus, Londra 1918, p. 55 segg.; R. Werner, Der historische Wert der Pertinax vita in den Scriptores Historiae Augustae, in Klio, XXVI (1933).

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Prefetto del pretorio

Imperatore romano

Historia augusta

Aurelio vittore

Didio giuliano